Cos'è La Divina Commedia

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura

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Testo

LA DIVINA COMMEDIA

Cos’è

È l’opera più famosa che costituì l’impegno quasi totale di Dante negli ultimi anni della vita e contiene, quindi, l’espressione più compiuta della sua maturità spirituale e artistica.
Dante è nel contempo attore e autore: come protagonista, incarna individualmente le vicende dell’umanità che pecca; come poeta, partecipa al destino del protagonista, angosciato dalle miserie del vivere e proteso al bene supremo. Virgilio e Beatrice sono per il pellegrino Dante compagni preziosi e guide, rispettivamente simboli della ragione e della fede.
Confluiscono le esperienze biografiche e culturali del poeta: sentimentale della Vita Nuova, etico-filosofica del Convivio, linguistica del De vulgari eloquentia e politica del De Monarchia.

I motivi

I motivi per il quale Dante ha steso la Divina Commedia sono molteplici.
Ha una genesi morale individuale che si allarga fino ad assumere carattere universale, religioso e profetico, ma per capire ciò è necessario risalire all’amore verso Beatrice: amore esaltante e beatificante che innalzò l’animo del poeta a Dio e gli ispirò una visione serena e armoniosa del mondo. Ha carattere individuale perché ha lo scopo di una crescita personale e universale perché, per salvare se stesso, salva anche tutta l’umanità. Dopo la morte di Beatrice, si dà alle studi scientifiche e crede che sta peccando perché si sta allontanando dalle verità religiose, provocando in lui un traviamento intellettuale.
Un altro motivo va ricercato nel fatto che rinnega tutto il periodo che va dalla morte di Beatrice all’esilio e perciò si ripropone di ritornare a lei e di riacquistare quella purezza di sentimenti che lo caratterizzava: questa riconquista è difficile perché deve essere realizzata razionalmente, attraverso il chiarimento dei problemi religiosi, morali e politici; l’opera è la storia dell’anima di Dante che, travolta dalle passioni, si redime attraverso il dolore e ritorna alla fede, simboleggiata da Beatrice: solo la concezione della vita e della storia salva il poeta dal pessimismo.
Il poeta è convinto che Dio voglia servirsi di lui per far sentire la sua voce in modo che la luce della fede (Beatrice) si ripercuota su di lui e su tutta l’umanità. Quindi la Divina Commedia da storia della redenzione individuale e personale, si allarga alla storia della redenzione dell’umanità.
Il viaggio nell’oltretomba ha anche una genesi letteraria, poiché Dante riprende gli studi e le opere di altri poeti: la discesa agli inferi di Ulisse descritta nell’Odissea e di Enea nell’Eneide per interrogare il padre Anchise; riprende nomi di fiumi (Acheronte, Stige, Cocito, Leté, …), di divinità, mostri, personaggi (Plutone, Minosse, Caronte, Capaneo, …), località della cultura pagana (Campi Elisi), mescolati ai personaggi e miti della tradizione cristiana; aveva a disposizione leggende di viaggi nell’aldilà diffuse nel Medioevo, come quelle di S. Paolo, Gioacchino da Fiore, Bovesin de la Riva (Libro delle 3 scritture, in cui parla di Inferno, Purgatorio e Paradiso), Giacomino da Verona (La Gerusalemme celeste e La Babilonia infernale) e San Giovanni (L’Apocalisse, soprattutto la parte relativa all’Inferno).

Il titolo, le date e la simbologia

Intitolò il suo poema Commedia o Comedìa, come dice nell’epistola a Cangrande. Il titolo originale però è “Comincia la Commedia di Dante Alighieri, fiorentino di nascita, ma non di costumi,”, rivolto ai Fiorentini, “l’ingrato popolo maligno” (Inferno), che costituiscono il suo bersaglio.
Innanzitutto fu chiamata Commedia per il suo orribile inizio e per il suo lieto fine = inizia con il suo smarrimento nella selva e l’ostacolo delle 3 fiere e termina con la visione gioiosa del Paradiso. Adattò anche lo stile perché è quello comico, cioè vario ed adeguato a ciò che vuole rappresentare, ma tale affermazione vale particolarmente per l'Inferno; nel Paradiso prevale lo stile "tragico" e nel Purgatorio il linguaggio è intermedio o "medio".
In un secondo momento fu aggiunto anche Divina, che sta ad indicare che l’opera ha anche un contenuto religioso.

Il tempo in cui Dante elaborò il poema non è molto preciso: si pensa che abbia iniziato prima dell’esilio da Firenze, dove compose 7 canti dell’Inferno; lo riprese tra il 1304 e 1307 e lo ricominciò ininterrottamente dal 1307 fino al 1321. Altri credono che abbia iniziato nel 1307. Le prime 2 cantiche erano già note nel 1319. Non si possiedono le copie autografe di Dante e l'edizione critica più antica si basa su manoscritti toscani, quella più recente su manoscritti settentrionali. Dopo la morte del poeta cominciarono ad apparire commenti alle singole parti.

Tra i tanti aspetti dell’estetica medievale vi è l’uso delle simmetrie:
• Il poema si divide in 3 cantiche (nominate così da Dante).
• Ogni cantica termina con la parola stelle, che sta a significare il continuo richiamo al cielo.
• Il sesto canto di ogni cantica tratta di politica (Inferno = Firenze, Purgatorio = Italia, Paradiso = Impero).

Vi è anche la simbologia dei numeri:
• Siccome Dio è 1 e trino e 10 sono i comandamenti, i numeri sono 1 e 3 (con i loro multipli) e 10 (con i suoi multipli) sono considerati perfetti.
• 1 è il poema e 3 sono le cantiche.
• 9 sono i cerchi dell’Inferno (10 con il vestibolo degli Ignavi).
• 9 sono le balze del Purgatorio e con l’aggiunta del Paradiso si arriva a 10.
• 9 sono i cieli del Paradiso e con l’Empireo 10.
• I canti sono 100 e 33 i canti di ogni cantica (l’Inferno ha 34 canti perché 1 è l’introduzione)
• Le fiere sono 3 (lonza, leone e lupa)
• Le guide sono 3 (Virgilio, Beatrice e San Bernardo).
• 3 sono i versi endecasillabi che compongono le strofe con versi terzini che hanno una rima ripetuta 3 volte (aba, bcb, cdc = rima incatenata).

La struttura dell’universo dantesco

Dante segue il sistema tolemaico o geocentrico: la Terra è una sfera immobile posta al centro dell’universo circondata dalla sfera dell’aria e del fuoco e da 9 cieli concentrici, immateriali e trasparenti, che ruotano attorno ad essa. La Terra è divisa in 2 emisferi: l’emisfero boreale formato dalle terre emerse e quello australe costituito dalle acque, dalle quali emerge l’isola-montagna del Purgatorio.

L’Inferno

È una voragine a forma di imbuto che si sprofonda sotto Gerusalemme e termina al centro della terra. La voragine si formò quando Lucifero, cacciato dal Paradiso, fu scaraventato sulla terra che, per evitare il contatto, si ritirò e riemerse nell’emisfero australe formando la montagna del Purgatorio: c’è un’asse ideale che collega il Paradiso Terrestre (sulla montagna del Purgatorio), il centro della terra e Gerusalemme (il Monte del Golgota, dove fu crocifisso Gesù).
L’Inferno si divide in Antinferno o Vestibolo e Inferno, separati dal fiume Acheronte (=fiume del dolore): nell’Antinferno si trovano gli ignavi; l’Inferno si divide in 3 parti: in ordine, vengono puniti gli incontinenti, i violenti e i fraudolenti.
I dannati hanno aspetti e lineamenti umani e soffrono le pene fisicamente. Vengono giudicati da Minosse, che li invia al cerchio loro destinato e dal quale non possono mai allontanarsi.
La gravità del peccato e della pena aumenta man mano che ci si avvicina a Lucifero, sospeso nel vuoto col tronco nell’emisfero boreale e i piedi in quello australe. Le punizioni alle quali sono sottoposti i dannati riflettono le loro colpe. Il rapporto tra colpa e pena è regolato dal principio del contrappasso (contra = in contrario e passus = soffrire), per analogia quando la corrispondenza è simile (es.: la pena dei lussuriosi è quella di essere travolti dal vento, simbolo della passione che li travolse in vita) o per antitesi quando la corrispondenza è di contrapposizione ( es.: gli indovini camminano con il capo rivolto verso l’indietro, perché nella vita cercavano di vedere nel futuro).

Il Purgatorio

È una montagna altissima e isolata in mezzo all’oceano, formatosi quando la terra si ritrasse allo sprofondare di Lucifero. Le anime si ritrovano tutte sulla foce del Tevere (che passa per Roma dove vi è la sede del Pontefice), vengono raccolte in una navicella da un angelo e portate alle falde della montagna, dove vengono accolte da Catone per l’espiazione e la purificazione.
Si divide in 3 parti: Antipurgatorio, Purgatorio e Paradiso Terrestre.

Il Paradiso

La struttura del Paradiso contempla 9 cieli concentrici che girano intorno alla terra producendo armonia: sono i sette cieli dei pianeti (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno), il cielo delle Stelle fisse e il Primo Mobile o Cielo Cristallino; tutti sono contenuti nell’Empireo, il ”ciel della divina pace”, immateriale ed immobile e formato da luce purissima ed è la vera sede dei beati. Sono divisi verticalmente in credenti in Cristo venturo (cioè i personaggi dell’Antico Testamento) e quelli in Cristo venuto (quelli del Nuovo Testamento). In orizzontale, invece, sono divisi i beati morti adulti, che occupano la parte superiore, e i beati morti bambini, che occupano la parte inferiore. Sono distribuiti sui gradini di un anfiteatro circolare, in forma di candida rosa. Stando nel giallo della candida rosa (=Empireo) Dante ha la visione del Paradiso e l’istituzione dei 2 grandi misteri cristiani: l’Unità e Trinità di Dio, e la doppia natura, umana e divina, di Cristo.
Nel cammino attraverso i cieli viene guidata da Beatrice, simbolo della teologia. Nel giallo della candida rosa viene sostituita da San Bernardo, perché per elevare l’anima a Dio non basta la teologia ma occorre la contemplazione mistica, simboleggiata appunto dal Santo.

Il viaggio

Dante compie il viaggio a 35 anni, durante la Settimana Santa, dal 7 al 14 Aprile del 1300, anno del primo Giubileo indetto da Bonifacio VIII, che aveva però carattere turistico.

L’Inferno
Narra di essersi smarrito in una selva oscura, simbolo del peccato. Cerca di uscirne avviandosi per un colle ma 3 fiere gli ostacolano il cammino e lo respingono indietro. Gli appare Virgilio, simbolo della ragione, che lo distoglie dall’indietreggiare e gli propone un’altra via per giungere alla salvezza: dovrà percorrere l’Inferno, per meditare sul peccato e averne orrore, il Purgatorio, per espiare e purificarsi dai peccati e, sotto un’altra guida, percorrerà il Paradiso. Si sente prima indegno di questo privilegio concesso solo ad Enea, capostipite dei Romani, e a San Paolo per confermare i cristiani nella fede. Quando apprende da Virgilio che è stato inviato da Beatrice per soccorrerlo, si rianima ed è disposto a seguirlo. Giunto al 9° cerchio, dove si trova Lucifero, Dante si stringe a Virgilio che, aggrappandosi ai fianchi del demonio e giunto al centro della Terra, si capovolge e cominciano insieme a salire verso l’emisfero australe.

Il Purgatorio
Percorrendo uno stretto cunicolo, arrivano alle falde del Purgatorio, dove incontrato Catone. Ordina a Dante di lavarsi il viso per cancellare la caligine infernale e di cingersi i fianchi di un giunco, che sta a simboleggiare l’umiltà e la virtù necessaria per percorrere la via delle penitenza e della purificazione. Alla porta del Purgatorio, l’angelo incide sulla fronte di Dante 7 P, che stanno ad indicare i 7 vizi capitali. Alla fine di ogni cornice un angelo cancella una P, prima che il poeta passi alla cornice successiva. Nel Paradiso terrestre Dante nota una donna, Matelda, sulla sponda di un ruscello che canta e raccoglie fiori. Improvvisamente vede un carro trionfale sul quale c’è Beatrice, che lo rimprovera del suo traviamento; riconosce le sue colpe e viene immerso da Matelda nel ruscello Letè e beve le acque dell’Eunoè. Si sente trasformato e puro per salire alle stelle.

Il Paradiso
Dante sale al Paradiso guardando il Sole negli occhi di Beatrice e percorrendo tutti i cieli, dove incontra le anime dei beati che gli vanno incontro, lasciando per un momento la loro sede, l’Empireo. L’incontro più famoso è quello in cui incontra il suo trisavolo Cacciaguida che lo esorta a raccontare a tutta l’umanità tutto ciò che ha visto nel suo viaggio. Nel cielo delle Stelle Fisse viene interrogato da San Pietro sulla Fede, da San Giacomo sulla Speranza e da San Giovanni Evangelista su Carità. Nel Primo Mobile ha una prima visione di Dio, come un punto luminosissimo, invece nell’Empireo ottiene, con una preghiera di San Bernardo e di tutti i beati, di vedere i misteri dell’Unità e Trinità di Dio e della divinità e umanità di Cristo.

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