Orazio

Materie:Riassunto
Categoria:Latino
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Testo

QUINTO ORAZIO FLACCO

Orazio, nato l’8 dicembre 65 a.C. a Venosa, si trasferì ben presto a Roma per volontà del padre, il quale nonostante fosse un liberto, volle che il figlio fosse ben istruito, per questo motivo dopo qualche anno di permanenza a Roma si trasferì in Grecia per completare i suoi studi.
Ad Atene il giovane Orazio conobbe Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare, coi quali combattè nella famosa battaglia di Filippi (42 a.C.).
Tornato a Roma, in seguito alla sconfitta riportata a Filippi, dovette subire la confisca dei beni terrieri e dovette inoltre adattarsi a una condizione di povertà e malinconia oltre ad accettare come umile impiego quello dello scriba.
Questa sua condizione lo stimolò a comporre i suoi primi versi; grazie a questi entrò in amicizia con Virgilio e Vario che in seguito gli presentarono Mecenate, il quale lo accolse ben volentieri nella sua cerchia; questo fece si che conobbe e strinse forti legami di amicizia anche con Augusto.
Questi cercò più volte di coinvolgere Orazio in incarichi politici molto importanti, ma egli declinò sempre rimanendo sempre fermo sulla sua decisione di non volersi far coinvolgere perchè voleva trascorrere una vita tranquilla, cosa che la vita politica non gli avrebbe garantito.
Orazio morì il 27 novembre dell’8 a.C. a 57 anni, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua esistenza nella villa di campagna, donatagli da Mecenate, in Sabina.

LE OPERE

GIAMBI: opera composta da 17 poemetti, ispirati al modello greco di Ipponatte e Archiloco, composti
all’età di 23 anni. In essi risalta soprattutto l’atteggiamento impulsivo e aggressivo col quale
viene esposta l’invettiva e lo sfogo contro i vizi e la corruzione che colpiva gli uomini del suo
tempo. La metrica con la quale è stata composta l’opera presenta un verso lungo seguito da uno più breve, il linguaggio usato è invece quello tipico del sermo familiaris.

SATIRE: l’opera, divisa in due libri, è composta da 18 componimenti scritti sul modello di Lucilio.
(Sermones) Le sue satire vennero definite, per il tono colloquiale e diaristico col quale erano composte, Sermones. Nell’opera Orazio, in tono scherzoso e ironico, affronta varie tematiche, criticando vizi e debolezze dei suoi contemporanei inserendoli in quadri di vita quotidiana. Le principali riflessioni orazioni sono rivolte alla ricerca degli aspetti tipici del mos maiorum come ad esempio la ricerca della mediocritas (via di mezzo), autarkeia (autosufficienza), metriotes (moderazione), tutte doti che avrebbero assicurato al sapiente una giusta prospettiva di esistenza. L’analisi effettuata da Orazio, nonostante usi un linguaggio semplice e uno schema del tutto innovativo rispetto le altre satire mantiene comunque eleganza e buon gusto; la metrica usata è l’esametro.
A differenza della satira di Lucilio, quella di Orazio, mantiene un tono sempre più sorvegliato, usa uno stile molto più simile allo stile del sermo cotidianus, elimina ogni rindondanza sfruttando la brevitas, senza però rinunciare al labor limae.

CARMINA: L’opera, composta da 103 poesie, è suddivisa in 4 libri pubblicati tra il 25 a.C. e il 13 a.C..
Il modello al quale Orazio si rifà nel comporre questi carmina è la poesia di età arcaica del mondo greco, rifacendosi soprattutto ad Alceo e Anacreonte.
Famosi nel primo libro sono il carme 11 (Carpe diem), nel quale il poeta ci invita a godere del momento presente senza riporre troppe aspettative nel domani, e la concezione dell’amore, visto dal poeta Venosino come qualcosa di giovanile che è giusto che sia provato che però non deve comportare alcuna sofferenza nè alcun turbamento.
Nel terzo e nel quarto libro sono invece molto importanti le cosiddette odi romane (prime 6 odi del terzo libro che faranno sentire la loro influenza in tutto il libro quarto) nelle quali Orazio rivolge un messaggio, elevando il suo tono poetico, a tutto il popolo romano: la felicità sta nel sapersi regolare, la parsimonia è da elogiare.

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