La coscienza di Zeno

Materie:Tesina
Categoria:Letteratura

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Testo

Stefani Gianluca VB/T
La coscienza di Zeno
Analisi del momento storico
Il romanzo “La coscienza di Zeno” appartiene alla serie di opere del primo novecento, in quanto la sua stesura cominciò nel 1919 e la sua pubblicazione avvenne nel 1923. La realtà culturale dell’epoca fu particolarmente influenzata dai fatti storici, i quali in vent’anni sconvolsero gli equilibri dell’intero pianeta. In primo luogo, i conflitti imperialistici avevano creato una serie di tensioni tra i vari stati i quali, per poter fronteggiare in modo più efficace una guerra che ormai era alle porte, si coalizzarono in alleanze militari. La preparazione al primo conflitto fu molto veloce e portò uno straordinario progresso della tecnica, capace di inasprire e modificare lo scontro al di fuori di quelle che erano le previsioni. Alla fine della guerra tutti gli stati risultarono collassati economicamente ad eccezione dell’America, la quale era entrata più tardi nel conflitto, e non aveva visto battaglie sul proprio territorio. Questa superiorità economica portò l’Europa a perdere quello che era il primato mondiale a discapito del nuovo continente, grazie al fatto che molti paesi europei, per pagare i danni di guerra e riavviare l’economia, diventarono debitori nei confronti degli USA. Ciò però costo caro al vecchio continente in quanto, nel ’29, fu trascinato assieme all’America nella grande crisi economica. Altro evento storico da non dimenticare fu la rivoluzione russa del 1917, che divise il mondo tra chi vedeva l’Unione Sovietica come una speranza, e chi invece come una minaccia. Ad incidere nel nuovo secolo contribuì anche lo sviluppo tecnologico che, grazie in particolare allo sviluppo delle telecomunicazioni, creò stretto collegamento tra masse ed informazione, aprendo le porte alla società di massa. Questo fenomeno fu aiutato dallo sviluppo di strumenti come telegrafo e radio che permettevano una comunicazione rapida, economica ed a lungo raggio, capace di mettere in collegamento i punti nevralgici di una nazione. La massificazione della società portò quindi ad un addensamento della popolazione nelle grandi metropoli, dando il via all’ennesimo esodo dalle campagne. Tutto ciò si trasformò infine in un’unificazione delle mode e dei costumi, a discapito della cultura locale che era fino ad allora inviolata.
Analisi della cultura novecentesca
La cultura dell’epoca stava mutando tanto velocemente quanto lo stesse facendo la società, cominciando soprattutto ad evidenziare come la figura dell’intellettuale onnisciente stesse venendo meno. Infatti, la diversificazione delle professioni e delle conoscenze, aveva preferito la figura di un uomo specializzato, capace di conoscere a fondo e di approfondire la sua tematica di studio. A fare da sfondo alla crisi dell’intellettuale vi fu la caduta del positivismo, momento in cui tramontò l’immagine di una cultura fatta da scienziati e filosofi. La critica principale mossa ai positivisti fu l’essenza puramente pratica di tale movimento, incapace di scavare e spiegare i momenti più profondi dell’essere umano: venne vista improvvisamente come una scienza senza etica e senza dio. Vita, volontà, azione ed intuizione divennero più importanti dell’intelletto, tanto che per un periodo la violenza fu considerata superiore alla ragione, sfociando nel momento dei totalitarismi politici. Al di là di tutto ciò la scienza resta comunque al centro della cultura, e forte fu l’attività di ricerca nel ‘900. Le nuove scoperte risultarono le più importanti del ventesimo secolo, e furono delle vere e proprie rivoluzioni come la teoria atomica di Bohr e la teoria della relatività di Einstein. Nella società fu posta molta attenzione alle scienze umane, in particolare si cominciò finalmente a studiare separatamente queste materie dalla natura. Sociologia, psicologia e psicoanalisi divennero molto importanti, grazie anche alle rivoluzioni di Freud che cambiarono il modo di studiare l’essenza interiore dell’essere umano. La scoperta dell’adiacenza tra conscio e inconscio sarà frutto non solo di ricerca, ma anche tematica di ispirazione letteraria nei romanzi di psicoanalisi, in cui il nodo centrale è la descrizione delle persone e del loro pensiero.
L’autore
Lo stesso Svevo considera se stesso come uno scrittore dilettante, ma come ci si accorgerà egli è stato invece un innovatore del romanzo, capace di aggiornare il genere. I motivi del suo rinnovamento nascono dal posto in cui egli vive e si istruisce, Trieste. L’Italia era rimasta statica e in disparte allo sviluppo Europeo, incapace di cogliere le grandi opportunità che esso offriva. Le uniche città che invece subirono l’influenza dell’evoluzione culturale furono quelle di confine, dove lo scambio di idee e la circolazione di stranieri fu capace di interessare gli intellettuali. Di doppia formazione, italiana e tedesca, Svevo girò per l’Europa sviluppando la sua cultura e il suo modo di pensare, cosa riscontrabile nella lettura cronologica dei suoi romanzi che rappresentano una continua evoluzione. Proprio questa sua vena innovativa non fu capita in Italia, dove le sue opere non ottennero successo e suscitarono l’indifferenza del pubblico. Tale aspetto portò insofferenza nello scrittore, che decise non di smettere di scrivere, ma di non pubblicare più le sue opere. Dopo molti anni, alla fine della Grande Guerra pubblicò “La coscienza di Zeno” sotto spinte di conoscenti, opera che riscosse successo solo dopo l’analisi di Montale e di Joyce. I suoi viaggi gli permisero di conoscere personaggi molto importanti come ad esempio Freud, capace di interessarlo alla psicoanalisi. In tutti i suoi romanzi, lunghi sono i monologhi dei personaggi che si aprono e si scoprono al lettore, mostrando così paure e aspirazioni. In ogni testo il protagonista porta con se qualcosa di reale della vita di Svevo, facendo si che la trama di trasformi in un intreccio di esperienze personali e di passioni letterarie e filosofiche. Ad esempio, in “Una vita”, si riconosce la volontà di Svevo di emanciparsi economicamente dalla famiglia della consorte, in quanto la tematica principale del racconto è il tentativo di migliorare la situazione economica di un piccolo borghese. Ma Alfonso, come tutti i protagonisti di Svevo, è bloccato da continui conflitti interiori che lo renderanno incapace di agire, mostrando da un lato la crisi sociale dell’uomo nel mondo massificato e dominato dalle leggi dell’economia. L’analisi minuziosa di aspetti come ambienti e persone è tipica di Svevo, il quale ha ereditato un pensiero impossibile da identificare in una sola corrente. Esso si pronuncia positivista, ma trascina in se anche elementi antipositivistici come quelli di Freud e di Schopenhauer. Ma ciò che caratterizza il suo pensiero non è tanto l’assenza di un’adesione completa ad un’ideale, ma il ricavare i punti critici e analitici di varie correnti anche tra se contrastanti. Per fare un esempio, Svevo prende da Freud e da Darwin il tipo di analisi puramente scientifica, assente da qualunque aspetto metafisico e considera l’uomo e il mondo in cui vive come un sistema in continua evoluzione. Da Nietzsche invece prenderà la pluralità di una persona, ma non l’elevazione del superuomo. E’ così che ne nasce un pensiero molto originale, capace anche di rendere imprevedibili i suoi libri. Con “Senilità” noteremo invece la fine del romanzo naturalista (dovuta all’evoluzione del suo pensiero), ma le tematiche principali saranno sempre l’inettitudine del protagonista e la sua incapacità a prendere una strada decisa nella vita. Emilio, come Alfonso, arriverà a crearsi degli inganni mentali per continuare a vivere senza cambiare il solito “tran tran”, cosa che accadrà anche in Zeno attraverso l’inserimento di situazioni inventante nel racconto della sua vita. A differenza di “Una vita”, la narrazione è esterna ma lo scavo introspettivo è perfettamente fuso nella vicenda, grazie anche all’uso del discorso indiretto libero che torna molto utile a leggere i personaggi nel loro interno.
L’opera
Il racconto comincia con una breve introduzione in cui il “Dottor S.”, psicanalista sotto cui è in cura Zeno, spiega il motivo della pubblicazione di questa piccola autobiografia scritta dal suo paziente, ovvero come vendetta verso lo stesso che si è sottratto alle cure. Il vero racconto di Cosini comincia nel Preambolo, momento in cui egli esprime il suo impegno nell’accostarsi alla psicanalisi, ma che serve in realtà a Svevo per presentare il personaggio nel momento in cui comincia il racconto della sua vita. In questa prima parte Zeno cerca di applicare ciò che sa della psicanalisi, ovvero di prestarsi ad un atteggiamento consono a rievocare ricordi ed emozioni. Questo sforzo risulta difficile in quanto, secondo ciò che spiega lo stesso protagonista, è difficile separare gli eventi passati da quelli presenti, nonostante egli si sforzi di vedere tali ricordi dall’esterno. Già da queste problematiche, egli annuncia che i suoi racconti possano essere inquinati da episodi falsi, inseriti dalla sua mente e mescolati con presente e passato. Dopo il Preambolo, Zeno passa a parlare di quella che è stata una problematica rilevante nella sua esistenza, ovvero l’eterna convivenza con il fumo. I continui tentativi elencati nel racconto, evidenziano come Cosini sia una persona debole, incapace di decidere. Come riporta lo stesso Svevo “Zeno è evidentemente un fratello di Emilio e di Alfonso”. Il rapporto con la sigaretta è ambiguo in quanto egli prova forte disgusto nel fumare l’ultima, ma ritrova un forte piacere nel sapore di quella con cui è ricominciato il vizio. Nel corso della sua terapia per emanciparsi dal fumo, si può notare una certa evoluzione in quanto presto tanto alta sarà l’ambizione a smettere, tanto forte sarà l’incitamento alla trasgressione, che lo porterà ad un continuo conflitto interno tra il “bene” ed il “male”. Un particolare che si nota nell’evidenziare i ricordi è come questi siano singolari e non legabili temporalmente agli altri, come se la mente di Zeno fosse capace solo di evocare momenti distaccati e disattenti, e non di seguire un filo conduttore nel racconto. Tale confusione è simile a quella presente nella sua mente, o meglio, nella sua coscienza: egli non capisce il motivo di tale fallimento nello smettere di fumare, e ciò si comprende facilmente nella ricerca disperata di una spiegazione costellata di “forse” e di “chissà”. Nel capitolo successivo Zeno parla del rapporto difficile con suo padre, il quale lo considera totalmente diverso da lui. Durante la sua vita spesso viene sfiduciato dalla figura paterna, e ciò creerà un certo conflitto interiore tra la sua figura e quella del fortunato mercante. Solo verso la morte, egli si accorgerà del bene che vuole al papà tanto odiato con cui, durante l’ultima sera, stava parlando dello scetticismo verso la religione. L’improvviso aggravarsi del padre porterà un turbine di sentimenti in lui, in particolare, non riuscì mai a spiegarsi con chiarezza il vero motivo dello schiaffo ricevuto in punto di morte. Nel successivo capitolo Zeno parla della storia del suo matrimonio. Si tratta sempre di una cavalcata di dubbi e paure, costellate dal tentativo di sposare la figlia più bella di un amico mercante. Anche qui le emozioni in Zeno saranno molto forti e spesso lo fuorvieranno, rendendolo incapace di ragionare. Alla fine, dopo aver ricevuto il rifiuto delle due figlie più belle del commerciante, decide bruscamente di sposare Augusta, la figlia più brutta, ma che lo ama veramente. Inaspettatamente il matrimonio risulta felice, e Zeno crede per un momento di essere guarito dalla sua malattia. A turbare la quiete della vita domestica però ci sono i continui dubbi della moglie, la quale crede che il marito sia ancora innamorato di Ada, sua sorella. Ma l’esistenza presto si farà quasi noiosa e Zeno, guidato cecamente dalle sue passioni, finirà per trovare un’amante, Carla. Il rapporto con la nuova donna è tortuoso in quanto lei pretende di averlo tutto per se, mentre Zeno ribadisce spesso il suo amore vero per la moglie. A lungo andare Carla si stanca di ciò e, per amore verso la moglie che non vuole far soffrire, decide di lasciarlo e di sposarsi. Dal quel momento l’esistenza del protagonista sarà ancora più difficile e confusionale, in quanto spera di poter ritrovare l’amore di Carla. Nell’ultimo capitolo del memoriale, Zeno parla della sua unica vita lavorativa, l’impresa commerciale del cognato Guido. Le scelte di quest’ultimo però sono sbagliate e ben presto lo porteranno in perdita. In seguito, il disperato gioco in borsa nel tentativo di riparare i danni lo sbatteranno sul lastrico. Cosini aveva spesso cercato di aiutare l’amico, ma questo si era mostrato sordo ai consigli: il protagonista partiva sempre con buoni propositi di imporsi su di lui e di fermarlo, ma ben presto ricadeva nella sua indecisione. Negli ultimi giorni di vita, Guido cercherà l’aiuto della famiglia che però rifiuterà, portandolo al suicidio. Da questo momento in poi la vita di Zeno cambierà in quanto, nel tentativo di recuperare i soldi dell’amico da destinare ad Ada, egli riuscirà a realizzarsi e a sentirsi felice. Da qui in poi il romanzo termina con un ultimo capitolo in cui parla di se stesso e dell’arrivo della guerra. Ma la parte più importante risiede nell’analisi del mondo: egli ritiene che alla fine tutti siamo “malati”, e l’unico modo per sconfiggere la malattia risiede nella distruzione del mondo. In questa analisi Zeno fa una scansione di quelli che saranno i prossimi anni di guerra, prevedendo una “bomba più forte delle altre” facilmente identificabile nell’arma atomica usata vent’anni più tardi.
Personaggi
Zeno
Zeno è una persona che vive convinto di essere malato, malato di una malattia che nessun dottore riesce a diagnosticare. Questa si fa sentire nei momenti in cui è particolarmente “giù” attraverso un dolore, cosa che fa pensare ad un disturbo della psiche. Vive nel continuo dubbio, incapace di essere forte e di prendere una decisione: ciò lo porta ad essere una di quelle persone che Svevo definisce come “inetti”. Spesso si lascia trasportare a caldo dai sentimenti, senza ragionare bene su quale sarebbe la cosa giusta da fare, finendo così per creare malanni o essere deriso. Lungo il racconto Zeno cresce continuamente: inizialmente sembra molto infantile e viziato, ma poi ,dopo il matrimonio, e ancora di più dopo la fine del rapporto con Carla, si presenta come persona più decisa e più responsabile, fino a raggiungere l’apice con il recupero del patrimonio di Guido e alle sue considerazioni finali sul mondo. Se inizialmente lo si giudica in modo duro, finisce grazie alla sua ironia e alla sua sempre maggior lucidità a presentarsi come un “buon diavolo” e recuperare considerazione. Ciò che è particolare del personaggio è la sua ricostruzione, fatta talmente bene da poterlo spesso ricondurre alla realtà, nonostante gli elementi di finzione inseriti da Svevo. Sembra, più che l’autobiografia di un personaggio inventato, il memorial di una persona realmente esistita. La sua vita è un’oscillazione continua di malattia e salute, di alti e bassi, alla ricerca di un difficilissimo equilibrio. Molto apprezzabile è la sua capacità di riflessione, in certi momenti, soprattutto nella seconda parte del libro, che lo fanno presentare come una persona matura. La ricerca dell’equilibrio lo porta ad una certa inattività: per prendere una decisione o per fare genericamente qualcosa ha bisogno sempre di uno stimolo esterno. Egli viene immerso in un mondo fatto di persone con granitiche certezze, ma in cui si sente a disagio, come se fosse inferiore: avrebbe bisogno di scappare da tale realtà, a cercare un posto su misura per lui. La vita da borghese, che è anche la sua vita, è fatta di continui inganni e autoinganni per scappare ai desideri più forti, come quelli dell’amore per Ada o nel rapportarsi con Carla. Molto particolare è come la sua esistenza, passo per passo, sia sempre più imprevedibile e prenda le pieghe più strane. A differenza di Alfonso e di Emilio però alla fine non risulta uno sconfitto, ma una persona che sia saputa emergere nei continui inciampi della sua vita, riuscendo sempre, in una maniera o nell’altra, ad uscirne a testa alta. Potremmo dire, “casca sempre in piedi”.
Il padre di Zeno
E’ la persona con cui il protagonista ha il rapporto più strano: riuscirà ad appassionarsene solamente alla morte, e non prima come avverrebbe in una famiglia “comune”. Nella sua vita il padre, come descritto dal figlio, aveva una forte sensazione di paura per quello che era il destino di Zeno, troppo indulgente e troppo poco rigoroso verso le cose più serie. Per la città è un commerciante veramente bravo, ma in realtà tutta la sua fortuna è orchestrata dall’Olivi, un suo consulente: Zeno afferma che l’incapacità verso il commercio è l’unica cosa che accomuna i due. A differenza del figlio, non cercava mai di migliorarsi e viveva in discreta armonia con la sua realtà sociale, possedeva inoltre un quiete interione che non era certamente simile a quella del figlio. Aderiva sinceramente alla morale e alla virtù, non amava invece gli studi scientifici e odiava anche solo ascoltare discorsi riguardanti tematiche “rivoluzionarie” come l’anatomia, gli antipodi e la rotazione terrestre. Aveva un forte senso di precisione e di ordine, tanto che annotava tutto ciò che era importante in un libretto che aveva sempre in tasca. Nel fare il testamento, per paura che il figlio dilapidasse l’attività economica e i risparmi, sottopose il suo commercio alla tutela dell’Olivi, dubitando della serietà di Zeno. La sera in cui morì si comportò in modo non ordinario: attese il figlio per cena e lo accolse molto benevolmente. Tutta la benevolenza in quella sera gli parve strana, così strana che la notte stessa morì.
Ada, Alberta, Augusta
Verso le tre sorelle il rapporto cambia nel corso del libro. Durante la prima visita infatti Augusta viene considerata una brutta ragazza, in particolare per il suo strabismo. Alberta invece viene considerata un po’ troppo in carne, mentre Ada perfetta nel suo essere: il suo è un approccio puramente selettivo, dovuto al bisogno di trovare una donna da sposare. Le tre sorelle difficilmente vengono divise tra loro durante il racconto, se non nel momento in cui Zeno sposa Augusta. Ada è la prediletta dal protagonista, viene descritta come la più seria delle sorelle, in quanto è l’unica che ride di ciò che lui parla. E’ anche però una persona molto schietta nei suoi confronti, che sposerà l’amico-nemico Guido Speier nel racconto. Ama molto suo marito e non riuscirà mai ad odiarlo, nemmeno mentre la tradisce con la sua impiegata e quando dilapida tutti i loro beni. Nel primo tentativo di suicidio cerca di odiarlo senza riuscire a farlo a fondo, nel secondo invece si rammaricherà per non averlo fermato ma lasciato solo. La sua difficile vita la porterà spesso in cura, a causa della nevrosi che la colpirà, rovinando quello che è il suo lato estetico. Finirà per abbandonare Trieste dopo la morte del marito, convinta che Zeno odiasse Guido. Finisce sempre per acclamare un rapporto di fratellanza con Zeno, il quale vorrebbe però sempre qualcosa di più da lei. Di Alberta, se non per i tratti fisici simili a quelli di Ada ma un po’ più pesanti, non si parla più di tanto nel racconto. Augusta invece viene presentata durante tutta l’opera come una brava moglie, capace di un matrimonio insperato. E’ una buona madre e cerca sempre di mettere affetto tra se stessa e il marito, sperando che la loro vita coniugale non subisca problemi. E’ convinta che Zeno ami ancora Ada, nonostante lui faccia di tutto per negarlo. Non si accorgerà mai del tradimento con Carla, e finirà per presentare Zeno alla famiglia come l’uomo perfetto. Quando litiga con il marito, tende a chiudersi in un silenzio che mette molto in crisi Cosini, capace sempre di rimettere tutte le cose a posto.
Guido
Guido Speier viene presentato come l’uomo perfetto, ma fatto di cristallo. Egli si incontra con Zeno e rivaleggerà per la mano di Ada. Nonostante non lo si noti, è l’esatto contrario di Cosini: crede nel metafisico, è bravo al violino, sa conquistare una donna, sa presentarsi come una persona seria, è capace di prendere scelte all’istante (anche se spesso avventate) e di grandi sfuriate. Nel suo presentarsi grande e perfetto di fronte alle persone, soffre: ne è un esempio lo sfogo avuto con Zeno dopo la prima sera a casa Malfenti. Nella sua vita dunque commetterà molti errori, come farsi scoprire per due volte con l’amante dalla moglie, finendo così per essere spesso assente da casa e rovinare il rapporto coniugale. Apre un import/export senza però avere le dovute conoscenze, perdendo velocemente molto del capitale e cercando di correre ai ripari in borsa. Incapace di recuperare, chiede aiuto per una prima volta ai familiari, inscenando un suicidio. SI affiderà quindi ancora nelle mani di avventati speculatori di borsa nel disperato tentativo di poter riavere i soldi bruciati, ma perde ancora denaro, rischiando di andare in galera per bancarotta. Cerca anche di falsificare i bilanci dell’azienda, ma Zeno riesce a fermarlo, mandato in disperato aiuto da Ada e dalla famiglia Malfenti. Le sue grandi sfuriate quando Zeno gli propone qualche consiglio evidenziano tutta la sua debolezza e paura, cosa che nessuno riusciva a leggere in lui. Finirà comunque per morire da eroe (che non è), compianto da tutti per essere stato lasciato solo, finendo per essere perdonato da chiunque per i suoi errori grazie al suo sbaglio nel simulare il suicidio.
Giovanni
Giovanni è colui che porterà Zeno a sposarsi. Ha un ottimo intuito per gli affari ed è un buon giocatore di borsa. Per Cosini, rappresenta tutto ciò che lui non è, e finisce per diventare il suo maestro di economia. Spesso, da buon commerciante, cerca di aggirare Zeno accompagnandolo in acquisti di merci rischiosi, finendo però per non ammettere mai la truffa, se non dopo aver bevuto troppo. Diventerà un punto di riferimento per il giovane protagonista, trascorrendo molte ora con lui in ufficio e alla borsa. E’ un uomo granitico, molto sicuro di se stesso, che morirà per malattia.
Carla
Carla è una giovane donna vedova di origine popolare, con seri problemi economici dovuti alla morte del marito. Un amico di Zeno mensilmente la aiuta, a patto che lei si impegni a diventare una cantante, cosa che le costa molta fatica poiché non ama il genere che le viene insegnato. Si innamora di Zeno, nella speranza di trovare qualcuno che la ami e che possa essere tutto per se, nell’utopia di raggiungere l’emancipazione economica e di poter finalmente smettere di cantare. Vorrebbe in poche parole avere un marito, una casa e una vita normale. Soffre del fatto che Zeno ami ancora sua moglie e finisce poi per lasciarlo, nella paura che Augusta soffra troppo del loro rapporto. E’ una donna che vive troppo di situazioni ideali, rimettendoci sempre troppo dagli schiaffi della vita. Sfinita dal rapporto con Cosini sposa il maestro di canto che lo stesso protagonista le pagava.
La lingua e struttura
La lingua utilizzata nella narrazione è molto diversa da quella utilizzata tipicamente nelle opere letterarie: è molto pratica, pulita, scarna, lontana da armonia ed eleganza. Spesso emergono forme tipicamente locali ma non dialettiche, e tipico è il ricorso al linguaggio specifico di alcune materie come la chimica, l’economia, la psicoanalisi. Anche la costruzione delle frasi è doppia, a volte simile alla lingua tedesca, a volte più vicina alla lingua italiana attraverso le costruzioni triestine o toscane. Questa struttra torna molto utile per evidenziare lo status della persone, come disagio o pace, oppure per accelerare o rallentare bruscamente il racconto, cosa tipica nel testo. Altro elemento particolare è la disposizione dei capitoli, posti si in ordine cronologico dopo “Il fumo”, ma che all’interno degli stessi contengono continui flashback e andivieni nel tempo. Ad aiutare questi momenti di cambio temporale, vi è un’alternanza dei tempi verbali con dei cambi repentini ed improvvisi, capaci di segnare un netto confine tra i periodi ma che a volte però rendono un po’ difficile e poco comprensibile la lettura. Ben giostrati sono i momenti dell’opera, attraverso un intreccio di sicurezze e di attese che rendono il romanzo particolarmente profondo ed impregnato di significato. Diverso dagli altri due testi è l’utilizzo dell’ironia: la maturità dello scrittore fa sì che ne sia fatto un uso corretto, destinato a rendere Zeno un personaggio più apprezzabile di Alfonso ed Emilio, i quali erano troppo pesanti nella loro realtà. Il risultato è sicuramente una lingua molto recente e facile da leggere, che non stanca nel tempo. L’utilizzo di tali strutture porta inoltre una fortissima funzione espressiva, mai vista prima.
Commento
L’opera in se affronta tematiche non sempre semplici, in quanto tocca quelli che sono gli elementi interiori della persona. L’identificazione o meno nel personaggio può pregiudicare la lettura, bisogna quindi essere molto attenti e neutrali nell’affrontare il testo. Dal mio punto di vista la parte iniziale è un po’ ridicola a causa delle scelte di vita fatte dall’autore, ma recupera poi in modo molto efficace nella parte finale grazie alla maturità raggiunta da Zeno. E’ una storia stranamente attuale, ambientata però nella realtà dei primi del novecento: è quindi un’opera di non difficile lettura dal punto di vista della vicenda. Quello che tende a stancare sono i lunghi monologhi interiori, i quali evidenziano a volte la stessa cosa del personaggio, finendo così per risultare un po’ monotoni. Ciò che stupisce sono sempre i risultati delle scelte di Zeno, imprevedibili e sempre felici per l’autore. Essenzialmente, per quanto sia una vicenda singolare credo sia leggibile anche se con qualche difficoltà: argomenti come la psicoanalisi sono delicati e non sempre interessano a tutti. E’ quindi un libro di parte, che deve leggere chi è interessato all’analisi delle persone e un po’ alla psicologia. Senza questi presupposti può diventare tedioso e sprecato. Si può dire che è un tentativo riuscito di fare un romanzo nuovo, anche se affronta tematiche non semplici: la lingua è comprensibile, la struttura sintattica nonostante le fratture è leggibile, le vicende affrontano problematiche del tutto comuni: non fatevi illusioni quindi di grandi sconvolgimenti o di improvvise risoluzioni. Rimane comunque una vicenda molto singolare per le pieghe che prende, ma che non esce dalle vie del “comune”. E’ un libro che va letto fino in fondo proprio per l’evoluzione che subisce, ma potrebbe venir allontanato da un lettore disinteressato dopo le prime tre pagine in quanto non semplicissimo. Credo meriti in particolare tutto il riconoscimento oggi ottenuto grazie alle splendide descrizioni dei personaggi, che si muovono senza discrepanze dall’immagine che ci viene presentata. Considero quindi che, più che un libro scolastico, sia un opera da leggere per se e per passione, senza pretendere le emozioni di un romanzo di avventura, ma che può comunque essere piacevole.
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Esempio



  


  1. christian

    un collegamento di letteratura con la guerra fredda-conquista dello spazio.il mio programma arriva fino a montale/levi ho la maturità, frequento la V aereonautica. grazie