Lettere a Lucilio (Seneca), Libro VI lettera 6

Materie:Versione
Categoria:Latino

Voto:

1.5 (2)
Download:214
Data:04.05.2000
Numero di pagine:11
Formato di file:.txt (File di testo)
Download   Anteprima
lettere-lucilio-seneca-libro-vi-lettera-6_1.zip (Dimensione: 7.44 Kb)
trucheck.it_lettere-a-lucilio-(seneca),-libro-vi-lettera-6.txt     17.55 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

LETTERA VI

LA DIFFICOLTА' DI ESPRIMERE CERTI CONCETTI NELLA

LINGUA LATINA. PLATONE E LA DIVISIONE DEGLI ESSERI

Non mai come oggi ho capito quanta sia la nostra povertа, anzi la miseria della nostra lingua. Mi ricordo che una volta parlando di Platone ci si presentavano mille cose che mancavano della parola adatta per renderne il preciso significato, ed altre ancora per cui la parola c'era stata un tempo, ma per un nostro vano senso di sprezzo era poi venuta a mancare. Ma cosa mai puт sprezzare chi и nella miseria? Quella mosca che i Greci chiamano oestron e mette in agitazione le greggi disperdendole per i boschi era chiamata dai nostri antichi asilo. Puoi credere per questo a Virgilio. " Vicino ai boschi del Silaro e all'Alburno verdeggiante di elci si trova in gran numero un volatile detto dai Greci oestron; che manda un suono stridulo ed aspro da cui atterriti interi armenti fuggono nelle selve." Io credo che qui si debba intendere che questa parola и andata in disuso. E per non intrattenerti troppo a lungo, erano in uso alcune parole molto semplici, ad esempio si diceva " cernere ferro inter se. " E lo stesso Virgilio ce ne dа la prova: ingentis genitos diversis partibus orbis inter se coiisse viros et cernere ferro. Noi ora diciamo decernere: la parola semplice и andata perduta. Gli antichi dicevano si iusso, cioи iussero. E anche qui non ti domando di credere a me ma a Virgilio: " cetera qua iusso mecum manus inferat arma." Ho fatto queste diligenti citazioni non per mostrarti quanto tempo io abbia perduto nella scuola di grammatica ma perchй tu comprenda quante parole di Accio e di Erмnio siano addirittura cadute in dimenticanza, mentre altre pure di un poeta che leggiamo ad ogni giorno sono ormai fuori uso. "Ma dove vuoi giungere ", tu mi dirai "questa introduzione?" Non te lo nascondo. Io vorrei usare la parola essenza e spero che le tue orecchie l'accoglieranno benignamente; se ne saranno irritate l'userт ugualmente. In suo favore sta l'autoritа di Cicerone, credo abbastanza alta. Se domandi una autoritа piщ recente posso citare Fabiano, scrittore forbito ed elegante con un linguaggio di cosм nitida precisione da dare quasi fastidio.
Infatti, come faremo altrimenti, caro Lucilio? Come esprimeremo il concetto di ovdма, cioи di realtа necessaria, sostanza che contiene il fondamento di tutte le cose? Perciт ti prego che mi permetta di usare questa parola. Cercherт di valermi colla massima parsimonia del diritto che mi avrai concesso: forse mi basterа anche l'accordata possibilitа. Che gioverа la tua indulgenza, se ecco non posso in alcun modo esprimere latinamente quel concetto per cui me la sono presa colla nostra lingua? Ed anche piщ condannerai l'insufficienza della espressione romana quando saprai che si tratta di una sillaba che non riesco a tradurre. Mi chiedi quale sia questa sillaba? tт ov. Puт sembrare che io sia di cervello duro e che questa sillaba senza sforzo si traduca colle parole "ciт che и ". Ma io vedo fra le due espressioni una grande differenza: sono costretto a mettere un verbo in luogo di un sostantivo. Ma se и necessario dirт "ciт che и ". Quel nostro amico, dottissimo uomo, diceva oggi che Platone dа a questa parola sei significati diversi. Te li esporrт tutti, ma prima occorre che ti mostri che vi и il genere e vi и la specie. Prima noi cerchiamo dunque quel genere, da cui dipendono tutte le specie, da cui ha principio ogni divisione, e in cui sono comprese tutte le cose. Giungeremo a trovano, se procederemo a ritroso collegando le singole cose. L'uomo и una specie, come dice Aristotele: il cavallo una specie ed il cane una specie. Noi dobbiamo dunque cercare un comune vincolo risultante da tutte queste cose, che le abbracci e le tenga sotto di sй. Che cosa и questo? L'animale. Cominciamo dunque ad avere il genere di tutte le cose avanti riferite, cioи dell'uomo, del cavallo, del cane, ed и l'animale. Ma vi sono cose che hanno l'anima e non sono animali: piace infatti credere che anche nelle messi e negli alberi vi sia un'anima, e per questo diciamo che vivono e muoiono. Dunque vi и un superiore grado di cose animate in cui si comprendono cosм gli animali come le piante. Ma altre cose come le pietre non hanno anima: dunque vi и una realtа anteriore alle cose animali, cioи il corpo. Io dividerт pertanto i corpi in modo da poter parlare di corpi animati e inanimati. Ma vi и ancora qualche cosa che supera il corpo: noi diciamo infatti che vi sono cose corporee e cose incorporee. Che и dunque ciт da cui si deducano le une e le altre? Quello a cui poco fa abbiamo imposto un nome non molto appropriato: "ciт che и. " Questo possiamo dividerlo in due specie: ciт che и и o corporeo o incorporeo. Abbiamo raggiunto dunque il genere primo e piщ remoto, il genere per cosм dire assolutamente generale. Gli altri sono bensм generi, ma anche speciali, come и genere speciale l'uomo. Esso infatti comprende in sй le specie determinate dalle diverse nazioni, Greci Romani Parti, le specie determinate dai diversi colori, bianchi neri e biondi, comprende infine gl'individui, Catone Cicerone Lucrezio. In quanto supera le molte cose che comprende in sй, и genere, in quanto sta sotto un altro principio piщ ampio, и specie. Quel genere piщ ampio d'ogni altro espresso colle parole "ciт che и" non ha sopra di sй alcuna realtа, и anzi l'inizio delle cose che tutte gli sono soggette.
Gli Stoici veramente vogliono sovrapporre a questo un genere anche piщ comprensivo. Te ne parlerт subito, quando ti avrт dimostrato che quel genere di cui ti ho parlato giustamente и posto per primo, avendo la capacitа di comprendere in sй tutte le cose. Divido dunque questo "ciт che и" in queste specie di cose: corporee ed incorporee, e non vi и luogo per una terza. E come debbo dividere i corpi? dico che vi sono i corpi animati e gl'inanimati. E divido poi i corpi animati dicendo che alcuni hanno vera anima, altri solo una intima forza vitale animatrice, o altrimenti dicendo che alcuni hanno capacitа di movimento e infatti avanzano e passano da un luogo all'altro, cd altri invece abbarbicati a terra ricevono alimento alle radici e cosм crescono. Ed in quali specie posso dividere poi gli animali? In mortali ed immortali. Alcuni Stoici pensano che il primo genere sia ancora un quid cioи qualche cosa ancora antecedente, e ti dirт il motivo di questa opinione. " Nella natura", essi dicono, "alcune cose hanno ed altre non hanno esistenza": ed anche queste, che non hanno esistenza, sono comprese nella natura perchй vivono nella immaginazione come i Centauri, i Giganti, come tutto ciт che, creato da un errore della nostra mente, ha cominciato ad assumere una certa forma pur senza avere sostanza.
Ed ora ritorno alla promessa di spiegarti come Platone divida tutte le cose esistenti in sei categorie. Prima di tutto quel "ciт che и" non va soggetto nй alla vista nй al tatto, nй ad alcun altro senso, и soltanto pensabile. Ciт che и in forma generale come appunto l'uomo considerato come un genere, non cade sotto gli occhi; ci cade l'uomo nella sua individualitа particolare come Cicerone e Catone. L'animale non и veduto, и pensato: и invece oggetto della vista la sua specie come il cavallo o il cane. Platone mette al secondo grado ciт che s'innalza e supera tutto e che si chiama l'essere per eccellenza. Comunemente si dа il nome di poeta a chiunque fa dei versi: ma giа presso i Greci questa parola ha preso il significato di una individualitа unica: udendo la parola poeta ognuno credeva che si parlasse di Omero. Che и dunque questo essere che occupa il secondo grado? E' certamente Dio, il piщ grande e il piщ potente di tutti gli esseri. Nella terza categoria rientrano quei reali innumerevoli che hanno una loro propria esistenza al di lа della nostra visione sensoriale. Tu domandi quali sono. Ti dirт che sono una suppellettile tutta particolare di Platone. Egli le chiama idee. Esse sono immortali immutabili ed inviolabili, e da esse hanno origine, formate a loro immagine, tutte le cose che noi vediamo. E ora ascolta che cosa и l'idea, ossia come la pensa Platone: " l'idea и l'esemplare eterno delle cose che nascono in natura. " Alla definizione perchй appaia piщ chiara voglio aggiungere qualche spiegazione. Supponiamo che io voglia fare il tuo ritratto: io prendo te come modello della pittura, e la mia mente vi coglie un intimo atteggiamento che impone alla sua opera di esteriore riproduzione: orbene quella figura che ho colto, e che mi guida e mi ammaestra, principio e fine dell'imitazione, и l'idea. La natura ha un numero infinito di tali esemplari: esemplari di tutte le cose, di uomini, di pesci, di alberi, e ad essi и improntato tutto ciт che dalla natura si produce. Il quarto posto и dell'idos. Per comprendere che cosa sia questo idos devi fare bene attenzione ed imputare a Platone e non a me la difficoltа del concetto: d'altra parte ogni sottigliezza riesce sempre difficile. Poco fa per farmi capire mi servivo dell'immagine che il pittore riproduce nel quadro. Come si и detto, se questi voleva riprodurre il viso di Virgilio doveva prima osservano attentamente e cogliervi quella forma esemplare da riprodurre nella sua opera. La figura poi che l'artefice ha tratto da quella forma esemplare o idea ed ha fissato nella sua opera, ecco l'idos. Tu chiedi quale differenza passi? L'una и l'esemplare, l'altro и la forma desunta dall'esemplare e fissata nel quadro. Di quella l'artista и l'imitatore, dell'altro и l'autore. L'aspetto che si presenta nella statua, questo и l'idos. L'esemplare che l'artista guarda modellando la statua, questa и l'idea. Se ancora vuoi un'ulteriore distinzione si puт dire che idos и nell'opera, e invece l'idea и non solo fuori dell'opera ma anteriore all'opera. La quinta categoria comprende quelle cose che sono a portata di tutti e che cominciano ad avere diretto rapporto con noi. In essa и compreso tutto, uomini, animali e cose. La sesta categoria comprende quelle cose che non hanno una piena concreta esistenza come il vuoto e come il tempo.
Platone non colloca le cose che vediamo o tocchiamo fra quelle a cui attribuisce una salda realtа: infatti scorrono continuamente diminuendo e crescendo. Nessuno di noi и nella vecchiezza quello stesso che и stato in giovinezza, nessuno di noi и oggi quello stesso che era ieri. I nostri corpi sono portati via come le acque dei fiumi. Tutto ciт che tu vedi corre col correre del tempo: nulla di ciт clic noi vediamo resta fermo. Mentre dico che tutte coteste cose mutano sono mutato io stesso. Questo ha inteso Eraclito dicendo che " noi discendiamo e non discendiamo due volte nello stesso fiume." Infatti resta bensм il nome del fiume ma in ogni momento l'acqua и passata via. Questo appare piщ chiaramente nel fiume che nell'uomo: ma anche noi siamo portati via in una corsa non meno veloce: perciт mi meraviglio della nostra stoltezza quando ci leghiamo con tanto affetto ad una cosa cosм fugace quale и il corpo, e temiamo che la morte ad un certo momento ci prenda, quando ogni momento segna la morte del momento che lo precede. Disponi l'animo tuo in guisa da non temere che una volta avvenga ciт che avviene ogni giorno. Ho parlato dell'uomo, materia fragile e caduca, soggetta a ogni sorta di pericoli: ma anche il mondo, realtа eterna e indistruttibile, muta continuamente e non и mai lo stesso. Infatti sebbene abbia in sй tutto ciт che ha avuto, lo ha sempre in maniera diversa da quella in cui lo ha avuto, e ne cambia sempre l'ordinamento. Tu dirai: "che mi puт giovare una tale sottigliezza di ragionamenti e distinzioni? " Se lo chiedi a me, nulla. Ma come un cesellatore distrae e solleva gli occhi a lungo intenti e affaticati e come si suol dire li ristora, cosм anche noi dobbiamo dare al nostro spirito un po' di riposo e ravvivarne le energie con qualche diletto. Ma anche questi diletti debbono essere opera fattiva: e anche da essi, se farai bene attenzione, potrai ricavare qualche cosa di salutare che ti giovi.
Io soglio fare questo, caro Lucilio. Da ogni nozione anche se lontanissima dalla filosofia io cerco ricavare qualche cosa che possa portare qualche vantaggio. Queste concezioni che abbiamo esposte non hanno capacitа alcuna di aiutare al progresso morale. Come possono mai le idee di Platone rendermi migliore? Che cosa posso ricavare da esse che valga a frenare le mie passioni? Puт in qualche modo servirci questo che Platone nega una propria realtа a tutte le cose soggette ai sensi, e che ci accendono e ci attirano: tutte queste cose, secondo la concezione platonica forme immaginarie, solo per un certo tempo presentano una loro figura apparente, senza aver nulla di stabile e di solido: e noi tuttavia le desideriamo come se dovessero durare sempre e noi potessimo sempre possederle.: deboli e caduchi noi ci soffermiamo fra cose vane. Dobbiamo invece volgere l'animo alle cose eterne, volgere in alto Io sguardo agli esemplari di tutte le cose, alle loro orme ideali che si reggono a volo in alto, volgere lo sguardo a Dio, che vive e opera fra esse e che difende dalla morte ciт che per l'impedimento della materia non ha potuto fare immortale e vince colla ragione i difetti delle cose corporee. Il mondo permane in vita non perchй sia eterno, ma perchй un reggitore ha cura di difenderlo: se fosse immortale non avrebbe bisogno di un protettore. li supremo artefice lo conserva vincendo colla sua forza la fragilitа della materia. Spregiamo dunque tutte queste cose che hanno cosм poco pregio da lasciarci persino in dubbio se esistano veramente: e nel tempo stesso pensiamo anche che se la divina provvidenza preserva dai pericoli il mondo che non и meno mortale di noi, anche la nostra provvidenza puт fino ad un certo punto allungare la vita di questo nostro piccolo corpo umano, se sapremo governare e frenare i piaceri che sono cagione di morte alla maggior parte degli uomini.
Platone stesso giunse alla vecchiezza colle cure diligenti che ebbe di sй. Aveva bensм sortito da natura un corpo sano e forte, ed il suo nome gli veniva anzi dall'ampiezza del petto, ma i viaggi di mare ed i pericoli lo avevano molto indebolito: tuttavia la parsimonia, la misura in tutte le cose che suscitano l'aviditа, una diligente tutela di se stesso lo portarono fino a tarda etа non ostante le molte cause che potevano agire in senso contrario. Io credo infatti che tu sappia che per il beneficio recatogli da queste cure Platone ebbe a morire proprio nel giorno in cui compiva l'ottantunesimo anno di etа. Per questa ragione i magi che per caso si trovavano ad Atene, fecero sacrifici in onore di lui morto, pensando che egli portasse in sй una sorte superiore alla comune sorte umana, proprio perchй aveva compiuto nel corso della sua vita quel perfettissimo numero di anni che risulta dal numero nove moltiplicato nove volte: io non dubito perт che egli sarebbe stato pronto a rinunciare a qualche giorno di quella somma ed anche al sacrificio. La frugalitа puт prolungare la vecchiezza che a mio parere se non deve essere troppo desiderata, cosм non deve nemmeno essere rifiutata. Stare piщ a lungo in compagnia di se stesso и cosa piacevole quando uno и riuscito a fare di se stesso persona degna della quale possa giovarsi. Pertanto ti esprimerт la mia opinione su questo argomento, se convenga accettare gl'incomodi dell'estrema vecchiezza e attendere la morte oppure darsi la morte di propria mano. Colui che aspetta con animo debole il compimento del destino non differisce da chi lo teme, come и dedito al vino oltre misura colui che asciuga il fiasco sorbendone anche il fondiglio. Noi ci metteremo tuttavia questo problema, se l'ultima parte della vita sia proprio fondiglio o non sia invece qualche cosa di molto limpido e puro, purchй naturalmente la mente sia sana. i sensi integri aiutino lo spirito, e il corpo non sia disfatto e giа morto anzi tempo; c'и infatti una grande differenza fra il prolungare la vita e il rimandare la morte. Ma se il corpo и diventato inetto ai suoi uffici, non diventa necessario liberarne l'anima travagliata? Questo perт forse dovrebbe essere fatto un po' prima che sia diventato necessario, affinchй non accada che in quel momento poi tu non lo possa piщ fare. Quando poi il pericolo di una vita infelice и maggiore della morte vicina, и stolto colui che per un breve guadagno di tempo, non si libera dalla eventualitа di una grande sventura.
Sono pochi quelli che una vecchiezza lunghissima ha condotto a morte senza danno: per molti la vita и passata nell'inerzia senza alcuna attivitа utile: ora giudichi tu molto piщ crudele destino aver perduto un po' di vita che aver perduto il diritto di troncarla? Non ascoltarmi di mala voglia come se questo concetto che ti espongo riguardi proprio la tua persona, ma valuta ciт che ti dico. Non rinuncerт alla vecchiezza se essa mi conserverа intero a me stesso, dico intero nella parte migliore; ma se comincerа a scuotere la mia mente, a schiantarne delle parti, se mi lascerа non la vera vita ma solo una forza animatrice di vitalitа organica, senz'altro me ne uscirт da quell'edificio interiormente viziato e destinato a rovinare. Non cercherт colla morte di fuggire una malattia purchй si tratti di una malattia da cui possa guarire e il mio intelletto non venga deteriorato. Non volgerт le mani contro me stesso per fuggire il dolore: in questo caso darsi la morte significa essere vinti. Ma quando saprт di dovere soffrire condannato ad un dolore senza fine, allora uscirт dalla vita non per fuggire il dolore, ma perchй esso sarа d'impedimento a tutte quelle cose che costituiscono la ragione di vivere. ~ un uomo debole e vile quello che si dа la morte per il dolore ed и uno stolto quello che invece vive per soffrire. Ma sento che vado un po' troppo per le lunghe, e mi avanza ancora materia per tutta una giornata: e come saprа mettere fine alla vita chi non puт mettere fine ad una lettera? Sta sano dunque; leggerai piщ volentieri questo saluto che puri discorsi di morte. Addio.

Esempio