Giovanni Verga

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

L’IDEOLOGIA VERGHIANA
Alla base della visione di Verga vi è un forte pessimismo: egli crede che gli uomini sono mossi dall’egoismo e dalla lotta per la vita che li porta a sopraffarsi a vicenda e tutto questo è immodificabile e non ha alternative né nel passato né nel presente e tanto meno nella dimensione trascendentale ( egli ha infatti una visione materialistica e atea). Egli crede che solo la fiducia nella possibilità di modificare il reale giustifica l’intervento per giudicare i fatti( come faceva Manzoni), ma siccome è impossibile modificare l’esistente, lo scrittore deve solo riprodurre la realtà e studiarla. Infatti la differenza fra Manzoni e Verga è che il primo, oltre al fatto che interviene nei “Promessi Sposi”esalta i personaggi poveri, che saranno riscattati nel futuro. Inoltre quello della Provvidenza è un tema fondamentale e costante in Manzoni. Ricordiamo invece che Verga non è religioso e la Provvidenza è il nome della barca che, nei Malavoglia, naufraga rovinando l’economia della famiglia. Verga rifiuta le ideologie progressiste contemporanee, democratiche e socialiste che giudica solo fantasie. Egli è quindi un conservatore, ma questo lo rende immune ai miti presenti nella letteratura a lui contemporanea, come il mito del progresso ( si pensi all’Inno a Satana ) di Carducci) o quello del popolo, contemplato in modo quasi patetico dai ceti privilegiati. Egli infatti rifiuta la visione “progressiva” del popolo e anche il poetismo sentimentale, non tende a mitizzare per es. il mondo agricolo, anzi si concentra sugli aspetti più crudi della realtà proprio con il fine di distruggere tali miti.

LO SVOLGIMENTO DELL’OPERA VERGHIANA
Il periodo pre-verista
Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di agiati proprietari terrieri e scrisse a 16 anni il suo 1° romanzo che manifesta una formazione romantica e patriottica
( Amore e Patria ). I suoi studi superiori non furono regolari e per questo si discostò dagli scrittori di cultura umanistica, poiché non si forma sui classici italiani e latini ma più che altro su scrittori francesi moderni come Dumas o sui romanzi di Guerazzi.
Nel 1865 si reca a Firenze e successivamente scrive “ Storia di una Capinera”, romanzo sentimentale che parla di un amore impossibile e di una monacazione forzata e “Una Peccatrice”, autobiografico poiché storia di un intellettuale borghese di Catania. Si trasferisce poi a Milano dove viene a contatto con la Scapigliatura e fiorisce il romanzo “Eva”, storia di un giovane pittore siciliano il quale s’innamora di una ballerina, simbolo di una società materialistica che disprezza l’arte e questo tema dell’intellettuale emarginato era tipico della Scapigliatura.Seguono “Eros”,storia di un intellettuale corrotto dalla società e “Tigre Reale”.
L’approdo al Verismo
Dopo due anni di silenzio esce un racconto diverso dai precedenti: “Rosso Malpelo”, la storia di un garzone di miniera che vive in un ambiente disumano ed è la 1° opera verista, narrata con un linguaggio che riproduce un modo di raccontare tipicamente poplare. Di questo periodo è anche “Nedda”, non verista perché non è impersonale, in quanto il narratore interviene con esclamazioni, con giudizi contro la società insensibile, con un atteggiamento di pietà verso i miseri. Ne nasce una rappresentazione melodrammatica e patetica. Infine la campagne è vista ancora in luce idilliaca, cosa che non ci sarà più in Rosso Malpelo. Il romanzo descrive la vita misera di un bracciante, ma non può essere considerato verista, perché non è impersonale ed è più romantico. Questo cambiamento di temi e linguaggio è stato espresso con il nome di “conversione” anche se in realtà non vi è una frattura netta fra i due periodi e l’approdo al verismo, con i suoi due strumenti del materialismo e dell’impersonalità non include un abbandono dell’interesse per l’alta societ, poiché anche questa è analizzata attraverso i nuovi strumenti.
L’approdo al verismo avvenne su influenza di Zola, i cui romanzi si erano diffusi negli ambienti milanesi ma anche di Capuana il quale contribuiva a diffondere la conoscenza di Zola.
Il verismo è presente anche in altri racconti raccolti nel volume “Vita dei Campi”, come per es. “cavalleria rusticana”: in questo racconto si applica la tecnica dell’impersonalità, cioè dell’eclissi dell’autore, e anche quella della narrazione dal punto di vista del mondo popolare. Però vi si trova anche però un atteggiamento romantico, poiché vi è l’esaltazione nostalgica di un mondo arcaico e folklorico, dominato da passioni violente.

Il ciclo dei vinti, i “Malavoglia” e “la Casa del Nespolo”
Il ciclo dei vinti riprende il ciclo dei Rougon-Maquart di Zola e Verga descrive un quadro sociale passando in rassegna tutte le classi.
Lo scrittore ricava dalle teorie di Darwin il principio della “lotta per la sopravvivenza”, poiché anche nella società il più forte trionfa schiacciando i più deboli. Verga però non si concentra sui vincitori ma sui vinti, cioè su tutti coloro che,volendo ribellarsi alla sorte, sono destinati alla rovina.Il primo romanzo del ciclo è “I Malavoglia”, la storia di una famiglia di pescatori siciliani che inizia dopo l’unità, nel 1863.Verga descrive la vita di un mondo rurale, chiuso nella vita tradizionale che si modella sul ciclo delle stagioni; ma non è un mondo del tutto immobile, poiché sarà la storia, e quindi la trasformazione che si può svolgere solo su un regime repubblicano e democratico( che utilizzi gli strumenti della scienza moderna per realizzare il benessere degli uomini)a creare numerose tensioni.
‘Ntoni è costretto a partire per il servizio militare, ignoto invece al regno borbonico, e da qui hanno origine i problemi economici e le sventure che rompono l’equilibrio tra la famiglia Toscano e il sistema sociale del villaggio.

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