Cesare Ottaviano Augusto

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura Latina

Voto:

1.5 (2)
Download:826
Data:12.10.2005
Numero di pagine:6
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
cesare-ottaviano-augusto_1.zip (Dimensione: 6.93 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_cesare-ottaviano-augusto.doc     37.5 Kb


Testo

Cesare Ottaviano Augusto

Cesare Ottaviano Augusto (Roma 63 a.C. - Nola 14 d.C.), primo imperatore romano (27 a.C. - 14 d.C.). Il suo regno coincise con un periodo di pace, di prosperità economica e di grande fioritura culturale, noto come età augustea; egli ricostituì l'unità dello stato dopo quasi un secolo di guerre civili. Nipote di Giulio Cesare, che lo adottò nel 45 a.C., quando questi venne assassinato, nel 44 a.C., egli si trovava in Oriente. Tornato in Italia, apprese che lo zio lo aveva nominato suo erede; volle allora raccoglierne anche l'eredità politica, provando a succedergli nel governo di Roma con il nome di Caio Giulio Cesare Ottaviano.

L'uccisione di Cesare aveva creato un clima di profonda inquietudine: Ottaviano voleva vendicare il padre adottivo per assicurarsi una posizione di potere, ma era contrastato dal console Marco Antonio, che – già nominato magister equitum da Cesare dittatore – aspirava a succedergli nel governo dello stato. Con Ottaviano si schierarono alcuni senatori che, con un sovrano più giovane e più facilmente influenzabile rispetto ad Antonio, speravano di conquistarsi ulteriori privilegi; la pensava così anche il grande oratore e uomo politico Marco Tullio Cicerone, che spinse pure il giovane Ottaviano a non disdegnare accordi con i cesaricidi.

L'ostilità tra le due fazioni sfociò in conflitti politici e militari: Antonio, sconfitto due volte a Modena (44 e 43 a.C.), fu costretto a ritirarsi in Gallia; Ottaviano diventò senatore, ma ben presto, appoggiato dall'esercito e dal popolo, ruppe l'alleanza con i senatori e si fece eleggere console. Il timore di una nuova sollevazione dei repubblicani che avevano ucciso Cesare, che controllavano gran parte dei domini orientali di Roma, lo convinse a richiamare il rivale e a raggiungere con lui un accordo: alla fine del 43 a.C., Ottaviano, Antonio e il suo alleato, il generale Marco Emilio Lepido, costituirono il secondo triumvirato, una magistratura straordinaria che li poneva a capo dello stato per cinque anni.
Si trattava di qualcosa di profondamente diverso dal primo triumvirato (60 a.C.), una sorta di patto privato tra Giulio Cesare, Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso per suddividersi le varie cariche politiche; questa era una magistratura vera e propria, che dava ai tre il titolo di triumviri reipublicae constituendae, cioè "triumviri con l'incarico di rifondare la repubblica", attraverso il potere di fare leggi e nominare magistrati. Tale alleanza venne rafforzata da una massiccia epurazione chiamata "proscrizione": molti avversari politici furono condannati a morte, e fra i trecento senatori e i duecento cavalieri uccisi vi fu anche Cicerone.

Successivamente Ottaviano e Antonio affrontarono militarmente i congiurati che avevano assassinato Cesare, Marco Giunio Bruto e Caio Cassio Longino, che, sconfitti nella battaglia di Filippi, in Macedonia, si suicidarono nel 42 a.C. Nel 40 a.C. i triumviri erano di fatto al comando dello stato: Ottaviano aveva il controllo delle province occidentali, Antonio di quelle orientali e Lepido dell'Africa; nel 38 a.C. il triumvirato venne riconfermato per altri cinque anni. Nel 36 a.C. Ottaviano sconfisse il rivale più pericoloso, Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno, che si era impadronito con una flotta privata di Sicilia, Sardegna e Corsica. In seguito, mentre Antonio era in Oriente a combattere i parti, estromise Lepido dal governo.
Un'altra minaccia, però, era sopraggiunta a contrastare i nuovi progetti: Antonio aveva donato alcuni territori a Cleopatra, la regina appartenente alla stirpe dei Tolomei che Cesare aveva insediato sul trono d'Egitto; questo fatto, assieme alla nomina a coreggente di Cesarione, figlio di Cleopatra e Cesare, fece temere a Ottaviano che Antonio volesse trasformare lo stato in una monarchia personalistica, sul modello dei regni ellenistici: la guerra tra i due divenne dunque inevitabile. Le forze congiunte di Antonio e Cleopatra furono sconfitte da Ottaviano nella battaglia di Azio nel 31 a.C.; l'anno successivo Antonio e Cleopatra si suicidarono, e Cesarione venne assassinato. Nel 29 a.C. Ottaviano poté celebrare a Roma il proprio trionfo, ponendo fine all'epoca delle guerre civili e diventando l'incontrastato padrone di quello che ormai era un impero.

Nel 27 a.C. il senato romano gli attribuì il titolo onorifico di augusto (cioè "colui che ha l'autorità morale"), che in seguito diventerà sinonimo di imperatore. Fu proprio attraverso la propria autorità morale (auctoritas) che egli accentrò nella propria persona titoli e poteri un tempo attribuiti esclusivamente ai magistrati repubblicani, senza giungere mai a una vera e propria modifica di carattere costituzionale; assunse anzi il ruolo formale di difensore delle istituzioni repubblicane, dando vita così a una vera e propria finzione: di nome, continuava a esistere la repubblica, di fatto vi era una gestione del potere di tipo monarchico.

Nel 23 a.C. ricevette la potestà tribunizia a vita, che comportava il diritto di veto e il controllo sulle assemblee dei tribuni della plebe. Il senato lo investì a vita anche della dignità proconsolare sulle province, conferendogli poteri superiori a quelli degli altri proconsoli. L'insieme di queste prerogative, sommate alla carica di console che assunse tredici volte durante il regno, conferì ad Augusto il potere assoluto su tutto l'impero; oltre all'auctoritas, di cui si è detto, deteneva infatti la potestas (cioè l'autorità civile), conseguita proprio attraverso l'assunzione della potestà tribunizia (tribunicia potestas), e l'imperium (cioè il potere di comandare gli eserciti), implicito nelle funzioni consolari e proconsolari. Si fece dunque chiamare Imperator ("colui che ha l'imperium"), Caesar ("il successore di Giulio Cesare", divenuto cesare egli stesso), Divi Caesaris filius ("il figlio del divo Cesare"), Octavianus (quel che restava del suo vero nome), Augustus ("colui che ha l'autorità morale"), ideando uno schema di titolatura che sarà fatto proprio dai suoi successori; e quando nel 12 a.C. venne proclamato pure pontifex maximus ("pontefice massimo"), la più alta carica sacerdotale dello stato, anche la sfera religiosa divenne di sua stretta pertinenza.

Instancabile fu la sua attività per organizzare al meglio il nuovo grande organismo politico-amministrativo che aveva creato. Promosse l'accrescimento della rete stradale, funzionale alle comunicazioni tra le varie regioni dell'impero e Roma e, soprattutto, all'approvvigionamento della sempre più popolosa capitale. Cercò di mantenere una sostanziale equità nella politica fiscale e fu pure molto attento nella politica monetaria; certamente non scordò mai la necessità di mantenere una costante attenzione per i bisogni delle classi più umili, il consenso delle quali era fondamentale per il mantenimento del suo potere.
Riformò inoltre l'amministrazione territoriale dei domini romani, suddividendo l'Italia in undici regioni e distinguendo le province romane fra senatorie e imperiali; ove riteneva che i confini fossero più seriamente minacciati, stanziò contingenti fissi di legioni per difenderli. Promosse la formazione e la promozione sociale di una nuova categoria di burocrati appartenenti all'ordine equestre, impiegata in prima persona nelle attività amministrative dello stato. Dal punto di vista militare, ampliò i confini dell'impero con vittoriose campagne nel Norico, nella Rezia (16-15 a.C.) e in Pannonia (12-9 a.C.). Nel 2 a.C. ricevette il titolo onorifico di pater patriae ("padre della patria"), che andò a completare la titolatura della quale già si è detto.

Per quanto riguarda la cultura, Augusto fu amico e protettore dei poeti, soprattutto Orazio e Virgilio; comprese infatti l'importanza di lusingare e influenzare gli intellettuali del suo tempo, capaci di garantirgli - se opportunamente stimolati - forme di consenso e propaganda di ampia risonanza: preziosissimo fu, in questo senso, il ruolo dell'amico e collaboratore Mecenate, fondatore di un noto circolo culturale filoaugusteo. Patrocinò l'architettura e promosse la costruzione di monumentali opere pubbliche. Cercò di far rivivere gli antichi valori – quelli del mos maiorum – in un'epoca che giudicava di eccessivo permissivismo: per porre un freno all'immoralità dei costumi emanò leggi contro il lusso e per rafforzare l'istituto della famiglia. In campo economico promosse lo sviluppo dell'agricoltura in Italia, con un'operazione che aveva anche una forte coloritura ideologica, poiché mirava a recuperare i valori tipicamente "agricoli" della Roma delle origini.
Augusto si sposò tre volte; dalla seconda moglie, Clodia, ebbe una figlia, Giulia. La terza moglie fu Livia Drusilla, che aveva già due figli da un precedente matrimonio, Tiberio e Druso Maggiore. Morti Druso e Giulia, ma anche – in un inarrestabile susseguirsi di lutti – i due mariti di quest'ultima Marcello e Agrippa e i figli Gaio e Lucio, l'unico possibile successore rimase il figliastro Tiberio, che Augusto adottò nel 4 d.C.
Vari sono stati i giudizi degli storici antichi e moderni su Augusto: alcuni condannarono la sua brama di potere, alla quale vennero imputate le spietate proscrizioni al tempo del triumvirato; altri, come lo storico Tacito, pure di sentimenti repubblicani, lodarono alcuni aspetti del suo regime, visto come l'unico antidoto possibile alle guerre civili. Gli studiosi moderni, pur riconoscendone un certo cinismo politico e le tendenze autoritarie, gli attribuiscono tuttavia il merito di aver creato un governo stabile e bene amministrato, e soprattutto – come già appunto Tacito aveva scritto – di aver portato la pace e la prosperità nelle dissestate province dell'impero.

1

---------------

------------------------------------------------------------

---------------

------------------------------------------------------------

Esempio