Il romanzo nero o dell'orrore

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Testo

Pietro Ceccarelli
IL ROMANZO NERO O DELL' ORRORE.
Nella seconda metà del Settecento si raggiunge l'apice dell'esplicitazione del macabro e dell'ambiguo con il romanzo nero o dell'orrore, che si pone l'obiettivo di suscitare nel lettore forti emozioni, usando tutti quegli elementi (la paura, l'angoscia, il turbamento) che provocano terrore .
Nella seconda metà del '700, in Inghilterra, la nuova sensibilità per il lato oscuro ed il subconscio, favorisce la nascita del romanzo gotico; le sue caratteristiche sono l'ambientazione medievale stravagante e la trama complicata nella quale i protagonisti sono fanciulle perseguitate, fatti di sangue, fantasmi, vendette, matrimoni mancati e monaci corrotti.
L'ambientazione: solitamente gli scenari sono cupi conventi, castelli pieni di segreti ed infestati dai fantasmi, luoghi pieni di significati simbolici . In questi romanzi il protagonista non è mai l'eroe positivo, ma sempre un personaggio inquietante.
Nonostante le sue origini inglesi, il romanzo gotico colloca le sue storie in Italia, in Spagna e in Corsica.
Le opere più famose del filone gotico sono:
1 "Il castello di Otranto", il promotore .
2 "I misteri di Udolfo".
3 "Il confessionale dei Penitenti Neri" .
4 "Il monaco".
5 "Vathek" .
6 "Malmoth".
Gli autori più significativi del romanzo gotico sono:
- Horace Walpole ( 1 )
- Ann Radcliff ( 2/3 )
- Matthew Gregory Lewis ( 4 )
- William Beckford ( 5 )
- Charles Robert Maturin ( 6 )
Le caratteristiche dei romanzi sopra elencati sono le stesse, con una differenze: alcuni finiscono razionalmente, altri sostengono anche nel finale che le creature di cui si parla esistano veramente .
Un secondo filone di romanzo nero e' costituito dalle opere le quali hanno come protagonista la figura del vampiro .
Le tecniche espressive dei romances gotico-sentimentali ( della Smith e della Radcliffe, ma anche della Roche e della Parsons) non sono quindi sciatte e incolte, caratteristiche della "bassa" letteratura "da donne", ma le più adatte sul piano metaforico ed allegorico a "parlare" direttamente alle lettrici. Il sogno della ragione produce mostri» Prevedo quindi di dedicare un saggio al primo gotico di Walpole e di C..Reeve, per mostrare come il tema centrale sia quello dell’usurpazione dell’"home novus" Manfred e per liberare il castello e il convento in The Castle of Otranto dall’accusa di essere di per sé luoghi orifici, così come orrifico non è il sopranaturale, il cui intervento in nome della giustizia, è provocato dal peccato dell’"homo novus" Manfred contro l’ordine «naturale».
Dopo la prima metà del secolo, si palesa la necessità di trovare modelli narrativi alternativi al novel per conquistare l'entusiasmo dei lettori e il romanzo gotico sembra possedere le caratteristiche necessarie. Grazie ai castelli popolati di spettri e le abbazie in rovina (emblemi di decadenza morale e fisica), ai suoi personaggi melodrammatici e alle sue atmosfere misteriose e cupe, il romanzo gotico acquista subito il consenso dei lettori. Questi sono attratti dagli elementi sensazionalistici di cui è solitamente densa la trama e su cui mira palesemente l'autore. L'aperto rifiuto delle convenzioni narrative porta lo scrittore di romanzi gotici a a creare dei personaggi più attraenti dei precedenti (spesso ridotti a meri prototipi sociali) dando origine frequentemente a personaggi strani ed atipici. In questo modo, il lettore assiste a ciò che accade, ma non vi partecipa, perché difficilmente riesce a riconoscersi in personaggi tanto diversi da lui (remoti spesso anche nello spazio e nel tempo). Solitamente è la stessa descrizione minuziosa di paesaggi e ambienti, fiabeschi od onirici, e in ogni caso estranei, a creare quella barriera che impedisce una vera e propria immedesimazione.

Nel mondo semplificato e perentorio del romanzo gotico, infatti, il malvagio vive un'esistenza solitaria e segregata, ristretto in ambienti orridi e tetri che esprimono l'intimo animo del personaggio dominato da passioni malefiche e, sovente, dalla superbia. Essi sono esseri singolari, che eccellono per casata o per doti intellettuali e sono orgogliosamente consapevoli delle loro qualità e della loro superiorità.

Nel romanzo gotico, la figura femminile tende a standardizzarsi: fanciulla debole ed inerme, conduce inizialmente una vita appartata e felice, attirando successivamente su di sé le attenzioni del villain ed essendo perciò costretta a darsi alla fuga. Solitamente, riesce a sfuggire al destino avverso grazie all'intervento dell'eroe, ma ciò non sempre accade. La protagonista è, comunemente, una giovane insicura ed immatura che esita ancora tra il mondo creato dalla sua fantasia e dalle sue illusioni e il mondo reale che si rivelerà orribile e crudele1. Quando ciò avverrà, le eroine si rassegneranno a sopportare ciò che viene a loro inflitto, in quanto, praticamente sempre, la vendetta e la giustizia sono riservate al cielo.
Il Castello di Otranto, scritto e pubblicato da Horace Walpole nel 1764, è il primo testo ufficiale della narrativa gotica nella storia della letteratura. Sebbene opere precedenti possiedano alcuni elementi “neri”, è soltanto con l’opera di Walpole che questi elementi, insieme ad altri nuovi, vanno a confluire in uno scritto che fissa i topos di un nuovo genere letterario. Attraverso un'ingegnosa commistione di elementi provenienti da diversi generi letterari (castelli gotici, sotterranei labirintici, vergini perseguitate, agnizioni, spettri e visioni), egli getta le basi, e le costanti tematiche, del romanzo nero.
In quest’opera vengono per la prima volta sintetizzate le nuove tendenze culturali e sociali che emergono prepotentemente attorno al 1750 e che, grazie anche a quest’opera, si sarebbero diffuse ampiamente in seguito. In un momento in cui l'Europa risente sempre più intensamente i fermenti che sarebbero culminati nella Rivoluzione Francese, le classi più agiate avvertono maggiormente la paura della loro vicina rovina. Infatti, sebbene si possano rintracciare nel romanzo gotico degli sviluppi “sovversivi”, è fondamentale avere ben presente le sue origini reazionarie. È l’incapacità di Walpole di accettare il progresso culturale e sociale apportato dall’Illuminismo, dal razionalismo e dalla nuova classe borghese, che lo porta ad anelare un passato che in lui non ha solo un valore estetico, ma che diventa un rifiuto del presente. Ed è per questo motivo che l'autore elabora un interesse anti-illuministico per il sovrannaturale e l'irrazionale. In qualche modo, il romanzo gotico classico, diventa un segno rivelatore di un malessere sociale, storico, culturale e religioso. Dal punto di vista letterario, lo scrittore si pone contro le regole dell'epoca, sostituendo alla descrizione del presente la ricreazione del passato e all'esperienza quotidiana, il soprannaturale e il meraviglioso. Horace Walpole, nonostante le note eccentricità, è un uomo sostanzialmente figlio del suo tempo e, infatti, molto accorda alle richieste della ragione, tanto è vero che il fine didascalico e moraleggiante compare insistentemente in tutta la sua opera.
È lo stesso Walpole a far risalire a un sogno la genesi della propria opera: “I waked one morning…from a dream, of which all I could recover was, that I had thought myself in an ancient castle (a very natural dream for a head filled like mine with Gothic story) and that on the uppermost bannister of a great staircase I saw a gigantic hand in armour”

Manfred, principe usurpatore d’Otranto, ha una figlia chiamata Matilda e un figlio chiamato Conrad, per il quale aveva progettato un matrimonio con la figlia del marchese di Vicenza, Isabella. Poco prima delle nozze, però, cade un gigantesco elmo su Conrad, che ne rimane schiacciato. Il tirannico Manfred allora, dubitando della fertilità della moglie Hippolita, ripone tutte le sue speranze in Isabella con la speranza di non fare estinguere la sua stirpe. Isabella, spaventata dal comportamento di Manfred, grazie all’aiuto di Theodore (un contadino accusato della morte di Conrad che presenta una curiosa somiglianza col ritratto dell'usurpatore Alfonso) riesce a fuggire dal castello. Nel frattempo si susseguono apparizioni, agnizioni e colpi di scena. Successivamente giunge al castello con il suo seguito Federico, parente più prossimo di Alfonso il Buono, che rivendica la figlia Isabella e il principato. Isabella, intanto, era fuggita perché ha paura delle intenzioni del tiranno. Quando Federico viene a sapere ciò, indignato, decide di andarla a cercare e Manfred non può far altro che seguirlo. Matilda, che prova un profondo interesse per Theodore e lo vuole proteggere dalla rabbia del padre che lo ritiene colpevole della morte del fratello, conduce il giovane all’armeria dove gli dà una completa armatura e gli suggerisce un nascondiglio. Theodore, dopo essersi consacrato a lei in eterno, si reca nel luogo indicatogli e si rifugia in una caverna, dove trova Isabella che, impaurita, lo prega di proteggerla da Manfred. Poco dopo compare un cavaliere e Theodore, per difendere Isabella, lo ferisce. Il cavaliere allora gli rivela di essere il padre di Isabella, la quale, sentito ciò, esce dal suo nascondiglio. Federico, ferito, viene portato al castello, dove Manfred gli fa una proposta: se egli gli avesse accordato il permesso di sposare Isabella, avrebbe potuto sposare a sua volta Matilde. Ma Matilda, che ama Theodore e viene ricambiata, viene per sbaglio uccisa da Manfred. Radunati tutti nel castello, la terra inizia a tremare, le mura del castello vengono rovesciate da una forza immane, e l’immagine gigantesca di Alfonso appare al centro delle rovine affermando che Theodore è il vero erede di Alfonso. Manfred e Hippolita si ritirano in convento, mentre Theodore, diventato principe di Otranto, si consola con Isabella. La misteriosa profezia che ci era stata presentata all'inizio della narrazione (That the castle and lordship of Otranto should pass from the present family, whenever the real owner should be grown too large to inhabit it) e che era cardine dell'intera storia, viene finalmente spiegata.
Il tempo della storia narrata è fatto risalire nella prefazione alle Crociate, ma quello che noi percepiamo è un Medioevo fiabesco, è il mondo immobile e acronico delle favole. La dimensione temporale si dissolve quasi, mentre quella spaziale diventa chiaramente dominante. D'altronde, è già chiaro dal titolo dell'opera quanto questa dimensione sia importante. Quasi l'intera storia si svolge all'interno del castello che, in effetti, diventa importante quanto il suo padrone. Il crollo del castello e il crollo morale del suo proprietario, anche se illegittimo, accadono contemporaneamente. Il Castello di Otranto verrà ricostruito, Manfred risanerà il suo animo nel monastero.
Il soprannaturale è il motore dell'intero intreccio; quello presente in quest'opera , tuttavia, non è un soprannaturale che incute terrore o timore, bensì stupore e meraviglia. Per Walter Scott ciò è dovuto al fatto che i fenomeni sono descritti con troppa precisione, troppo dettagliatamente4. Certo è che, in questo modo, Walpole riesce a rendere gli eventi più spettacolari: «la spettacolarità dell'avvenimento, sottolineato da parole come spectacle, spectators, performance e dal predominio dello sguardo, dell'immagine, evidenzia il carattere teatrale di questa messa in scena dell'orrore. Il dramma, come in una tragedia classica, si svolge in cinque atti - cinque capitoli - in un crescendo di suspence, nell'azione, fino alla catarsi conclusiva. Il lettore è sempre guidato nel coinvolgimento attraverso lo sguardo di alcuni protagonisti, gli attori di questo dramma che rispetta le regole dell'unità, nel tempo (tre giorni e due notti), nello spazio (il castello-luogo chiuso) e nell'azione»5. È, infatti, attraverso gli occhi del tirannico Manfred che vediamo per la prima volta l'elmo che schiaccia mortalmente suo figlio ed è pure attraverso la sua percezione che non ci sentiamo intimoriti, ma piuttosto incuriositi davanti ad un grandioso spettacolo.
La struttura della narrazione non osserva un semplice schema unilineare, ma piuttosto segue quello dell'incastro secondo il modello del racconto nel racconto. Questo tipo di struttura, che solitamente inserisce testimonianze o racconti in prima persona, verrà ripresa successivamente da diversi autori gotici, tra i quali lo stesso Beckford

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