Plauto e Terenzio

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Testo

Plauto e Terenzio. Analisi e Confronto.

Plauto

Vita
Plauto nasce intorno al 255aC a Sàrsina e muore nel 184aC. Prima di divenire autore di palliatae era un attore di atellane. Dopo la sua morte, tanto grande fu il suo successo, circolavano a Roma più di 130 commedie che riportavano il suo nome, ma di cui solo 21 sono sicuramente da lui scritte.

Commedie
Il primo gruppo di componimenti è quello che ha come tema fondamentale la beffa: in queste commedie il tema centrale è l’organizzazione di una beffa e spesso la figura che s’impegna a tale fine è proprio quella del servo. Un esempio di questo tipo di componimenti è la Mostellaria, ove un servo spaventa il proprio padrone per allontanarlo dalla casa, teatro in quel momento di un banchetto del figlio dello stesso padrone, dicendo che l’immobile era infestato da uno spettro.
Un altro gruppo di palliatae plautine è sicuramente quello che ha al suo interno il tema del viaggio, con una gamma di personaggi legati ad esso, come per esempio il Mercator, che ha appunto come protagonista un mercante e una schiava trovata in viaggio.
Il terzo e il quarto gruppo di componimenti sono quelli dell’agnizione e dei sosia: nelle prime si verifica un “riconoscimento” di un personaggio che stravolge la trama e risolve l’intreccio proprio sul finale, nelle seconde troviamo due sosia a cui capitano eventi senza che essi sappiano di avere un sosia. Commedie di questo tipo sono la Cistellaria e l’Amphitruo.
Composizioni come il Miles Gloriosus sono opere ove compare la caricatura di alcuni personaggi che possono rappresentare aspetti della società, altri testi come l’Aulularia, invece, sono dette “composte” poiché presentano un intreccio di tematiche vario.
In quasi tutte le opere di Plauto vi è il tema dell’amore e del denaro e possiamo generalmente dire che le opere di Plauto hanno una trama definibile come Fabula Motoria.

Fonti e spunti.
Le commedie plautine sono basate su schemi e personaggi ripetitivi e inoltre hanno sempre un lieto finale, che coincide con lo scioglimento dell’intreccio costruito di beffe e inganni che è venutosi a formare nella trama.
Gli schemi e i personaggi quasi fissi sono sicuramente presi dall’atellana, il teatro italico delle maschere fisse. Dall’ambiente italico Plauto prende anche il gusto per la comicità istantanea e semplice (battute, doppi sensi, equivoci…) unendola a un’aemulatio del mondo greco, ovvero prendendo modelli greci e calandoli all’interno della società e della cultura romana, mediante ricche caricature del mondo ellenistico. Infatti, il rapporto tra il nostro autore e il mondo ellenistico, in particolare con la Nuova Commedia Greca, da cui prende spunto e ispirazione, è simile al vertere di Livio Andronico e quindi Plauto non si limita a tradurre parti di commedie dal greco al latino, ma fa un lavoro di riadattamento capace di dilettare il pubblico romano, molto diverso da quello greco. Plauto prende spunto in gran parte da opere di Menandro e Difilo, unendo varie tematiche e trame in un intreccio innovativo con la tecnica della contaminatio.

Personaggi
Come abbiamo detto, i personaggi sono ricorrenti, come lo erano le maschere nell’atellana. I personaggi più comuni nelle opere di Plauto sono:
• Il Senex, ovvero il pater familias, raffigurato come un personaggio legato alle tradizioni e che però non rinuncia ad amanti anche se sposato.
• L’adulescens, ovvero un giovane non sposato, che di solito si innamora o di una schiava o di una cortigiana. La schiava solitamente prova amore sincero per l’adulescens, la cortigiana invece spesso punta al denaro o a riscattarsi socialmente mediante l’innamorato giovane.
• Il leno (o lenone) è un personaggio negativo, un commerciante di schiavi, per cui spesso lavora la schiava di cui s’invaghisce il protagonista.
• Il servus callidus è il servo che spesso organizza inganni e beffe.
• Il servus currens, invece, è onesto e aiuta il suo padrone. E’ perciò spesso avversario dello scaltro servus callidus.
• Altri personaggi secondari sono la matrona, il miles gloriosus e il parasitus.

L’originalità di plauto
• Il metateatro è sicuramente l’innovazione portata da Plauto nella genere della commedia. Con metateatro intendiamo una sorta di “teatro dentro il teatro stesso” che si può svolgere in due modi: 1) Al servus callidus Plauto dà il compito di organizzare le beffe, cosicché il servo sia uan sorta di secondo autore, poiché inventa beffe dapprima inventate da Plauto stesso durante la stesura dell’opera. 2) Durante lo spettacolo, i personaggi possono interagire con il pubblico stesso, svelando retroscena che il personaggio oggetto della beffa scoprirà solo più tardi, scatenando l’ilarità tra gli spettatori.
• Nelle opere di Plauto troviamo un tipico “rovesciamento della realtà”: troviamo infatti servi che si prendono gioco dei padroni e figli che ingannano i padri oppure ancora pater familias che cercano di rubare l’amante al figlio. Al pubblico romano piaceva osservare, anche solo in una commedia, un mondo “all’incontrario”. Questa tecnica ha origine forse dai Ludi Saturnales, festa durante la quale ai cittadini romani era concesso “fare di tutto” o più semplicemente non rispettare ciò che imponeva il vero mos maiorum.

Lingua e stile
La terminologia delle commedie di Plauto è legata al linguaggio quotidiano, senza discorsi aulici che non erano di facile comprensione per il popolo. Le parole erano anche molto fantasiose, con grecismi e neologismi. Trai neologismi possiamo anche trovare i nomi dei personaggi, definiti “nomi parlanti” poiche formati da radici di parole che indicavano le attitudini e gli ideali dei personaggi stessi. (esempio: il nome Grumione deriva da grumus che significa “zolla di terra” ed infatti questo è il nome di un servus currens dedito al lavoro e soprattutto onesto).
Altri due dettagli dello stile di Plauto sono la prevalenza della figura retorica della metafora e la preferenza ad usare la coordinazione al posto della subordinazione tra le proposizioni.
Plauto inoltre riscopre le parti cantate delle commedie che nella Nuova Commedia Greca erano invece presenti solo come intermezzo tra un atto e l’altro. Plauto invece mette nei suoi componimenti delle vere e proprie parti cantate, dette cantica, che si accostano ai deverbia, parti costituite appunto da dei diverbi tra due o più personaggi.

Alcune commedie di Plauto. Trama e analisi
Mostellaria.
In questa commedia di Plauto un ricco mercante di Atene, Teopropide è partito per un lungo viaggio e durante la sua assenza il figlio Filolachete si diverte sperperando il patrimonio familiare in banchetti e festini a cui partecipa anche il servo Tranione (servus callidus). Al ritorno del padre di Filolachete, il servo Tranione inventa una beffa per tenerlo lontano dalla casa, nella quale il figlio stava festeggiando con alcuni amici. Tranione racconta che la casa era stata infestata da fantasmi, ma poco dopo il castello di bugie crolla quando Teopropide incontra i servi degli amici di Filolachete che aspettano i propri padroni per tornare a casa dopo i consueti festini. Un caro amico riuscirà a calmare l’ira del padre riappacificandolo con il figlio e con il servo Tranione. Il servus currens in questa commedia è Grumione, il quale tenta di ostacolare Tranione senza però riuscirci.
• Il finale è lito come in molte altre commedie plautine
• Il servus currens di questa commedia, Tranione, rappresenta il “doppio” dell’autore nella preparazione della beffa (metateatro)

Anche in questa commedia troviamo dei nomi parlanti, come per esempio Tranione = chiaro, penetrante, grumione = deriva da “zolla” (poiché era dedito al lavoro e onesto), Filolachete invece deriva da “amico del destino”.
Aulularia
Un vecchio Pater Familias, chiamato Euclione ritrova una pentola piena d’oro sepolta in casa sua da un suo antenato. Prima decide di nasconderla in un tempio per poi seppellirla in un bosco. Ma i suoi movimenti sono spiati dal servo del nipole di Megadoro. Megadoro era il vicino di casa di Euclione, e gli aveva chiesto in sposa la figlia Fedria, ignaro che il nipote l’aveva gia sedotta durante una festa dedicata a Cerere.
Il servo del nipote di Megadoro ruba la pentola e il vecchio Euclione incolpa di ciò Liconide, il nipote di Megadoro.
Qui la commedia si interrompe anche se si immagina che il finale presenti il matrimonio tra Liconide e Fedria e il recupero della pentola da parte di Euclione.
In questo’opera troviamo il tipico personaggio del senex, del pater familias plautino caratterizzato dal fatto di essere particolarmente avaro.
Miles Gloriosus
La commedia ha come protagonisti il soldato Pirgopolinice e l’affamatissimo parassita Artotrogo(= “nome parlante” che significa “roditore di pane”) che lo accompagna. Il primo dei due, ovunque vada, vanta i suoi meriti conquistati in guerra e in amore, e l’altro smonta ogni merito che Pirgopolinice vanta, con dei commenti a parte indirizzati al pubblico.

Terenzio

Vita.
Terenzio nasce a Cartagine nel 185aC e muore nel 159aC durante un viaggio di ritorno dalla grecia. Arrivò a Roma molto giovane come schiavo, ma viste le sue capacità intellettive venne affrancato e educato liberamente. Terenzio fece parte del circolo degli Scipioni, un gruppo di intellettuali che apprezzavano l’entrata della cultura ellenistica in quella romana.
In questo periodo infatti Roma conquista la Grecia, aumentando gli scambi con essa e quindi le relazioni, anche culturali, tra Roma e la realtà ellenistica.
Parte del popolo romano era contrario a questa mescolanza di culture, poiché, secondo loro, la tradizione ellenistica poteva intaccare e rovinare il mos maiorum romano. Proprio la vicinanza di Terenzio al circolo degli Scipioni, che promuoveva l’entrata della cultura greca a Roma, gli provocò diverse inimicizie personali.

Commedie
Terenzio si trova a capo del rinnovamento della commedia latina, affrontando temi molto diversi da quelli di Plauto, molto più seriosi e con anche caratteri meditativi.
Tra il 166aC e il 160aC Terenzio scrive sei palliatae (Andria, il punitore di se stesso, l’unuco, Formione, I due fratelli, Hècyra) che proprio per le differenze sopra citate con quelle di Plauto, non ebbero un successo immediato. Viste le trame delle opere di Terenzio, possiamo affermare che i suoi componimenti seguono il modello della Fabula Stataria.

Temi e modelli
Le trame delle commedie di Terenzio possono sembrare simili a quelle di Plauto, ma in realtà le tematiche sono ben diverse. Come detto sopra, i temi erano più seriosi e soprattutto affrontavano i problemi della società. Quindi, anche se Terenzio prendeva molto spunto da Menandro e da altri autori greci e con la tecnica della contaminatio riproponeva delle rielaborazioni, queste rielaborazioni erano sulla misura della società romana e adatte ad essa.
I temi innovativi rispetto a Plauto sono: Nell’Andria, Terenzio difende il diritto dei giovani di compiere scelte affettive autonome, tematica che andava contro i matrimoni organizzati dalle famiglie. Nell’Adelphoe affronta il problema del conflitto generazionale, trovando come soluzione un metodo di educazione dei figli che si basi sulla comprensione tra padri e figli. Nell’Hecyra mette il risalto la figura della donna e il suo ruolo, molto importante, nella società.

Personaggi
A differenza di Plauto che utilizzava personaggi fissi e ripetitivi, come succedeva nel teatro dell’atellana, Terenzio adotta una gamma di personaggi vastissima, che ci da un’idea della sua teoria: Ogni essere umano è uguale solo a se stesso, non ci possono essere generi o classi di persone. Possiamo quindi affermare che il teatro di Terenzio è nettamente più vicino alla realtà rispetto a quello di Plauto. Comprendere gli altri esseri umani e le loro opinioni era lo scopo della vita secondo Terenzio, improntato sull’ideale di Humanitas.

Approfondimento: Humanitas
Questo concetto deriva dal mondo greco. Isocrate formula la teoria per la quale è la cultura acquisita con l’aducazione (Paideia) a dividere gli uomini dal mondo animale.
In età ellenistica questo concetto si unì a quello di Philantropia, ovvero quello dell’amore per tutti gli esseri umani. Il concetto di Philantropia aiuta la civiltà greca, spaesata dopo la fine dell’era delle poleis e dopo l’inizio delle dominazioni mediterranee.
Il sentimento di compassione e di solidarietà verso le persone in difficoltà è alla base della Philantropia.
Questi concetti greci per i Latini erano difficili da comprendere perché astratti, cosicché la cultura romana li riadattò con il nuovo concetto di humanitas, un concetto più pragmatico che esaltava le qualità di un essere umano, che gli permettevano di costruirsi un destino, un futuro, prendendosi però anche cura degli altri.
Il concetto di rispetto dell’uomo in quanto tale si avrà solo dopo cicerone, ma contemporaneamente a Terenzio il filosofo Panezio, anch’esso legato al circolo degli Scipioni, gettò le sue basi.

Lingua e Stile
La lingua usata dai personaggi nelle commedie di Terenzio è aulica e coincide con quella parlata dai ceti elevati della società, ricca di una terminologia adatta a spiegare ed esprimere sentimenti precisi e spesso complessi e astratti, difficili da comprendere da parte del popolo romano, che quindi preferiva commedie come quelle di Plauto.
Terenzio inoltre sopprime le parti dette cantica che erano comuni nelle opere di Plauto, mantenendo unicamente i deverbia.

Tecniche della composizione
• Terenzio usa spesso la tecnica della contaminatio, ovvero prende “spunto” da diverse fonti/commedie già esistenti (nel caso di Terenzio si tratta di componimenti appartenenti al genere della Nuova Commedia Greca) e unisce il tutto in un nuovo intreccio adatto al tipo di pubblico a cui è indirizzato.
• Nelle commedie di Terenzio possiamo constatare un “raddoppio delle trame” che coincide con una moltiplicazione dei personaggi. Per esempio, nell’Adelphoe vi sono due padri, due donne e due figli in lotta, e ognuno di loro ha caratteristiche psicologiche diverse.
• Soppressione della tecnica del metateatro, tanto comune delle commedie di Plauto, per consentire alla trama di essere vicinissima alla realtà.

Accuse mosse a Terenzio e le sue risposte
Terenzio venne spesso accusato a causa delle sue tecniche e tematiche innovative e anche a causa delle inimicizie personali che la sua vicinanza al circolo degli Scipioni gli ha causato.
• Viene accusato di non essere lui l’autore delle sue commedie, ma solo un prestanome. Si sospettava che il vero autore fosse un altro affiliato al Circolo.
• Luscio Lanuvino accusa Terenzio di rovinare gli autori greci e le loro composizioni, “scopiazzandole” tramite la sua tecnica della contaminatio.
• Terenzio viene accusato la Luscio anche di scrivere trame scadenti, ma a quest’accusa risponde, nel proemio del Phormio, dicendo che le composizioni di Luscio sono incongruenti nelle loro trame.
• Terenzio viene inoltre disprezzato anche perché fa parte del circolo degli Scipioni. A le accuse di questo genere che gli vengono poste, risponde affermando che lui non vuole rappresentare la novità che porta il Circolo, ma semplicemente i propri ideali.
• Luscio critica il linguaggio di terenzio, Cesare invece lo apprezza.

Come quindi possiamo capire, Terenzio utilizzava i proemi delle sue opere per motivi personali, come per esempio quello di rispondere alle accuse che gli venivano fatte, e spesso non riguardavano quindi la trama della commedia di cui facevano parte.

Esempio