Storia dell'esperanto

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Testo

Il giovane Ludovico Lazzaro Zamenhof, nato a Bjalistok il 15 dicembre 1859, vedeva il suo paese, la Polonia, dilaniato da lotte e contrasti tra le diverse nazionalitа in difficile convivenza: erano polacchi, russi, tedeschi, ebrei, bielorussi, lituani che condizionati da posizioni nazionalistiche ma anche dall'ostacolo linguistico si scontravano senza potersi capire. Fin da ragazzo quel problema lo assillava; Zamenhof ne parlava alla madre ed ai compagni di scuola; la ricerca di una soluzione lo indusse a formulare con serietа un progetto di lingua comune, che egli poi completт durante gli anni del liceo, sulle basi strutturali di una trentina di lingue apprese dalla biblioteca paterna.
L'aspirazione ad una lingua comune и stata presente alla mente dell'uomo come rimedio logico della diversitа di parola, specialmente da quando le relazioni tra i popoli hanno assunto consistenza e si и cominciata a formare una coscienza culturale.
Il LATINO и stato una vera lingua internazionale nel mondo romano e si и imposto come contenuto della civiltа romana perchй lingua del popolo conquistatore, colonizzatore ed apportatore della civiltа stessa, arricchita dal patrimonio di quella greca e poi dall'apporto dell'idea cristiana. Il latino continua poi ad essere la lingua di tutti ed in particolare della cultura finchй la civiltа vive esclusivamente o quasi del pensiero antico. Ma quando il pensiero e la vita trovano vie nuove, quando la scienza, la filosofia e la cultura in genere non attingono piщ con prevalenza alla classicitа, sono gli stessi uomini della cultura ad avvertire i limiti di quella lingua, non piщ accettabili dal fermento del nuovo pensiero.
In Italia и frattanto pronto il volgare, che si и arricchito di sufficiente forza espressiva attraverso l'uso fattone dal popolo e soprattutto dai poeti nei secoli 13° e 14°.
Galileo Galilei, che nel 1610 aveva pubblicato in latino il Sidereu Nuncius rivolgendosi non soltanto agli italiani ma a tutto il mondo, dall'anno 1623, nonostante le critiche specialmente degli stranieri, comincia a servirsi esclusivamente dell'italiano per le sue opere scientifiche.
Il primo che ruppe la tradizione di scrivere e tenere lezioni in latino fu Teofrasto Filippo von Hohenheim, detto Paracelso (1443-1551), nelle cui opere и evidente lo stretto legame tra l'innovazione scientifica e l'adozione della lingua tedesca quale nuovo mezzo di espressione. Piщ tardi furono i francesi e gli inglesi. La Royal Society di Londra abbandonт l'uso del latino nel 1660; nel 1710 la seguм l'Accademia delle Scienze di Parigi. Il latino cessт di essere usato nelle prescrizioni mediche nel 1831 in U.S.A., nel 1865 in Spagna, nel 1872 in Svezia, nel 1882 in Germania, nel 1888 in Austria. In Polonia fino al 1650 persistette l'usanza di scrivere in latino invece che in polacco, mentre nelle altre nazioni si scriveva ormai nella lingua nazionale.
Successivamente al latino hanno finora avuto ruolo internazionale alcune lingue nazionali, usate dai popoli che nella storia hanno manifestato la loro prevalenza culturale, politica o commerciale: l'italiano e lo spagnolo nel secolo 16°, lo spagnolo ed il francese nel secolo 17°, il francese e l'inglese nel secolo 18°; nel secolo attuale il francese si presenta ancora come lingua diplomatica in vaste zone e l'inglese come lingua commerciale. Ma ora altre lingue si affacciano: lo statuto dell'O.N.U. riconosce autenticitа ai testi scritti in cinese, francese, inglese, russo e spagnolo; alcune di queste lingue tendono ad imporsi nelle zone di influenza dei rispettivi popoli. In oriente sono inoltre diffuse l' Arabo ed il Malese; con gli indigeni dell' Africa centro-occidentale и usato comunemente lo Haussa e con quelli dell'Africa centro-orientale il Suahili.
Nelle Comunitа Europee vige il principio della paritа delle lingue degli stati membri, ma il numero delle lingue che aumenta con le nuove adesioni accresce enormemente i problemi organizzativi e le spese.
Il rapido evolversi dei rapporti internazionali e delle zone di influenza dei maggiori stati rende immediato il problema di quale lingua debba considerarsi comune a tutti i popoli, per rendere efficienti le loro relazioni ad ogni livello senza subordinarle alle variazioni di potenza e di prevalenza.
Il problema и di ordine eminentemente pratico, come ricerca di un mezzo utilizzabile da tutti. Tale fine il latino non puт raggiungere perchй inadeguato ad esprimere il pensiero moderno che non sia collegato alla cultura classica e di struttura troppo complessa per essere appreso nel tempo breve richiesto da una diffusione generalizzata.
Per valorizzare il patrimonio culturale del latino furono proposte molte soluzioni, tra le quali quella di M.George Henderson nel 1890 di utilizzare il latino del medioevo con la grammatica originaria e di disporre le parole secondo l'uso moderno; ma con ciт si intaccava la purezza del latino classico col risultato di farne una lingua artificiale senza eliminare le sue difficoltа.
Alcuni studiosi del problema si orientarono allora verso un latino volgarizzato, con una grammatica semplificata, una costruzione logica analoga a quella di molte lingue moderne, una ortografia fonetica e con introduzione di neologismi. Ma con simili riforme, di latino non resterebbe che il nome, privato del rispetto che quella lingua merita.
Il latino ha ispirato numerosi altri progetti; sono stati fatti almeno diciotto tentativi, tra questi ebbe maggiore risonanza la Interlingua di G. Peano del 1903 (latino sine flexione); l'assenza di regole grammaticali poteva favorire l'uso orale, ma ne rendeva difficoltoso quello scritto. Questo progetto ed altri simili avevano il difetto di essere relativamente facili soltanto per i popoli neolatini.
Una lingua formatasi nel tempo e nella lunga tradizione di un popolo non puт essere ricondotta ad una struttura elementare senza che ne vengano distorti gli elementi essenziali. Tale constatazione vale anche per i tentativi di semplificazione compiuti e che vengono ancora via via proposti nei confronti di lingue nazionali moderne; ne и un esempio il Basic English, proposto da C.K. Ogden nel 1927, fondato su 850 parole del lessico inglese, rimasto perт perchй inidoneo ad esprimere il pensiero umano in tutta la sua ampiezza e praticamente inaccettabile per le persone parlanti la lingua originaria.
D'altra parte l'adozione generalizzata di una lingua nazionale per l'uso internazionale, a parte il non prevedibile consenso di tutti gli Stati, sarebbe caratterizzata da un apprendimento non adeguato alla costante evoluzione della lingua del popolo che la parla; e non sarebbe neppure ipotizzabile che tale evoluzione dovesse restare vincolata e limitata per non pregiudicare l'efficacia internazionale della lingua stessa.
Giа Leibniz e Cartesio avevano insegnato che il problema linguistico, come tutto quanto attiene all'espressione del pensiero, dovesse svincolarsi dall'autoritа della tradizione ed essere impostato in termini strettamente razionali. Cartesio nel 1629 in una lettera a P. Mersenne esponeva alcuni principi sui quali avrebbe dovuto, a suo parere, basarsi una lingua internazionale: « una lingua che si possa capire col semplice uso del vocabolario, nella quale sia un solo paradigma di coniugazione, di declinazione e di costruzione, in cui la formazione delle parole avvenga per mezzo di affissi posti avanti o dopo la radicale, affissi che siano tutti elencati nel dizionario ». Nasceva cosм l'idea di una lingua pianificata.
Sulla base di tali principi sono stati compilati numerosi progetti di lingue, dei quali i principali cercano di utilizzare in maggiore o minore misura gli elementi comuni alle diverse lingue nazionali europee. Esempio notevole и stato il Volapьk, ideato da J. Schleyer nel 1879 e diffusosi per una decina di anni; il suo difetto principale, tuttavia, consisteva nei vocaboli i quali, pur concettualmente derivati, erano completamente diversi da quelli corrispondenti delle lingue nazionali e perciт richiedevano un eccessivo sforzo mnemonico per l'uso (volapьk=lingua del mondo, composto con vol, derivato da world e pьk, derivato da speak).
Il risultato negativo dei diversi progetti variamente strutturati, conseguenza prevalente di intrinseca inadeguatezza, ha favorito la formazione di una diffusa opinione scettica sulla possibilitа pratica di risolvere il problema linguistico e sull'attivitа dedicata da alcuni a progettare e diffondere lingue internazionali.
In mezzo a tali ostacoli psicologici, ma pienamente cosciente del problema che la vita gli presentava, il giovane Zamenhof fu sorretto da una spinta ideale ad eliminare l'incomprensione, allo scopo di aiutare gli uomini a conoscersi ed a superare molti pregiudizi fonti di divisioni ingiustificate. L'idea umanitaria fu cosм l'elemento complementare alla ricerca di un mezzo linguistico atto a facilitare le relazioni pratiche tra persone di diversa nazionalitа.
Lo studio formativo della lingua internazionale, iniziato durante gli anni giovanili e poi ripreso, approfondito e perfezionato nei primi anni dell'esercizio professionale (era medico oculista), fu da Zamenhof collaudato a lungo parlando, sebbene da solo, e scrivendo nella nuova lingua traduzioni da opere classiche e molti suoi pensieri.
Un determinante aiuto gli venne dal suocero, Silbernik, il quale rese possibile finanziariamente la pubblicazione, nel luglio 1887, della prima grammatica nella quale Zamenhof si presentт con lo pseudonimo « Doktoro Esperanto » (il dottore che spera) quale autore dello scritto intitolato « La lingvo internacia ». Distribuito a persone di cultura in varie nazioni, la lingua internazionale del dottor Esperanto, che poi nell'uso prese questo nome, suscitт l'interesse di molte persone che la impararono e in breve tempo furono in grado di usarla parlando e scrivendo con Zamenhof e tra di loro. Una rivista periodica fece da collegamento, insieme con una intensa corrispondenza. Nel 1905, a Boulogne-sur-Mer, ebbe luogo il collaudo esterno nel 1° Congresso, al quale parteciparono 700 persone di una ventina di differenti paesi che per la prima volta compresero, tutti e direttamente, le parole di ciascuno di loro. I congressi generali da allora si sono rinnovati ogni anno in un paese diverso e costituiscono, unitamente a quelli nazionali e alle riunioni nei gruppi locali, l'ambiente per incontri e conoscenze, per trattazione dei piщ diversi argomenti; sono fonti di amicizie ed occasioni per esercitazioni nella lingua.
L'Esperanto, sorto per scopi pratici di comunicazione, si и dimostrato efficace per trattare qualsiasi argomento anche filosofico e scientifico, e si и rivelato ottimo tramite stilistico nella funzione di lingua-ponte per le traduzioni di opere da una ad altra lingua nazionale. L'originaria artificialitа и stata superata dalla diffusione e dall'uso, tanto che la lingua и diventata familiare per coniugi di differente origine nazionale e per i loro figli. La sua capacitа espressiva и documentata dalle numerose opere tradotte e da quelle prodotte in originale, delle quali alcune vengono tradotte anche in lingue nazionali.
La sua efficacia pratica и dimostrata dall'uso che, anche se in modo poco appariscente, se ne fa nel commercio, nel turismo, negli scambi di informazioni culturali, nelle trasmissioni radiofoniche, nelle numerose opere monografiche e talvolta antologiche in crescente produzione, nelle riviste periodiche.
Gli scritti di Zamenhof si leggono oggi come se fossero opera attuale: ciт conferma la genialitа razionale e moderna della struttura grammaticale e lessicale, che consente l'evoluzione della lingua senza alterarne gli elementi fondamentali, corrispondenti alle esigenze espressive della mente umana.
Con la lingua Esperanto non si disperde lo stile espressivo originario della nazionalitа e della singola persona, perchй colui che la parla trova in essa una lingua non appartenente ad un altro popolo o altra civiltа, che perciт non lo obbliga ad adattarsi allo stile di altri. Gli effettivi benefici dell'Esperanto si evidenziano nel suo valore spirituale e pedagogico oltre che in quello pratico; esso consente di parlare a persone di differenti nazionalitа su un piano di paritа, evitando disagevoli condizioni di inferioritа e, reciprocamente, di superioritа che inevitabilmente sorgono con l'uso della lingua di uno degli interlocutori. Esso dа la percezione di avere acquisito una qualitа o una capacitа in comune: и un primo passo per vedere gli altri come uomini e non sentirli stranieri o diversi.
Nella formazione dei giovani questo elemento ha un notevole valore educativo, perchй rende palese e piщ facile comprendere come molti possono essere i caratteri comuni dei popoli e come una consapevole solidarietа, almeno tra gli onesti, puт aiutare a risolvere i loro problemi in ogni parte del mondo. Questo concetto, che corrisponde alle finalitа didattiche dei programmi scolastici, diventa meglio assimilabile se concretizzato nella effettiva possibilitа di comunicare mediante il linguaggio comune.
L'uso dell'Esperanto risponde, nel campo linguistico, ad una essenziale esigenza di giustizia insita nell'animo umano, quale criterio per valutare le azioni individuali nei rapporti sociali. Il fatto di constatare l'attuazione di tale principio in un campo, insegna a capire che la realizzazione di cose giuste и possibile e che perciт vale la pena di sforzarsi per operare analogamente in altri campi. Si tratta dei principi maturati nella coscienza umana nel corso dei secoli, che sono stati la molla di rivoluzioni storiche e che ora sono proclamati come impegno degli Stati delle Nazioni Unite, come si legge nella premessa e nell'art. 55 dello Statuto dell'O.N.U. e negli art. 2 e 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo approvata il 10 dicembre 1948.
I risultati constatati pongono in evidenza come l'insegnamento dell'Esperanto nelle scuole costituisca un elemento formativo di fondamentale importanza che, mentre fa apprendere un pratico strumento di comunicazione e rende reale la successiva possibilitа di libera scelta di lingue straniere da apprendere per personali preferenze, consente di sperimentare la disponibilitа verso gli altri popoli di ogni continente. Cosм la mente dei giovani si apre al riconoscimento della dignitа di ogni individuo, del proprio e di altri paesi, contribuendo a correggere le tendenze egocentriste ed a stimolare al rispetto dei diritti essenziali della persona umana.
Un aspetto pratico di immediata utilitа didattica emerge dalla efficacia propedeutica dell'Esperanto per l'apprendimento di altre lingue, anche della latina e di quella nazionale del discente.
La struttura dell'Esperanto, flessivo-agglutinante, и una sintesi logica delle lingue parlate, con radicali formati da elementi comuni alla maggior parte di queste. Essa risponde al fondamentale principio economico del migliore risultato col minimo sforzo: gli elementi grammaticali sono quelli indispensabili per la formulazione di concetti del pensiero, attraverso la semplificazione della coniugazione (unica e regolare) e della declinazione (unico caso con desinenza: -n = accusativo, per esprimere i complementi oggetto, di movimento, di tempo e di misura); immediata riconoscibilitа del sostantivo (-o), dell'aggettivo (-a) e del plurale (-j); un articolo unico invariabile (la); accento tonico costante (sulla penultima vocale); invariabilitа della pronuncia di ogni segno alfabetico; serie di 10 prefissi e di 28 suffissi con significato costante, che consentono la formazione di un gran numero di parole da una stessa radicale, riducendo lo sforzo mnemonico dell'apprendere e allargando l'esercizio mentale della composizione dei morfemi con i corrispondenti contenuti semantici.
La lingua consente l'espressione verbale e scritta di ogni sfumatura del pensiero e corrisponde alla naturale formazione dei concetti, rendendosi cosм idonea e comprensibile per persone di qualsiasi gruppo linguistico.
Contrariamente a quanto potrebbe apparire da un esame sommario ed affrettato, lo Esperanto non и soltanto una lingua per gli europei o per gli occidentali: la sua struttura и percepibile con immediatezza anche dai popoli di lingue ideografiche, nelle quali i fonemi sono direttamente significanti, perchй la composizione degli elementi lessicali и regolata secondo forme logiche le quali trovano corrispondenza nello sviluppo naturale delle idee nella mente umana, nel procedimento comune a qualsiasi persona.
Gli ostacoli alla diffusione dell' Esperanto sono psicologici ed economici; i primi derivano da coloro che pretendono di esprimere in proposito giudizi senza aver fatto il minimo sforzo per conoscere la lingua e da coloro che per inerzia preferiscono non occuparsene, anche se hanno responsabilitа culturali. Gli ostacoli economici sono, all'interno, la mancanza di potenti mezzi finanziari e, all'esterno, l'opera interessata di quanti intendono far prevalere una o alcune lingue nazionali per fruire degli enormi vantaggi derivanti dalle consegueti posizioni di privilegio e di influenza nella diffusione culturale e commerciale.
Nonostante le varie difficoltа, l' Esperanto si и diffuso e continua a crescere, ha dato risultati positivi che possono essere osservati da chiunque non voglia rifiutare di vederli nelle pubblicazioni, nella vita delle associazioni, negli incontri di alcune o di molte persone.
Chi и adeguatamente informato manifesta la sua adesione. Ne и prova nell'ambiente politico la costituzione di gruppi parlamentari sostenitori dell' Esperanto, anche a livello internazionale.
Oggi, ancor piщ che ai tempi di Zamenhof, la barriera linguistica costituisce una delle piщ vistose contraddizioni, di fronte alla sempre maggiore celeritа dei mezzi di trasporto e di comunicazione, alla crescente necessitа degli scambi culturali e dell'informazione scientifica ed al rinnovato senso di ecumenismo che abbraccia tutti gli uomini in quanto tali. D'altra parte la possibilitа di avvalersi di un agevole mezzo di intercomprensione, da usarsi nei rapporti tra persone di diversa lingua materna, costituisce un completamento sempre piщ necessario della personalitа degli individui e dei popoli, perchи contribuisce fortemente a farli sentire effettivamente partecipi della naturale comunitа sovranazionale.
Questo efficace fattore culturale, fonte di coesione morale, sollecita ed agevola la realizzazione di quella integrazione europea e mondiale a cui tendono giа da tempo gli sforzi comuni, per evitare che i popoli, pur se geograficamente vicini, rimangano tra loro estranei per mancanza di uno strumento linguistico idoneo.
Al di lа di tutte le considerazioni giа trattate si evidenzia l'essenziale aspetto pratico del problema: la ricerca di un mezzo accessibile per facilitare gli scambi nel mondo del lavoro, del turismo, del commercio. E si deve ricordare che la semplicitа della intercomprensione и un rilevante elemento di economia, nella generale necessitа di ridurre i costi concernenti la produzione e la distribuzione come quelli inerenti alla gestione dei vari organismi a livello internazionale.
Non va infine dimenticato che anche i problemi derivanti dal cosiddetto tempo libero, che la civiltа tende a far aumentare, troverebbero nell'uso generalizzato di un mezzo semplice di comunicazione verbale e scritto un valido ausilio alla loro soluzione.
In molte nazioni l' Esperanto и insegnato nelle scuole, prevalentemente in forma facoltativa, in base a disposizioni ministeriali o leggi specifiche. Dal 1962-63 risulta insegnato in circa seicento scuole di 32 nazioni. И oggetto di studio in alcune universitа (Brasile, Cina, Francia, Italia, Polonia, Spagna, Stati Uniti, Ungheria).
In Italia si tengono corsi fuori orario in alcune scuole secondarie; l' Esperanto risulta al quarto posto, per numero di allievi, tra otto lingue estere insegnate nelle scuole elementari.
Fin dal 1952 il Ministero della Pubblica Istruzione ha manifestato il suo favore per i corsi nelle scuole.
Dal 1964 l'insegnamento dell' Esperanto forma oggetto di varie proposte di legge.
L'attivitа su scala mondiale и coordinata dalla Associazione Generale (Universala Esperanto Asocio) che ha sede in Olanda. Dal 1954 l'U.E.A. и membro consultivo dell'U.N.E.S.C.O., in categoria B (organismi non governativi permanenti). L' U.E.A. si articola in una rete di delegati nei vari paesi del mondo; essi sono in gran parte specialisti per materie professionali oltre che disponibili per informazioni generiche; il loro indirizzo и pubblicato sullo Jarlibro (annuario), che contiene anche il catalogo delle pubblicazioni disponibili.
In Italia l'organizzazione nazionale и coordinata dalla Federazione Esperantista Italiana, ente privato avente personalitа giuridica per D.P.R. 28-6-1956 n.1720. Alla Federazione aderiscono i gruppi locali, presso i quali chiunque puт trovare occasione per lezioni, conversazioni, letture ed informazioni varie. L'Istituto Italiano di Esperanto, articolato in cattedre locali, segue lo svolgimento dei corsi, provvede ai programmi ed alle commissioni di esame, rilascia diplomi corrispondenti ai diversi gradi di studio della lingua.
A questi enti si affiancano le associazioni specializzate, che trattano mediante l'Esperanto su base nazionale ed internazionale i rispettivi problemi (cattolici, insegnanti, medici, giuristi, ferrovieri, filatelici, radioamatori ed altri).
Varie traduzioni in Esperanto fanno parte della realizzazione del piano decennale dell'UNESCO « Oriente-Occidente » avente lo scopo di diffondere la conoscenza reciproca dei valori culturali di continenti diversi.
Di particolare rilievo per la diffusione della cultura italiana и l'edizione bilingue della Divina Commedia, predisposta per il 7° centenario dantesco, che si affianca alle opere tradotte di Collodi, De Amicis, Goldoni, Papini, Pascoli, Ungaretti e molti altri.
Nelle biblioteche si raccolgono attualmente oltre 40.000 opere in lingua Esperanto, tradotte ed anche originali. Ben fornita и in Italia la Biblioteca Nazionale di Esperanto allestita nel Castello Malaspina a Massa.
Molte riviste e altri vari periodici vengono editi in Esperanto in ogni parte della Terra. Ogni anno durante il congresso universale si svolgono concorsi per opere letterarie di prosa e poesia sia originali sia tradotte; inoltre con notevole frequenza sono presentate nuove pubblicazioni monografiche ed antologiche, originali o tradotte, di carattere letterario e scientifico, che consentono di allargare con modesta fatica le conoscenze culturali.
Numerose sono in Esperanto le pubblicazioni turistiche e le fonti informative sui mezzi di comunicazione.
Molte radioemittenti, tra cui Roma, Berna, Varsavia, Barcellona, Vaticano, Zagabria, Pechino, usano regolarmente l'Esperanto nelle trasmissioni dirette all'estero.
La pubblicitа commerciale dimostra di apprezzare l'utilitа delle riviste internazionali in questa lingua, che и presente anche in fiere ed esposizioni e presso l'ONU.
L'Esperanto ha giа evidenziato possibile validitа in applicazioni cibernetiche; si prospetta utile ed efficace negli esperimenti di traduzione automatica e di fonosintesi.

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