Baudelaire poeta della modernità

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura Francese

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Testo

CHARLES BAUDELAIRE
Il poeta della modernità

Charles Baudelaire è stato da molti definito il poeta della “modernità”, parola utilizzata dallo stesso poeta per esprimere la particolarità dell’artista moderno: la sua capacità di vedere nella metropoli che lo circonda non solo la decadenza dell’uomo ma anche di avvertire una misteriosa bellezza fino ad allora mai scoperta. Il problema di Baudelaire è proprio questo: come sia possibile la poesia in una società cosi commercializzata e tecnicizzata.
In molti hanno cercato una linea di continuità tra Baudelaire e i Romantici, ma da questi ultimi si distanzia per quel processo di “spersonalizzazione” portato poi agli estremi da Rimbaud.
Les Fleurs du Mal (1857) non sono una lirica di confessione né tanto meno la raccolta va intesa come un diario di situazioni private. Il primo passo che porta alla spersonalizzazione della poesia è la scelta da parte del poeta di non datare nessuno dei suoi componimenti, contrariamente a quanto fece Victor Hugo. Benché le poesie di Les Fleurs du Mal seguano un percorso, questo non è un percorso autobiografico, piuttosto è un percorso di tipo tematico. I temi presenti nella raccolta non sono molti e si è voluto vedere in questo della sterilità. In verità con la concentrata tematica della sua poesia Baudelaire soddisfa quel suo principio di non abbandonarsi all’”ebbrezza del cuore”. L’atto che conduce alla poesia pura si chiama lavoro, è metodica costruzione di un’architettura. Les Fleurs du Mal non vogliono essere un semplice album, ma un’opera che ha “un commencement et une fin” (un inizio e una fine). Dopo una poesia introduttiva che anticipa il complesso dell’opera, il primo gruppo di poesie (Spleen et Idéal) presenta il contrasto tra lo slancio e la caduta. Il gruppo seguente (Tableaux Parisiens) mostra il tentativo di un’evasione nel mondo esterno della metropoli, tentativo che, non portando a nessun risultato, sfocia in un’evasione nel paradiso dell’arte. È questo il tema del terzo gruppo, Le Vin. Neppure questo però porta ad una serenità. Ne consegue l’abbandonarsi alla fascinazione del distruttivo (nel quarto gruppo che ha lo stesso titolo della raccolta, Les Fleurs Du Mal). La conseguenza di tutto ciò è la sarcastica ribellione contro Dio (Révolte). Come ultimo tentativo non resta che cercare pace nella morte: cosi si conclude l’opera nel sesto e ultimo gruppo di poesie dal titolo La Mort, appunto.
Il fatto che Baudelaire abbia dato a Les Fleurs du Mal una simile costruzione architettonica, dimostra il suo distacco dal Romanticismo, i cui libri lirici sono semplici raccolte in cui la disposizione delle poesie ripete di fatto la casualità dell’ispirazione. Baudelaire, infatti, appartiene a quella che è stata definita “Seconda Generazione Romantica”, per la quale ormai non sono l’intuizione e l’ispirazione a fare una poesia; ciò che conta è la volontà dell’autore. Baudelaire si è una volta definito “un parfait chimiste” (un perfetto chimico). Cosi come il chimico è in grado di far reagire le sostanze, il poeta è in grado di far “reagire” le parole, di manipolare il linguaggio. È proprio a partire da questo concetto che si può desumere l’estetica del brutto di Baudelaire.
In un estratto inedito, progettato forse per un epilogo o per un prologo a Les Fleurs du Mal, il poeta dichiara la sua volontà di “extraire la Beauté du Mal”, estrarre la bellezza dal male. Attraverso il linguaggio poetico, anche ciò che è comunemente brutto, ciò che comunemente porta orrore e disgusto, può diventare bello, può diventare oggetto poetico. Del resto è Baudelaire per primo a portare in poesia l’immagine di un corpo in decomposizione, con il componimento Une Charogne.

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