Eschilo

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura Greca

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Testo

ESCHILO: vita e opere

Vita di Eschilo:

• Nasce ad Eleusi (525 A.C.)
• Appartiene a famiglia aristocratica
• Vince il primo agone poetico nel 484 A.C.
• Partecipò alle guerre contro i Persiani a Maratona e Salamina
• Si trasferisce prima di morire (456 A.C.) a Gela, in Sicilia
• Anche i due figli, Euforione (lo stesso nome del padre di Eschilo) e Euaion, furono poeti tragici (“una dinastia di uomini di teatro”).

Eschilo drammaturgo:

Nella trilogia, ciascun dramma è come un elemento componente, costruito per mezzo di un’architettura complessa (la vicenda si sviluppa per esteso in tutti e tre i drammi).
Il dramma di Eschilo è rigido, tipico dello stile arcaico, con numerose ed estese parti corali e un linguaggio ricco di neologismi, epiteti, metafore…

Anche la scenografia è di stile arcaico, arricchita da innovazioni sulla messinscena, la danza coreutica e la drammaturgia.

Introduce il “secondo attore”: un altro personaggio è messo a confronto col protagonista, permettendo così lo sviluppo dei motivi di entrambi in quanto una circostanza; gli spettatori seguono così la vicenda da punti di vista differenti.

I suoi personaggi sono stilizzati (= stereotipati) cioè presentano un solo carattere della propria personalità, rigidi (non si lasciano sottomettere al destino, fino all’estremo), non provano dubbi o tormenti interiori e scatenano le proprie emozioni attraverso interventi esterni sottoforma di “demoni”: sono personaggi ovviamente di stampo arcaico e psicologicamente irreali per la loro inflessibilità e personalità “mono-caratteriale”.
Le forze oscure che intervengono sul destino e le emozioni del personaggio sono:
• Ubris (= violenza) e ate (= accecamento) che accecano l’uomo e lo portano a commettere azioni scellerate e a subire la “colpa”;
• Esistono anche “spiriti ammonitori”, come le Erinni persecutrici o l’Alastor, che sconvolge la mente del personaggio reo;
• Sempre onnipresenti poi sono gli Dei, che garantiscono la giustizia.
Queste forze e divinità che intervengono sull’uomo provengono da diversi piani (terra i primi, sottoterra i secondi e cieli gli ultimi) e mescolano fra loro teatro e religione.
Dike: il tema della giustizia è centrale, come per molti altri poeti arcaici, ma ha un altro valore. E’ una serie di leggi imposte dagli Dei sugli avvenimenti che coinvolgono l’uomo, concentrandosi sul regolare i due fondamentali elementi di colpa e punizione.
Altri temi trattati nelle tragedie, di grande importanza, sono la vendetta, il conflitto fra Polis e Famiglia, le leggi dei Clan e il contagio esteso tra generazioni, segno che Eschilo non appartiene ancora pienamente all’epoca classica.
La drammaturgia eschilea è infine anche caratterizzata dall’uso di elementi fantastici (quelli che noi chiameremmo “effetti speciali”) in grado di influenzare maggiormente il pubblico, che si immedesima nelle situazioni rappresentate e che prova pietà e terrore, una specie di “catarsi”.
Le Tragedie:
“Persiani”
• fa parte di una trilogia i cui drammi non sono legati da uno stesso intreccio;
• è il primo dramma della tradizione occidentale;
• Eschilo, con quest’opera, esalta la potenza di Atene e la sua scelta di espandersi verso oriente, come una sorta di propaganda politica, ma sceglie, al contempo, di rappresentarla nella prospettiva degli sconfitti persiani, provocando nel pubblico né odio né riso, ma pietà e compassione;
• È descritto anche il netto contrasto fra i due tipi di sistema politico differenti, l’uno democratico e l’altro dispotico, basandosi su un luogo comune che fa riferimento alla mitologia (mito e storia si incontrano);
• Serse è presentato più come un personaggio mitico, che da’ sfogo ad una violenza eccessiva approfittando del suo potere (è “ubristes”) ;
• Il protagonista è il coro, che simbolicamente rappresenta i persiani sconfitti da Atene (è una tragedia collettiva).
“Sette contro Tebe”
• E’ il terzo dramma di una edipodia, serie di 4 tragedie;
• Già stato narrato nell’antico poema Tebaide, il mito tebano si ispira alla leggenda sulla drammatica storia di Edipo, che da adulto uccide il padre e sposa la madre inconsapevolmente e i cui figli si scontreranno per ottenere il potere. E’ una famiglia animata dall’odio e macchiata dalla colpa;
• Eschilo non riflette esclusivamente sulla figura di Edipo, ma su quella dell’intero clan famigliare, la cui struttura si disgiunge drasticamente;
• Efficace da parte del tragediografo la rappresentazione di Eteocle, uno dei due figli di Edipo, incredibilmente avvinto da rabbia funesta e disumana.
“Supplici”
• “Supplici” fa parte di una trilogia, che si può considerare ancor più “arcaica” delle altre per la mancata presenza del secondo personaggio ( è ancora il coro);
• In questa tragedia il coro ha ancora il ruolo dominante, da protagonista;
• Essendo ammesso nel mondo antico greco anche il matrimonio fra cugini, il reale motivo per cui queste donne non volevano sposarsi non riguardava il legame di parentela ma il semplice fatto di voler rimanere non vincolate da legami coniugali. Per queste, sposarsi equivale al diventare schiave (dmoides), un’idea sicuramente avversa ai princìpi morali ateniesi, secondo i quali le donne non potevano predominare sull’uomo, la famiglia, sul dovere della procreazione e sull’amore (nel piano sessuale);
• Questo modello “femministico” della donna verrà ripreso anche nell’ Orestea;
• Le altre opere della trilogia sono andate quasi completamente perdute.
“Prometeo incatenato”
• Fa parte di una trilogia in cui è sempre protagonista Prometeo;
• Si narra principalmente della punizione su Prometeo per essersi ribellato all’onnipotente Zeus;
• Ci si pone ancora il problema dell’autenticità dello Zeus rappresentato nella tragedia, del tutto differente dalla normale idea di Eschilo sul dio. Nonostante ciò, lo scontro fra divinità che avviene nel dramma riprende pienamente la drammaturgia eschilea;
• Eschilo, con la ribellione di Prometeo contro il tiranno padrone dell’universo, riprende il tipico tema greco del conflitto fra individuo e potere (vedi Achille contro Agamennone). Come finisca lo scontro non è possibile saperlo con certezza, essendo andate perdute le altre opere della trilogia, ma esiste l’opinione che alla fine le ragioni dei due si conciliano;
• Il Prometeo eschileo, con il suo discorso di autodifesa e la decisione di portare il fuoco agli uomini, rappresenta la “personificazione” del progresso umano.
“Orestea”
• E’ una trilogia che riguarda le vicende degli atridi, sicuramente composta in età adulta;
• Ognuna di queste tre tragedie svolge una riflessione a sé stante sulla cultura arcaica definendo così l’intera trilogia come un grande progetto drammaturgico;
• La vendetta è il tema centrale ed avviene all’interno di uno stesso nucleo famigliare: la casata Atride di Micene è intrinseca di colpa, che come una malattia si trasmette tra parenti;
• Ricollegata a questa abbiamo anche la giustizia, che si ottiene solo vendicandosi, quando opportuno (i due temi coesistono);
• si sviluppano nello stesso tempo tipi di giudizi e sistemi di punizione diversi, a partire dai demoni Erinni, che giudicano basandosi sull’effettività degli eventi accaduti, fino ad arrivare ai tribunali cittadini e al giudizio degli dei, i quali impongono la regola che solo provando sofferenza si impara a non commettere ingiustizie (pathei mathos) e che applicano nel corso della vicenda anche su Oreste;
• ognuna delle tre tragedie è caratterizzata da divesi particolari: “Agamennone” è piena di scene di sangue e conflitto, “Coefore” è cupa e presenta feroci litigi verbali, infine “Eumenidi” slitta direttamente la scena da Argo ad Atene, con la particolare rappresentazione del personaggio di Clitennestra;
• i due personaggi fondamentali della trilogia, fra loro nemici, sono: Clitennestra (è astuta, ribolle di rabbia ed è così rancorosa da riapparire anche dopo la morte sotto forma di spettro) e Oreste (è un personaggio dubbioso, un eccezione rispetto al modello tipico di personaggio seguito da Eschilo, cioè inflessibile e stereotipato);
• tiranno come Agamennone è sicuramente Egisto, talmente ingiusto che la sua morte viene vissuta dal pubblico ateniese come un atto di giustizia.

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