Orazio, Odi XI-XXVIII-XXXIII

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Testo

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
Finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
Temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati,
Seu plures hiemes, seu tribuit Iuppiter ultimam,
Quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
Spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
Aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Persicos odi, puer, adparatus,
displicent nexae philyra coronae,
mitte sectari, rosa quo locorum
sera moretur.
Simplici myrto nihil adlabores
sedulus curo: neque te ministrum
dedecet myrtus neque me sub arta
vite bibentem.
Vitas inuleo me similis, Chloe,
quaerenti pavidam montibus aviis
matrem non sine vano
aurarum et siluae metu.
Nam seu mobilibus veris inhorruit
adventus foliis seu virides rubum
dimovere lacertae,
et corde et genibus tremit.
Atqui non ego te tigris ut aspera
Gaetulusve leo frangere persequor:
tandem desine matrem
tempestiva sequi viro.

Tu nn chiedere, è vietato saperlo,quale destino gli dei abbiano dato a me e a te, o Loconoe,e nn tentare i numeri Babilonesi.Quanto è meglio,sopportare qualsiasi cosa sarà sia che Giove ci attribuisca molti inverni o che questo sia l’ultimo,questo che adesso stanca il mare con gli opposti scogli sii saggia,versa il vino, e elimina 1 lunga speranza da 1 spazio breve,mentre parliamo sarà fuggita l’età invidiosa: Cogli l’attimo confidando il meno possibile nel domani.
(ODE 11)
Io odio, o ragazzo,lo sfarzo persiano,
nn mi piacciono le corone intrecciate di Tiglio,
smetti di cercare,in quale dei luoghi
la rosa indugi.
Nn mi preoccupo per niente che tu
aggiunga premuroso qualcosa al semplice emirto:il mirto nn è sconveniente ne per te che servi ne per me che bevo sotto una vite folta.
(ODE 38)
Tu eviti me o Cloe simile a 1 cerbiatto
Che cerca la timida madre sui monti
scoscesi non senza 1 vana
paura dei venti del bosco.
Infatti sia che l’arrivo della primavera
frema con le mobili foglie,sia le verdi lucertole
Muovano il rovo,
trema sia nel cuore sia nelle ginocchia.
Eppure io nn ti inseguo per sbranarti
Come una tigre feroce o come un leone getulo finalmente smettila di inseguire la madre
Sei già pronta per un’ uomo.
(ODE 23)

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