Nella Belletta

Materie:Tema
Categoria:Letteratura Italiana

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Testo

ANALISI TESTUALE “NELLA BELLETTA” DÌ GABRIELE D’ANNUNZIO

La morte come sensazione, orribile ma allo stesso tempo affascinante, vista in una putrida palude da uno dei poeti dell’Estetismo. I giunchi nel fango della palude ricordano al poeta le pesche, le rose e persino il miele, tutte cose poeticamente belle in sé, ma rispettivamente troppo mature, appassite e guasto; tutto ricorda l’ambiguità della morte. La palude ricorda a D’Annunzio un fiore ricoperto di fango che cuoce sotto il sole d’agosto con una indescrivibile ma dolciastra afa di morte. Ma basta il poeta che si avvicina alla palude, una piccola presenza umana, per ammutolire persino una rana. E in questo silenzio silenziosamente salgono delle bolle d’aria di fango. Il madrigale “Nella belletta” parla chiaramente della morte, nel suo aspetto più macabro e putrido. L’importanza della morte nel componimento è anche dettata dall’unica rima, che è proprio tra “morte” alla fine della prima terzina e “morte” a quella della seconda. Le parole producono suoni quasi viscidi e affannosi, che rendono l’idea di una palude che “bolle” in piena estate. Ma un dipinto apparentemente in decomposizione nasconde anche un senso di bellezza e di fascino. Per l’Estetismo tutto è bellezza e anche la morte secondo D’Annunzio nasconde dei lati che lo affascinano: questa idea di estetica, oltre a ripiegarsi nella poetica, si trova nello stile; i vari ossimori tra oggetto bello e aggettivo brutto (“persiche/ mézze”; “rose/ passe”…), ma soprattutto l’espressione ossimorica “fiore lutulento”, ci fanno capire che se da una parte la morte comporta una decomposizione dall’altra essa è circondata da un alone di mistero che le dona fascino e bellezza. Questi elementi di sensismo, e quasi anche di sensualismo se si legge una morbosa ricerca della bellezza nella morte, sono collegati anche temi riallacciabili al simbolismo di Baudelaire: nei ultimi due versi, la cui importanza è anche segnalata dal fatto di essere entrambi endecasillabi, troviamo il tema del silenzio e dell’uomo nella natura; non appena il poeta prova ad avvicinarsi alla belletta tutta la natura cade in un profondo silenzio, solenne quanto terribile, esattamente come è la morte. Il caldo estivo crea delle bolle nella palude che salgono e si dirigono verso un mondo ignoto…
Questo madrigale fa parte della raccolta Alcyone di D’Annunzio, a sua volta parte delle Laudi. Tutte le poesie sono ambientate nel periodo estivo e “Nella belletta” non fa eccezioni. D’Annunzio da buon esponente dell’Estetismo crede che tutto nella vita sia bello, persino il momento ultimo dell’esistenza ovvero la morte. È un’idea da ammirare quella del poeta, ma ciò che sarebbe ancor più da apprezzare è il linguaggio: D’Annunzio crea sotto i nostri occhi una palude sia con delle sensazioni che noi avvertiamo leggendo, sia con degli efficacissimi “effetti sonori”, in cui anche il silenzio finale va catalogato. Ci sembra quasi di sentirlo sulla pelle quel silenzio stesso. Insomma D’Annunzio, personalmente, è più interessante da analizzare sotto il profilo ritmico/linguistico che dal lato dei temi; l’Estetismo porta in fondo a poco gradevoli (sempre secondo la mia opinione) estremizzazioni del Simbolismo ma addirittura del Romanticismo. Ma D’Annunzio ha molti meriti per l’uso efficace e preciso della parola.

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