Canto VIII, Purgatorio, Divina Commedia

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura

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Testo

Canto ottavo
L’atmosfera di nostalgia apre il canto del ricordo e del rimpianto, che si concentrano intorno a due eventi: uno terreno, l’altro cosmico. Le anime, ancora legate alla vita terrena, paiono attardarsi nel desiderio della passata condizione, ora che scende la sera e un nugolo di ricordi s’affolla alla mente.
Nino Visconti, il primo spirito che incontra Dante, si trattiene infatti a ripensare il suo passato di signore e di marito, nel rimpianto di una condizione di perduta felicità: sua moglie Beatrice D’Este, la quale invece che piangere la scomparsa, si è affrettata a nuova nozze. Il fatto offre a Dane l’occasione di un’osservazione negativa nei confronti delle donne, non nuova nella commedia e nella cultura del tempo, ad attestare l’ambivalenza affettiva di cui spesso è stata ed è oggetto la figura femminile.
La situazione comunque è dominata dall’attesa di un avvenimento sacro che si ripete ogni sera: l’arrivo del serpente e della sua sconfitta per opera di due angeli muniti di spade fiammeggianti, prive della punta. Il rito rimanda a un fatto mitico-religioso anticipato dalla comparsa nel cielo di tre stelle presenti nel paradiso terrestre, e ora invisibili all’uomo sulla terra.
La costellazione, che fa pensare alla tre virtù teologali (fede, speranza, carità), rinvia ad una felicità perduta, alla pienezza di un momento i cui l’uomo e Dio vivevano in stretto rapporto di amicizia, prima che giungesse il serpente tentatore. Anche questa sera giunge il “nemico” e, come allora, prova a stuzzicare l’orgoglio e la superbia di coloro che furono potenti in vita (i principi) nell’ormai vano tentativo di riportare una vittoria che un tempo, nell’Eden, fruttò all’uomo la perdita dei privilegi quali l’eternità, la non sofferenza , la perfette felicità.
Ma, nell’assoluto domini di Dio, in cui l’uomo ha già scelto il bene, nulla può il serpente, e le spate spuntate degli angeli celebrano il rito di nuova sconfitta avvenuta. La pausa rituale s’interrompe con le parole di Corrado Malaspina, principe di Lunigiana, che chiede a dante notizie della sua terra.
Il poeta coglie l’occasione per elogiare la famiglia Malaspina, presso la quale Dante presto avrà modo di soggiornare.
Il canto della nostalgia, del ricordo di eventi terreni, di fatti che segnarono eternamente il destino dell’uomo, accompagnato dalle tenere note del “Te lucis ante,”conclude il percorso d’attesa di Dante che tra breve si troverà davanti alla porta del Purgatorio per iniziare la scalata che lo condurrà a Dio.

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