"Bartleby, lo scrivano" di Melville: scheda libro

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura

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Data:27.05.2005
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Testo

Bartebly lo scrivano
Melville

Riassunto e temi trattati
Un semplice scrivano, assunto per caso nello studio di un avvocato, in breve diventa un enigma per quelli che lo circondano.
Melville pone a confronto due uomini ed i loro diversi stili di vita: l’avvocato ed il suo scrivano.
Il primo è dipinto, sin dall’inizio, come un uomo alla disperata ricerca di gratificazioni che possano dare un senso alla propria vita, dominata da canoni borghesi. Ogni suo atto tende alla tutela della sua vita comoda, alla difesa della sua tranquillità e proprio per questo non vuole esporsi piu’ di tanto. Vuole si’ aiutare Bartebly, prova pieta’ per quell’uomo, come ogni “buon” cristiano farebbe, ma…non piu’ di tanto. La sua prudenza non gli consente di spingersi oltre.
La vicenda, presentata come singolare sin dalle prime pagine del libro, e’ raccontata dal datore di lavoro di Bartebly, che da principio appare sbigottito da ciò che avviene. Cerca di dare e soprattutto darsi una spiegazione, ma il racconto non dà risposte al perché della resistenza passiva di Bartebly, i cui comportamenti appaiono senza senso.
Attraverso il racconto l’avvocato-narratore compie un percorso catartico, il suo mettere nero su bianco e’ un tentativo di razionalizzare gli eventi, di guardarli con distacco, di liberarsi da quella cappa di oppressione che la sinistra figura di Bartebly ha fatto scendere sulla sua serena vita borghese.
Bartebly e’ un personaggio che la maestria di Melville crea sin dall’inizio in negativo: non ha un nome di battesimo, non ha un passato, non mangia quasi nulla, non esce mai dall’ufficio, non accetta denaro, non accetta aiuto da nessuno, non si preoccupa di cio’ che avviene intorno a lui: in definitiva, non vive.
E’ l’altra faccia della stessa medaglia. E’ il lato oscuro ed inspiegabile del perbenismo, di quella maschera di ottimismo, prudenza, serenita’ con cui la borghesia ama coprirsi.
Bartebly e’ l’antieroe per eccellenza.
Non e’ mai mediocre, sa distinguersi. E’ un uomo che non si accontenta mai. Vive la sua vita in solitudine, in completa mancanza di amicizie. Melville scrive che “era la sua anima a soffrire” e che “sembrava solo, assolutamente solo nell’universo”. Bartleby è totalmente estraniato dall’ambiente di lavoro. E’ un uomo che non sa parlare e che rifiuta di fare. Ad un tratto inizia a non svolgere più le mansioni a cui era destinato. Ma la normale vita dell'ufficio, le sue routine automatiche e date per scontate, si intoppano, si arenano e si scoprono davanti al candido e spiazzante "preferirei di no" di Bartleby. Con effetti comici e risvolti drammatici. Quando viene licenziato la resistenza passiva di Bartleby diventa attiva: infatti occupa abusivamente l’ufficio giorno e notte. Una volta tradotto in prigione rifiuta di mangiare e muore di fame.
L’eroismo di Bartleby si manifesta nella capacità di resistere al sistema che lo emargina e lo schiaccia barricandosi nel silenzio e nell’obbedienza. L’improvvisa e ostinata disobbedienza segna invece il passaggio verso la libertà che diventa libertà dal lavoro e dalle regole.
Ambientata nella New York ottocentesca, nella Wall Street che macina denaro e persone senza sosta, la vicenda potrebbe apparire una critica al protocapitalismo.
Seppure questa possa essere una delle chiavi di lettura dell’opera, Melville va oltre. Bartebly, con il suo mutismo, i suoi ostinati rifiuti, diventa un simbolo. Partendo dalla “semplice” narrazione della vita di un uomo, ne fa il rappresentante della condizione umana, l’emblema di tutti coloro che rifiutano compromessi con la societa’.

Interpretazioni
Sono svariate le interpretazioni che la critica letteraria ha dato di questo racconto. C’è chi ha visto nel notaio Dio e nel personaggio di Bartleby la solitudine e la predestinazione, sottolineando che Melville aveva profondi sentimenti calvinisti.
Melville ha privilegiato un aspetto del calvinismo in Bartleby: la solitudine dell’uomo dinanzi al mondo, all'umanità intera, a Dio. Come a dire che ci sono degli eletti e dei dannati, ma nessun uomo saprà mai il suo stato e né i preti, nè i sacramenti, né la famiglia, nè Dio potranno aiutarlo nel suo difficile cammino. Direi anche che Melville ha messo in luce la contrapposizione tra questi aspetti antitetici del calvinismo. Da una parte il lavoratore indefesso ed il successo economico, dall'altra un uomo solo, alieno dagli ingranaggi senza senso della società industriale. Da un lato quindi la prova di essere un eletto tramite l'avanzamento di carriera ed il raggiungimento del benessere economico, dall'altro il caos in cui naufraga chi non ha certezze di nessun tipo. Tutto il senso del racconto sembrerebbe ruotare intorno alla certezza o meno della predestinazione.
Personaggi
Lo scrivano Bartebly ha un aspetto dimesso, non desidera migliorare la sua condizione, non socializza, non collabora con nessuno, è visibilmente infelice e privo di qualunque interesse alla vita; egli è caratterizzato da un immobilismo assoluto. Del misterioso scrivano conosciamo poco: i gesti abitudinari che compie sul lavoro, l’aspetto insignificante, l’età indefinibile. Lo caratterizza soprattutto la frase “preferirei di no” in cui si concentra la visione negativa che egli ha del mondo e di se. La storia di Bartleby si può sintetizzare nella sua ossessiva negazione, che è negazione di tutto.
Nella parte finale del racconto il suo comportamento è caratterizzato da una negazione ancora più forte di quella assunta nel primo tratto, infatti egli si rifiata di compiere ogni mansione propostagli dai superiori e non solo, infatti si ostina a non abbandonare l’ufficio ormai divenuto la sua dimora, che lascerà esclusivamente per essere trasferito al carcere dove morirà poco tempo dopo.
Inizialmente l’avvocato è sbigottito per i comportamenti del protagonista, che rifiuta ogni proposta scaturita, non sa come comportarsi ed è certo che il suo atteggiamento cambierà col tempo trascorso nel suo ufficio. Col tempo però si accorge che il suo atteggiamento è perfettamente uguale, di conseguenza prova chiedere a lui spiegazioni che non gli vengono fornite; sempre più perplesso domanda agli altri impiegati come dovrebbe comportarsi. L’avvocato non ha mai con Bartleby reazioni di sfuriata ad eccezione dell’ultimo tratto in cui esasperato dalla permanenza dell’impiegato nel suo ufficio prende la decisione di trasferirsi in un altro edificio.
Al termine del testo l’avvocato, quasi sentendosi in colpa per la presenza in carcere del suo dipendente, si reca da lui per fornire spiegazioni che non vengono ascoltate. Nel suo giudizio finale espresso su Bartleby lo paragona alle lettere morte delle quali si occupava prima del suo nuovo impiego, definendolo un uomo morto
Gli animi del piccolo ufficio sono animati da tre impiegati. Il primo, Turkey, il cui nome significa tacchino era un inglese basso e dalla corporatura fiacca e flaccida, la cui età era vicina alla sessantina. Durante la mattina il suo volto aveva un colorito bello e florido ma dopo mezzogiorno fiammeggiava come un braciere pieno di tizzoni. Nippers, pinza, il secondo della lista, era un uomo sui 25 anni che aveva un apetto alquanto piratesco. Egli viene visto come in preda a due contrastanti potenze malefiche: l’ambizione e la cattiva digestione. Ginger Nut, zenzero, era un ragazzetto di 12 anni che svolgeva un lavoro di apprendista fattorino e guadagnava circa un dollaro a settimana.
Le tre figure appena descritte hanno un comportamento e un modo d’ agire molto differente da quello del protagonista , infatti sono personaggi aperti e pronti al dialogo in qualsiasi momento. Anche loro come il padrone rimangono sbigottiti dal comportamento del collega, e spesso sono scocciati nei suoi confronti poiché, in seguito ai suoi perpetui rifiuti, sono costretti a svolgere gratuitamente le mansioni a lui adibite.
Il personaggio del vivandiere entra all’improvviso nella storia , intimando all’avvocato di pagarlo per poter permettere a Bartleby di godere di cibi decenti e lasciare quelli scadenti offerti dalla prigione.
Luoghi
Se dovessi entrare nella stanza di Bartleby troverei di fronte ai miei occhi uno spazio angusto e ristretto, osserverei una scrivania ordinata e colma di documenti da lui ricopiati; se poi dovessi rivolgere il mio sguardo all’esterno della finestra non vedrei altro che il muro dell’edificio frontale, che di certo nono mi offrirebbe uno spettacolo incantevole.
Bartleby vedrebbe di questo spazio la sua dimora, nella quale ha deciso di stabilirsi; avrebbe trasformato lo studio in modo da poter svolgere al suo interno le funzioni vitali di maggiore importanza, senza però essere scoperto dal proprietario.
Bartleby aveva alloggiato all’interno della struttura per un periodo di tempo durante il quale nessuno si era accorto della sua presenza. Il sedile imbottito di un divano conservava una leggera impronta di una magra forma sdraiata, arrotolata sotto la scrivania era presente una scoperta, sotto una grata vuota del comino era presente del lucido da scarpe, infine su di una sedia era presente una saponetta ed un asciugamano rotto.
Nel testo si fa riferimento alle tombe che sono le prigioni di New York, chiamate in questo modo per la loro somiglianza con le tombe egizie; inizialmente il protagonista viene relegato in una cella dove rifiuta ogni forma di dialogo con ogni persona ed in seguito decide di abbandonarsi alla morte coricandosi su di un prato.

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