miles gloriosus-plauto

Materie:Scheda libro
Categoria:Latino

Voto:

1 (2)
Download:1925
Data:30.12.2005
Numero di pagine:11
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
miles-gloriosus-plauto_2.zip (Dimensione: 15.8 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_miles-gloriosus-plauto.doc     57.5 Kb


Testo

IL MILES GLORIOSUS
AUTORE: Plauto, commediografo latino ( Sarsina 255/251ca-184 a.C.)
TITOLO: Miles Gloriosus, (il soldato spaccone)
EDITORE: Bur ( biblioteca universale rizzoli)
ANNO DI PUBBLICAZIONE: Prima edizione: giugno 1980
Ventiduesima edizione: marzo 2004
AUTORE:
Plauto, commediografo latino del II secolo a.C. Nato nella città umbra di Sarsina (sull’Appennino cesenate, in Umbria), tra il 255 e il 251 a.C. e morto nel 184 a.C., durante la censura di Catone. I dati riferibili alla sua vita sono pochi e poco attendibili. Si sa però che la sua attività letteraria è concentrata dopo la fine della seconda guarra punica (202 a.C.). marrone, erudito del I secolo a.C., scrisse una biografia di Plauto, ritenuta però dagli studiosi poco atendibile, perché fondata per la maggior parte su dati desunti dalle opere stesse di Plauto.
Gellio, grammatico del II sec. d.C., racconta che Plauto sarebbe stato uno schiavo per debiti ( da addictus, titolo di una commedia platina, che significa appunto schiavo indebitato); lo stesso Gellio ritiene Plauto un teatrante di farse atellane sulla base del nome Maccus (poi Maccius), maschera tipica di quelle scena; il cognomen Plautus deriverebbe dal termine umbro Plotus, cioè dalle larghe orecchie o dai piedi larghi e piatti (tuttavia è arbitrario intendere il cognomen con questi significati).
Fu il primo autore latino ad accostarsi a un genere letterario, la “fabula palliata”, cioè una commedia di ambientazione greca. Delle 130 commedie a suo nome che giravano a Roma dopo la sdua morte, Marrone ne distinse 21 sicuramente autentiche, di cui una però è giunta incompleta.
ANALISI:
STRUTTURA DELLA COMMEDIA: Primo argomento (acrostico) e secondo argomento in cui viene fatto un riassunto della commedia. Ci sono poi 5 atti; questa divisione in atti non è però stata fatta da Plauto, perché infatti le sue commedie proseguono senza interruzioni.
TRAMA:
Il giovane ateniese Pleusicle ama la meretrice Filocomasio,ed è da lei corrisposto. In sua assenza però Filocomasio viene rapita dal soldato Pirgopolinice, che la tiene ad Efeso come concubina. Il servo di Pleusicle, Palestrione., imbarcatosi alla ricerca del padrone, è catturato dai pirati e rivenduto, anche lui, al soldato. Avvertito per lettera da Palestrione, Pleusicle giunge ad Efeso e i due innamorati tornano ad incontrarsi, clandestinamente (grazie ad un foro praticato da Palestrione nella parete divisoria), nella casa di un vicino compiacente, il vecchio scapolo Periplectomeno. Ma Sceledro, servo di fiducia del soldato, scopre Filocomasio a baciarsi con Pleusicle, e Palestrione, per farlo tacere, inventa l’esistenza di una “gemella” di Filocomasio: la ragazza interpreta a turno le due parti finché lo scomodo testimone deve convincersi che non era lei a baciarsi col giovane straniero, bensì sua sorella Giustina ( propriamente Dicea, trascrizione latina del greco “Dixia”, giusta ). Palestrione inventa poi un piano per liberare la ragazza e farla tornare ad Atene con Pleusicle. Il servo fa passare la meretrice Acroteleuzio per la giovanissima e insoddisfa moglie di Periplectomeno, bruciata d’ardente amore per Pirgopolinice. Il soldato, credendo di essere il più bell’uomo della terra, cade nella trappola, accetta di incontrarsi con la sua spasimante nella casa stessa del vicino e, per facilitare l’impresa, licenzia la concubina ricolmandola di doni, sotto consiglio di Palestrione. Recatosi all’appuntamento, è colto sul fatto da Periplectomeno che gli infligge un’esemplare bastonatura, mentre i due veri innamorati e il fido Palestrione veleggiano indisturbati alla volta di Atene.
Il miles gloriosus ha per modello una commedia greca intitolata ‘Alazwn ( Alazòn), come è infatti affermato da Palestrione nel secondo atto della commedia:

« Alazon Grasce huic nomen est comoediae;
Id nos Latine gloriosum dicimus. »
“Essa s’intitola in greco Alazòn ; è quello che noi, in latino, chiamiamo un fanfarone.”
Non si sa chi sia l’autore di questa commedia, perché Plauto non ne fa il nome. Comunque si è pensato più volte a Menandro, principale commediografo della commedia Nuova Ellenistica.
I motivi principali della commedia sono:
A) il danno iniziale, e cioè il rapimento e la prigionia di Filocomasio.
B) il ricongiungimento di Filocomasio e Pleusicle grazie al foro fatto nella parete della casa da Palestrione.
C) la parte centrale della commedia, rappresentata nell’architettare la beffa a Pirgopolinice per liberare Filocomasio.
D) il lieto fine, il ritorno dei due giovani amanti ad Atene e la punizione e l’umiliazione del soldato fanfarone.
In sostanza l’intreccio è tipico della commedia di Plauto: l’ambientazione è la Grecia, ma i personaggi hanno caratteristiche più romane che greche. Le figure che appaiono nelle commedie sono figure costanti e anche le trame sono piuttosto costanti: iniziano con un danno iniziale provocato dall’antagonista che di solito rapisce la donna amata dall’adulescens, l’inganno architettato dal servus callidus, la sconfitta dell’antagonista e il lieto fine della commedia.
PERSONAGGI:
Pirgopolinice: antagonista della commedia. È un militare al soldo del re Seleuco; è un fanfarone che si venta di grandi imprese mai compiute, spacciandosi per giunta per gran seduttore: un conquistatore immaginario di nemici e di donne, prontamente smentito dagli avvenimenti dell’opera. Dice di essere il nipote di Venere, e questo spiegherebbe il suo grande fascino. Il suo stesso nome è un composto greco che significa: “vincitore di città turrite”.
Ecco come viene descritto Pirgopolinice da Palestrione nel secondo atto della commedia:
“Hoc oppidum Ephesust: illest miles meus erus
Qui hinc ad forum abiit, gloriosus, inpudens,
Stercoreus, plenus periuri atque adulteri.
Ait sese ultro omnis mulieres sectarier.
Is deridiculost quaqua incedit omnibus.
Itaque hic meretrices, labiis dum ductant eum,
Maiorem pertem videas valgis saviis.”
“Questa città è Efeso; il militare che se n’è andato al foro è il mio padrone: uno smargiasso, sfacciato, schifoso, un collezionista di spergiuri e di adulteri. A sentir lui, tutte gli corron dietro, e invece, dovunque passa, non ve n’è una che non si beffi di lui; basta guardare le cortigiane della città: quando lo baciano, la maggior parte storce la bocca.”
Antrotorgo: il suo nome è un composto graco che significa: “roditore di pane”. È il parassita di Pirgopolinice, , che ricorre a tutta la sua capacità di adulazione per garantirsi cibo e protezione. Appare solo nel primo atto e con commenti sussurrati a parte si diverte a smantellare le mirabolanti imprese del militare. Rappresenta il personaggio del “parasitus”, il parassita.
Ecco alcuni passi del primo atto dove Antrotorgo, mediante un esempio di metateatro, rivela rivolto direttamente al pubblico il suo vero atteggiamento nei confonti di Pirgopolinice:
« Nil hercle hoc quidemst,
Praeut alia dicam – quae tu numquam feceris.
Periuriorem hoc hominem siquis viderit
Aut gloriarum pleniorem quam illic est,
Me sibi habeto, ego met ei me mancupio dabo.
Nisi unom : epityrum estur insanum bene.”
“Certo, questo non è niente – per Ercole – a paragone di quel che potrei dire della altre prodezze…(tra sé) che non ha mai fatto. (Piano al pubblico) Se qualcuno dovesse trovare un uomo più impostore e più borioso di costui, mi tenga per sé: sarò il suo schiavo. Non c’è che una cosa: da lui si mangiano certi pasticci d’olive che ci si impazzisce dietro.”
Palestrione: è il servo di Pirgopolinice, che precedentemente era stato al servizio di Pleusicle; rappresenta uno dei personaggi ricorrenti della commedia plautina, il “servus callidus”; è un personaggio sfrontato e geniale, spavaldo orditore di incredibili inganni a favore del giovane Pleusicle e contro il vanesio soldato. Plauto lo definisce in vari luoghi “architetto”. È fiero e orgoglioso delle proprie mosse, si autoglorifica spesso, rivolgendosi spesso al pubblico (tipico esempio della tecnica metateatrale di Plauto). Dimostra di essere il personaggio più intelligente della commedia.

Periplectomeno: Amico del padre del giovane Pleusicle; ha 54 anni, è ricco, generoso, giovanile, astuto; vicino di casa di Pirgopolinice, è un vecchio che ha messo a disposizione tutta la sua saggezza ed esperienza per riconciliare la coppia di giovani separata ingiustamente. Periplectomeno è un altro personaggio tipico della commedia plautina, e cioè il “senex lepidus”, il vecchi libertino.
Ecco come viene descritto da Palestrione nel secondo atto:
“…lepidum senem;
Isque illi amnati suo ospiti morem gerit.
Nosque opera consilioque adhortatur, iuvat”.
“Un simpatico vecchio che favorisce gli amori del mio vero padrone e che, con servigi e consigli, c’incoraggia e ci aiuta”.
Sceledro: Servo del soldato che ha il compito di sorvegliare Filocomasio; è diffidente, incredulo, sciocco e codardo.
Ecco come Palestrione descrive l’inganno fatto a Sceldro, e cioè di non aver visto Filocomasio baciarsi con Pleusicle nella casa di Periplectomeno:
« Nam meus conservus est homo haud magni preti,
Quem concubinae miles custodem addidit.
Ei nos facetis fabricis et doctis dolis
Glaucumam ob oculus obiciemus, eumque ita
Faciemus ut quod viderit ne viderit . »
“Ora, ho un compagno di schiavitù, un uomo da poco, che il militare ha addetto alla sorveglianza della concubina. Con le nostre ingegnose invenzioni e le nostre abili astuzie, gli stenderemo un velo dinanzi agli occhi, lo convinceremo che non ha visto quel che ha veduto.”
Filocomasio: Amante del giovane ateniese trattenuta in casa come concubina da Pirgopolinice; è astuta e furba. Negli stereotipi dei personaggi Plautini rappresenta la “meretrix”, la cortigiana amata dall’”adulescens”
Pleusicle: è il giovane ateniese amante di Filocomasio. Per recuperare la sua amata si fa ospitare a casa del vecchio Periplectomeno. È modesto e umile. Rappresenta il tipico “adulescens” della commedia di Plauto, e cioè il giovane amante innamorato di una cortigiana.
Lurcione: è un altro servo di Pirgopilinice.
Acroteleuzio: Cortigiana procurata da Periplectomeno per il loro piano; E’ bella, intelligente, astuta, furba, perfida. Nell’inganno interpreta la giovane moglie di Periplectomeno, che si è pazzamente innamorata di Pirgopolinice.
Milfidippa: Serva di Acroteleuzio; E’ bella, intelligente, astuta, furba.
Aguzzini: sono i servi di Periplectomeno che castigano Pirgopolinice accusandolo di scandalo.
INTERPRETAZIONE:
Il Miles Gloriosus è una delle più memorabili figure del teatro plautino, anche se è di derivazione ellenistica. Tuttavia Plauto presenta una figura di questa maschera completamente innovata rispetto al modello ellenistico, dove dietro la figura del mercenario greco, si può scorgere il profilo del Miles Romano.
Questa maschera è usata frequentemente da Plauto nelle sue commedia, tuttavia, solo in questa commedia svolge il ruolo di protagonista; inoltre lo stereotipo del soldato fanfarone ha avuto un grande successo anche ne teatro moderno, soprattutto nella maschera della commedia dell’arte di Capitan Fracassa e nel personaggio del capitano Lanfranco Cacciadiavolo, protagonista insieme al suo parassita del Martello di Giovanni Maria Cecchi.
LA COMICITA’ NEL MILES GLORIOSUS:
ATTO 1:
Questa sequenza è comica per via delle iperboli su Pirgopolinice ma è soprattutto una sequenza preparatoria alla vera comicità riguardante il miles, che solo più avanti raggiungerà il suo culmine. In particolare abbiamo da parte di Artotrogo una spropositata adulazione fatta di lodi volutamente esagerate riguardanti la bellezza di Pirgopolinice (ex: stat propter virum fortem atque fortunatum et forma regia: eccolo qua, al fianco di un eroe forte e fortunato e dall’aspetto regale), le sue imprese (ex:…sunt homines quos tu occidisti uno die: tanti sono gli uomini che hai ucciso in un sol giorno), il suo fascino con le donne (ex: amant te omnes mulieres, neque iniuria, qui sis tam pulcher: sono tutte innamorate di te, e non hanno torto, bello come sei)… Pirgopolinice fa proprie tutte le adulazioni di Artotrogo, vantandosene mentre Artotrogo, rivolgendosi direttamente al pubblico, svela che il suo comportamento è solo un modo per ottenere dal miles qualcosa da mangiare.
ATTO 2:
Nella scena terza del secondo atto quando Palestrione riesce con grande faccia tosta a convincere Sceledro che si possa essere sbagliato sul fatto di aver visto Filocomasia baciarsi con un altro uomo:
PA. Philocomasium eccam domi, quam in proxumo
Ridisse aibas te osculantem atque amplexantem cum altero.
SC. Mirumst lolio vinctitare te tam vili tritico.
PA. Quid iam?
SC. Quia luscitiosu’s.
PA. Verbero, edepol tu qiodem
Caecus, non luscitiosu’s: nam illam quidam illa domi.
PA. Eccola qua in casa Filocomasio, tu che sostenevi d’averla vista dal vicino mentre s’abbracciava e si baciava con un altro!
SC. Strano tu che mangi loglio, quando il frumento è così a buon mercato!
PA. Cosa vuoi dire?
SC. Che sei debole d’occhi.
PA. Arnese da frusta! E tu, per Polluce!, sei cieco, non debole d’occhi, perché lei è in casa.
In seguito Filocomasia e Palestrione riescono a far sorgere dei dubbi a Sceledro su quanto abbia visto; Filocomasia, per fare ciò, racconta un sogno, inscenato per far insospettire Sceledro: dice di aver sognato che la sua gemella (in realtà inesistente) è in città.Alla fine con la loro recitazione riescono addirittura a far dire a Sceledro: nihil habeo certi quid loquar; non vidi eam, etsi vidi (non sono più sicuro di niente, non l’ho vista, eppire l’ho veduta. Il tranello continua poi con Filocomasia che recita la parte della sua gemella, fingendo di non conoscere ne’ Palestrione ne’ Sceledro, il quale la importuna credendola (in realtà giustamente) Filocomasia stessa. La sua recitazione è inoltre resa più efficace da quella di Palestrione che fa finta di non sapere nulla, anzi fa finta di credere che è proprio Filocomasia:
PA. Tibi ego dico: heus, Philocomasium!
PH. Quae te intemperie tenent, qui me perperam perplexo nomine appellas?
PA. Eho, quis igitur vocare?
PH. Dicea nomen est.
PA. Dico a te, ehi Filocomasia!
PH. Che furie ti perseguitano, da chiamarmi con un nome che non è il mio? E che razza di nome!
PA. Eh? Come ti chiami dunque?
PH. Il mio nome è Dicea.
In seguito si aggiunge anche Periplecomano che minaccia Sceledro di farlo uccidere per aver importunato la finta gemella di Filocomasia, che è sua ospite. Tuttavia, dopo le suppliche di Sceledro, Periplectomeno lo perdona. Ma lo schiavo-guardiano, temendo lo stesso un castigo, fugge per un po’.
ATTO 3:
in questo atto non c’è niente di particolarmente comico, ma serve per spiegare agli spettatori l’inganno di cui sarà vittima il vanesio Pirgopolinice.
ATTO 4:
nell’atto quarto ricomincia la comicità, che qui raggiunge i suoi massimi livelli: inizia infatti con Palestrione che rivela a Pirgopolinice l’amore struggente che l’amore di Periplectomeno prova nei suoi confronti, assicurandosi per giunta che mentre gli fa questa rivelazione non ci sia nessuno nei dintorni ( come se il soldato in realtà non fosse l’unico a non essere a conoscenza che era solo un inganno):
PA. Circumspicedum, nequis nostro hic auceps sermoni siet;
Nam hoc negoti clandestino ut agerum mandatumst mihi.
PA. Da’ un’occhiata in giro, e assicurati che nessuno dia la caccia ai nostri discorsi; mi è stato raccomandato di trattare quest’affare con la massima segretezza.
Si sviluppa poi il dialogo tra Milfidippa, Palestrione e Pirgopolinice: già dall’inizio si verifica una certa comicità causata dal fatto che Milfidippa parla tra se’ lodando la bellezza del miles, quando in realtà (sia lei sia il pubblico) sapeva benissimo di essere ascoltata da Pirgopolinice e il suo “fedele” servo. Comico poi è il modo in cui Palestrione riesce a convincere Pirgopolinice a lasciare andar via Filocomasia, rendendo il suo consiglio quasi come un favore al miles quando in realtà il pubblico sa benissimo che aveva già progettato tutto fin dall’inizio!
Quando Pirgopolinice va da Filocomasia per convincerla ad andarsene, lei finge di grande dispiacere, esagerando com’è solito in questa commedia per far scoppiare il riso. Poi viene il momento in cui Filocomasia deve andarsene: finge ancora una volta di non volersene andare e di svenire, ma il marinaio-amante la sorregge e per poco si fanno scoprire. Inoltre Palestrione è abilmente riuscito a farsi liberare da Pirgopolinice: la sua finzione raggiunge il culmine quando dice che proprio oggi il soldato riconoscerà quanto è stato buono con lui:
PA. Cogitato identidem tibi quam fidelis fuerim.
Si id facies, tum denum scibis tibi qui bonus sit, qui malus.
PY. Scio et perspexi saepe, verum cum antehac tum hodie maxume.
PA. Di tanto in tanto pensa a quanto ti sono stato fedele : se lo farai, potrai finalmente capire che ti serve bene e chi ti serve male.
PY. Lo so, l’ho constatato spesso in passato, e oggi più che mai!
ATTO 5:
La comicità nel finale sta nel momento in cui Periplectomeno fa bastonare per bene il soldato per aver cercato di “rubargli” la moglie; in questo momento il soldato capisce quanto è stato stupido e ingenuo a cadere nel tranello di Palestrione senza accorgersi di niente.
VALUTAZIONE: Questa è una delle commedie plautine che ha riscosso più successo, ed io la trovo molto divertente. La grande bravura di Plauto sta nell’usare sempre gli stessi stereotipi di personaggi, ma di farli apparire in ogni commedia con caratteristiche proprie e ognuno diverso dall’altro. Il miles gloriosus è una lettura piacevole e divertente ( non è divertente solo il fatto di cercare di rintracciare alcuni passi nel testo latino!), capace di far ridere nonostante la semplicità dell’intreccio, che è costante in quasi tutte le commedie di Plauto.

Esempio