Versioni dal latino di Cicerone e Quintilliano

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Testo

- Versioni dal latino di Cicerone e Quintilliano -

EDUCAZIONE DOMESTICA E INSEGNAMENTO PUBBLICO (Quintilliano 1, 2, 1-5)

Hoc loco tractanda quaestio est, utiliusne sit domi atque intra privatos parietes studentem continere, an frequentiae scholarum et velut publicis praeceptoribus tradere Non est dissimulandum, esse nonnullos, qui ab hoc prope publico more privata quadam persuasione dissentiant Hi duas praecipue rationes sequi videntur: unam quod moribus magis consulant fugiendo turbam hominum eius aetatis, quae sit ad vitia maxime prona; alteram quod, quisquis futurus est ille praeceptor, liberalius tempora sua inpensurus uni videtur quam si eadem in pluris partiatur. Corrumpi mores in scholis putant: nam et corrumpuntur interim sed domi quoque, et sunt multa eius rei exempla, tam hercule, quam conservatae sanctissime utrobique opinionis. At si bona ipsius indoles, si non caeca ac sopita parentium socordia est, et praeceptorem eligere sanctissimum quemque et disciplinam, quae maxime severa fuerit, licet et nihilo minus amicum gravem virum aut fidelem libertum lateri filii sui adiungere.

A questo punto (del testo) bisogna affrontare la questione, se sia più utile trattenere lo studente a casa e tra le pareti domestiche, oppure se affidarlo alla frequenza delle scuole e, per così dire, a maestri pubblici. Non si deve nascondere che ci sono alcuni che dissentono (sono in disaccordo) da questo quasi comunque costume per una loro certa privata convinzione. Costoro sembrano seguire soprattutto due ragioni: una perché secondo loro provvedono meglio ai costumi, evitando la massa dei ragazzi di quell'età che è molto incline ai vizi, la seconda che chiunque sarà quell'insegnante sembra che spenderà più generosamente il suo tempo per uno solo che se dividerà (che se qualora divida) il medesimo tra più persone. Pensano che nelle scuole si corrompano i costumi: infatti si corrompono anche a volte, ma anche a casa, e ci sono molto esempi di questo fatto, tanti, per Ercole, quanti di personalità conservate perfettamente in entrambi gli ambienti. Ma se è buona l'indole di lui stesso (dell'allievo stesso), e se non c'è un'addormentata e cieca trascuratezza dei genitori. Si può sia scegliere come insegnante il più onesto e la disciplina sarà la più severa, e non di meno far accostare al proprio figlio (mettere al fianco del proprio figlio) come amico autorevole un fedele liberto.

GOVERNANTI SAGGI ED AGITATORI DEMAGOGHI
(Cicerone, Sest. 66, 139)

Qui bonam famam bonorum, quae sola vere gloria nominari potest, expetunt, aliis otium quaerere debent et voluptates, non sibi. Sudandum est iis pro communibus commodis, adeundae inimicitiae, subeundae saepe pro re publica tempestates, cum multis audacibus, improbis, nonnumquam etiam potentibus dimicandum. Haec audivimus de elarissimorum virorum consiliis et factis, haec accepimus, haec legimus. Neque eos in laude positos videmus, qui incitarunt aliquando populi animos ad seditionem, aut qui largitione caecarunt mentis imperitorum, aut qui fortis et claros viros et bene de re publica meritos in invidiam aliquam vocaverunt. Levis hos semper nostri homines et audacis et malos et perniciosos civis putaverunt. At vero qui horum impetus et conatus represserunt, qui auctoritate, qui fide, qui constantia, qui magnitudine animi consiliis audacium restiterunt, hi graves, hi principes, hi duces, hi auctores huius dignitatis atque imperi semper habiti sunt.

Coloro che cercano la buona reputazione presso gli onesti, che sola può essere veramente definita gloria, devono cercare di ottenere per gli altri la sicurezza e i piaceri, non per sé. Devono sudare per il bene comune, devono superare delle ostilità, devono sobbarcarsi spesso dei contrasti per lo stato, devono combattere con molti uomini audaci, disonesti, a volte anche potenti. Abbiamo sentito questo a proposito delle decisioni e delle azioni degli uomini più famosi, questo abbiamo sentito, abbiamo appreso, abbiamo letto. E invece non vediamo coperti di lodi, coloro che incitarono talvolta l'animo del popolo alla rivolta, o che con le elargizioni accecarono le menti degli inesperti, o che hanno esposto a qualche invidia uomini forti e famosi e che avevano ben meritato (benemeriti) nei confronti dello stato. I nostri (antenati) hanno sempre ritenuto costoro malfidi e audaci e malvagi e cittadini pericolosi. Ma in verità coloro che hanno contrastato gli assalti e i tentativi d'assalto di costoro, coloro che con il loro prestigio, la loro lealtà, la loro costanza, la loro grandezza d'animo si opposero ai piani degli avventurieri (audaci), costoro sempre furono considerati autorevoli, capi, condottieri, sostenitori di questa dignità e impero.

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