Lettere a Lucilio (Seneca), libro V lettera X

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Testo

LETTERA X
И BENE CHE IL SAPIENTE ABBIA CURA DI SCEGLIERE LUOGHI
DI SOGGIORNO ADATTI ALLA SUA ANIMA E ALLA SUA VITA
Ognuno vive come puт, caro Lucilio! Tu ti godi la vista dell'Etna, di codesto alto e famoso monte della Sicilia. Cosм Messala come Valgio, ho letto in entrambi, lo chiamano unico; ma 10 non trovo che sia giusto perchй moltissimi luoghi gettano fuoco: piщ di frequente luoghi elevati, perchй il fuoco tende per natura verso l'alto, ma anche molti luoghi di pianura. Noi, per quanto ci и possibile, siamo ben contenti del soggiorno di Baia; ma purtroppo ho dovuto abbandonarlo, proprio il giorno dopo che vi ero arrivato. Sebbene presenti notevoli pregi di natura, и cittа da evitare, perchй и diventata un celebrato centro di corruzione. Ma bisognerа forse prendere in odio certi luoghi? Non intendo certo dire questo, ma osservo che all'uomo sapiente e virtuoso conviene una certa veste meglio di un'altra non perchй egli abbia in odio alcuno speciale colore, ma solo perchй stima alcuni colori poco adatti a chi fa professione di temperanza, e nello stesso modo osservo che ci puт anche essere una regione dalla quale il sapiente o colui che aspira alla sapienza debba tenersi lontano perchй contraria al buon costume. Se dunque egli cerca un luogo di raccoglimento non sceglierа Canopo. И ben vero che Canopo e nemmeno Baia non impedirа ad alcuno di essere temperante, ma и anche vero che l'uno e l'altro posto sono ormai diventati un ritrovo di viziosa gente. La scostumatezza si concede quivi ogni eccesso, si libera in modo speciale da tutti i freni come se questa licenza sfrenata fosse un obbligo.
Noi dobbiamo scegliere luoghi che siano salubri non solo per il corpo ma anche per i costumi; come non vorrei abitare fra carnefici, cosм non vorrei abitare nelle taverne. Ma perchй dobbiamo essere obbligati a vedere sempre gente ubriaca che va girando per la spiaggia o banchetta lautamente sulle navi, oppure stare ad ascoltare concerti risonanti sui laghi, ed assistere ad altre scene, che non solo sono peccati di una lussuria sciolta dal freno di ogni legge, ma costituiscono anche un pubblico scandalo? Noi dobbiamo fare in modo di fuggire quanto piщ lontano sia possibile da questi incitamenti dei vizi: dobbiamo rinvigorire l'animo nostro e trarlo fuori lontano dai blandimenti dei piaceri. Una sola stagione trascorsa in riposanti quartieri invernali ammollм Annibale; gli agi della Campania snervarono quest'uomo che le nevi delle Alpi non avevano potuto domare: egli vinse colle armi ed и stato vinto dai vizi. Anche la nostra vita deve essere milizia, e tal genere di milizia a cui non si concede mai tregua nй riposo. Dobbiamo anzitutto vincere completamente i piaceri, che come vedi hanno conquistato anche uomini di piщ fiera indole. Se consideriamo la grandezza dell'opera a cui ci siamo accinti, dobbiamo avere la convinzione che bisogna bandire ogni lusso e ogni mollezza. Per che cosa posso io giovarmi di codesti laghi d'acque calde? oppure di quelle stanze in cui viene chiuso il vapore caldo che dovrа poi snervare i corpi col sudore? Il sudore deve essere sempre solo prodotto dalla fatica. Se noi facessimo ciт che ha fatto Annibale, se cioи interrompessimo il corso degli avvenimenti e per compiacere i nostri corpi mettessimo da parte la guerra, tutti biasimerebbero con piena ragione una pigrizia del tutto inopportuna non solo a chi deve conseguire la vittoria ma anche a chi l'ha giа conseguita. Molto meno и lecito a noi che non fosse all'esercito cartaginese; maggiore и per noi il pericolo se cediamo, e piщ grande opera possiamo compiere perseverando.
La fortuna mi fa la guerra, ma io non sono disposto a fare tutto ciт che essa mi comanda, non ne accetto il giogo, anzi intendo gettarlo via pur sapendo che una superiore virtщ и necessaria per questo. Non dobbiamo rammollire l'animo nostro: se io mi arrendo al piacere dovrт parimenti arrendermi al dolore, alla fatica ed alla povertа, l'ambizione e l'ira accamperanno su me lo stesso diritto: preso fra tante passioni sarт tirato da una parte e dall'altra fino ad essere addirittura straziato. La libertа и la meta che mi sono proposta, e il premio che deve compensare i miei sforzi. Tu mi domandi che cosa sia la libertа? И lo stato d'animo di colui che non serve ad alcuna cosa, ad alcuna necessitа, ad alcuna vicenda di eventi, che prende di fronte la fortuna sul suo stesso terreno. Quel giorno che io avrт compreso che posso piщ di lei, lei non potrа piщ nulla su me. Dovrт ancora sopportare la fortuna, quando sia in mio potere la morte? Per dedicarci a tali meditazioni dobbiamo scegliere luoghi di serio e santo raccoglimento; la troppa amenitа del luogo infiacchisce l'animo e senza dubbio puт influire a romperne il vigore. I cavalli sopportano qualsiasi strada quando hanno indurita l'unghia su aspri terreni: quelli invece che si sono ingrassati in molli pascoli palustri subito si accasciano. И sempre piщ forte il soldato che viene da aspri luoghi sassosi, piщ debole quello che и cresciuto cittadino schiavo di casa. A nessuna fatica si rifiutano le mani che passano dall'aratro alle armi: viene meno ai primi sforzi quello che passa il tempo a ungersi e lisciarsi. In un paese di rigida disciplina il carattere si consolida e si rende capace di grandi sforzi. Scipione condurrа vita piщ decorosa in esiguo a Literno che a Baia: una sede cosм deliziosa non sarebbe conveniente a disgrazie politiche quali egli ha sofferto. Anche coloro ai quali per primi la fortuna diede in mano i pubblici poteri dello Stato romano, Caio Mario, Gneo Pompeo e Cesare, costruirono bensм delle ville nel territorio di Baia, ma sui piщ alti gioghi delle montagne: pareva loro che fosse piщ militare star spiando dall'alto in lungo e in largo le terre sottostanti. Osserva bene la posizione che sceglievano per gli edifici ed i luoghi dove li costruivano e quali erano quegli edifici: tu constaterai che non erano ville ma piuttosto accampamenti. Puoi tu credere che Catone sarebbe rimasto in una elegante cameretta da pranzo per passare in rassegna le donne di facili costumi sfilanti in barca sotto i suoi occhi, e le tante specie di barche dipinte a vari colori e le rose galleggianti sul lago o per ascoltare lo schiamazzo di notturni cantanti? Non credi che avrebbe preferito rimanere nella trincea che egli stesso si fosse costruito per una notte? Chi и veramente uomo preferisce che il sonno gli sia rotto da una tromba di guerra piuttosto che da tali sinfonie. Ma abbastanza a lungo abbiamo detto male di Baia, non abbastanza dei vizi, che tu devi combattere, ti prego, senza limite e senza fine, giacchй anch'essi cercano senza limite e senza fine di nuocere. Getta via tutte le cose che ti rodono il cuore, e se non riesci altrimenti a gettarle via, strappati il cuore stesso. Soprattutto scaccia i piaceri, e riguardali come nemici da odiare: essi alla maniera di quegli assassini che gli Egizi chiamano fileti, ci abbracciano per soffocarci. Addio.

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