Kitchen, Banana Yoshimoto

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
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Data:24.10.2001
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Testo

TITOLO: Kitchen
AUTORE: Banana Yoshimoto
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1991
n° PAGINE: 87
n° CAPITOLI: 2
INTRODUZIONE: non è presente
TEMPO DELLA STORIA: il racconto si svolge nel passato
TIPO DI NARRATORE: narratore è interno alla storia e si identifica con la protagonista
STILE: romanzo sulla solitudine giovanile, quasi rielaborazione letteraria dei fumetti manga
LESSICO: assai fresco e originale. Ci sono, però, alcune parole impossibili da tradurre dal giapponese, che sono, quindi, trascritte secondo il sistema Hepburn e delle quali è presente un glossario alla fine del libro.
MESSAGGIO: in questo romanzo è proposto un mondo quasi irreale, ma estremamente possibile. La diversità, dopo un primo sgomento, non viene fatta pesare, ma spiegata e accettata. Raccontando la storia di due giovani, soli attraverso le strade della vita, l’autrice sottolinea la necessità di punti di riferimento, che rimangano comunque fermi, qualsiasi siano gli eventi accaduti.
TRAMA: Mikage era rimasta orfana quando era molto piccola e da quel giorno aveva sempre vissuto con la nonna. Amava le cucine, prediligeva quelle enormi e incredibilmente sporche ed è nella sua cucina che si rifugiò alla notizia della morte della sua adorata nonna. Dopo un primo momento di solitudine entro nella sua vita quella che sarebbe diventata la sua famiglia: la famiglia Tanabe. Yuchi, un ragazzo timido e impacciato, la invitò a trasferirsi nella loro casa e Mikage accettò considerandola una soluzione temporanea. Alla vista della madre di Yuchi, Eriko, rimase stupita, ma fu ancora più sbalordita quando venne a sapere che in realtà era il padre del ragazzo. La loro storia è strana: la vera madre di Yuchi era morta da molti anni e Eriko, non sapendo cosa fare, decise di diventare donna e di aprire un locale. Dopo un primo attimo di sconcerto, Mikage accettò con serenità la situazione e si adattò al modo di vivere dei Tanabe.
Sei mesi dopo decise di trasferirsi di nuovo in un appartamento tutto suo, dopo aver lasciato l’università e aver trovato un lavoro come assistente ad una maestra di cucina.
Una sera ricevette una telefonata da Yuchi: Eriko era morta, uccisa nel suo locale da un pazzo che la perseguitava. Mikage si precipitò subito a casa Tanabe e ritrovò Yuchi stravolto, incline a trovare conforto nell’alcool.
Due giorni dopo la ragazza dovette partire per un viaggio di lavoro. Anche Yuchi partì, cercando una via da percorrere e, soprattutto, un modo per capire sé stesso. La sera Mikage telefonò alla pensione dove stava il ragazzo. Parlando del più e del meno, lui si lamentò del cibo, poiché in quel luogo di villeggiatura si mangiava solo ed esclusivamente tofu.
Allora Mikage decise di portare una porzione dello splendido katsudon , che aveva appena mangiato, all’amico digiuno. Chiamò un taxi e si diresse verso il paese che ospitava Yuchi. La pensione era chiusa e Mikage dovette arrampicarsi per raggiungere la finestra della camera del ragazzo. Non senza difficoltà riuscì a farsi notare e a farsi aprire. Yuchi rimase perplesso alla vista dell’amica, realizzando il forte sentimento, misto di amore e amicizia, che provava per lei. Da quella sera decisero che avrebbero affrontato il mondo, non importa se come amanti o amici, insieme, ma sempre soli, perché la vita gli aveva insegnato a rimanere in piedi durante le tempeste.
COMMENTO: il libro è molto bello e avvincente. La scrittura è fluida e invita alla lettura. La semplicità con cui il tema principale viene trattato dà, a prima vista senso di superficialità. Tuttavia lo stupore che accompagna ogni riga, lascia un segno profondo, spingendo alla riflessione.

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