Giuseppe Ungaretti

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Testo

Giuseppe Ungaretti
Ungaretti nacque ad Alessandria nel 1888: la sua famiglia era originaria della Toscana, ma si era stabilita in Egitto.
Visse qui fino all’età di 24 anni, poi si trasferì a Parigi.
Nella capitale francese completò la propria formazione letteraria studiando alla Sorbona, ma soprattutto entrò in contatto con gli scrittori e gli artisti più importanti di quegli anni.
Allo scoppio della Prima Guerra mondiale venne in Italia e fu chiamato al fronte.
Ungaretti visse tutti gli anni di guerra sul fronte del Carso, la regione del nord-est dove l’esercito italiano era impegnato. Quella terribile esperienza lo spinse a scrivere le sue prime poesie.
Negli anni del dopoguerra si trasferì a Roma.
Egli aderì alla stagione “ermetica” della poesia italiana.
Dal 1936 al 1942 si trasferì in Brasile e rientrato in Italia, diventa professore di Letteratura italiana all’università di Roma.
Spesso invitato all’estero per tenere lezioni e conferenze, riceve anche molti riconoscimenti.
Muore nel 1970 a Milano.
Le prime due raccolte di Ungaretti portarono nella poesia italiana un’autentica rivoluzione formale. Ungaretti scrive in “versi liberi”, cioè senza preoccuparsi della regolarità delle rime e della lunghezza dei versi, ma non solo: i suoi versi sono spesso cortissimi e isolati, la sintassi è spezzata, la punteggiatura non esiste più.
I temi che Ungaretti affronta sono sicuramente influenzati dalla drammatica esperienza della guerra, come il senso della fragilità e della precarietà dell’uomo e il timore della morte da cui scaturisce la forza con cui ci si attacca alla vita proprio quando la si sente sfuggire.
Nelle raccolte successive il poeta affronta gli stessi temi, ma recupera la punteggiatura e usa forme metriche più tradizionali, come l’endecasillabo, e inoltre ricorre più spesso a simboli e ad analogie.
Il risultato è che i suoi versi diventano sempre più complessi.
E’ per questa ragione che l’opera di Ungaretti rientra a pieno titolo nella poesia cosiddetta ermetica, che caratterizza l’Italia fra le due guerre mondiali.
E’ caratteristica dell’ermetismo affrontare temi come il dolore e il senso dell’esistenza umana in un linguaggio volutamente oscuro, ricco di accostamenti imprevedibili, di allusioni a cose che solo il poeta conosce.
Tutti questi procedimenti impediscono al lettore non specialista una comprensione immediata del senso del testo, o meglio gli lasciano una grande libertà d’interpretazione.

Poesia : “Sono una creatura” - 5 agosto 1916
Come questa pietra
del S.Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo

Questa poesia è strettamente collegata all’esperienza di guerra del poeta sul fronte del Carso, durante la prima guerra mondiale.
Egli infatti paragona il suo pianto ad una pietra del monte San Michele e usa aggettivi che esprimono il senso dell’indifferenza nei confronti della morte (fredda, dura, prosciugata, refrattaria, totalmente disanimata) : egli è così abituato all’immagine della morte a tal punto da non riuscire neppure a provarne dolore. Il suo pianto è perciò un pianto interiore, segreto, senza lacrime, duro come la pietra carsica.
La poesia termina poi con una sconcertante conclusione: “la morte si sconta vivendo”, cioè il sollievo della morte si paga con le sofferenze della vita.
Viene invertito perciò il rapporto tra vita e morte: è la morte che assume un significato positivo di fronte alla vita e non viceversa.
E’ evidente poi la mancanza della punteggiatura e di rime, ma in particolare l’essenzialità del verso: la poesia di Ungaretti è una “poesia pura” che restituisce alla parola il suo significato più profondo.

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