La cassaria, Ludovico Ariosto

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Testo

La Cassaria, scritta nel 1508 è la prima commedia in volgare del mondo moderno, nata con il tentativo di dare all'Italia una commedia originale naturalmente sull'esempio dei classici.
Alla sua uscita essa parve un miracolo a Ferrara appunto perché vedevano in italiano quello che erano usi ad ammirare in latino. Ariosto sul modello di Plauto e Terenzio ricorre al procedimento classico della "Contaminatio", ovvero personaggi e situazioni latini intrecciati in una nuova trama.
La commedia verrà poi rielaborata e riscritta in versi endecasillabi sdruccioli e rappresentata il 19 febbraio del 1531 sempre a Ferrara. La versione “originale” della commedia, ovvero quella in prosa, fu rappresentata per la prima volta nel palazzo ducale di Ferrara, durante il Carnevale del 1508, precisamente il 5 marzo. L’allestimento della scenografia fu affidato al pittore Pellegrino da Udine, il quale ideò una scena destinata ad imporsi come prototipo, perché interpretava e traduceva visivamente i fondamenti della ricerca prospettica, ed era così ricca nel rappresentare la città greca dove si svolge la commedia “tanto che il pubblico non se poteva satiare a guardarla”.
La Cassaria tratta di un giovane di nome Erofilo, figlio di un ricco mercante di Metellino, città greca, insieme all'amico Caridoro sono innamorati rispettivamente di Eulalia e Corisca, due ragazze appartenenti al ruffiano Lucrano. Per riuscire ad averle senza dover pagare l'esorbitante somma che Lucrano chiede loro, approfittando dell'assenza del padre di Erofilo (Crisobolo) organizzano con l'aiuto dei servi Volpino e Fulcio una beffa ai danni di Lucrano. La beffa si incentra su una cassa di grande valore che era in custodia di Crisobolo. Nel corso della commedia però vari equivoci produrranno il fallimento del progetto iniziale di Volpino, in ogni modo, grazie alla prontezza e all’ingegno dei due servi, alla fine i due innamorati riusciranno a farla franca e ad avere “gratis” le ragazze.
Atto II Scena I:
Erofilo e Caridoro stanno aspettando il ritorno di Volpino e Fulcio, che dovrebbero aver organizzato la beffa e sono ansiosi perché hanno saputo che Lucrano vuole lasciare la città.
Erofilo: Non so che pensare, com'è che Volpino ci mette così tanto?
Caridoro: E se Fulcio non l'ha trovato perlomeno che torni lui.
E: Ci capitano proprio tutte a noi
C: Grazie a Dio! Eccoli qui
Volpino: Si potrebbe organizzare truffa migliore per aiutare due amanti e mandare in rovina un bastardo?
Fulcio: Per quel che penso io potrebbe andar bene come potrebbe andar male
V: Qualora non avesse successo perlomeno non saremmo puniti di nulla. Che c'è di peggio che di essere bastonati?
F: Non c'è meglio di spalle come le mie per quanto sono abituate
C: Mi sembra o stanno ridendo?
V: E se mi servissero altre spalle prenderei le tue!
E: Che pensi? E' perché son brilli che son così contenti?
V: Muoviamoci…Ci stanno aspettando
C: Andiamogli incontro, vederli allegri mi fa sperare
E: Sicuramente non sanno nulla della partenza di Lucrano, se no non sarebbero così allegri
V: Che Dio vi faccia vivere a lungo
E: Si, ma meglio che adesso
V: Spera finché vivi e lascia disperare i morti
E: Te non sai che Lucrano domani partirà
V: Non ci crederò mai, lo dice solo per farvi spaventare
E: Chetati, se avessi sentito quello che ha detto mi crederesti…N'è vero?
C: Si si!
E: Oh povero me! Come potrò vivere se mi porta via il mio amore? La mia bella Eulalia? dovunque
vada ella il mio cuore andrà con lei!
V: Se il tuo cuore parte fammelo sapere che c'ho da fargli fare il passaporto…
F: E che si copra!
V: Perché c'ha da coprirsi?
F: Perché se no mentre svolazza via gli uccelli potrebbero mangiarlo…!
E: Guarda che ci stanno a prendere in giro! Poveri noi…servi d'amore
V: E più poveri noi...servi di voi servi d'amore! Guardami negli occhi...Il ruffiano parte stanotte? Va bene, abbiamo poco tempo ma vedrai che lo toserò ben bene come una pecora!
E: Oh mio salvatore!
C: O mio buon Volpino!
V: hai preparato le forbici per tosarlo?
E: Di che forbici vai parlando?
V: Non t'ho forse detto io di prendere le chiavi della camera del tuo babbo dal Nebbia?
E: L'ho fatto.
V: E hai preso quella cassa che ti ho detto?
E: Naturalmente
V: Hai mandato via tutti i servi?
E: Ho fatto tutto ciò che mi hai detto te
V: Bene! Queste sono le forbici di cui ti parlavo. Ascolta: ho incontrato un mio vecchio amico…servo dei soldati del Soldano.
E: E che c'incastra con noi?
V: Ascoltami: lo vestirò da mercante con i vestiti di tuo padre
E: Continua..
V: Lui così vestito darà la casa in pegno al ruffiano
E: Pegno?
V: Per farsi dare la ragazza!
E: A chi la deve lasciare in pegno?
V: Al ruffiano!
E: AL ruffiano?
V: Fino a che non gli porti i soldi per comprare Eulalia
E: In che senso che la lasci in pegno al ruffiano?
V: Dico la cassa! In cambio di Eulalia!
E: Ahhhhhhhhhh…..ho capito...ma non mi piace…
V: Subito dopo andremo….
E: No, no non va bene: vuoi che metta una cosa di sì grande valore in mano di uno che sta per partire???
V: Non ti preoccupare ascoltami!
E: No, non ti ascolto è troppo pericoloso…
V: Se mi ascolti non lo è! Con facilità infatti dopo….
E: Cosa?
V: Se ti cheti te lo dico. Bisogna subito dopo…
E: Ma di che chiacchieri?
V: Va bene! Allora sto zitto!
C: (rivolto a Erofilo) Lascialo parlare!
E: Che parli..
V: Potessi morire…avevi a stare zitto prima!
C: Via, non te la prendere! Ti ascolterà ! (rivolto a Erofilo) Su, lascialo parlare
E: Via...ti ascolto! Che mi vuoi dire?
V: Cosa voglio dire?! Mi rompi le palle tutto il giorno parlando della tu'donna, ti ho trovati 100 modi per averla e non te ne va bene uno…o bimbo...non si può far nulla senza un po’ di pericolo! Pensi forse che se ti metti a piangere lucrano te la regala la tua bella Eulalia?
E: Solo che mi sembra stupido mettere una cosa così preziosa in un così grande pericolo! Ma non lo sai che quella cassa non è nemmeno di mio padre ma che lui la tiene solo in deposito e che vale più di due miliardi? Con queste forbici ci tosiamo noi piuttosto che la pecora di cui parlavi prima!
V: Ma pensi che io sia così pollo da perdere una cosa di così gran valore senza aver prima pensato a come riaverla subito? Lascia fare a me, che sono più in pericolo di te...Se va male te ti prenderai solo la sgridata…sono io quello che sentirà le bastonate e forse la prigione!
E: E come la riprenderai se non abbiamo una lira da portargli? E se intanto tornasse babbo? E se Lucrano scappasse via?
V: O, ma vuoi stare zitto e ascoltarmi? Vedrai che il mio piano è buono e che non c'è pericolo di non riavere la cassa.
E: Suvvia parla, ti ascolto
V: Appena Lucrano avrà la cassa e il nostro mercante avrà portato a noi la ragazza ce ne andremo dal Bassà, il padre di Caridoro, per denunciare il furto della cassa, e dirai che sospetti di un tale ruffiano…
E: Capisco, sì…sarà credibile
V: E poi lo pregherai di darti delle guardie per andare a perquisirgli la casa e Caridoro ti aiuterà a convincerlo-
E: Sarà facile!
V: Faremo così presto che troveremo subito la cassa e non gli daremo il tempo di nasconderla. Lucrano dirà che gli è stata data in cambio di una ragazza: ma chi vuoi che creda che essa sia costata così tanto?? Trovatogli la refurtiva in casa sarà portato in prigione e forse giustiziato…ma a noi che ce frega?
E: Bene! Ce la possiamo fare
V: Anche tu Caridoro potrai soddisfare il tuo desiderio, infatti mentre i servi lo porteranno in prigione Lucrano ti darà Corisca volentieri se tu gli prometti di intercedere presso tuo padre per lui!
E: Sei un grande! Meriteresti bracciali d'oro!
F: Anche di più…le manette!
V: No, mio caro. .non potrei mai arrivare al tuo livello. .io non ne sono degno!
E: Ma…dov'è il nostro mercante?
V: Mi stupisco che non sia già qui...ma arriverà presto.
E: Vuoi che la cassa la porti tutto solo?
V: No, la porterà un servo suo collega. Va a casa adesso, e prepara il miglior abito di tuo padre, bisogna far presto.
C: Servo a qualcosa qui?
E: No, puoi andare a casa. Ti farò sapere…A dopo
C: A dopo.
F: se anche io non servo più me ne vado col padrone..
E: Come vuoi!
Atto III Scena III
Trappola travestito da mercante si reca a casa di Lucrano ruffiano per scambiare la cassa con Eulalia.
Lucrano: E' meglio che esca di casa prima che queste puttanelle mi assordino, mi facciano sentire la testa, mi uccidano con chiacchiere. Voi farete come dico io finche sarò vostro padrone, alla facciaccia vostra!!!!
Trappola: (Gli altri hanno i segni del proprio mestiere sul petto lui ce l'ha sul viso.)
L: Quanta superbia, quanta sfacciataggine hanno queste sgualdrine!! Cercano sempre di ostacolarti; sanno solo derubarti, fregarti e rovinarti.
T: (Nessuna merce è mai stata pubblicizzata in modo migliore.)
L: Ritengo che se un uomo avesse tutti i peccati del mondo, ma fosse un magnaccia come me e sopportasse le prostitute senza bestemmiare tutto il giorno meriterebbe più lui il Paradiso che chi non abbia mai peccato.
T: (Credo che se per te sia un purgatorio tenerle in casa per loro poveracce sarà un inferno starci.)
L: Quello che sta venendo deve essere appena sceso da una nave perché ha un carico molto pesante con sé.
T: Non può essere lontano questa è la grande casa che mi hanno detto è vicina alla sua.
L: Probabilmente s’è perso e sta cercando l’albergo…
T: Oh, che fortuna…sicuramente costui mi saprà indicare la strada. Mi scusi, brav’uomo.
L: E' chiaro che non sei pratico del luogo, mi hai chiamato con un nome col quale nessuno della mia famiglia era mai stato chiamato!
T: Scusami, ti avevo visto male, mi farò perdonare. Dimmi o misero uomo di pessima origine, forse sei tu quello che cerco o forse sei suo fratello o suo cugino o giù di lì…
L: Ci sta, chi cerchi?
T: Un truffatore, un delinquente, un assassino.
L: Rallenta...stai per trovarlo, come si chiama?
T: Aspetta… come si chiamava… ce l'ho sulla punta della lingua, non so che cosa ne ho fatto!
L: O l'hai inghiottito o l'hai sputato.
T: Forse l'ho sputato; senz'altro non l'ho inghiottito, visto che non potrei mandar giù uno schifo del genere senza vomitarlo!
L: Raccoglilo allora.
T: Ti dimostrerò che non c’è bisogno di sapere il nome per trovarlo, è bestemmiatore e bugiardo.
L: Questa è mia competenza.
T: Ladro, truffatore, imbroglione.
L: E' forse sbagliato saper giocare di mano?
T: E' un ruffiano.
L: La cosa che meglio mi riesce.
T: Infamatore, maldicente e provocatore di scandali!
L: Se fossimo alla corte di Roma si potrebbe dubitare di chi tu stia cercando; ma a Metellino ci sono solo io di questa pasta, e ti ricordo anche il mio nome: sono Lucrano.
T: Lucrano, sì sì Lucrano purtroppo.
L: Sì sono proprio io. Che vuoi da me?
T: Sei proprio te?!
L: Sì cosa vuoi allora?
T: Prima fammi scaricare questo peso a casa tua, poi ti dico cosa voglio.
L: Andiamo dentro e mettila pure dove vuoi. Te, aiutalo a scaricarla.
T: Essendo ad Alessandria in questi giorni un Ammiraglio che mi è grande amico, e può comandarmi come padrone, mi ha chiesto che quando fossi venuto in questa città sapendo che sarei passato da queste parti comprassi per lui Eulalia, una tua giovane ragazza, visto che è famosa per la sua bellezza; e dopo averla comprata di mandargliela per mezzo di questo servo. Visto che stanotte parte un carro che fa quella strada sono venuto da te a contrattare perché voglio servirlo a modo e così che il servo, dopo averla avuta, possa portargliela subito. Quanto vuoi?
L: E' vero che stavo già trattando con un altro che domani avrebbe pagato e si sarebbe portato via la femmina, tuttavia quando…
T: Tuttavia se io ti offro di più…
L: Hai capito. Chi mi dà di più se la porta via.
T: Ora andiamo in casa per accordarci a modino.
L: Ok, entriamo.
“Nova comedia v'appresento piena
Di varii giochi che ne mai latine
Ne greche lingue recitarno in scena…”
Con queste parole si da inizio al proemio della Cassaria. Ariosto sottolinea subito l'originalità della sua commedia, soprattutto per quanto riguarda la "fabula", perché alla base di essa non c'è nessun testo specifico, e poi anche perché essendo scritta in volgare è la prima commedia ufficiale Italiana. L’Ariosto è stato spesso accusato di poca cura nello stilare la commedia, poca cura dal punto di vista linguistico legata all’urgenza delle commesse. Ma in realtà, sebbene il volgare del prologo della Cassaria sia inferiore rispetto ai canoni contemporanei, l’originalità dell’Ariosto sta proprio nell’utilizzare una lingua non troppo ricercata, ma in grado di emulare i modelli latini in virtù dei giochi che proprio essa consente e di quelli che la capacità creatrice dell’autore si riserva di mettere liberamente in atto sul piano della “fabula”, attraverso la “contaminatio”.
Ovviamente completamente nuova non è poiché sempre si basa su un modello latino, quello di Plauto e Terenzio, sarebbe però troppo avventato affermare, come il De Sanctis, che la Cassaria si riduce a “un semplice lavoro di imitazione” addirittura riuscito male, poiché non è vero che i personaggi della commedia sono “esseri insignificanti”. Al contrario, questi infatti in un apparentemente banale perfetto inserimento nei canoni della commedia classica presentano sfaccettature molto interessanti, ed è tramite la bocca dei personaggi, che dalla scena direttamente al pubblico Ariosto lancia le sue allusioni, le sue sottili insinuazioni polemiche miranti alla critica della società cortigiana. Guardiamo per esempio alla scena 3 dell’atto III quando, a Trappola che cerca un maldicente, seminatore di scandali, baro, ladro e omicida Ariosto ribatte tramite la bocca di Lucrano: ”Se noi fussimo in corte di Roma si potria dubitare di chi tu cercassi..” Qui il ruffiano Lucrano va aldilà delle sue competenze professionali topiche, l’Ariosto sfrutta la polisemia del termine e la dilata fino a consegnarci interamente la figura del cattivo cortigiano, e così Lucrano forza lo stampo all’interno del quale il pubblico lo sa modellato, ma non lo rompe, lancia un fugace ed unico accenno ai vizi della corte papale: si tratta di un effetto che va colto nell’immediatezza della recitazione, una sorpresa inviata direttamente al pubblico con tale incisività che non ha bisogno di essere ripetuto. Un gioco di interazione-scissione tra classico e contemporaneo, fabula e realtà effettuale. Andando oltre troviamo nella scena 2 dell’atto IV un'altra sottile insinuazione nella bocca di Crisobolo: “…A chi danno più credito i gran maestri in questo tempo, e più favore che alli ruffiani, e chi più beffano che li uomini costumati e da bene?” Anche questa, al pari della precedente, è una forte insinuazione. In Crisobolo che pronuncia questa battuta intravediamo proprio l’autore stesso, che con un’amara ironia insiste nel promuovere la sua visione negativa del mondo cortigiano.
Tutta questa trasparenza potrebbe essere pericolosa essendo che la Cassaria viene rappresentata proprio all’interno di una corte. Ed ecco che così si giustifica anche l’ambientazione della commedia. Infatti la città di Metellino garantisce, in un certo senso, una copertura, ma nel contempo costringe anche l’autore a venire maggiormente allo scoperto per bilanciare l’inverosimiglianza del contesto attraverso l’intrusione di riferimenti diretti alla contemporaneità.
Ed è così che nella Cassaria sebbene l’Ariosto sia all’inizio della sua esistenza cortigiana, è gia ben viva e mordente la polemica anticortigiana, nei dialoghi della commedia, nei botta e risposta e anche nei monologhi si ritrovano i nodi principali del pensiero ariostesco, egli affida alla commedia frammenti della sue visione della vita sociale nel divario tra l’essere e l’apparire, corruzione e senso puramente esteriore del prestigio, specchio forse più ampio ma perfettamente riconducibile alla vita cortigiana effettuale.
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