La letteratura dai Gracchi a Silla

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura Latina

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Testo

LA LETTERATURA DAI GRACCHI A SILLA

Con il cinquantennio compreso tra il tribunato di Tiberio Gracco (133 a.C.) e la dittatura di Silla (81/80 a.C.) si conclude l’età arcaica, nella storia della letteratura latina. In quei tempi di acerbe lotte politiche e sociali, furono un molti a dedicarsi all’attività letteraria, ma relegati nell’ombra degli scrittori della generazione successiva, nessuno di essi riuscì ad emergere e a conquistarsi una fama duratura.

I cinquanta anni compresi tra il tribunato di Tiberio Gracco e la dittatura di Silla fu un epoca molto travagliata. Dopo la sconfitta di Cartagine sono tornate alla luce le difficoltà interne a Roma che erano state messe da parte durante la guerra. Durante questa guerra alcune classi sociali si erano arricchite: l’aristocrazia senatoria ha aumentato il suo potere economico e i propri latifondi, i cavalieri hanno aumentato il potere economico grazie agli appalti per le province romane.
La classe sociale media è quella che ha risentito di più di questa guerra poiché doveva obbligatoriamente partecipare alle guerre e quindi non potendo lavorare la terra e pagare i tributi dovettero vendere tutto. Quest’ultima classe sociale fu chiamata dei nuovi poveri poiché andarono a Roma in cerca di lavoro, furono chiamati “proletari” poiché non avevano nient’altro che la famiglia come ultimo bene. I cavalieri aspiravano in alto ma non potevano ricoprire la carica pubblica perché era destinata solo ai senatori; allora i cavalieri si staccano dai senatori e si alleano con i proletari.
In questo modo si creò un durissimo conflitto tra i senatori ( optimates ) e i cavalieri-proletari (populares). I populares hanno l’appoggio dei gracchi: Tiberio Gracco stipula una legge agraria nella quale un latifondista non poteva avere più di una certa quantità di terra, e se ne aveva di più doveva venderla. Questo irritò i senatori che fecero uccidere Tiberio e Caio Gracco. Il movimento dei populares ornò all’attacco quando ci fu lo scandalo di Giugurta che fu accusato di aver corrotto due senatori, allora fu convocato a Roma per delle spiegazione e, dopo, fu eletto Mario che fu rieletto più volte per dei decenni; egli fece una riforma importantissima dove ogni uomo nullatenente poteva arruolarsi in battaglia e prendere una paga. Gli optimates tramarono a lungo la riscossa, quando trovarono Silla che nell’87 a.C. il loro capo militare, durò circa 10 anni e finì con la dittatura di Silla. Durante queste lotte furono attivi i letterati che però non ebbero un grande splendore: furono tanti gli scrittori ma ogni volta che uno veniva surclassato, cadeva nel buio e questo accadeva sempre.

L’ORATORIA

L’arte oratoria fu per Cicerone il vertice sia dell’arte della parola, sia il vertice dell’impegno politico e culturale. Egli eccelse nella pratica come avvocato sia come oratore politico, prendendo la parola in senato e davanti al popolo in momenti delicati della storia della repubblica romana. Nel Brutus egli indicò la storia dell’eloquenza romana a proposito dei due partiti più importanti : l’aristocrazia senatoria ( gli optimates = i migliori ) e i populares tra questi ultimi i due fratelli Gracchi: Tiberio e Gaio. Il primo nelle sue orazioni faceva un’analisi attenta dei problemi e della condizione dei contadini, con un’eloquenza calma e composta; Gaio invece usava un modo di parlare drammatico e animato, con uno stile sovrabbondante. Fra gli optimates i due maggiori esponenti furono Scipione Emiliano e Gaio Lelio: il primo è ricordato da Cicerone per quella fermezza con cui richiamava i cittadini al rispetto delle virtù tradizionali, il secondo per la delicatezza di uno stile distinto e raffinato. Secondo Cicerone i più grandi oratori dell’età di Mario e Silla furono Marco Antonio ( morte nell’87 ) e Lucio Licinio Crasso ( morto nel 91 ) : nell’opera intitolata De oratore Cicerone li sceglie come protagonisti. Antonio, come Crasso apparteneva alla corrente filosenatoria ( a favore del senato ) e il primo era specializzato nell’oratoria giudiziaria, ricercando gli effetti teatrali, mentre il secondo curava i periodi, sceglieva le parole e, fornito di una vasta cultura generale, accompagnava il discorso con pochi gesti.

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