Capitolo 9 de "I Promessi Sposi"

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Categoria:Letteratura
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Testo

Francesco Mottini
I Promessi sposi
Capitolo IX
In seguito alla loro brusca partenza dal paesino natale, Renzo, Agnese e Lucia, grazie all’appoggio di fra Cristoforo, riescono a fuggire e, dopo aver navigato nottetempo sulle acque del lago di Como, approdano sull’altra riva del lago, opposta a Pescarenico, e si accomiatano dal barcaiolo che li aveva trasportati. Grazie all’aiuto di un barrocciaio di passaggio, i tre giungono fino a Monza su di un carro.
Arrivati in città, possono finalmente riposarsi e rifocillarsi in una locanda. Dopo un breve pasto, Renzo dà l'addio alle due donne. Sempre sotto la guida del barrocciaio, le due donne si recano prima al convento dei cappuccini (portando la lettera di fra Cristoforo) e poi, accompagnate dal padre guardiano, al monastero di monache nel quale sperano di trovare ospitalità.
Il frate decide quindi di chiedere per loro la protezione di Gertrude, una suora di nobile e potente famiglia. L’Autore dà ora inizio ad una sua profonda descrizione fisica e psicologica, caratterizzata da quelle “pennellate descrittive”, da quello stile sintetico ma estremamente espressivo, quasi compendiario che è proprio del Manzoni. La giovane monaca ha circa venticinque anni e il suo viso mostra una bellezza sfiorita. Il suo atteggiamento e il suo modo di indossare il saio hanno qualcosa di strano. L’Autore riesce qui, nella descrizione, ad anticipare qualcosa di quello che narrerà poi più esplicitamente, a proposito della storia e della vocazione di Gertrude. Egli predispone in qualche modo il lettore alle rivelazioni successive, che così appariranno poi più convincenti.
La narrazione riprende, e Gertrude interroga le due donne e il padre guardiano a proposito delle vicende di Lucia. Al termine del colloquio, concede ospitalità ad Agnese e Lucia.
Inizia da ora quello che sarà un lungo flash-back, sulla vita di Gertrude e una digressione sulle usanze della nobiltà dell’epoca in ambito familiare. Viene, infatti, descritta la famiglia di Gertrude e la regola in essa vigente, secondo la quale, tutti i figli, ad esclusione del primogenito, dovevano entrare in convento, per non frammentare il patrimonio della casata.
Fin dalla prima infanzia, i genitori e i parenti di Gertrude cercano, anche con subdoli espedienti, di inculcarle l'idea della vita consacrata. L'infanzia e l'adolescenza di Gertrude trascorrono nel convento di Monza, dove viene educata in vista di una sua futura scelta monacale. Nei suoi rapporti con le compagne la bambina manifesta la sua innata superbia (alla quale, peraltro, è stata educata), ma anche i primi cenni di rifiuto della vita religiosa.
Prima di prendere definitivamente i voti, Gertrude è ricondotta, secondo la regola, per un mese nella casa paterna. Qui viene trattata con indifferenza ed isolata al fine di metterla a disagio e di farle desiderare il convento. In seguito, scoperto il suo innamoramento per un paggio, Gertrude viene imprigionata in una stanza e sottoposta ad un ignobile ricatto: per uscire da quella segregazione, ella dovrà dichiararsi disposta a scegliere la vita consacrata. Dopo cinque giorni di vita in isolamento, spinta dal bisogno impellente di uscire dalla solitudine e fiaccata dalla resistenza che aveva opposto alla famiglia, il pentimento prende in lei il sopravvento e, con una lettera al genitore, conferma la sua (?) scelta di prendere i voti.

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