Lettere a Lucilio (Seneca), libro VIII lettera V

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Testo

LETTERA V

NON VI И BENE FUORI DELLA VIRTЩ

La tua lettera mi ha fatto grande piacere, ha ravvivato il mio animo che cominciava ad impigrire ed ha anche risvegliata la mia memoria che si andava facendo anch'essa tarda e lenta. Ma, caro Lucilio, come potresti tu non credere che il primo mezzo per essere felici и questo convincimento che il solo vero bene и la virtщ? Infatti colui che considera altre cose come beni, si mette in balia della fortuna, cade sotto l'arbitrio altrui, mentre invece quegli che concepisce il bene circoscritto nella virtщ и per se stesso felice. Voi trovate uno che и addolorato per la perdita dei figli, un altro che и preoccupato per una loro malattia e un altro ancora che si affligge perchй si sono dati a una turpe vita o perchй hanno sofferto qualche obbrobrio: trovate chi si cruccia per l'amore della moglie d'un altro, e anche della moglie sua; e non mancherete certo di trovare quello che si travaglia per non esser riuscito a ottenere una carica, e anche quell'altro che invece и affaticato dalla carica ottenuta. Vi и poi la turba infinita di quei miseri senza pace continuamente agitati dall'idea della morte, la cui immagine appare loro in ogni punto minacciosa. Pertanto costoro, a somiglianza di quelli che si trovano in territorio nemico, debbono guardarsi continuamente di qua e di lа, e volgere la testa ad ogni rumore; se questa paura non viene definitivamente cacciata via dal petto, si vive in un interiore palpito continuo. Ti imbatterai anche in gente cacciata in esilio e privata dei suoi beni: incontrerai altri che soffrono la povertа piщ penosa, che cioи sono poveri fra le ricchezze: incontrerai dei naufraghi o persone colpite da sventure simili ad un naufragio, persone che la collera o l'invidia popolare, armi sempre rivolte con speciale ostilitа contro i migliori, hanno colpito mentre se ne stavano tranquilli e senza timore, come sovente le procelle che si levano proprio quando и piena la fiducia nei buon tempo, o come fa il fulmine che cadendo improvviso fa tremare anche le case vicine. Chi era vicino al posto dove и caduto il fulmine и rimasto anche lui stordito come quello che и stato colpito: e cosм negli accidenti cagionati da una qualsiasi forza uno и colpito dalla sventura e un altro dalla paura; l'idea di poter essere colpiti li rende tristi al pari di chi и stato colpito veramente, poichй anche i mali che capitano a taluni improvvisamente sono motivo di preoccupazione per tutti. Come gli uccelli si spaventano al ronzio di una fonda anche se vuota, cosм noi ci agitiamo in allarme non solo per un colpo ma per un semplice crepitio. Non puт essere felice chi ha accettato queste erronee opinioni: felicitа vuoi dire intrepidezza e fra i sospetti si vive male. Chi si abbandona alle preoccupazioni dei molti possibili casi della vita, si crea un a quantitа enorme di inesplicabili turbamenti. Per giungere ad una posizione sicura c e una sola via, disprezzare tutto ciт che ci viene dall'esterno e sentirsi pienamente soddisfatti della nostra intima onestа.
Infatti chi crede che vi possa essere qualche cosa di meglio della virtщ, o che vi sia un bene fuori di essa, naturalmente porge il grembo alla fortuna chiedendone i doni e aspetta con ansia che glieli getti. Ora mettiti avanti agli occhi una scena che ti rappresenti il gioco della fortuna: essa lascia cadere su questa folla umana i suoi doni, cioи cariche, ricchezze e favori d'ogni genere, ma perт una parte viene lacerata dalle mani stesse che li hanno subito afferrati, un'altra parte divisa fra soci infidi e un'altra ancora torna a detrimento di coloro che li hanno avuti. Alcuni di quei doni poi sono andati a finire nelle mani di persone che attendevano ad altro lavoro, alcuni sono andati perduti proprio perchй troppo ricercati, ed altri infine sono sfuggiti di mano proprio nel momento in cui venivano avidamente afferrati: si aggiunga poi che anche quando sono stati felicemente conquistati non hanno dato mai un godimento duraturo. Perciт ogni uomo veramente saggio, appena vede la distribuzione di questi piccoli doni, lascia in fretta il teatro, perchй sa come possono costar cari. Nessuno viene a contesa con chi si ritira, e nessuno ferisce chi sta uscendo; la lotta si combatte intorno ai premi. Cosм avviene sempre per tutto ciт che la fortuna getta dall'alto: nella nostra spirituale miseria c'infervoriamo e ci affanniamo quasi desiderando di avere molte mani, e volgiamo gli sguardi ora da questa ora da quella parte; troppo ci tarda avere quei beni che eccitano le nostre cupidigie e che, attesi da tutti, pervengono a ben pochi. Vorremmo andare incontro al loro cadere; siamo pieni di gioia se abbiamo potuto conquistarne qualcuno, e invece la speranza di averne qualche altro и stata delusa: cosм o paghiamo con una pena sproporzionata un bottino senza valore o perveniamo addirittura al fallimento completo. Abbandoniamo dunque questi giochi e cediamo il posto agli uomini rapaci. Lasciamo che essi seguano collo sguardo cotesti beni sospesi nel vuoto, poichй anch'essi e anche piщ sono sospesi nel vuoto. Chi vorrа essere felice dovrа pensare che l'unico bene и ciт che и onesto. Se egli crede che ve ne sia un altro, anzitutto ha un falso concetto della provvidenza perchй molte avversitа accadono anche agli uomini giusti, e perchй tutto ciт che essa ci ha dato и cosa breve ed esigua in confronto della vita dell'universo. Con questi lamenti ci facciamo interpreti ingrati delle veritа divine: ci lamentiamo che tutto ciт che ci и dato non duri sempre, che sia sempre poco, sia incerto e destinato adeguarsi. La conseguenza и che noi non vogliamo veramente nй vivere nй morire, siamo tenuti parimenti dall'odio della vita e dal timore della morte. Finchй il pensiero rimane cosм ondeggiante, nessun bene puт avere mai in noi il suo pieno compimento.
La causa prima di tutto questo и che non abbiamo raggiunto quel bene infinito e insuperabile dove и necessario che la nostra volontа si arresti perchй non c'и piщ un luogo a cui ascendere oltre la sommitа. Vuoi sapere perchй la virtщ non ha bisogno di nulla? Essa gode dei beni che ha e non desidera i beni che non ha: per essa и giа grande ciт che le basta. Se abbandoniamo questo concetto, noi vediamo venir meno pietа e sinceritа perchй chi vuole mettere in atto queste virtщ deve rassegnarsi a patire molti dei cosм detti mali, e deve buttar via molte di quelle cose che pure accettiamo di considerare come beni. Se abbandoniamo questo concetto noi vediamo venir meno la fortezza che deve essa stessa crearsi il pericolo, vediamo perire la grandezza d'animo che si presenta sovrastante nella vita in quanto che spregia come trascurabili tutte le cose che invece il volgo desidera come valori massimi; vediamo perire il beneficio e la gratitudine: tutto questo vediamo perire se abbiamo paura di andare incontro a disagi, se troviamo nella vita qualche cosa di piщ prezioso che la fede, e volgiamo via lo sguardo da quello che и il maggior bene.
Ma passando ad altro diciamo, che se noi non consentiamo che questi che si chiamano beni non sono affatto beni, dobbiamo concludere che l'uomo и piщ felice della divinitа perchй la divinitа non ha l'uso di tante cose che si presentano invece al nostro godimento, come l'amore la lauta mensa la ricchezza e tante altre cose che adescano l'uomo e lo attirano coi miraggio di inferiori piaceri. Dunque, o noi crediamo che la divinitа sia priva di beni, oppure, se non accettiamo questo, dal fatto che la divinitа ne и priva dobbiamo logicamente dedurne che non sono affatto beni. Aggiungi poi che molti di questi che appaiono beni, sono concessi agli animali con maggiore larghezza che agli uomini. Mangiano piщ avidamente, si stancano meno negli atti venerei, sono piщ forti e le loro forze si mantengono piщ salde. Sicchй si dovrebbe dedurne che gli animali siano molto piщ felici degli uomini: questa deduzione verrebbe ad essere ancora avvalorata, se si pensa che essi trascorrono la loro vita in uno stato d'ingenuitа senza l'idea di male e di inganno, godono dei piaceri che essi si prendono con tutta semplicitа senza pudore e senza preoccupazione di pentimenti. Considera dunque tu se si possa chiamare bene quello in cui la divinitа и superata dall'uomo e l'uomo и superato dagli animali. Il sommo bene и contenuto e va ricercato nell'interioritа dell'anima e perde il suo valore se noi lo si passa dalla parte migliore alla parte peggiore di noi stessi, cioи dall'anima ai sensi, che sono piщ vivaci negli animali privi di favella. Non si puт porre nella carne l'essenza originaria della nostra felicitа. I veri beni sono quelli che ci dа la ragione sicura e immortale, e che non possono venire meno, non possono mai farsi nй piщ rari nй piщ deboli. Gli altri sono beni perchй sono creduti tali, ed hanno il nome in comune coi veri beni, ma non c'и in essi il carattere essenziale proprio del bene: dunque sono e possono essere detti nella nostra lingua utili, vantaggi, oggetti insomma che rappresentano un provento economico. D'altronde teniamo a mente che se sono oggetti di nostra proprietа non fanno parte di noi: quindi teniamoli pure vicini ma in modo da ricordare sempre che sono estranei alla nostra persona, e se anche ci stanno accanto debbono essere considerati cose di ordine inferiore e molto umili, colle quali non possiamo credere di elevare il nostro valore. Vi puт mai essere infatti maggiore stoltezza che compiacersi di ciт che non и opera propria? Tutte queste cose dunque restino accanto a noi ma non troppo aderenti, in modo che se ci vengono portate via si distacchino da noi senza produrre degli strappi. Serviamocene senza vanto e con parsimonia come di cose che, pur depositate presso di noi, ad un certo momento si avvieranno verso altra destinazione. Chi le tiene in suo potere senza la necessaria saggezza non le tiene a lungo: lo stesso favore della fortuna, se non sappiamo usarne con saggia moderazione, ci sfugge. Chi ha affidato se stesso a questi beni fugaci giunge ad un momento nel quale и da essi abbandonato, oppure per cercare di trattenerli egli se ne fa una causa di afflizione. Pochi hanno potuto staccarsi serenamente dalla propizia sorte: i piщ cadono travolti con tutte le cose fra le quali erano saliti e vengono a trovarsi oppressi proprio da quelle che avevano loro servito per portarli in alto.
Bisogna perciт serbare sempre quell'assennatezza che ci dia senso di misura e di parsimonia perchй la licenza distrugge i mezzi di cui dispone, e le cose grandi senza il freno moderatore della ragione non hanno mai durato e non durano a lungo. Te ne offre una prova il destino di molte cittа, il cui impero и caduto proprio nel momento del piщ fiorente rigoglio quando l'intemperanza ha distrutto quanto era stato creato colla virtщ. Bisogna premunirci contro simili casi. Siccome perт non c'и muro inespugnabile per la fortuna, bisogna preparare entro noi stessi la resistenza: se siamo sicuri da quella parte, potremo essere colpiti ma non cadere prigionieri. Vuoi sapere come possiamo crearci questa forza di resistenza? Bisogna non corrucciarsi di qualunque cosa ci avvenga e ben capire che quelle stesse cose dalle quali si ha l'impressione di essere feriti hanno il loro posto nella conservazione dell'universo, e rientrano fra quelle che svolgono una funzione nel corso del mondo e nell'adempimento delle sue finalitа. Piaccia all'uomo ciт che и piaciuto a Dio: consideri con gioia questa meravigliosa condizione in cui egli si trova di non poter essere vinto, di poter tenere a sй soggetti i mali stessi, di potere sottomettere il caso, il dolore, le offese della sorte, colla ragione, della quale non vi и cosa piщ grande. Ama la ragione: questo amore ti darа le armi contro ogni piщ dura avversitа. L'amore dei figli spinge le fiere contro le lance dei cacciatori: colla nativa ferocia si scagliano con cieco impeto indomite all'assalto. La brama della gloria qualche volta ha spinto le anime giovanili al disprezzo del ferro e del fuoco: anche solo l'apparenza e l'ombra della virtщ li porta ad affrontare la morte con un atto di libera volontа. Quanto piщ forte e costante di questi affetti и la ragione, tanto piщ veemente sarа lo slancio con cui supererа paure e pericoli. "E' perfettamente inutile ", si dice da taluno " che voi stiate a dimostrarci che non vi sia altro bene fuori della virtщ; questo non sarа un usbergo che vi faccia sicuri e immuni contro i colpi della fortuna. Voi ponete fra i beni aver figli rispettosi, una patria ben costumata e buoni genitori. Orbene, voi non potete pensare senza trepidazione ai pericoli che minacciano questi cari oggetti del vostro amore: vi turberа l'assedio della patria, il timore che i figlioli possano morire o che i genitori possano essere ridotti in servitщ. "
Riporterт prima quello che da parte nostra si suole opporre a questa obiezione e poi aggiungerт quello che credo di poter rispondere per conto mio. И da osservare anzitutto che i casi citati sono ben diversi da altri in cui un bene scomparendo lascia necessariamente il posto ad un male, come ad esempio quando la salute intaccata si cangia in malattia, o lo spegnersi della vista ci colpisce colla cecitа e un taglio nei ginocchi non solo toglie la velocitа ma ci lascia indeboliti nel camminare fino all'impotenza. Simile pericolo non esiste nei casi che abbiamo dinanzi riferiti. Perchй? Ecco: se io ho perduto un buon amico non и detto per questo che io debba soffrire la malvagitа di un altro e se ho dato sepoltura a figli buoni non и detto che il loro posto debba essere preso da figli empi. Si aggiunga poi che la morte ha colpito non gli amici o i figli ma solo i loro corpi. Il bene perisce veramente solo se si trasforma in male: ma questo non puт per natura avvenire perchй la virtщ ed ogni sua opera sono incorruttibili. E si consideri inoltre che se anche ci sono mancati degli amici e dei figli amati rispondenti al desiderio del padre, c'и pur sempre qualche cosa che riempie il vuoto che essi ci hanno lasciato. Tu mi domandi che sia questo qualche cosa: и quello stesso che li aveva fatti buoni, cioи la virtщ che non consente a lasciare del posto vuoto, che occupa tutto l'animo, appaga ogni desiderio, basta essa sola. In essa и la forza e la sorgente d'ogni bene.
Che importa se l'acqua d'una corrente venga raccolta o dispersa quando и sempre vivo il fonte da cui sgorga? Non mi dirai che quando sono ancora in vita i figli si conduca una vita piщ giusta piщ ordinata piщ saggia piщ onesta che quando sono morti; dunque neppure una vita migliore. L'acquisto d'un amico non ti fa piщ sapiente e la sua perdita non ti fa piщ stolto, il primo caso non ti fa piщ felice ed il secondo non ti fa piщ infelice. Finchй rimane salva la virtщ non ti accorgerai di alcuna perdita. "E che dunque? Non и forse piщ felice colui che и circondato da una corona di amici e di figlioli?" Ma per quale ragione, io rispondo, si dovrebbe essere piщ felici, se il sommo bene non diminuisce e non aumenta, ma rimane sempre in una sua uguale misura comunque si comporti con noi la fortuna? Sia che si abbia una lunga vecchiaia, sia che si giunga alla fine prima della vecchiaia, la misura del sommo bene и sempre la stessa sebbene sia diversa quella dell'etа. Tu puoi descrivere un circolo piщ o meno grande, ma la differenza riguarda solo lo spazio e non la forma: e se anche resti intatto l'uno e invece tu cancelli l'altro e lo scomponi nella polvere in cui era descritto, questo non toglie che l'uno e l'altro hanno avuto la stessa forma. La dirittura degli oggetti non si giudica dalla grandezza, nй dal numero, nй dal tempo: un oggetto in quanto и diritto non puт essere nй allungato nй contratto. Riduci pure quanto vuoi la lunghezza di una vita onesta dai cento anni ad una giornata, resta sempre ugualmente una vita onesta. A volte una vita spiega ampiamente la sua attivitа, governa regni cittа provincie, emana leggi, coltiva amicizie, adempie a doveri verso parenti e figli; altre volte invece и tutta chiusa negli angusti confini imposti dalla povertа, dall'esilio, dalla perdita di persone care: ma essa non и diminuita se discende dai fastigi di una grande posizione ad una modesta vita privata, se dalla regia potestа и portata ad una umile condizione di suddito, se abbandona le cariche della grande magistratura dove ha compiuto le piщ ampie funzioni giuridiche per andare a vivere in una piccola casa o anche in angolo angusto. Essa и sempre ugualmente grande, anche se respinta da ogni parte si raccoglie in se stessa, perchй nonostante ogni avversitа conserva sempre il suo spirito grande ed elevato, la sua perfetta saggezza, la sua inflessibile giustizia. E quindi resta sempre ugualmente felice, perchй la sua felicitа и collocata sempre in quell'unica sede, cioи nell'animo, quivi rimane grande, ferma, serena, e non puт essere altrimenti raggiunta che colla conoscenza delle cose divine e umane.
Ed ora segue quello che avevo promesso di aggiungere come mia personale risposta. Il sapiente non si affligge per la perdita dei figli o degli amici, e sopporta la loro morte collo stesso animo col quale aspetta la propria: il timore della propria morte non supera il dolore della morte dei suoi cari. La virtщ infatti risulta da una armonia, e tutte le sue opere concordano con essa e si svolgono con un'intima coerenza. Orbene, se l'animo che deve essere sempre elevato si abbatte per il lutto o per il rimpianto dei cari perduti, quest'armonia della virtщ si rompe. Ogni timore ogni preoccupazione ogni lentezza nell'agire и contraria alla virtщ che и sempre sicura di sй e spedita nei suoi atti, sempre impavida e pronta. "E che dunque? Non soffrirа mai qualche cosa che somiglia al turbamento? Non avverrа mai che dia un segno di turbamento con un improvviso scolorirsi del volto o con un passeggero brivido per le membra? Colui che possiede la virtщ non sarа mai soggetto a quei moti che sfuggono al dominio della volontа e sono determinati da un cieco istinto di natura ?" Io ammetto tutto questo, ma il sapiente si manterrа sempre nella persuasione che nessuna di queste cose и un male, nessuna и tale da scoraggiare uno spirito sano. Egli fa con ardimento e fortezza tutto ciт che deve essere fatto. Si puт dire che un carattere proprio della stoltezza и fare ogni cosa con vile pigrizia e con ostinata malvagitа, andare col corpo da una parte e coll'anima dall'altra obbedendo a diversi impulsi. Infatti si fa disprezzare proprio per quelle cose in cui cerca la sua glorificazione e non fa volentieri nemmeno le cose di cui si vanta. Se poi teme qualche male si accascia nell'attesa come se esso fosse giа venuto e quel male giа prima di venire diventa sofferenza per il timore che suscita.
Come nei corpi si avvertono i segni precursori delle malattie - un senso di snervato rilassamento, una grande stanchezza non prodotta da speciale fatica, sbadigli e brividi per le membra - cosм un animo debole e agitato dai mali prima di essere colpito li previene coll'ansia dell'attesa e si abbatte senza ragione avanti tempo. Che cosa vi puт essere di piщ stolto che angustiarsi per cose di lа da venire, e invece di pensare a tenersi fuori dei patimenti chiamare e attirarsi le ragioni di infelicitа? Anche quando non и possibile evitarle и perт sempre ottima cosa differirle quanto sia possibile. Vuoi tu sapere perchй non ci si deve tormentare per quello che avverrа nel futuro? Considera il caso di uno che abbia saputo che dopo cinquant'anni dovrа patire il supplizio; se coll'immaginazione non salta tutto il tempo intermedio egli non ha ragione di turbarsi abbandonandosi subito a quell'intima pena che dovrebbe nascere solo dopo lunghi anni. Nello stesso modo accade che animi volontariamente ammalati sempre in cerca di motivi di afflizione si attristino per avvenimenti ormai passati da tempo e anche dimenticati. Cosм le cose del passato come quelle dell'avvenire in realtа vanno considerate come assenti; noi non sentiamo nй le une nй le altre, e non vi и dolore se non risulta da cosa che tu senta. Addio.

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