La letteratura del 1400

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Testo

I CONCETTI DI UMANESIMO E DI RINASCIMENTO
L’umanesimo è la cultura della civiltà rinascimentale, Fra i concetti di umanesimo e di rinascimento vi è quindi uno stretto legame, addirittura una sovrapposizione. Tuttavia il primo rileva in modo particolare il momento ideologico culturale, la consapevolezza di sé che ebbe il nuovo periodo storico, mentre il secondo invece si riferisce soprattutto alle manifestazioni artistiche e ai fenomeni di costume, alla civiltà nel suo complesso.
Nella parola Umanesimo è intrinseca la distinzione fra umanae litterae e divinae litterae che mancava nel medioevo. Inoltre il concetto di Humanitas serviva a serviva a distinguere gli uomini per il loro desiderio di conoscenza da tutti gli altri esseri.
La riscoperta del mondo classico costituisce una premessa essenziale del Rinascimento. La parola rinascenza viene usata per indicare la rinascita degli studi classici e intendeva marcare una distanza dai secoli bui del medioevo. Tuttavia la nozione di rinascimento si impone solo a partire da un celebre saggio dello studioso Jacob burckhardt, uscito nel 1860 intitolato La civiltà del rinascimento in Italia.
Nella civiltà rinascimentale giungono a maturazione tutti i fermenti emersi nei secoli precedenti: l’individualismo, la laicizzazione della cultura, la sottolineatura del carattere naturale della vita, la ripresa consapevole dei classici. L’elemento più importante è la nuova coscienza, come si può osservare nei confronti del passato: la cultura umanista ha il senso del distacco e della distanza che non erano presenti nel medioevo, così che il passato può essere considerato nella sua autonomia e separatezza dal presente. La culla dell’Umanesimo è l’Italia e in particolare Firenze che svolsero una funzione di guida grazie ai maggiori esponenti del Trecento, quali Dante , Petrarca, Boccaccio.
L’età dell’Umanesimo va dalla fine del Trecento alla metà del Cinquecento, con il concilio di Trento. (1545)
In Italia si possono distinguere tre momenti:
1. Dal 300 all’ascesa al potere di Lorenzo de Medici- il latino diventa la lingua letteraria dominante rispetto al volgare e si diffonde lo studio delle letterature antiche e della filologia.
2. Età di Lorenzo de medici- Rinascita della letteratura in volgare seppure in presenza di una forte produzione letteraria umanistica in latino, periodo detto Umanesimo volgare
3. Dalla morte di Lorenzo al concilio di Trento- ritorna il predominio in volgare e si giunge ad una riformulazione dei canoni.
Nel 400 nasce una nuova disciplina, la filologia, che tende alla ricostruzione e alla corretta interpretazione di testi letterari e all’eventuale attribuzione della paternità dell’opera. La filologia nasce dall’esigenza di recuperare la versione corretta di testi resi poco attendibili da una trasmissione secolare incerta. Applicando il metodo filologico Valla dimostrò la falsità della Donazione di Costantino che faceva risalire alla chiesa il potere temporale.
Un atteggiamento filologico è riscontrabile anche nelle arti in modo diverso: 1- Con il viaggio a Roma, 2- Attraverso lo studio del De Architettura di Vitruvio.
L’artista ha un interesse per il mondo classico nn minore di quello dei letterati per il comune culto della bellezza classica. L’artista diventa così umanista, visto come uomo-creatore .
Cambiano anche i tipi di opere, iniziano committenze private che non dipendono dalla chiesa, i temi quindi diventano più profani, e i nuovi mecenati tendono a divenire collezionisti d’arte.
Il principale elemento di novità dell’età umanistica è la nascita dell’intellettuale cortigiano, che dipende dal mecenatismo signorile. Tuttavia a Venezia sopravvisse
Un Umanesimo repubblicano.
A Milano, Ferrara, Mantova, Napoli, Roma abbiamo un Umanesimo cortigiano promosso dal signore ed espressione del suo mecenatismo: gli intellettuali provengono per lo più dalla nobiltà cittadina e dalle famiglie mercantili e vivono in una condizione di subordinazione al potere, anche se con sentimenti di rivalsa e di superiorità morale. A Venezia l’Umanesimo civile nasce dall’alta borghesia che detiene il potere e promuove in prima persona la diffusione di ideali di rinnovamento culturale. Mentre gli intellettuali che vivono a carte praticano l’otium letterario, i rappresentanti dell’umanesimo civile sostengono il primato della vita attiva.
Con la successiva scomparsa dell’umanesimo civile si possono distinguere due tipi di carriere, la prima dipende dal signore, la seconda da una gerarchia ecclesiastica; queste due figure di intellettuali prevalgono ormai sull’intellettuale –legista, che era tipico dell’età comunale. Gli intellettuali -chierici appaiono più favoriti dal ritorno del papato a Roma e dalla trasformazione della curia in una vera e propria corte signorile, che ha come vantaggi una maggiore stabilità e un apparato culturale più vasto e complesso.
La grande mobilità degli intellettuali favorisce un vasto e articolato uso delle epistole con le quali i singoli letterati o i vari gruppi mantengono fra loro fittissime comunicazioni.
I nuovi concetti:
IL TEMPO: Emerge il concetto di economia del tempo perché un a organizzazione mirata del tempo rappresenta come l’uomo con la sua “industria” può far fronte alla sorte.
LO SPAZIO: Attraverso la prospettiva il controllo dell’uomo sullo spazio è reso quasi tangibile.
IL Piacere è inteso non più come qualcosa da evitare ma il fine a cui tendere abbandonando le virtù della rinuncia che portavano al martirio del corpo.
I nuovi intellettuali diventano un gruppo elitario, separato dalla società, con un restringimento dei compiti pratici e di uso sociale e un ampliamento dell’ideale di apportatori di civiltà.
Questo cambiamento si articola in 4 temi: esaltazione dell’otium letterario, celebrazione della parola, importanza della gloria, enfatizzazione della funzione del saggio.
Il Quattrocento è anche il secolo dei “certami” letterari, famoso è il certame coronario di Leon Battista Alberti in lingua volgare che non ebbe nessun vincitore ma servì a dare impulso alla lingua.
LE CORTI E L’ORGANIZZAZIONE DELLA CULTURA
Accanto all’iniziativa delle corti va registrata anche quella dei letterati che si riuniscono in cenacoli e accademie.
I cenacoli erano aggregazioni volontarie e all’inizio informali, in cui gruppi di umanisti si riunivano al di fuori delle sedi tradizionali del sapere, nella casa di uno di loro, o in un convento, per discutere liberamente dei propri studi e dei problemi filosofici ed etici che essi suscitavano. I cenacoli nascono dunque dall’esigenza del confronto fra posizioni diverse. La nozione di realtà si va modificando, diventando relativa e processuale.
Il genere stesso del dialogo, che nasce nel Quattrocento in ambiente umanistico,
si afferma proprio in relazione alla nuova consapevolezza del valore conoscitivo della discussione.
Alcuni cenacoli mantengono una struttura non formalizzata, altri tendono a divenire accademie. Queste ultime mantengono forme più fisse, mantengono rituali precisi, per esempio i suoi membri assumono uno pseudonimo, le riunioni avvengono in forma periodica, si consolida la pratica del banchetto.
A partire dall’invenzione della stampa , le stamperie divengono luogo di incontro degli umanisti. Altra forma di organizzazione culturale che ha un grande sviluppo è la biblioteca pubblica, creata da privati o più spesso promossa dal principe -mecenate Un ruolo minore ha invece in questo periodo l’insegnamento universitario.
L’ambiente delle università resta infatti refrattario all’umanesimo e più legato alla tradizione medievale.
LA CONCEZIONE UMANISTICA DEL MONDO
Nella concezione umanistica rinascimentale l’uomo è come il dio terreno, creatore e signore del suo mondo.
Di qui il tema ricorrente della rivalutazione dell’uomo, non solo nell’ingegno ma anche nel corpo: l’uomo è concepito come perfetto equilibrio fra materia e anima.
Crolla così la rigida visione della scolastica e dell’aristotelismo, e vengono piuttosto privilegiate le indagini concrete e immediatamente utilizzabili. La magia, l’alchimia e l’astrologia si diffondono rapidamente negli strati più alti della società.
Nel Quattrocento la predilezione per Platone nasce da un rifiuto della scolastica. Il richiamo a platone rivendica una maggiore libertà e un modo aperto di concepire la verità.
LA POETICA E LA QUESTIONE DELL’IMITAZIONE
Nell’umanesimo la poesia è una forma di educazione personale, stimolo al perfezionamento interiore. Lorenzo Valla scrive I 6 libri sull’eleganzadella lingua latina, in cui la considera una lingua morta e prende come modelli da imitare il latino aureo di Cicerone e Quintiliano.
Già Petrarca aveva affrontato il problema dell’imitazione trovando come soluzione l’imitazione originale: come le api producono da sole il loro miele dopo aver raccolto il polline da tutti i fiori, così devono fare gli artisti dopo aver imparato dagli antichi.
Paolo Cortese rivendicava la necessità di un modello unico da imitare, Cicerone; per Poliziano, cicerone pur essendo un’auctoritas, a essere se stessi attraverso la sperimentazione continua.
Lo sperimentalismo all’interno dei generi e nella loro commistione è una caratteristica del periodo.
Il pubblico è quasi sempre costituito dai membri stessi della repubblica delle lettere, dalle famiglie signorili, dai funzionari di corte. In qualche caso però, quando i trattati sono scritti in volgare il pubblico tende ad allargarsi comprendendo la borghesia cittadina. Infine nelle rappresentazioni dei cantari in pubblico può essere popolare.
Quando, nell’ultimo trentennio del Quattrocento si ritorna all’utilizzo del volgare si possono avere due tipi di pubblico: il volgare può essere utilizzato per una lettura popolare di intrattenimento o di devozione oppure per una lettura raffinata e colta.
Questa situazione esprime la profonda rottura sociale fra classi.
LA SITUAZIONE DELLA LINGUA
nella ripresa del volgare ebbe un ruolo importante Leon Battista Alberti.
Nel proemio dei suoi due libri Della famiglia, egli ne sostenne la pari dignità rispetto al latino. Per rilanciare il volgare, l’Alberti promosse un Certame Coronario in poesia volgare. Nessuno degli otto concorrenti ebbe il premio, tuttavia la data del certame, 1441, segnò un momento di importante ripresa del volgare.
I GENERI LETTERARI
EPISTOLA: Poggio Bracciolini
ORAZIONE: Pico della Mirandola
DIALOGO: LeonARDO Bruni
TRATTATO: Giannozzo Maneti e Lorenzo Valla
STORIOGRAFIA: I commentari di Pio II
POESIA LIRICA: Giovanni Pontano
L’ETA’ DI LORENZO. IL POEMA CAVALLERESCO A FIRENZE E A FERRARA.
Il cantare nasce nel 300 riprendendo i temi della materia bretone e di quella carolingia. A una prima fase in cui prevalgono i primi, segue una seconda, in cui predominano i secondi; ma si ha anche una alternanza o una fusione degli uni e degli altri. Ovviamente i valori morali e religiosi che caratterizzavano questa doppia tradizione epica sono ormai scomparsi: questa materia adesso interessa solo per la trama, per il ritmo e la varietà di avventure, per la capacità di avventure che essa implica. Il cantare che all’inizio aveva una durata breve, perché il pubblico non poteva essere trattenuto in piazza più di un’ora o due, si andò articolando fra la fine del Trecento e l’inizio del quattrocento in cicli il cui ascolto poteva durare per giorni successivi. Questi cicli di cantari fanno già pensare alla struttura del poema epico cavalleresco diviso in canti.
Il poema cavalleresco nasce nella seconda metà del Quattrocento, quando la materia stessa dei cantari viene assunta da un autore colto con intenti artistici e rielaborata per essere rappresentata a un pubblico, non più popolare ma raffinato.
Mentre il cantare si fonda sull’oralità, il poema cavalleresco è un testo scritto destinato alla lettura di una cerchia stretta e selezionata di pubblico borghese e nobiliare.
L’intreccio diventa quindi più studiato e si ha un rafforzamento della struttura narrativa.
Con l’avvento dei Medici il genere dei cantari si trasforma il poema cavalleresco grazie a Luigi Pulci, assumendo tratti comici e parodici rivolti all’intrattenimento.
Luigi Pulci nacque a Firenze da famiglia nobile ma impoverita da debiti. Venne introdotto da un amico nella casa dei Medici. Benvoluto dalla madre di Lorenzo fu in ottimi rapporti anche con i figli. Su invito della madre incominciò a scrivere il Morgante, i cui primi 23 canti costituiscono la prima parte del poema, che venne completato dieci anni più tardi. Più tardi ruppe con l’ambiente culturale della corte e con lo stesso Lorenzo. Nonostante la rottura sperava di mantenere contatti con Lorenzo, come testimoniano le numerose lettere, ma il tentativo fallì.
Tentò invano di inserirsi nel nuovo clima culturale, sia scrivendo una confessione a Maria Vergine in cui si scusa delle sue irriverenze, sia adottando un tono più serio nei cinque canti aggiunti alla prima parte del Morgante.
Pulci appare legato alla tradizione borghese e popolare fiorentina; la sua poetica e cultura appaiono quindi in parte antiumanistiche, mentre per quanto concerne il gusto della parola rientra indubbiamente nel nuovo clima culturale.
Utilizza un linguaggio vivo e popolaresco con l’introduzione di termini in volgare intrinseca della cultura averroista e medievale.
IL MORGANTE è formato nel suo complesso di 28 cantari, esso risulta tuttavia come l’accostamento di due poemi diversi, il primo di 23 cantari, e il secondo di 5 cantari.
Nella prima parte, detta Morgante Minore, prevale il senso comico, mentre la seconda è più seria ed eroica. Questa diversità, oltre che per ragioni legate alla vita dell’autore, è dovuta alle fonti da cui egli ha attinto, l’Orlando per la prima parte, la Spagna per la seconda.
IL titolo si è imposto a causa del grande successo popolare della figura di Morgante anche se si può riferire solo alla prima parte perché egli muore nel canto XX.
L’azione del poema nasce e si esaurisce ad ogni episodio, alla fine del quale l’autore per far riprendere l’azione deve ricorrere ad un espediente.
La trama risente dell’andamento tipico dei cantari: non è rigorosa, procede per improvvisi cambiamenti di scena, con un legame assai tenue fra un episodio e l’altro.
Inoltre si ricorre spesso a miracoli e ad avvenimenti magici per risolvere situazioni diventate troppo complicate.
Indubbiamente sono presenti nella formazione di Pulci elementi medievali, borghesi, comunali e antiumanistici. La sua polemica con Marsilio Fucino e con i Medici ha una base culturale. Nonostante questo sono presenti nella sua ricerca anche aspetti moderni e rinascimentali, come l’amore per la parola, ma anche il suo temperamento di ricercatore, di laico, di scettico. Pulci per il suo linguaggio venne recuperato dagli espressionismi influenzando sia Folengo che Rabelais.

Esempio



  


  1. opiopop

    Avrei preferito più attenzione riguardo i generi letterari e i diversi filoni culturali