Confronto fra "I dolori del giovane Werther" e "Le Ultime lettere Jacopo Ortis"

Materie:Tema
Categoria:Letteratura Italiana

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Data:14.07.2009
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Testo

In entrambi i romanzi svolge un ruolo cruciale il momento del bacio fra i due innamorati, sebbene nelle due opere questo tema trovi collocazione in due momenti molto differenti: ne “I dolori del giovane Werther” rappresenta il culmine dell'amore impossibile del protagonista, l'ultimo dramma che lo porta al suicidio, mentre nell'Ortis l'episodio è narrato relativamente presto.
Si evidenziano in primo luogo delle differenza formali maggiori: Jacopo narra in prima persona la sua esperienza, nelle lettere che vanno dal 12 al 15 maggio, dove invece per Werther l'accaduto viene riferito in terza persona dall'amico che nella finzione narrativa cura la pubblicazione delle sue lettere.
Sul piano della narrazione dei fatti, il Werther mostra una premessa al momento del bacio che occupa uno spazio importante, costituendo quasi la metà del brano; sebbene anche nell'Ortis sia presente una lunga sezione in cui il giovane si perde nei suoi pensieri, questa è separata dalla scena d'amore vera e propria, trovandosi quest'ultima esclusivamente nelle due lettere del 14 maggio: in queste due epistole, la prima delle quali brevissima, Ortis entra nell'argomento in medias res, inserendo nella prima lettera la scoperta dell'amore ricambiato, nella seconda il racconto integrale dell'episodio.
Stilisticamente dalla pagina del Werther traspaiono sentimenti particolarmente intensi, a tratti quasi violenti, espressi attraverso l'immagine più volte ricorrente del pianto, un pianto accorato che rompe la voce e costringe Lotte a nascondere il viso nel suo fazzoletto per la commozione; è particolarmente significativo nel descrivere la passione anche il simbolo del fuoco, ricorrente due volte nelle espressioni “gli occhi di Werther bruciavano” e “guance infuocate”; tutto questo culmina nell'impeto quasi folle del protagonista che cinge in modo brusco Lotte e la copre di “baci furiosi”, mostrando una totale perdita di controllo che provoca lo sconcerto dell'amata; la particolare tensione drammatica è trasmessa anche da un uso intenso della punteggiatura che spezza il discorso in una sequenza di frasi molto brevi, ricreando nella costruzione del periodare la rottura dell'animo del protagonista.
Tutto questo non avviene nel romanzo foscoliano, dove è anzi Teresa a prendere l'iniziativa, dichiarando esplicitamente il suo amore; qui la scena è descritta con toni molto più sereni e ciò che appare è una gioia senza limiti per l'iniziale apparenza di un sogno realizzato; anche in questo caso è la donna a rompere l'abbraccio e anche la reazione conseguente è simile, anche se solo apparentemente: anche Ortis, come Werther, resta interdetto, con le braccia aperte e senza osare toccare la donna amata, ma dove Werther è paralizzato dalla disperazione che gli impedisce di reagire, Jacopo invece si sente colpevole per aver “eccitato” Teresa “nel suo cuore innocente”, consapevole di averla istigata a compiere un atto di cui sarebbe pentita.
Le differenze crescono esponenzialmente nel momento in cui i due giovani riflettono sull'accaduto. Nel caso del giovane Werther, la tragedia consumatasi a casa di Lotte non può essere se non l'ultima fase della “malattia” che lo stava divorando da tempo: la definitiva consapevolezza di essere ricambiato nel suo amore, accompagnata da un'altrettanto inappellabile impossibilità di coronare quell'amore nel matrimonio, gettano Werther nella più cupa depressione che non sembra avere altra via d'uscita se non la morte, che il protagonista si dà poco dopo con un colpo di pistola alla testa durante una patetica scena nella quale si chiude solo nella sua buia camera, come per erigere un'ultima linea di difesa contro il mondo circostante che l'ha ridotto in quello stato.
Ortis al contrario, almeno nei momenti immediatamente seguenti il bacio, nonostante Teresa sia fuggita da lui, non può fare a meno di sperimentare una meravigliosa pienezza dei sensi (destinata a scemare sempre più), sentita come un forte legame con la natura e un rinnovato senso di fiducia nel divino; nondimeno è ancora consapevole della sua situazione e per questo matura una riflessione sui temi del vero e dell'illusorio, materia particolarmente cara all'autore e che riconduce il romanzo in un'ottica autobiografica, dove la figura di Ortis e quella di Foscolo coincidono; la trattazione è soltanto accennata, ma non manca di far riferimento ad un'antichità classica idealizzata come il mondo della bellezza, mentre il personaggio-poeta riafferma la necessità della fantasia e del sentimento in ogni vita degna di essere vissuta (“Illusioni! Ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o nella rigida e noiosa indolenza.”).
Entrambi i personaggi alla fine cedono e scelgono nella morte la via di fuggire i mali della vita, ma questa decisione ultima evolve su piste differenti, come è reso manifesto dal fatto che dopo il rifiuto della donna amata uno dei due rinunci immediatamente a vivere e l'altro no.
Questo accade perché i due giovani sperimentano interessi differenti. Werther conduce una vita in cui l'amore e il sentimento giocano il ruolo centrale di unico polo: il desiderio amoroso catalizza interamente l'attenzione di Werther che risponde allo stimolo dedicando ogni suo attimo a Lotte, arrivando al punto che, resosi conto di non poter concludere felicemente una storia d'amore, non è più in grado di distogliersi dai suoi pensieri ossessivi neanche volendolo; quando riceve l'ultima, drammatica conferma del destino infelice del suo amore, vede crollare l'unico pilastro che sosteneva la sua esistenza, facendo venir meno di conseguenza ogni desiderio di prolungare la propria esistenza.
Analogamente la resistenza di Ortis va cercata nel suo costruire la vita attorno a due colonne portanti distinte: la definitiva perdita di ogni possibilità di concludere bene la sua storia con Teresa gli infligge sì un duro colpo, ma non gli impedisce di continuare a vedere nell'amor patrio uno scopo di vita, altro forte sentimento che si fa sentire fin dalla prima lettera del romanzo. Solo quando anche questo polo focale viene meno e le sue speranze si sfaldano definitivamente in seguito alla discussione con Parini sopraggiunge il desiderio di smettere di vivere, e anche nell'estremo atto Jacopo si comporta diversamente da Werther, così come diverse sono state le loro vicende: il suo suicidio infatti non è il culmine di una malattia, ma un atto finale di ribellione contro uno stato di cose immodificabile, l'affermazione dell'eroe che non potendo vincere rifiuta comunque di dichiararsi sconfitto, atteggiamento differente da quello di un Werther tutt'altro che titanico.
Le due opere quindi, pur basandosi su un filo conduttore apparentemente simile presentano differenze anche notevoli nei temi trattati e negli atteggiamenti dei personaggi di fronte a situazioni analoghe, sebbene non manchino corrispondenze uno a uno, come evidenziato nei due passi messi a confronto; va inoltre ribadito nuovamente come l'Ortis non tragga spunto solo dal romanzo di Goethe, ma attinga a piene mani anche dalla vicenda biografica del suo autore che minacciò egli stesso più volte il suicidio.

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