La trattatistica e la storiografia: continuità e rottura nella controriforma

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
Download:188
Data:05.07.2001
Numero di pagine:2
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
trattatistica-storiografia-continuita-rottura-controriforma_1.zip (Dimensione: 4.28 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_la-trattatistica-e-la-storiografia:-continuit+     23.5 Kb


Testo

La trattatistica e la storiografia: continuità e rottura nella controriforma

Dopo il sacco di Roma (1527) e il Concilio di Trento, il trattato cessa di essere l’opera attraverso cui gli intellettuali fondano una civiltà e diventa esposizione delle tecniche di discipline specifiche, quindi i nuovi intellettuali dell’età della Controriforma si accontentano di fornire una serie di precetti tecnici. Al posto dell’intellettuale legislatore di civiltà è nato l’intellettuale specialista.
Realismo e utopia si dividono irrimediabilmente e troviamo da una parte Botero, dall’altra Campanella.
Vi sono però anche aspetti di continuità con il passato, che riguardano particolarmente i pensatori di opposizione, cioè trattatisti come Bruno e Campanella e storici come Sarpi, che si ispirano ai caratteri di spregiudicatezza e di anticonformismo del Rinascimento e riprendono le forme letterarie proprie di esso, come il trattato dialogico (Bruno e Campanella) e la forma storiografica e l’epistola (Sarpi). Il linguaggio resta sostanzialmente fedele alle regole di un’esposizione razionale.

La trattatistica politica

In campo politico, la svolta dogmatica e assolutista imposta dalla Chiesa e l’esperienza dei piccoli Stati regionali italiani contribuiscono a limitare l’orizzonte della riflessione. Se Machiavelli aveva posto il problema di creare un nuovo Stato, ora invece l’accento è posto sulla conservazione degli Stati esistenti. Mentre Machiavelli aveva esaltato l’audacia e il carattere impetuoso del Principe, ora la massima virtù diventa la prudenza.
Al metodo razionale e scientifico seguito da grandi teorici stranieri come Bodin in Francia e Hobbes in Inghilterra, gli italiani oppongono l’aridità precettistica o la vuota eloquenza della retorica.
La situazione, infatti, non lasciava alternative: o la teorizzazione dell’esistente o la fuga nell’utopia.
Nella trattatistica politica possiamo distinguere quattro aree tematiche:
1) la discussione sul tacitismo
2) il dibattito sulla ragion di Stato
3) la descrizione dell’ fra quelli esistenti
4) la saggistica utopica

La discussione sul tacitismo
La riscoperta di Tacito servì a mantenere in circolazione alcuni aspetti del realismo politico machiavelliano e si sostituì a Livio, considerato come un teorico della repubblica.
Il dibattito sulla ragion di Sato
Nel campo dei numerosissimi trattati sulla ragion di Stato spicca quello di Giovanni Botero, ‘Della Ragion di Stato’, uscito nel 1589, che esprime il punto di vista controriformistico della Chiesa in materia politica (da questo deriva la sua fortuna) e vi si sostiene la necessità del pieno accordo fra autorità politica e religiosa. Non si tratta delle esigenze del popolo, se non per insegnare al principe come sedare le sommosse; si sottopone, invece, a studio particolareggiato la relazione economia-politica.
La descrizione dell’
Essa generalmente si risolve in una esaltazione della città dove vive l’autore del trattato, come nell’esempio del veneziano Paolo Paruta, Della perfezione della vita politica,che indica la Repubblica di Venezia come l’ottimo Stato.
La trattatistica utopica
La trattatistica utopica si differenzia dalla precedente perché non assume a modello stati esistenti, ma ne immagina uno perfetto proiettato in continenti lontani o nel futuro. In questo campo rientra La città del Sole di Campanella (1602), la Nuova Atlantide di Bacone (1627) e Utopia di Moro.

Esempio