Nanà

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura

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Data:20.06.2008
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Testo

Babicic Nikolina 3dp
Commento sul personaggio di Nanà (Emile Zola).

Nanà è il nono romanzo del ciclo che Emilè Zola aveva ideato per offrire una visione completa dei vari strati della società e delle loro caratteristiche. Esso fu il capostipite della scuola naturalista francese, che in seguito si sarebbe esportata nei vari paesi europei e soprattutto in Italia sotto il nome di verismo di cui il principale esponente fu G.Verga.
Nanà Coupeau, giovane fioraia fuggita dalla miseria della sua famiglia in una fredda sera d’inverno, è la stessa ragazza dipinta da Manet in uno dei suoi celebri quadri, lo si deduce dalla dettagliata descrizione che ne fa Zola e che coincide con la bella e provocante giovane dalla pelle candida e la chioma rossa ritaratta.
Emilè Zola racconta la storia di questa ragazza appartenente a una famiglia di umili origini che diventando attrice e prostituta muta radicalmente il suo stile di vita e conosce ben presto le gioie di una esistenza condotta tra lussi e ricchezze grazie ai suoi facoltosi amanti, e si rivela una donna insaziabile, sempre alla ricerca di nuovi piaceri e capricci da accontentare. Si concede con tale disinvoltura che arriva persino ad avere quattro amanti alla volta, e non si accontenta neanche quando il conte Muffat le dona una casa completa di servitù. Nanà si fa sempre più arrogante e viziosa, arriva a sperimentare l’amore saffico con Satin, l’amica che aveva lavorato al bordello con lei, e la tradisce persino con delle ragazze di starda. L’unico amore vero che prova è quello per Louis, il figlioletto, la cui morte la conduce in uno stato di depressione che terminerà poi con la morte della stessa Nanà a causa del vaiolo preso sul capezzale di quest’ultimo.
Il personaggio è descritto con tale maestria che sembra prendere vita man mano che le pagina scorrono, si arriva a riuscire a supporre i pensieri di Nanà, a conoscerla come fosse reale. Nonostante la bravura dello scrittore nel delineare il carattere della sua Venere, a me non è piaciuta come personaggio, solo inizialmente si è distinta per il coraggio di fuggire alla ricerca di una vita migliore, rivelandosi poi una meretrice immorale e perversa, incapace di provare amore, desiderosa solo di denaro, poco presente come madre e sicuramente di pessimo esempio.
Ritengo che abbia fatto della sua femminilità e avvenenza un abuso, lasciando invece inutilizzato l’intelletto e la razionalità, confermando quindi la visione che all’epoca era molto diffusa di donna come solo oggetto sessuale, da sfruttare e sottomettere. Non è riuscita a lasciare altra traccia di sé, se non per le sue prestazioni e la sua brama, al contrario di un altro personaggio analizzato quest’anno che è Emma Bovary di Gustave Flaubert uno scrittore quasi contemporaneo a Emilè Zola.
Emma, anch’essa donna travolta da più passioni tra le quali spiccava quella di sperperare il denaro, si imbarcava nelle sue storie con i diversi amanti alla ricerca del vero amore, con grandi ideali a spingerla, terrorizzata dalla noia e monotonia che invece il marito le offriva, la sua non era solo libidine, tanto che per amore soffre e muore infine , avvelenandosi.
In conclusione ritengo Nanà un pessimo personaggio, di poca moralità e incapace di essere donna davvero.

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