L'Amleto.

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Testo

ATTO 1 Scena 1

La tragedia comincia davanti al castello di Elsinore, in Danimarca, in tempi
leggendari.
E' la mezzanotte di una notte fredda e Francisco, una sentinella, è di guardia
e aspetta il cambio.
Entra Bernardo che, in apprensione, chiede alla sentinella di guardia chi sia.
Gli viene a sua volta richiesta la parola d'ordine, quindi si approssimano
Marcello e Orazio. Quest'ultimo non è una sentinella regolare, ma è stato
invitato a recarsi al posto di guardia per essere testimone di un fatto
sovrannaturale che vi si verifica da due sere.

Marcello descrive la visione apparsa, ma, prima che Bernardo possa
completare la descrizione, entra il fantasma.
Orazio condivide l'opinione delle due sentinelle che si tratti del fantasma del
defunto re Amleto e Marcello lo invita a parlare all'apparizione.
Orazio allora chiede al fantasma chi sia, ma questi si allontana.

I due vengono a parlare della situazione politica e del giovane Fortebraccio,
principe di Norvegia, che vuole riconquistare le terre sottratte a suo padre
dal padre di Amleto, appena scomparso. Orazio ricorda che nell'antica Roma
prodigi come quello della comparsa del fantasma erano presagi di importanti
rivolgimenti politici e ritiene che la situazione presente del paese sia forse
prossima a cambiare in peggio.

A questo punto rientra il fantasma e Orazio lo invita a dire qualunque cosa
possa essere fatta per lui o a svelare importanti segreti sul futuro del paese, o
ancora ad indicare il luogo in cui un tesoro sia stato sepolto. Ma il gallo
canta e il fantasma scompare.

E' mattino e Orazio propone di riferire l'accaduto ad Amleto, con la speranza
che lo spirito voglia conferire con lui.

ATTO 1 Scena 2

Entrano re Claudio e personaggi della corte. Il re rivolge un discorso ufficiale
(cfr.Discorso di re Claudio), che riguarda importanti affari di stato:
innanzitutto il suo recente matrimonio, seguito quasi immediatamente alla
morte del fratello, quindi le minacce di Fortebraccio, che dalla Norvegia
reclama i territori sottratti al padre.
Riceve poi una speciale richiesta da Laerte, figlio di Polonio (il Lord
Ciambellano), il quale vuole tornare a Parigi, città da cui è venuto per
assistere all'incoronazione.
Il re incarica Polonio di rispondere al suo posto e quest'ultimo dà al figlio il
permesso di ripartire.

L'ultimo argomento toccato dal re è il desiderio di Amleto, suo nipote e ora
suo figliastro, di ritornare ai suoi studi a Wittenberg. Ma, appellato come
nipote e quindi come figlio, Amleto si risente e, alle richieste della madre e
dello zio di mettere da parte il suo lutto, risponde che non gli sembra
neppure di aver compianto il padre abbastanza.

Infine il re e la regina lo pregano di voler restare in Danimarca e di accettare
Claudio come un vero padre. Amleto manifesta l'intenzione di obbedire ed il
re esprime il desiderio di trascorrere la serata brindando a questo nuovo
legame filiale. Quindi la corte esce, lasciando Amleto da solo.

Il principe pronuncia ora il suo primo monologo (cfr. Primo monologo di
Amleto) alla conclusione del quale entrano Orazio, Marcello e Bernardo.
Amleto abbandona a questo punto le sue riflessioni suicide, esprime la sua
gioia nel rivedere Orazio, suo compagno di studi all'Università di Wittenberg,
e commenta aspramente il modo repentino in cui le nozze della madre sono
seguite ai funerali del padre. Orazio rivela ad Amleto che un fantasma con le
sembianze di suo padre è apparso alle sentinelle di guardia al castello prima
di mezzanotte e il principe esprime il fermo proposito di incontrarlo.
Allo stesso tempo prega i soldati di non parlare a nessun altro dell'aspetto
del fantasma e, fissato l'incontro per quella notte stessa, li congeda.

ATTO 1 Scena 3

La scena si svolge nella stanza di Polonio all'interno del castello di Elsinore.
Laerte si accinge a ritornare a Parigi e sta salutando la sorella Ofelia. In un
lungo discorso le consiglia di non dare troppo affidamento alle parole di
Amleto e di proteggere la propria castità, per quanto il principe possa
giurarle amore, dato che egli, come futuro regnante, non è libero di
scegliere la propria sposa ed è di condizione troppo superiore a lei.
Ofelia risponde che seguirà i suoi consigli e aggiunge che Laerte stesso non
dovrebbe pregarla di osservare costumi severi senza imporli anche a se
stesso.
A questo punto entra Polonio e, sorpreso di trovare Laerte ancora a palazzo,
lo invita ad imbarcarsi al più presto, lo benedice e poi ritarda la sua partenza
con una serie di triti luoghi comuni della morale.

Laerte esce, raccomandando a Ofelia di ricordare le sue parole, e Polonio
vuole sapere dalla figlia di cosa si tratti. Alla risposta che il discorso
riguardava Amleto, rammenta di aver sentito dire di incontri fra il principe e
la figlia e le chiede di che natura siano i loro rapporti.
Ofelia parla dell'affetto manifestatole da Amleto e Polonio ribatte che non
dovrebbe credere alle intenzioni del principe, che probabilmente vuole
soltanto sedurla.

Anzi, giunge alla conclusione che Ofelia non debba più incontrarlo.
La figlia, ubbidiente, accondiscende e lascia la scena.

ATTO 1 Scena 4

Amleto, Orazio e Marcello escono sul bastione del castello, dove è solito
comparire il fantasma.
E' mezzanotte e si odono delle trombe, che, spiega Amleto, servono a
sottolineare ogni brindisi fatto da re Claudio. Il discorso verte quindi per un
tratto sulla fama di ubriaconi che hanno all'estero i danesi.

Entra il fantasma e Amleto, dopo aver invocato gli angeli in propria difesa,
gli si rivolge e afferma che, sia egli un angelo del cielo o un'anima dannata,
parlerà con lui come se fosse il vero spirito di suo padre.

Il fantasma fa cenno ad Amleto di seguirlo e Amleto, per quanto Orazio e
Marcello tentino di trattenerlo, si allontana con lui.
I due amici non vogliono abbandonarlo e lo seguono a distanza.

ATTO 1 Scena 5

Il fantasma svela ad Amleto che è stato il fratello Claudio ad ucciderlo dopo
aver sedotto sua moglie Gertrude mentre egli era ancora in vita. Quindi
spega il modo in cui è stato ucciso: Claudio gli ha versato del veleno
nell'orecchio cogliendolo nel sonno, senza dargli la possibilità di confessarsi
o ricevere i sacramenti prima del trapasso.

Desiderio estremo del fantasma è che Amleto vendichi la sua morte e non
lasci che il letto reale si trasformi in un rifugio di amanti incestuosi. La
madre, però, dovrà restare al giudizio di Dio e della propria coscienza.

Il fantasma scompare e Amleto resta dubbioso se rivolgersi al cielo o agli
inferi per chiedere aiuto, poi decide di cancellare dalla sua mente ogni altro
pensiero che non sia il desiderio del padre di essere vendicato.

All'idea dell'assassinio quasi perde il controllo di sè e si comporta in modo
irrazionale già nel rispondere alle prime domande degli amici rimasti ad
attenderlo.
Può però rispondere loro con certezza che si tratta di un "fantasma onesto",
cioè del vero spirito del padre piuttosto che di un diavolo che ne abbia
assunto la forma e li prega di non chiedere altro.

Anzi, vuole che giurino di non rivelare a nessuno quanto hanno veduto
quella notte.
Tornato alla razionalità, commenta il suo contatto con il soprannaturale con
la famosa frase "There are more things in heaven and earth, Horatio,\ Than
are dreamt of in your philosophy" e prega gli amici di nuovo di non rivelare
nulla del fantasma e della sua intenzione di fingersi pazzo, qualora lo
ritenga necessario. Dopo il giuramento di Orazio e Marcello, i tre si dividono.

ATTO 2 Scena 1

Siamo di nuovo nella stanza di Polonio , il quale sta mandando il suo servo
Reinaldo a Parigi con del denaro e delle lettere per il figlio.
Raccomanda al servitore di informarsi sul comportamento di Laerte prima di
fargli visita, e lo istruisce sui metodi più opportuni per spiarlo.

Entra Ofelia e, con aria spaventata, racconta che, mentre si trovava sola in
una stanza a cucire, è entrato Amleto con un aspetto dissennato e gli abiti
scomposti, le ha preso un polso e, fissandola, ha singhiozzato, per poi
avviarsi con lo stesso fare sconvolto verso la porta.
Polonio ne deduce che Amleto soffre per l'amore non corrisposto e chiede ad
Ofelia se vi sia stata una lite.
Ofelia nega, ma riconosce di aver respinto le lettere di Amleto e di aver
rifiutato d'incontrarsi con lui.
Per Polonio è sempre più chiaro che si tratta di pene d'amore e ammette che
forse il suo giudizio sulle intenzioni del principe verso la figlia non era stato
del tutto esatto.
Decide di andare con Ofelia dal re per parlargli della scoperta fatta.

ATTO 2 Scena 2

La scena si sposta ad una stanza del castello in cui re Claudio e Gertrude
stanno dando il benvenuto a Rosencrantz e Guildenstern.
Si tratta di compagni di studi di Amleto che il re ha fatto venire in Danimarca
perchè chiariscano le ragioni del comportamento del principe.
La regina promette loro una ricompensa ed essi accettano di aiutare il re.
Entra Polonio con la notizia del ritorno degli ambasciatori dalla Norvegia e
allo stesso tempo dichiara di aver scoperto le ragioni della pazzia di Amleto.
Claudio sembra più ansioso di ricevere questa informazione che non il
resoconto degli ambasciatori, ma Polonio pensa sia meglio introdurli e il re
acconsente.

Entra Voltimando con la notizia del successo della sua missione in Norvegia:
il re di quel paese ha indagato sulle azioni intraprese dal nipote Fortebraccio
contro la Danimarca, ed intende porvi termine, anzi ha deciso di inviare il
nipote con le forze da lui raccolte a combattere contro la Polonia e chiede a
Claudio di garantire il passaggio delle truppe attraverso la Danimarca.
Usciti gli ambasciatori, Claudio e la regina ascoltanto il discorso ampolloso
che Polonio imbastisce per riferire dell'incontro fra Amleto e la figlia.

Il Ciambellano legge una lettera d'amore che il principe ha scritto ad Ofelia.
Claudio sembra soddisfatto della teoria di Polonio e chiede cosa si possa fare
per averne ulteriore conferma.
Polonio suggerisce un piano che evidentemente aveva già preparato: spiare
l'incontro dei due innamorati di lontano, nascosti dietro un arazzo, in un
luogo dove il principe è solito passare. Il re accondiscende e in quel
momento fa il suo ingresso Amleto.
Egli cammina tristemente e definisce Polonio un "fishmonger" (letteralmente
"pescivendolo", gergale per un protettore) intimandogli di non lasciar andare
la figlia in giro da sola perchè non abbia a concepire spontaneamente.
Il discorso sembra ai presenti una conferma della teoria della delusione
d'amore, come causa della pazzia di Amleto.
Dopo uno scambio di battute satiriche che riguardano le letture di Amleto,
entrano Rosencrantz e Guildenstern, salutati allegramente dal principe, che
chiede loro cosa abbiano fatto per essere spediti in una prigione come la
corte di Danimarca.
I due replicano di essere venuti per fargli visita ma, alle sue pressanti
domande, devono ammettere di essere stati invitati dal re e dalla regina con
lo scopo di controllarlo.

Infine Rosencrantz e Guildenstern informano Amleto dell'imminente arrivo di
una compagnia di attori.
Prima che questi facciano il loro ingresso Amleto confida loro che Claudio e
Gertrude si ingannano sulle cause della sua pazzia e che egli è pazzo solo
quando ve ne è la necessità.

Entra Polonio con gli attori. Amleto dà loro il benvenuto e chiede loro di
recitare un dialogo sulla morte di Priamo di cui ricorda le prime battute, cosa
che gli attori fanno immediatamente.

Amleto, entusiasta del saggio di recitazione offerto (cfr. Monologo dopo
l'incontro con gli attori), chiede alla compagnia di recitare quella sera stessa
davanti al re la "Morte di Gonzago", inserendovi una dozzina di righe scritte
da lui stesso per l'occasione.
Gli attori acconsentono.

ATTO 3 Scena 1

La scena è ambientata nella stanza del castello dove deve svolgersi
l'incontro fra Amleto e Ofelia.
Sono presenti il re e la regina, circondati da Polonio, Ofelia, Rosencrantz e
Guildenstern e altri cortigiani.
Il re chiede a Rosencrantz e Guildenstern se abbiano niente di nuovo da dire
circa lo stato d'animo del principe e i due rispondono che con "abile pazzia"
egli si è astenuto dal dare risposte precise, ma che è sembrato interessato
all'arrivo degli attori, ai quali ha già commissionato una recita per la sera
stessa.

Rosencrantz e Guildenstern escono ed è invitata a uscire anche Gertrude. Il
re e Polonio si nascondono invece in attesa dell'incontro fra Amleto ed
Ofelia.
La fanciulla dovrà leggere un libro pio per far apparire naturale la sua
presenza da sola in quel luogo.

Entra Amleto, così assorto nei suoi pensieri che sulle prime non vede
neppure Ofelia e pronuncia il suo monologo più famoso (cfr.Essere o non
essere).

Terminato il monologo, l'incontro con Ofelia inizia in modo gentile e corretto,
quindi la fanciulla dichiara di voler restituire ad Amleto degli oggetti che le
ha regalato.
A questo punto le risposte di Amleto si fanno ambigue e pungenti, fino al
punto in cui il principe consiglia alla ragazza di ritirarsi in un convento
perchè non abbia a generare peccatori. "I am myself indifferent honest, but
yet I could accuse me of such things that it were better my mother had not
borne me".
Quindi, ad un lungo elenco dei propri difetti, fa seguire l'improvvisa
domanda su dove sia Polonio, per poi tornare ancora e ancora sulle attitudini
peccaminose delle donne e sulla necessità che Ofelia si ritiri in convento.
La lascia alla fine senza parole, in uno stato di disperazione.

Il commento finale di Ofelia è un ritorno alla poesia dopo la prosa dell'ultima
parte: la fanciulla ricorda come Amleto fosse un ideale cortigiano, soldato e
studente, modello di finezza e di intelligenza e compiange la mente tanto
nobile che vede sconvolta dalla pazzia ("O, what a noble mind is here
o'erthrown!").

Claudio e Polonio escono dal loro nascondiglio. Il re ora rifiuta la teoria di
Polonio sul mal d'amore e pensa che qualcosa di più grave turbi l'anima di
Amleto, a tal punto da poter essere fonte di qualche pericolo.
Decide pertanto di mandarlo in Inghilterra con la scusa di riscuotere un
tributo dovuto alla Danimarca.

Polonio suggerisce invece, prima di ricorrere a questo rimedio estremo, di
far chiamare Amleto dalla madre perchè lei stessa lo interroghi sulla causa
del suo stato.
Egli stesso, nascosto nella stanza, ascolterà la loro conversazione.
Se neppure questo incontro sarà risolutivo, Amleto partirà per l'Inghilterra.

ATTO 3 Scena 2

Amleto fa il suo ingresso nella sala del castello e spiega agli attori il suo
concetto ideale di recitazione, quindi Polonio, Rosencrantz e Guildenstern
vengono a riferire che il re a la regina assisteranno allo spettacolo.

Mentre si attende il loro arrivo, il principe chiama da parte Orazio e gli
confida che lo ritiene l'uomo più giusto che abbia incontrato ed il suo più
vero amico. Gli espone dunque le rivelazioni del fantasma e gli chiede di
osservare le reazioni del re durante la rappresentazione: se l'atteggiamento
di Claudio non tradirà la sua colpa, il fantasma che ha visto è stato
probabilmente diabolico inganno.

Entra la corte e dopo un breve scambio di battute fra il principe, Polonio ed il
re, la regina invita Amleto a sedere accanto a lei per assistere allo
spettacolo, ma questi preferisce la compagnia di Ofelia, che però continua a
trattare senza alcun rispetto.

Al loro ingresso sulla scena, gli attori inscenano innanzitutto un mimo, che
riassume la trama del dramma: un re ed una regina si abbracciano con
affetto, quindi l'uomo si distende in un giardino e si addormenta e la donna si
allontana.
Si avvicina un altro uomo, prende fra le mani la corona del dormiente e la
bacia, poi gli versa del veleno nell' orecchio.
Al ritorno la regina scopre il marito morto e si dispera.
Torna l'omicida con altri cortigiani e tenta di consolarla. Quando il corpo
viene trascinato via l'avvelenatore abbraccia la regina che, dopo qualche
resistenza, accetta il suo amore.

Gli attori che impersonano il re e la regina tornano sulla scena per dare
inizio alla rappresentazione, in cui viene sottolineata più l'infedeltà della
regina che non l'omicidio del re. Le reazioni di Gertrude sembrano
discolparla da una complicità nell'assassinio.
Intanto Claudio, allarmato, chiede ad Amleto se vi sia offesa nell'intreccio del
dramma. Quando un attore comincia a descrivere dettagliatamente le
proprietà mortali del veleno e lo versa nell'orecchio del re addormentato,
Claudio si alza e lascia la sala.
Amleto reagisce con isterica gioia e invita i musici a suonare per lui.

Entrano Rosencrantz e Guildenstern, per riferire che il re è fuori di sè e che
sua madre è molto afflitta e vorrebbe conferire con lui prima che si ritiri.

Di nuovo Rosencrantz e Guildenstern cercano, senza risultato, di ottenere da
Amleto una risposta chiara circa le origini del suo malessere. Sopraggiunge
Polonio e ribadisce il desiderio della regina di parlare ad Amleto. Il principe
accetta.
Allontanatisi Rosencrantz, Guildenstern e Polonio, Amleto, passata l'euforia,
cade in uno stato cupo e minaccioso che lo dispone all'omicidio, ma si
impone di non perdere i naturali sentimenti di affetto filiale verso la madre,
per quanto crudelmente possa accadergli di parlare.

ATTO 3 Scena 3

Il re sta parlando con Rosencrantz e Guildenstern in una sala del castello
relativamente al pericolo che la pazzia di Amleto rappresenta ormai per lui.
Li informa della necessità di mandare Amleto in Inghilterra accompagnato
da loro. C'è uno scambio di battute in cui Rosencrantz e Guildenstern
deprecano il regicidio, quindi il re conclude il discorso invitandoli ad
affrettare i preparativi per la partenza.

Entra Polonio per annunciare che Amleto si è avviato verso le stanze della
madre e che lui stesso si appresta ad ascoltare non visto la loro
conversazione.

Rimasto solo, Claudio da libero sfogo ai sensi di colpa che lo tormentano (cfr.
Rimorsi del re).

ATTO 3 Scena 4

Siamo nella stanza di Gertrude al castello. Polonio dice alla regina che
Amleto la raggiungerà a momenti e che lei dovrà dirgli di non poter
sopportare più a lungo da parte sua un tale comportamento.
All'arrivo di Amleto, Gertrude esordisce con l'accusarlo di aver offeso
gravemente il padre, accusa che il principe ritorce su di lei ("Mother, you
have my father much offended").
Le battute aspre si incrociano senza che Gertrude possa scoprire ciò che le
preme di sapere. Propone quindi ad Amleto di lasciarla.
Il principe è in uno stato d'animo turbato e minaccioso e forza la madre a
sedersi.
L'espressione di lui è così terribile che Gertrude geme di paura e Polonio,
dietro l'arazzo, tradisce la sua presenza.
Amleto snuda la spada e lo trafigge, credendolo il re.
Quando la regina chiede cosa abbia fatto per meritare tanta crudeltà, Amleto
le descrive senza mezzi termini la spudoratezza e l'ipocrisia con la quale
ella ha rotto le sue promesse matrimoniali.
Più volte la regina cerca di interrompere il figlio perchè smetta di
tormentarla con "parole come pugnali", ma Amleto continua ad accusarla
fino a strapparle per la terza volta un angosciato "No more".

A questo punto riappare il fantasma e Amleto sembra improvvisamente in
grado di contenere la sua furia verso la regina in lacrime.
Il principe chiede allo spirito se sia tornato per rinvigorire in lui un proposito
di vendetta che sembra aver perso il suo slancio, ma questi lo invita a
parlare alla madre.

Gertrude non vede il fantasma e osserva con stupore il dialogo di Amleto con
il vuoto.
Quando il principe insiste nel descriverle lo spirito del padre, ella ribatte che
si tratta solo di un'allucinazione prodotta dalla pazzia.
Amleto nega di essere pazzo e per provarlo dice di essere in grado di
ripetere ogni parola che ha pronunciato finora e invita la madre a non
sottovalutare quanto le ha detto con la scusa della pazzia, perchè ciò
corromperebbe ancor più la sua anima.
Nel tentativo di salvarla, la invita poi e pentirsi del male fatto.
Più calmo, appare ora dispiaciuto di esser stato così rude, chiede alla regina
di "perdonargli questa sua virtù" ("forgive me this my virtue").
I due si apprestano a lasciarsi. Ora, per la prima volta, Amleto sembra
considerare l'uccisione di Polonio e calarsi nel ruolo di flagello di Dio ("but
heaven hath \ pleased it so, \ to punish me with this, and this with me,\ That I
must be their scourge and minister.").
Chiede alla madre di non parlare al re della sua falsa pazzia, poi le
rammenta che sta per partire per l'Inghilterra e le confessa di non fidarsi nè
della lettera sigillata che Claudio sta per inviare, nè dei suoi compagni di
studi Rosencrantz e Guildenstern.

ATTO 4 Scena 1

Il re e la regina, accompagnati da Rosencrantz e Guildenstern, entrano in
un'altra stanza del castello subito dopo l'uccisione di Polonio.
Dopo aver fatto allontanare Rosencrantz e Guildenstern, la regina descrive in
disparte al re l'assassinio del Ciambellano da parte del "pazzo" Amleto.
Claudio, più che mai convinto della necessità di allontanare Amleto
inviandolo in Inghilterra, fa richiamare Rosencrantz e Guildenstern e chiede
loro di trovare il principe e di portare il corpo di Polonio nella cappella,
quindi manifesta il proposito di riunire il consiglio e riferire a tutti l'accaduto.

ATTO 4 Scena 2

Rosencrantz e Guildenstern raggiungono Amleto mentre questi ha appena
sotterrato il corpo di Polonio.
L'atteggiamento del principe verso di loro è satirico: li accusa di aver perso
ogni prerogativa umana nel momento in cui si sono messi al servizio del re e
che l'unica ricompensa che avranno per aver venduto la loro anima sarà la
distruzione da parte di chi li usa.

ATTO 4 Scena 3

Claudio fa un resoconto della situazione ad alcuni suoi consiglieri. Dice di
voler tenere sotto controllo Amleto, ormai divenuto pericoloso per lo stato, e
manifesta il proposito di spedirlo in Inghilterra.
Entrano Rosencrantz e Guildenstern dicendo di non aver potuto trovare il
corpo di Polonio, ma di aver condotto con loro il principe, che attende fuori
della stanza.
Amleto, interrogato su dove sia il cadavere, risponde che Polonio è ad una
cena in cui, anzichè mangiare, è mangiato.
Dopo aver inviato degli attendenti alla ricerca del corpo, Claudio informa
ufficialmente Amleto della necessità di partire per l'Inghilterra.

Rimasto solo, Claudio rivela al pubblico che la sua lettera al re d'Inghilterra
richiede l'immediata esecuzione di Amleto, poi lascia la scena.

ATTO 4 Scena 4

La scena si apre la mattina successiva su di una strada prossima al confine
danese.
Entra Fortebraccio col suo esercito e comanda al capitano di portare i suoi
saluti al re di Danimarca e di ricordargli l'impegno di lasciar passare
l'esercito Norvegese diretto verso la Polonia.
Il capitano resta solo sulla scena e a questo punto compare Amleto che,
accompagnato da Rosencrantz e Guildenstern, è sulla via dell'imbarco.
Amleto interroga il capitano quanto alle ragioni della spedizione norvegese
e ne commenta gli intenti, quindi chiede agli uomini che lo accompagnano
di precederlo e resta solo sulla scena.
Pronuncia a questo punto il suo quarto monologo.
La vista dell'esercito in partenza per una guerra inutile, giustificata solo da
un punto d'onore, suscita in lui nuovamente il rimorso per l'inazione rispetto
ad una vendetta che egli continua a procrastinare e lo induce a porsi di
nuovo il problema di quali cause possano averlo spinto a ritardare tanto
l'esecuzione della sua missione.

ATTO 4 Scena 5

Siamo di nuovo al castello di Elsinore dopo circa un mese dagli ultimi eventi
rappresentati.
Entra la regina con Orazio ed un altro gentiluomo. I due cercano di
persuadere Gertrude ad incontrare Ofelia, ma la regina continua a rifiutare.

Orazio ed il collega le spiegano lo stato critico della ragazza, che potrebbe
concepire propositi insani. I gentiluomini lasciano la scena e la regina
ammette che il suo senso di colpa non le permette di confrontarsi con nuove
disgrazie.

Entra Ofelia in stato di evidente alterazione mentale e sembra non
riconoscere la regina. Canta due frammenti di canzoni che parlano di un
amante morto e seppellito.
Quando entra Claudio la fanciulla sta ancora cantando, ed il re conclude che
la sua pazzia è causata dalla morte del padre.
Claudio elenca le disgrazie accadute: l'uccisione di Polonio, l'esilio di
Amleto, la confusione del popolo circa la morte del Ciambellano (sepolto in
segreto), il ritorno clandestino di Laerte dalla Francia e, per di più, il sospetto
diffuso fra il popolo che lo stesso re Claudio sia responsabile della morte del
Ciambellano.

A questo punto fa irruzione Laerte, che ha raccolto una folla di facinorosi e
reclama vendetta per la morte del padre.
I regnanti cercano di indurlo alla calma e Claudio afferma che può provare
di essere innocente della morte di Polonio.
A questo punto rientra Ofelia e Laerte è gravemente turbato nel constatare lo
stato mentale della sorella.
Ofelia distribuisce fiori ai presenti e canta della morte del padre, poi esce.
Ora Claudio spiega a Laerte le circostanze della morte di Polonio e si
dichiara pronto ad aiutarlo nel portare a compimento la sua vendetta contro i
veri colpevoli.

ATTO 4 Scena 6

La scena sesta ha luogo in una stanza del castello contigua alla precedente.
Orazio è stato convocato qui per incontrare dei marinai che hanno chiesto di
lui. Riceve da loro una lettera di Amleto che ne descrive le avventure in
mare come segue:
dopo due giorni di navigazione l'imbarcazione è stata abbordata da una
nave pirata; durante la battaglia Amleto si è ritrovato solo sulla nave nemica
e prigioniero dei pirati, che lo hanno però trattato con riguardo e liberato.

Chiede perciò ad Orazio di fare in modo che questi uomini possano far
pervenire in tutta sicurezza al re le lettere che egli stesso ha scritto e
desidera che Orazio si faccia accompagnare da questi buoni amici fino a lui.
Orazio accompagna i pirati dal re.

ATTO 4 Scena 7

La scena si sposta in un'altra stanza del castello dove il re ha un colloquio
con Laerte, il quale vuol sapere come mai Claudio non abbia fatto
immediatamente giustiziare l'assassino del padre.
Il re risponde che ciò è avvenuto per due ragioni:
per l'amore della regina sua madre verso Amleto e per la popolarità goduta
dal principe fra la gente di Danimarca.

A questo punto giunge un messaggero con le lettere di Amleto.
Claudio ne è profondamente turbato e ne legge il contenuto a Laerte.
Amleto scrive di essere tornato, privo di ogni bene, sul suolo danese e di
avere intenzione di presentarsi al re il giorno dopo, per dare un resoconto
delle strane circostanze del suo ritorno.

Laerte gioisce dell'occasione che gli viene presentata di vendicarsi, e
Claudio concepisce un piano per liberarsi di Amleto in modo che la sua
morte sembri del tutto accidentale.
Racconta che due mesi prima un visitatore normanno ha lodato davanti ad
Amleto l'abilità di Laerte come schermidore, suscitando nel principe il
desiderio di affrontarlo a duello.
L'idea di Claudio è quella di far affrontare Amleto e Laerte al fioretto. Il
principe non è solito controllare le armi e Laerte potrà procurarsi un fioretto
appuntito con cui ucciderlo.

Laerte acconsente, ed aggiunge che, per maggior sicurezza, immergerà la
punta della sua arma nel veleno, cosicchè anche un graffio risulterà fatale.
Claudio, non contento, concepisce anche un piano supplementare, che
consiste nel preparare un calice avvelenato dal quale il principe berrà, nel
caso la sete lo colga durante l'incontro.
Entra Gertrude con la triste notizia che Ofelia si è affogata e descrive la
scena della sua morte.
Laerte, sopraffatto dal dolore, lascia la stanza. Il re e la regina lo seguono
per confortarlo.

ATTO 5 Scena 1

La scena ha luogo in un cimitero nei pressi del castello di Elsinore il giorno
seguente.
Due becchini, interpretati da clowns, discutono sul rito funerario della donna
per cui stanno preparando la tomba.
Sembra che ella sia destinata ad avere sepoltura cristiana, per quanto si
tratti di una suicida.
Il capo becchino manda il suo attendente a prendere del liquore e continua a
scavare, cantando una gioiosa canzone d'amore.
A questo punto entrano Orazio e Amleto e quest'ultimo appare sorpreso dal
fatto che il becchino manchi così di sentimento.

Orazio replica che si tratta dell'effetto dell'abitudine e Amleto concorda.
Il becchino getta ora verso di loro un teschio e Amleto riflette sulla vanità dei
desideri umani ed esprime le sue riflessioni sulla morte che si protraggono
fino al momento in cui vede approssimarsi un corteo funebre guidato dal re.
Il principe nota dai paramenti che si tratta del funerale di un suicida e, con
Orazio, si apparta per vedere non visto.
Entrano il re, la regina, Laerte ed il ministrante.
Amleto comprende che si tratta del funerale di Ofelia e, nel momento in cui
Laerte si slancia sulla tomba della sorella imprecando contro di lui, si
avvicina e chiede se Laerte abbia diritto a tanto dolore quando lui, "Amleto il
danese" è presente e si getta anche lui sul feretro.

I due cominciano a lottare. Dopo aver dimostrato in un drammatico scambio
di battute, di non essere affatto consapevole della propria responsabilità per
la morte di Polonio e di Ofelia e per la profanazione del funerale di
quest'ultima, improvvisamente Amleto si volta e si allontana.
Claudio ordina ad Orazio di seguirlo e invita Laerte a mantenere la calma,
tenendo a mente le decisioni della notte precedente.

ATTO 5 Scena 2

La scena finale si svolge nel salone principale del castello di Elsinore, subito
dopo il funerale.
Amleto entra conversando con Orazio e per spiegargli il suo recente
comportamento pronuncia quello che è forse il monologo più significativo
del dramma. Parla della sua esperienza sulla nave ed esprime la
convinzione che il destino umano sia nelle mani di Dio.
Quindi racconta come, incapace di dormire durante il viaggio per mare,
avesse lasciato la sua cabina per recarsi in quella di Rosencrantz e
Guildenstern e di lì avesse sottratto un pacco di lettere per poi leggerle nella
sua stanza.
Scoperto l'inganno del re ai suoi danni, aveva modificato lo scritto in cui
Claudio chiedeva di ucciderlo in modo tale che il re d'Inghilterra avrebbe
messo a morte al suo posto i latori della missiva.

Orazio sottolinea la necessità di agire rapidamente, dato che presto il re sarà
messo al corrente del risultato della spedizione in Inghilterra.
D'altro canto Amleto sembra solo ora consapevole del dolore che ha arrecato
a Laerte e appare intenzionato a riguadagnarsi la sua stima.
In quel momento entra Osric con un messaggio di benvenuto da parte di
Claudio.
Amleto motteggia il cortigiano, finchè fa il suo ingresso un altro uomo del re,
per sapere se Amleto intenda affrontare Laerte immediatamente o voglia
posticipare il duello.
Il principe si dichiara pronto a battersi.
Quando si trovano di nuovo soli, Orazio invita Amleto a rinviare l'incontro,
ma questi replica con le famose parole:"There is a special providence in the
fall of a sparrow. If it be now, 'tis not to come; if it be not, yet it will come.
The readiness is all."
Sopraggiungono il re e la corte al suono di trombe e tamburi.
Mentre si fanno i preparativi per l'incontro il re pone la mano di Laerte in
quella di Amleto in segno di riconciliazione.
Amleto si scusa attribuendo i suoi atti alla pazzia. Laerte dice di non potersi
riconciliare con Amleto finchè dei maestri di comprovato onore possano
dimostrargli che la sua reputazione non sarà intaccata da questa pace.
Fino ad allora, comunque, non farà torto alla profferta di amicizia di Amleto.
Si abbracciano e scelgono i fioretti.
Claudio chiede che del vino venga posto sulla tavola e annuncia che se
Amleto colpirà Laerte nei tre primi scambi berrà alla sua salute.
Comincia il duello e al primo scambio Amleto colpisce Laerte. Il re
interrompe l'incontro per bere alla salute del principe, ma questi rifiuta di
partecipare al brindisi.
Appena lo scontro riprende, Amleto tocca nuovamente. La regina si avvicina
al figlio per tergergli la fronte con un fazzoletto e, trovandosi vicina al tavolo
dove è preparata la coppa avvelenata, (che è stata preparata per Amleto),
annuncia che anche lei farà un brindisi.
Il re la richiama con veemenza, ma lei insiste e beve.
Al terzo scambio Laerte, combattendo al meglio delle sue forze, induce
Amleto ad indietreggiare al limite della pedana. Rabbiosamente riesce a
colpirlo e questi si rende conto che Laerte usa un fioretto irregolare.
Prende allora a schermare con tale impeto che si impadronisce del fioretto di
Laerte, con il quale ferisce gravemente l'avversario.
A questo punto il re vorrebbe interrompere il duello, mentre Amleto si
dichiara pronto a continuare. La contesa termina quando la regina crolla a
terra.
Claudio sostiene che è venuta meno alla vista del sangue, ma Gertrude grida
che la bevanda è avvelenata.
Amleto, dinanzi alla palese colpevolezza del re, ormai evidente a tutta la
corte, ordina che vengano chiuse le porte, ma viene a sapere da Laerte che
non gli resta molto da vivere a causa del fioretto avvelenato.
Allora rivolge la sua spada verso Claudio, ma la folla grida al regicidio.
Amleto costringe il re a bere il vino avvelenato.
Alla morte di Claudio, Laerte rivolge al principe le sue ultime parole, Amleto,
da parte sua, vorrebbe spiegare l'accaduto alla corte, ma con le ultime forze
può solo chiedere a Orazio: "report me and my cause aright\ To the
unsatisfied".
Orazio vorrebbe bere lui stesso del vino avvelenato per seguire la stessa
sorte dell'amico, ma Amleto glielo impedisce.

Si ode un fragore all'esterno: Fortebraccio torna dalla sua conquista della
Polonia. Amleto non ha abbastanza energie restanti per scoprire l'effetto del
suo mandato al re di Inghilterra; si preoccupa invece della successione e
prevede che la scelta cadrà su Fortebraccio, al quale proclama morendo il
suo appoggio.
Subito dopo la morte di Amleto, fa il suo ingresso Fortebraccio con gli
ambasciatori inglesi.

Amleto

Il mistero è la principale caratteristica del carattere di Amleto e
si manifesta in primo luogo nell'ambiguità della sua pazzia.
A corte Amleto agisce e parla come un pazzo, ma svela per
ben tre volte (ad Orazio, a Rosencrantz e Guildenstern ed alla
madre) di agire in tal modo volutamente e con uno scopo
preciso.
Veniamo a sapere da Ofelia che, prima della morte del padre,
egli era un cortigiano, un soldato ed uno studente modello.
Il matrimonio incestuoso della madre con lo zio lo getta in uno
stato d'animo cupo e denso di propositi suicidi (manifestati
ripetutamente nei monologhi).
E' in questa situazione emotiva anche quando si confronta col
fantasma del padre e con la rivelazione dell'omicidio.

Il suo mandato è la vendetta, eppure nei due mesi
successivi all'incontro con il fantasma non
compie alcun gesto concreto in questa direzione,
ma si limita a turbare la corte con il suo agire
irrazionale.
Questa finta malattia mentale, anzichè
proteggere Amleto, ottiene di allarmare lo zio,
che prima cerca di scoprirne le cause poi,
preoccupato per la propria stessa vita, decide di
allontanare il nipote incaricandolo di una missione senza ritorno in Inghilterra.

Nel frattempo l'incapacità di accettare la realtà della vita o di agire per distruggerne i
mali tormenta Amleto molto più di quanto la sua bizzarra condotta non infastidisca
coloro che lo circondano.
In primo luogo si accusa di codardia, poi razionalizza la sua incapacità di agire
ritenendola un frutto dei suoi dubbi circa la vera natura del fantasma (forse diabolica).
E infine quando, grazie allo stratagemma della rappresentazione teatrale, riesce a
smascherare lo zio, è colto da una momentanea, insana felicità ma continua a
meditare il suicidio ed a motteggiare crudelmente Ofelia.

La sua prima, vera reazione avviene durante il dialogo con la madre e sembra che
misteriosamente la direzione della sua rabbia sia sempre distorta più verso la regina
che verso il re, anche ora che la colpevolezza di quest'ultimo è certa.
Questa insistenza sulle colpe materne, insieme a certe allusioni che tornano
ricorrenti nei discorsi con Ofelia relativamente alla "falsità" e alla "fragilità" femminili,
hanno spinto alcuni commentatori ad interpretare il personaggio di Amleto in chiave
freudiana. Comunque sia, è solo dopo la riconciliazione con Gertrude che la realtà
comincia ad apparirgli diversa e che può compiere il suo mandato.

Polonio
La principale caratteristica di Polonio è l'autoadulazione e l'autocompiacimento.
Trattiene la partenza del figlio per Parigi con una sequela
di insegnamenti moraleggianti che non hanno nulla a che
vedere con la sua pratica di vita.
E' vecchio e così orgoglioso della sua superficiale
saggezza che quando viene a sapere della relazione fra
Amleto ed Ofelia decide immediatamente che le
intenzioni di Amleto debbano essere disoneste.
E' maestro nell'arte del sotterfugio e dello spionaggio.
Arriva al punto di dare una lezione su questi nobili metodi
al servo Reinaldo, che manda a Parigi per spiare il figlio
Laerte.

Orazio

A differenza di Laerte, che torna da Parigi per assistere all'incoronazione del nuovo
re, e di Rosencrantz e Guildenstern, che sono stati chiamati,
Orazio è venuto in Danimarca da Wittenberg per i funerali del
padre di Amleto ed è rimasto per confortare l'amico.
Quando Amleto incontra il fantasma, Orazio cerca di calmarlo, e
nei due mesi successivi conquista l'affetto del principe con il suo
comportamento misurato, la sua integrità ed il suo riserbo.
Amleto parla di lui come di una persona in cui "passione e
giudizio sono ben commisti" ed è a lui che si rivolge quando fa
ritono in Danimarca dopo l'avventuroso viaggio in Inghilterra.

Quando, al cimitero, Amleto si lascia andare a tristi riflessioni
sulla morte, è di nuovo Orazio che tempera la sua eccessiva
sensibilità col dire "'Twere to consider too curiously, to consider
so".
Orazio tenta di dissuadere Amleto dal duello con Laerte ed alla fine vorrebbe seguire
la stessa sorte del principe bevendo dalla coppa avvelenata.
Con la sua capacità di accettare serenamente gli eventi, deve sopravvivere ad Amleto
per esercitare la sua positiva influenza sul ricostituirsi dello stato.

Ofelia

Ofelia è figlia di Polonio e sorella di Laerte.
Come figlia del lord Ciambellano, Ofelia ha
dovuto convivere da sempre con la sua mentalità
retriva e con la sua visione negativa del genere
umano.
Tuttavia è ancora capace, forse grazie alla sua
innocenza, di destare l'amore di Amleto.
E' di carattere debole e facilmente è manipolata
dai familiari. Così, nonostante le lettere d'amore
di Amleto l'abbiano realmente commossa, crede
al fratello, che descrive l'amore di Amleto come
ingannevole e presta ascolto ai facili moralismi
di Polonio.
Ormai confusa, si presta ad agire da esca per
coloro che intendono spiare Amleto.

Suggestionato dalle parole del fantasma e disgustato dal comportamento della
madre, Amleto è deluso dal genere femminile e la rifiuta.
E'allora che Ofelia capisce la forza del suo affetto per Amleto, ma è troppo tardi.
Prima il rifiuto dell'amante, poi la morte del padre,
spezzano le sue esili forze e la ragazza
impazzisce. Si aggira pronunciando frasi
incoerenti e cantando stralci di vecchie canzoni.
Quasi per caso, appendendo una ghirlanda al
ramo di un albero sospeso sul fiume, Ofelia cade
in acqua ed annega.

Laerte

Laerte, figlio di Polonio e fratello di Ofelia, è un giovane la cui buona indole è stata
distorta dalla preoccupazione per le apparenze, tipica del padre.
Dopo una breve comparsa a corte per l'incoronazione di re Claudio, sul punto di
tornare a Parigi, tiene alla sorella un lungo discorso sull'importanza di proteggere la
castità della sorella da Amleto.
A questo consiglio Ofelia, probabilmente a conoscenza dei modi di agire del fratello,
replica che egli non dovrebbe insegnarle l'austerità di costumi senza praticarla egli
stesso.
Quello relativo alla severità di costumi di Laerte è un sospetto che viene rafforzato
quando il padre ordina al servo Reinaldo di spiarlo. Evidentemente Laerte predica una
morale che non mette in pratica e, proprio come il padre, è convinto che esistano per
i due sessi due pesi e due misure.
Quando viene a sapere delle oscure circostanze della morte del padre, Laerte è
toccato nel suo senso dell'onore e torna in Danimarca per vendicarsi.
Riesce persino a raccogliere una folla di facinorosi per assalire il castello.
La vista della pazzia della sorella gli causa un sincero dolore, che manifesta
apertamente abbandonando la scena, eppure ciò che più lo ferisce sembra essere il
fatto che il funerale del padre sia stato anonimo ed oscuro, senza onore di rito e di
trofei.
Al contrario di Amleto, che, trovando il re inginocchiato, ha posticipato la sua
vendetta, egli ucciderebbe il principe "tagliandogli la gola in chiesa" pur di avere
soddisfazione.
Il comportamento di Amleto ai funerali di Ofelia lo conferma nei suoi propositi.
Nella conclusione del dramma è offerta a Laerte l'opportunità di desistere dalla
vendetta: Amleto gli stringe la mano e si scusa, adducendo a giustificazione la sua
pazzia.
Ma Laerte, troppo invischiato nelle regole formali dell'onore, pur accettando di cuore
la sua amicizia, rinvia la riconciliazione al momento in cui un gruppo di maestri delle
regole di corte gli possa assicurare che la sua reputazione non ne sarà intaccata.
Laerte si riscatta quando ormai tutto è perduto, offrendo e ricevendo il perdono ed
informando Amleto dei propositi di Claudio.

Gertrude

Madre di Amleto, solo un mese dopo la morte del padre ne ha sposato lo zio.
Gertrude è la donna che causa il tormento morale ed il disprezzo per la carne
nell'animo di Amleto e che allo stesso tempo trattiene Claudio dall'eliminare
brutalmente il nipote. Eppure non è un carattere eccezionale.
Bisogna a questo punto ricordare che le parti femminili nel teatro elisabettiano erano
interpretate da ragazzi e che di conseguenza l'autore tendeva a non concepire per
esse un eccessivo onere nella recitazione.
Gertrude non interpreta lunghi monologhi, ma da ciò che dice si deduce che si tratta
di una madre attenta ed amorevole, che non è stata complice dell'omicidio del marito
e che insiste nel voler vedere solo il lato positivo della vita, evitandone per quanto può
gli aspetti oscuri.
Rifiuta di incontrare Ofelia quando essa è sconvolta dalla morte del padre perchè
pensa di non poter resistere a tanto dolore e quando la ragazza muore ne descrive la
fine in modo tenero e perfino poetico.
Spirito positivo, non crede alla esistenza del fantasma del marito, che Amleto le
descrive.
Il rifiuto di Amleto di dimenticare il padre morto e di accettare il suo affrettato
matrimonio con lo zio le causa una vera infelicità, e accondiscende a tutti i piani di
Claudio e di Polonio per scoprire le ragioni della pazzia del figlio, nella ingenua
speranza di recuperare la serenità.
Quando deve fronteggiare il biasimo e la condanna del figlio in un incontro faccia a
faccia, la sua prima reazione è quella di troncare il dialogo piuttosto che ascoltare
l'elenco delle colpe che le vengono attribuite.
Alle reiterate accuse, risponde con l'orgoglio di una coscienza innocente ("What have
I done that thou dar'st wag thy tongue\ In noise so rude against me?") dimostrando
una assoluta mancanza di autocritica, poi comincia a dubitare di se stessa ed a
provare un senso di colpa che neanche l'idea di una ipersensibilità del figlio può far
svanire.
Tanto che dopo questo scambio di battute, tornata dal re, non gli rivela che Amleto le
ha detto di fingersi pazzo, senza esserlo affatto.
Solo la morte per avvelenamento può alla fine convincerla definitivamente della
colpevolezza di Claudio.

Claudio

All'inizio del dramma Claudio è un uomo che ha saputo conquistarsi ciò che
desiderava e che confida totalmente nella sua capacità di mantenerlo.
Un talento effettivo Claudio deve averlo avuto, perchè come uomo politico è riuscito ad
assicurarsi il trono scalzando il nipote, e come uomo è stato capace di suscitare
l'amore di Gertrude.
Ora che ha il trono e la regina, vuole solo la pace necessaria per goderseli e a questo
scopo il suo primo passo è quello di cercare di superare anche le resistenze del
nipote, invitandolo a restare in Danimarca a godere dei suoi favori.
Ma se Amleto mostra di essere ancora in profondo lutto dopo due mesi dalla morte
del padre, dopo quattro mesi il suo comportamento è diventato pericolosamente
provocatorio.
Il principe è l'unico ostacolo alla felicità di re Claudio, che prima manda delle spie
(Rosencrantz e Guildenstern) per tentare di svelare il segreto del suo
comportamento, poi si convince di essere in pericolo di vita e decide di mandare il
nipote in Inghilterra per farlo eliminare.
Claudio, al contrario di Amleto, è un uomo d'azione e trova delle risposte in ogni
circostanza.
Le sue iniziative sono immediate: provocato indaga, minacciato si difende,
smascherato prega, ma anche davanti al cielo riconosce di non voler cedere i benefici
acquisiti.
E' uno spirito concreto, amante dei piaceri e del bere. I suoi sensi di colpa non sono
sufficienti a dominare i suoi istinti.
Sempre fiducioso nella sua abilità di forgiare il proprio destino, il re affastella trama su
trama per preservare le sue conquiste e alla fine i suoi stessi piani lo travolgono.

Esempio