Plauto

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Plauto

Vita: Della vita di Plauto sappiamo pochissimo. E’ stato un grande commediografo che aveva scritto moltissime opere.
Un elemento che è stato oggetto di incertezze è stato il suo nome; gli antichi lo chiamavano comunemente Plautus, derivato da un cognome umbro Plotus (“dalle grandi orecchie” o “dai piedi piatti”). Nelle edizioni moderne fino all’Ottocento troviamo il nome per esteso Marcus Accius Plautus, che sono dei “Tria Nomina”, che lo identificavano di cittadinanza romana e non sappiamo se l’abbia mai avuta, o che appartenesse a una famiglia di rango nobiliare e gentilizio, ma sappiamo che era di famiglia non ricca. Invece in un antichissimo palinsesto ritrovato da Angelo Mai si presentava con il nome di Titus Maccius Plautus in cui Maccius o derivava da M. (che significava Marcus) + Accius o dalla maschera di Plauto dell’Atellana: Maccus (segno che era propenso per il teatro comico).
Per quanto riguarda il luogo di nascita varie fonti ci attestano la sua origine nel paese Umbro di Sarsina, quindi non era romano e non appartenne a un’area italica già pienamente grecizzata. Era un cittadino libero e non uno schiavo.
La sua data di nascita si fa risalire tra il 255 e il 250 a.C. utilizzando come fonti scritti di Cicerone. Invece la sua data di morte è sicuramente il 184 a.C.
Opere: Plauto scrisse moltissime opere tra le quali si pensa che moltissime erano false poiché spesso per assicurarsi successo assicurato molti principianti firmavano con il nome di Plauto poiché la sua fama era grandissima.
Così verso la fine del II secolo ad opera di Varrone, analizzando gli stili e i linguaggi utilizzati fece una specie di selezione e delle centinaia opere attribuite a Platone solo ventuno furono considerate sicure (escludendo quelle in cui gli specialisti non erano sicuri).
Di questi testi abbiamo solo pochissimi pezzi o addirittura solo il titolo.
Commedie e sintesi: vedi libro pag. 68/69/70/71
Tipologia della Commedia: E’ evidente che Plauto desiderava la prevedibilità poiché non voleva porre interrogativi problematici sul carattere dei personaggi o sulla loro psicologia. Così fece uso di Prologhi in cui dava informazioni generali sull’intreccio, però a danno dei colpi di scena.
La tipologia delle commedie era sempre quasi uguale per tutte: una lotta tra due antagonisti per il possesso di un “bene” che poteva essere l’amore per una fanciulla o una somma di denaro. Qui si verificavano trame intrecciati che alla fine, anche grazie all’aiuto del servo, venivano risolti. All’inizio non si rispettava il Mos Maiorum poiché spesso uomini vecchi e sposati si innamoravano delle fanciulle dei figli ostacolando il matrimonio.
Commedia del servo: Per questo ultimo aspetto spesso si parla anche di “Commedia del servo” che è una figura importante per la risoluzione dei problemi, e sembra quasi come se da commedia a commedia crescesse anche di statura intellettuale e di libertà fantastica creando inganni. La sua attività sembra anche seguire una scansione temporale: la meditazione dell’inganno, l’azione e il trionfo finale.
Inoltre vediamo che nelle commedie di Plauto fanno coppia fissa “Servo reggitore – Giovane desiderante).
Dato che dava origine a un'altra storia si parla di teatro nel teatro: Metateatro.
I Tipi: I personaggi erano dei “tipi” che venivano riutilizzati in commedie diverse: il servo astuto, il giovane innamorato, in vecchio padrone… .
Così sin dall’inizio il pubblico comprendeva buona parte della narrazione.
La Fortuna Tyche: Dato che il servo aveva un alleato, come in ogni commedia che si rispetti ci doveva essere un antagonista, ed antagonista del servo non era un personaggio reale, ma una forza onnipotente che era la Fortuna Tyche che portava confusione nell’intreccio che doveva essere risolto dal servo stesso.
Alla fine però la situazione veniva appianata con un finale giusto.
Realtà iniziale e Realtà finale: Spesso poteva capitare che qualche schiavo faceva il furbo e fingeva di lavorare o che qualche padre insediavano le donne desiderate dai figli (Realtà iniziale, amorale), ma alla fine tutto veniva smascherato ricompensando i buoni e penalizzando i cattivi (Realtà finale).
I Modelli Greci: La commedia di Plauto era una palliata di origine greca poiché lui immaginava di rappresentare la commedia come se fossero in Grecia con tematiche greche. Veniva chiamata Nea, commedia di ambiente. Era forte la "Vis Comica" delle sue commedie (Forza della commedia). Importante furono i "nummeri innumeri", cioè gli infiniti metri che utilizzo per le sue commedie.
Inoltre utilizzò la "Contaminatio" cioè prese spunto dalle commedie Greche per crearne una nuova; non fece un plagio, ma fu originale.
I nomi dei protagonisti erano anch'essi di origine greca.
In conclusione il teatro di Plauto era rivolto a un pubblico non colto poiché non ispirava alla riflessione. Il pubblico rideva fregandosene dei fatti.
La fortuna del teatro di Plauto: Durante il Medioevo non ebbe successo ma le sue commedie furono ricopiate dai copisti. Furono riscoperte nel 1400 durante l'Umanesimo e dopo con Ariosto e Machiavelli. Infine ebbero successo nel 1500 con il Teatro popolare e nel 1700 con il Teatro moderno.

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