Il ponte di Giovanni Pascoli

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Testo

Analisi del Testo
Giovanni Pascoli
Il ponte (Myricae)
Nel sonetto il poeta si interroga sul mistero della vita, rappresentato dallo scorrere del fiume che va dalla nascita («Il fonte») alla morte («Il mare»).
La glauca luna lista l’orizzonte
E scopre i campi nella notte occulti
E il fiume errante. In suono di singulti
L’onda si rompe al solitario ponte.
Dove il mar, che lo chiama? E dove il fonte,
ch’esita mormorando tra i virgulti?
Il fiume va con lucidi sussulti
Al mare ignoto dall’ignoto monte.
Spunta la luna: a lei sorgono intenti
Gli alti cipressi dalla spiaggia triste,
movendo insieme come un pio sussurro.
Sostano, biancheggiando, le fluenti
Nubi, a lei volte, che saline non viste
Le infinite scalée del tempio azzurro.
Parafrasi
La luna, di colore grigio-azzurro, riga l’orizzonte con il suo chiarore e illumina i campi nascosti dal buio della notte e un fiume che scorre, senza meta. I flutti si infrangono sommessamente su di un ponte solitario. Mi domando dove sia il mare verso il quale scorre e dove la sorgente, che emette un flebile sciabordio tra le piante. Il fiume scorre, illuminato dal pallido chiarore lunare, da un monte sconosciuto verso un mare altrettanto misterioso. Sorge la luna: si innalzano attenti verso di lei gli alti cipressi del triste litorale, muovendosi insieme quasi stessero pronunciando una preghiera sottovoce. Immobili nel cielo erano le nubi ondulate rivolte verso di lei, che salivano gli invisibili e infiniti gradini della volta celeste.
Analisi e comprensione del testo
“Il ponte” è un sonetto composto dal poeta Giovanni Pascoli, pubblicato nella sua prima raccolta di poesie, “Myricae”. La lirica presenta lo schema compositivo proprio del sonetto, ovvero due quartine e due terzine con il seguente schema di rime: rima incrociata (ABBA) nelle quartine e rima ripetuta (CDE-CDE) nelle terzine. Come altri componimenti pascoliani inclusi in “Myricae”, “Il ponte” si presenta come la descrizione di un ambiente naturale, un notturno lunare reso impressionisticamente attraverso una serie di sensazioni visive ed uditive, le quali rimandano però a valenze allusive e simboliche. Nel paesaggio descritto, infatti, ciascun elemento naturale diviene personificazione carica di valori simbolici, trasfigurando l’intero sonetto in un’intensa riflessione sul mistero della vita, rappresentata dallo scorrere inesorabile e senza meta del fiume che va dalla nascita («Il fonte», la sorgente della vita) alla morte («Il mare», entro il quale il fiume, corso della vita, si annulla e si disperde). Dunque, ogni elemento naturale trascende il significato connotativo della parola in sé ed allude ad altri nascosti significati, grazie ad un intenso ed arcano linguaggio analogico; il ponte, sul quale si infrangono sonoramente i flutti del fiume, rappresenta un qualunque ostacolo che si frappone al corso naturale della vita che, nel caso del poeta, può indicare la disgregazione del «nido» familiare a seguito dei numerosi lutti; la luna, invece, simboleggia il trascendente, l’elemento metafisico e soprannaturale verso il quale le anime degli uomini («alti cipressi») si protendono anelanti e desiderose, cercando di elevarsi dalla «spiaggia triste», ovvero la alienante ed inquieta società moderna che ne impedisce il raggiungimento. Le nubi, al contrario, incarnano l’animo del poeta-veggente e fanciullo che, attenendosi ad una conoscenza alogica, aurorale ed irrazionale della realtà, riesce ad elevarsi e a raggiungere direttamente, senza mediazioni, il «cielo», cuore della realtà, sede della luna e quindi dell’agognato ignoto. Ogni aspetto del sonetto, anche a livello formale e stilistico, assume perciò un valore simbolico. La stessa allitterazione della consonante liquida “l” nella prima quartina non mira ad un’imitazione naturalistica di un dato suono ma si traduce in un autentico fonosimbolismo indicante l’inarrestabile fluire della vita, assimilabile al concetto eracliteo del πάντα ῥεῖ (panta rei), tutto scorre. Nella seconda quartina il paesaggio notturno si carica di una connotazione fortemente misteriosa espressa dagli interrogativi che il poeta si pone; egli si sofferma a riflettere sul mistero della vita, chiedendosi da dove essa abbia origine (v. 5 “E dove il fonte…?”) e dove quindi essa termini (“Dove il mar, che lo chiama?”). Ciò è indicativo del fatto che Pascoli non cerca le sue risposte nella religione cristiana, la quale ha per il poeta una valenza esclusivamente umanitaria, un messaggio di bontà e fratellanza. Perciò «Il fonte», simbolo della nascita, è descritto come «esitante» (v. 6 “il fonte, ch’esita mormorando..”), dal momento che Pascoli non è in grado di conoscere il profondo senso della vita, non comprende come e perché essa abbia origine e quindi, come finisca. Il senso di ignoto e di mistero che circonda la seconda quartina è accentuato poi, al v.8, tramite la figura retorica del chiasmo (sostantivo-aggettivo X aggettivo-sostantivo), che conferisce una maggiore forza espressiva al verso, risaltandone il significato. Nelle terzine, invece, il paesaggio si carica di un’aura sacrale, accentuata dalla metaforica “preghiera dei cipressi” che tentano di innalzarsi verso la luna. Altro elemento caratteristico del sonetto è poi la personificazione posta in chiusura, costituita dall’immagine delle «fluenti/nubi» (vv. 12-13) che «Sostano» (v.12), indicanti appunto gli animi privilegiati dei poeti che sono in grado di cogliere l’essenza delle cose, guardando al di là delle apparenze sensibili. L’intero sonetto è perciò permeato da un alone indefinito di mistero e di arcano, evocato dalle immagini visive ed uditive del sonetto: l’indefinito chiarore della luna che rischiara i campi, il continuo e inarrestabile scorrere del fiume verso il mare e il suo infrangersi sulle pareti rocciose del ponte. Si può dunque comprendere come Pascoli inquadri la sua poesia nel panorama decadente italiano ed europeo, servendosi in maniera originale del bagaglio culturale del Positivismo: la terminologia specifica ed accurata si carica di valenze allusive e costituisce la parola magica per raggiungere, senza mediazioni, la realtà delle cose. Ciò fa di Pascoli un’eminente personalità della letteratura italiana di fine ‘800, che getterà le basi per la successiva cultura novecentesca.
Abete Raffaele V^B
Liceo Scientifico “E. Torricelli”
Somma Vesuviana

Esempio



  


  1. davide

    sto cercando l'analisi del testo della poesia 'dalla spiaggia' di Pascoli