Remedia Amoris

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Testo

REMEDIA AMORIS

Ovidio intende l’amore come capriccio e soddisfazione sensuale; per questo ritiene necessario liberarsene, e affinché il suo insegnamento sia esauriente e totale , compone un trattato, Remedia Amoris , che contiene i precetti per vincere e cacciare l’amore nelle diverse circostanze.
Il REMEDIA AMORIS , è un poemetto di 800 versi;nel suo spirito arguto e giocoso vuole essere “ l’antidoto” dell’Ars Amatoria e finisce con il suggerire “i rimedi” , con cui si curano i malati d’amore , specialmente quello non ricambiato. Vita vissuta e ricordi letterari suggeriscono al poeta una serie di consigli, tra cui quello della “distrazione”. Si può ben pensare che nel dare, come per questo caso, i suoi precetti, Ovidio sorridesse scetticamente fra sé del loro valore; non può tuttavia negarsi che i precetti da lui dati siano tutti e soli quelli atti allo scopo.
Vita attiva, occupazioni agricole, caccia e pesca, viaggi, lontananza, cibi non eccitanti sono i rimedi più comuni, di carattere fisico; se non bastano, ecco quelli di ordine morale: considerazione dei difetti dell’amata, fuggire le coppie amanti, e la solitudine ed i dolci ricordi e le letture dei carmi amorosi, anche quelli di Ovidio; se non bastano, tuffarsi nel piacere venereo fino ad averne la più nauseata sazietà.

Giungi fino al disgusto; anch’esso al male
Una fine darà. Pur quando credi
Di ormai poter ritrarti, ancor rimani,

fin che ti sazi, fin che il troppo amore
via si porti l’amore.
(vv. 808-812)

Sarebbe dunque grande errore quello di vedere in quest’opera ovidiana soltanto un tranello pratico di galanterie, uno spregiudicato e licenzioso manualetto destinato alle alcove. I costanti accenni a favole della mitologia e fatti della storia, il continuo riferimenti ad amori seri e tragici dell’antichità, la citazione insistente di esempi divini (cioè di amori di dei, di dee, di Ninfe); il tono rilevato, caldo e commosso con cui di tanto in tanto il poeta parla di sé e dei suoi amori e delle sue sofferenze amorose; le numerosissime, e sempre felicemente trovate ed efficacemente svolte, similitudini con cui egli indica nelle opere e negli atti della vita comune degli animali, come degli uomini, la conferma ai propri precetti, tutto ciò dà al poema una solidità di costituzione e una nobiltà di andamento che al lettore pensoso e non meschinamente angusto rivelano la vera natura di quest’opera.
Dal momento che la passione non deve essere mai presa sul serio: per cacciare un amore bisogna procurarsene un altro, infatti “Non esiste rimedio all'amore se non amare di più”:

“ At tibi , qui fueris dominae mala creditus uni,
nunc saltem novus est inveniendus amor”
(vv. 451-452).

Il motivo del cercare rimedio ad un amore finito è nuovo nella poesia elegiaca: infatti mai prima d’ora si era parlato di “ rimedi”per l’amore; chi si innamorava si teneva la malattia e al massimo trovava sollievo nel canto . Ovidio, invece suggerisce che l’amore al pari di qualsiasi altra malattia , può essere curato e così si può notare qualche affinità con il IV libro del DE RERUM NATURA di Lucrezio (in cui viene esaminato il fenomeno dell’amore, che Lucrezio tende a ridurre a semplice passione fisica , indugia nel descrivere i pericoli, le sofferenze e le illusioni in cui incorrono gli innamorati, fedele all’atteggiamento epicureo, per cui il saggio non deve cadere preda d’amore).Nei versi 41 e sgg. il poeta invita i giovani delusi a partecipare alle sue lezioni, giacché da chi hanno imparato ad amare, impareranno a guarire da una passione morbosa.
Qualche verso dei Remedia Amoris, potrebbe far credere che questo sia diretto anche alle donne:

“Sed quaecumque viris,
vobis quoque dicta, puellae,credite;
diversis partibus arma damus”
(vv. 49-52)

il poeta si rivolge alle puellae, affinché vogliano applicare ai propri casi i precetti dati ai giovani. Questo conferma la teoria che dapprima il poema fu interamente dedicato ad i giovani (com’era accaduto per l’Ars Amatoria).

Ovidio nei primi versi del suo libro, invita colui che “non sopporta la tirannia di un’amante immeritevole” ,a poter sperimentare benissimo la validità dei suoi precetti. L’obbiettivo del poeta è quello di “ estinguere flammas saevas”, spegnere le fiamme crudeli dell’amore, affinché esso non renda il cuore del giovane schiavo della sua grande passione. Ovidio chiama la passione amorosa ,tirannia, e la persona amata , assume quindi il ruolo di tiranno.
La prima cosa che il poeta consiglia di fare è quella di prendere subito provvedimenti all’inizio , perché non si può apportare rimedio solo quando “il male” si è già radicato nel cuore dopo un lungo tempo. Bisogna quindi “ tentare di spegnere il fuoco, subito appena divampato”.Anche perché ogni forma di amore trova incentivi e si rafforza con il passare del tempo. E se invece è già passato il momento per un aiuto o un rimedio opportuno e tempestivo e da molto la passione ha soggiogato e dominato l’animo , non resta altro da fare che sopportare con maggiore fatica.” Una cosa da evitare assolutamente è l’ozio, perché “ il dolce far niente”, invita all’amore, e solo se un uomo rinuncia al tempo libero può far andare in rovina gli “archi di Cupido”. Per far cessare la passione amorosa bisogna lavorare e tenere la mente occupata con attività pratiche, come la coltivazione, la caccia, o addirittura intraprendendo dei lunghi viaggi.Nello stesso tempo in cui un uomo chiede aiuto al poeta per domare la passione amorosa, non bisogna cedere a formule magiche o a sortilegi. La magia è inutile , occorre cercare soprattutto altre distrazioni.
Un altro rimedio utile per allontanare la donna amata, può essere anche quello di riesaminare tutte le sue azioni e mettere in evidenza soprattutto i suoi lati negativi e screditare la sua figura al massimo,ricavando tutti gli svantaggi che provengono da essa. Ovvero bisogna pensare a lei come qualcosa di sgradevole. E Ovidio consiglia così di “volgere al peggio” i difetti della sua donna, fin dove è possibile e cita alcuni esempi: se lei è “rotondetta” la si potrebbe benissimo chiamare “grassa”, se al contrario è esile si potrà dire che essa sia “magra”.E poi aggiunge che molto spesso l’uomo è tenuto a mettere in evidenza tutte le doti di cui la sua donna è priva,se per esempio lei è “senza voce”la deve invitare a cantare o a suonare la lira se non sa “toccare una corda”. Molto spesso l’uomo viene ingannato dal modo in cui la donna gli si presenta, ornata di gioielli e abbellita da varie acconciature perché:”decipit hac oculos aegide dives Amor”(Amore si fa ricco e inganna gli occhi sotto questo scudo).Infine consiglia di “aperire totas fenestras”aprire tutte le finestre e filtrare alla luce del giorno tutte le imperfezioni del suo corpo.
Ai vv. 420e sgg., Ovidio scrive che tutti questi potranno essere dei rimedi di poco conto, che solo se riuniti insieme potranno giovare ai loro destinatari. Anche perché il fuoco dell’amore si spegne a poco a poco e non all’improvviso.Consiglia anche di mantenere contemporaneamente due amanti, perché quando il cuore è diviso in due parti, il primo toglie energie al secondo in modo da indebolirlo sempre di più. E così ogni amore viene vinto da quello nuovo che gli succede.Come con l’abitudine l’amore (mentes usu)entra nei pensieri dell’amante così solo per l’abitudine svanirà (dediscitur usu). E soltanto chi saprà fingere la guarigione , sarà guarito. Ma siccome “mille sono le forme della malattia”, “mille saranno le medicine”, il poeta infatti si sforza di dare quanti più rimedi possibili (vv.530-540).
Una cosa da evitare per l’amante innamorato sono i luoghi isolati, perché i posti isolati accrescono la furia dell’amore, e la folla dei luoghi affollati invece gli sarà d’aiuto perché li farà distrarre dal loro unico pensiero. E’ da evitare anche il contatto con gli altri innamorati, e porta l’esempio di un giovane che aveva avuto una ricaduta dopo aver seguito tutti i suoi consigli, solo perché gli capitò di stare fra “ amanti bramosi”. Se poi una qualsiasi circostanza li condurrà entrambi nello stesso luogo, l’amante deve ricorrere ad alcune armi di difesa, quali: quella di pensare al rivale, ricordare le sue parole inutili,non avere alcuna preoccupazione di piacere a lei, e pensare a lei come una donna estranea. Fra gli altri consigli vi è quello di non farsi commuovere dalle lacrime delle donne, perché loro sono abituate a far ciò, pur senza alcuna ragione. E quindi per esprimere ciò, il poeta scrive che il cuore degli innamorati viene assalito con infiniti “stratagemmi”, come uno scoglio è battuto dalle onde del mare. All’amante non è concesso ricordare alla donna le sue colpe,per evitare che le sminuisca : in tal modo farà in modo che i suoi motivi siano più giustificabili dei suoi,bisogna quindi soffrire in silenzio.Un altro consiglio che Ovidio dà è quello di non avvicinare ed evitare di leggere “ i poeti d’amore”, perché potrebbero ben presto far cambiare idea sulla donna amata;e lo stesso poeta “bandisce le sue doti”.
Alla fine del suo poemetto, Ovidio dà anche l’elenco dei cibi da evitare e da prendere, per assolvere tutti i doveri della medicina. Un esempio di cibo da evitare può essere la cipolla, che è nociva (per le sue capacità di far commuovere l’innamorato? ), ma anche il vino, perché dispone l’animo all’amore. Negli ultimi versi Ovidio dice che ha raggiunto il porto dove era diretto, “ portus , quo mihi cursus erat”, e invita le donne e gli uomini risanati “dai suoi versi”a rivolgere a lui stesso “sacro poeta “ i dovuti ringraziamenti.

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