Lucrezio, De Rerum Natura

Materie:Appunti
Categoria:Latino

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Testo

INVOCAZIONE ALLA DEA (I libro, vv 1-20)
O generatrice degli Eneadi, principio vitale di uomini e dei,
Venere datrice di vita, che sotto i nobili astri del cielo, vivifichi
il mare pieno di navi, le terre fertili produttrici,
grazie a te, ogni forma animata è concepita e vede (grazie a te),
appena nata, la luce del sole, o dea, al tuo arrivo ti fuggono i
venti, le nubi dal cielo, x te la terra operosa fa germogliare
fiori, a te sorridono le onde dei mari, x te brilla di diffusa luce
il cielo rasserenato. Infatti non appena si rivela la bellezza del giorno primaverile e liberata, prende forza il soffio vivificante di Zefiro, subito le alate creature dell’aria, colpite al petto dal tuo tocco vivificante, annunciano il tuo arrivo.
Pertanto le fiere e gli animali domestici attraversano pascoli lieti e guadano rapidi fiumi: così l’affascinata lepre ti segue bramosamente laddove tu continui a indurre ciascuno.
Pertanto trascinati x mari e x monti e x fiumi e case frondose di uccelli e campi verdeggianti, a tutti incutendo un dolce amore attraverso il cuore (petto), fai si che stirpe x stirpe si riproducano con desiderio.

INNO A EPICURO (I libro, vv 62-79)
L’umanità davanti agli occhi, vergognosamente giacendo a terra oppressa sotto il peso della religione, che scesa dalle regioni celesti incombeva con orribil aspetto sui mortali immobili, x primo un mortale greco ha osato alzare gli occhi di contro (la religione) e x primo (ha osato) insistere contro (*); che ne la fama degli dei ne i fulmini ne il cielo col rumoroso fulmine lo trattennero, ma ciò sollecitò ancor più la sua forza d’animo, così che x primo desideri infrangere le strette barriere delle porte della Natura.

L’UCCISIONE DI IFIGENIA (I libro, vv 80-101)
In queste cose quello io temo, che tu non ritenga di inoltrarti verso gli elementi di una dottrina empia e avviarti in una via di delitti. Poiché, al contrario, + spesso (proprio) quella religione ha dato vita ad azioni delittuose ed empie. Come quando in Aulide, i capi scelti Danai, il meglio degli eroi, vergognosamente deturparono con il sangue di Ifigenia l’altare della vergine Travia. Non appena la fascia (benda), che legava i capelli di ragazza, ricadde egualmente su ambedue le guance e appena si accorse del padre fermo davanti all’altare, e a causa sua i ministri celarono i coltelli, e a suo cospetto i cittadini versarono lacrime, caduta a terra s’abbatteva sulle ginocchia, chiedeva pietà al genitore. Ne alla misera in tal momento serviva di aver chiamato x prima il re con il nome di padre; infatti, sollevata da uomini x le braccia e condotta tremante all’altare non xchè, compiuto secondo il rito sacro, venisse accompagnata dal chiaro suono Imeneo (nuziale), ma xchè, impuramente pura, proprio al momento delle nozze, cadesse dolente vittima del sacrificio del padre affinché fosse data una partenza felice e fausta alla flotta. A tali delitti potè indurre la religione.

PROEMIO (II libro, vv 1-13)
E’ piacevole, quando sul grande mare i venti sconvolgono le acque, osservare da terra il grande lavoro degli altri, non xchè sia godimento vedere altrui che soffre ma xchè da piacere guardare i mali da cui te stesso sei libero. E’ bello anche osservare grandi battaglie che si svolgono sulle pianure senza che tu abbia parte al pericolo; ma nulla è più dolce, nell’occupare gli elevati templi sereni bene fortificati della dottrina dei saggi, osservare laggiù q.uno, e vederlo passare errando, e, sperduto, cercare una via nella vita, accertare le proprie capacità, contendersi i titoli nobiliari,affannarsi notte e giorno, con un lavoro faticoso, x arrivare alla sommità della carriera e impadronirsi del potere.

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