Letteratura del Settecento

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
Download:1894
Data:06.05.2009
Numero di pagine:7
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
letteratura-settecento_1.zip (Dimensione: 7.83 Kb)
trucheck.it_letteratura-del-settecento.doc     35 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

IL SETTECENTO
CORRENTI DI PENSIERO, MODELLI CULLTURALI
IL SECOLO DELLA RAGIONE
Ragione è la parola d’ordine del Settecento, le radici filosofiche di questa svolta culturale vanno cercate nella rivoluzione scientifica di Galileo e Newton, nel razionalismo di Cartesio e nell’empirismo di Locke. Il metodo sperimentale e l’analisi razionale vengono applicati al campo della politica, morale e religione, campi che riguardano la vita di ogni uomo. Questo pensiero nasce in Inghilterra, liberale e borghese, poi si sposta in Francia, dove la situazione politica e culturale è chiusa e repressiva e stimola un atteggiamento più polemico e intransigente da cui deriva una battaglia politica e culturale. Parigi diventa la capitale culturale d’Europa, tutti gli intellettuali parlano leggono e scrivono in francese (philosophes). Ispiratore delle ideologie rivoluzionarie è l’illuminismo, cui si appoggia l’assolutismo illuminato d’Austria, Russia e Prussia.
TEMI DELL’ILLUMINISMO
Il pensiero illuminista si basa sulla concezione newtoniana dell’universo come un’immensa macchina mossa da leggi fisiche, sull’incrinatura dei presupposti tradizionali della fede e l’immagine di Dio. Locke affronta i temi della riflessione religiosa con la ragione: con una religione naturale, il deismo (Voltaire, maggior esponente). Posizioni più estreme sono prese dai sensisti, che riducono tutte le attività dello spirito alle sensazioni fisiche (portando all’estremo le concezioni empiristiche di Locke: memoria, attenzione, volontà, desiderio sono sensazioni trasformate). Si diffonde successivamente anche una visione materialistica: esiste solo la materia, l’uomo è una macchina mossa da leggi fisiche, anima e Dio sono astrazioni assurde. Naturalmente queste concezioni non sono condivise da tutti gli illuministi, ciò che li accomuna è la concezione laica della morale, concentrata sulla condizione terrena dell’uomo finalizzata alla realizzazione della sua felicità. L’illuminista si definisce “cosmopolita”, cittadino del mondo, il suo obbiettivo è la diffusione della cultura, la ricerca di leggi che consentono di interpretare razionalmente lo svolgersi degli eventi, età del progresso, età dei lumi e del trionfo della ragione.
Gli illuministi si contrappongono al dogmatismo delle religioni positive e alla repressività delle istituzioni sociali ciò che è originario ì, precedente allo sviluppo storico ( si diffonde una visione positiva della natura umana, socievole e razionale. Questi temi sono ripresi sa Rousseau che non crede che lo sviluppo delle scienze, tecniche e arti costituisca di per sé un autentico progresso per l’umanità, ma una progressiva decadenza da un originario “stato naturale”, l’unica salvezza è restaurare l’indipendenza e la spontaneità perduta.
Gli intenti divulgativi e la vastità di interessi dell’illuminismo sono raccolti nell’Enciclopedia, 28 volumi pubblicati a Parigi, con la collaborazione di Voltaire, Rousseau, Montesquieu e coordinatori sono Diderot e D’Alambert. L’Enciclopedia aveva l’obbiettivo di riunire tutte le conoscenze sparse sulla superficie terrestre, ebbe uno straordinario successo.
SVILUPPI E CRISI DELL’ILLUMINISMO
La massima espansione del pensiero illuminista è assecondata dalla politica dell’assolutismo illuminato, raggiungendo il suo culmine negli anni ottanta. Con la rivoluzione francese e americana le fondamenta dell’illuminismo entrano in crisi o vengono messe in discussione. La Germania è il centro più importante della reazione antirazionalistica, Goethe e Herder fondano il movimento del Sturm und Drang, che esalta l’istinto, il sentimento e la passione in opposizione alla ragione dell’illuminismo. Negli stessi anni Kant scrive una serie di opere fondamentali che sono una sintesi e il superamento del pensiero filosofico settecentesco, illuminista è l’idea di sottoporre a un esame razionale la ragione dell’uomo per individuare i limiti delle capacità conoscitive dell’uomo inoltre afferma che il mondo che conosciamo non è qualcosa di esterno a noi ma una nostra costruzione.
L’ILLUMINSMO IN ITALIA
L’illuminismo italiano si sviluppa nelle politiche illuminate della Lombardia e del Regno di Napoli e assume un carattere moderato dovuto all’assenza del ceto borghese e alla continua influenza della Chiesa, centrato su progetti e sulle proposte operative piuttosto che sull’elaborazione ideologica o filosofica. Milano è la città che intrattiene i rapporti più vivi con la cultura europea e la collaborazione tra intellettuali e potere dà più risultati. Qui si forma un combattivo gruppo di giovani aristocratici tra cui Verri, Alessandro e Beccarla, prima riuniti in un’accademia (Società dei Pugni) in seguito nella rivista “Il Caffè”, che conduce una dura polemica contro il carattere accademico ed erudito della cultura tradizionale, si occupa di letteratura, scienze, diritto, economia con un linguaggio rapido e grintoso rivolto a un pubblico di non specialisti, realizzando così una rivoluzione nella prosa italiana. Nascono qui opere di grande importanza come “Dei delitti e delle pene” di Beccarla, un opuscolo che sostiene l’abolizione della tortura e della pena di morte con argomenti lucidi e appassionanti. L’amministrazione austriaca chiama gli illuministi lombardi per collaborare alla politica, ma nascono conflitti e incomprensioni dovuti alla difficoltà di conciliare i principi illuministi (libertà è diritti del cittadino) all’intenzione del governo austriaco di imporre l’autorità assoluta dello stato in ogni campo: il gruppo si disperde e i componenti prendono posizioni personali.
SCRITORI E SOCIETA’
“The Spectator” è una rivista inglese del giornalista Joseph Addison, che si pone l’obbiettivo di diffondere la cultura anche tra le persone comuni non letterate. Questa idea si diffonde dai primi decenni del secolo in Inghilterra, dove gli sviluppi dell’economia, la diffusione del benessere e la crescita dell’alfabetizzazione hanno ampliato il pubblico dei lettori. I libri e i giornali devono rispondere alla nuova domanda di cultura dei ceti cittadini e borghesi e devono diventare un affare dal punto di vista economico (nasce l’industria editoriale con nuovi generi letterari e compaiono i primi scrittori indipendenti. Nelle altre nazioni questo processo avviene con maggior lentezza, si afferma soprattutto in Francia e Italia con la nascita di giornali e riviste rivolti ad un ampio pubblico. In tutta Europa gli intellettuali cominciano a svincolarsi dalla subalternità ai principi della Chiesa e a reputarsi un ceto che offre un autonomo contributo alla società. In Italia l’Arcadia è il luogo dove giunge al culmine il processo di auto-organizzazione dei letterati limitati dalla Chiesa, nella seconda metà del secolo si diffonde il modello illuministico del philosophe, l’intellettuale politico che si propone di guidare l’azione dei principi e dei governi in nome della ragione e della pubblica utilità. A differenza degli illuministi inglesi e francesi, quelli italiani sono socialmente isolati per la scarsità di ceti borghesi colti e la loro forza sta soltanto nell’appoggio dei sovrani, non riescono a mantenersi e vivono di rendita oppure fanno un altro lavoro.
Insieme al declino delle corti e delle accademie come luoghi di aggregazione degli intellettuali, si creano nuove occasioni di incontro e dibattito grazie al miglioramento delle vie di comunicazione, all’abbattimento delle barriere politiche e a nuovi strumenti come giornali e libri, l’Europa è percorsa da un vivace scambio di idee e di opere e il nuovo luogo di incontro sono i salotti, i caffè e il club dove si formano gruppi spontanei che si danno appuntamenti periodici per discutere gli argomenti do moda. Un nuovo punto di riferimento, soprattutto per la letteratura, è il teatro, cittadino o nazionale cui accorre un ampio pubblico non necessariamente borghese.
IDEE SULL’ARTE E SULLA LETTERATURA
LE CONCEZIONI DELL’ARTE
Il Settecento è il secolo in cui nasce l’estetica moderna, disciplina che si occupa del bello e dell’arte enfatizzando concetti nuovi come gusto, genio, passione, sentimento. Per la prima volta si delinea una concezione unitaria di “belle arti”, analizzate come forme autonome di esperienza e della conoscenza della realtà distinte dalla morale dalla scienza e dalla filosofia.
Già negli ultimi decenni del Seicento si sviluppa in Francia una concezione dell’estetica ispirata al pensiero di Cartesio, che mira a condurre tutte le arti ad alcuni principi razionali e universalmente validi (contro il cattivo gusto e le esagerazioni del barocco) affermando che la fantasia e i sentimenti dell’autore devono sottomettersi al “giogo della ragione” e che oggetto dell’arte dev’essere il vero. Nella seconda metà del Settecento l’arte si reclama fatta di cose e non di parole, che non abbia una funzione genericamente morale ma di concreta utilità sociale, legata alla divulgazione degli sviluppi critici del pensiero politico e filosofico. In questo periodo l’attenzione si sposta dalla forma al contenuto, il valore artistico di un testo non si giudica chiedendosi se sia stato composto secondo un insieme di regole ma se è capace di colpire, interessare, commuovere il lettore. Questo cambiamento di mentalità si può ricondurre al nuovo ruolo che l’attività artistica sta assumendo nella società: con la nascita del mercato della letteratura e dell’arte, gli artisti si concentrano sui gusti del pubblico tralasciando gli antichi rigidi modelli destinati a una stretta cerchia di intenditori aristocratici.
THE SPECTATOR E IL CAFFE’
Prima del Settecento le più diffuse pubblicazioni periodiche erano le gazzette di informazione, repertori di notizie politiche, diplomatiche, militari e rigidamente controllate dai governi. Successivamente si affianca un nuovo periodico per i letterati. Il nuovo modello di giornalismo settecentesco è l’inglese “The Spectator” che si rivolge in tono colloquiale e spesso ironico al nuovo pubblico borghese, con recensioni, aneddoti, racconti presentati come il resoconto delle discussioni tenute da personaggi inventati nell’ambito di un immaginario club; ne scaturisce un’immagine amichevole e disinvolta della cultura.
Similmente in Italia viene divulgato dal gruppo milanese “Caffè”, collocando i propri articoli sullo sfondo di un’immaginaria bottega di caffè frequentata da vari ospiti che si incontrano per discutere, proponendo così vari temi come l’impegno politico e filosofico.
LA LIRICA
LA LIRICA ARCADICA
La poesia italiana è dominata dall’accademia dell’Arcadia che ottenne l’adesione di quasi tutti i maggiori scrittori italiani. Con l’andar del tempo però l’Arcadia tende a recuperare il controllo sugli intellettuali e confinando le concezioni razionalistiche solo al campo dell’arte, elaborando una poetica esile ma di straordinario successo e diffusione, contro i fronzoli del barocco. Il tema dominante è l’amore per le donne con sintassi semplice e lineare con ritmi armoniosi e cantabili.
Nella seconda metà del secolo si diffonde una tendenza didattica legata all’illuminismo orientata a una divulgazione scientifica e alla trattazione di temi filosofici e morali. I temi sono totalmente estranei alla tradizione letteraria (poemetti dedicati al baco da seta o alla coltivazione del riso) e gli autori sono quindi obbligati a utilizzare termini tecnici su uno sfondo arcadico e classicistico o all’uso di perifrasi, a riferimenti mitologici, lessico ricco di latinismi e grecismi e citazioni.

Esempio



  


  1. strobo

    lettera sulla tolleranza di voltaire