Lettere a Lucilio (Seneca), libro V lettera VII

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Testo

LETTERA VII
GLI AMICI DEBBONO AVERE OGNI COSA IN COMUNE
SI BIASIMANO I CAVILLI DEI SOFISTI
Alla lettera che mi mandasti in viaggio, lunga quanto lo stesso viaggio, risponderт in seguito. Ho bisogno di raccogliermi e di considerare che cosa debba consigliarti. Infatti anche tu che mi chiedi consiglio hai pensato a lungo se dovevi chiedermelo. Ed и piщ giusto che m'indugi io a riflettere per la semplice ragione che ci vuole piщ tempo a sciogliere un problema che a proporlo: ed и ben diverso ciт che occorre a te e a me. Ma parlo ancora come un epicureo? Io ho bisogno delle stesse cose che abbisognano a te, ed io non ti sarei amico se tutto ciт che risponde a un tuo interesse mi fosse estraneo. L'amicizia crea fra noi un consorzio di tutte le cose: nulla di favorevole o di avverso accade a uno solo di noi senza toccare anche l'altro: c'и veramente fra noi una comunione di vita. Non puт alcuno vivere felice se guarda solo a se stesso e volge tutte le cose a sua utilitа. Se tu vuoi vivere veramente per te, devi vivere anche per un altro. Questo sentimento sociale che unisce gli uomini fra loro e che attesta esservi una comune fondamentale legge del genere umano, se и vissuto con attenta rettitudine, giova moltissimo per dar pregio a quella interiore societа di cui ti parlavo, cioи l'amicizia. Colui che senta di aver molto in comune con un uomo qualsiasi, avrа tutto in comune coll'amico.
Questo, o mio Lucilio ottimo fra gli uomini, vorrei che mi insegnassero cotesti sottili ragionatori: quali siano i miei doveri verso un amico, verso un uomo qualsiasi: ciт и molto piщ importante che insegnarci in quanti modi si possa esprimere il concetto di amico, e quanti significati abbia la parola uomo. Ecco, la sapienza e la stoltezza se ne vanno per diverse vie: ed io a quale mi accosterт? da quale parte mi comandi di andare? Per il sapiente ogni uomo si presenta come un amico, per lo stolto anche l'amico non si presenta veramente come uomo: quello si crea l'amico a sй congiunto in una comune forma ideale, questo invece si dona semplicemente all'amico. Invece mi si storcono i significati delle parole e mi si danno delle sillabe staccate. Giа devo proprio dire che se non avrт composto abili ragionamenti e non avrт chiuso entro una falsa conclusione una menzogna nata da una veritа, non potrт distinguere le cose che debbo cercare da quelle che debbo fuggire? Francamente mi prende la vergogna che noi vecchi all'etа nostra possiamo scherzare in una materia di tale serietа.
"Il mus (topo) и una sillaba: il mus (topo) rode il formaggio, dunque la sillaba rode il formaggio." Pensa che io non riesca a risolvere questo sofisma: quale pericolo per tale ignoranza viene a sovrastarmi? Quale inconveniente puт derivarne? Senza dubbio c'и da temere che una volta mi capiti di prendere due sillabe nella trappola oppure che, se non sarт stato attento, un libro mi mangi il formaggio. Oppure puт essere forse piщ ingegnoso quest'altro sillogismo: "mus (topo) и una sillaba, la sillaba non mangia il formaggio, dunque il topo non mangia il formaggio." Quali inezie puerili! E per questo abbiamo aggrottate le ciglia e abbiamo lasciato crescere la barba? E queste cose insegniamo con aria severa e con pallido viso? Vuoi tu sapere che cosa prometta la filosofia al genere umano? un assennato pensare: guardati intorno e rifletti. C'и chi и ormai chiamato dalla morte, chi и tormentato dalla povertа e anche chi и angustiato dalla ricchezza altrui e persino dalla propria: quello ha terrore della fortuna avversa, questo desidera sottrarsi alla stessa sua buona fortuna, quello и trattato male dagli uomini e questo dagli Dei. Perchй dunque mi metti insieme questi giochi? Non и tempo di scherzare. Tu sei chiamato accanto ai miseri, hai promesso di venire in soccorso ai naufraghi, ai prigionieri, ai malati, ai poveri, a coloro che stanno per sottoporre il capo alla scure. Verso quale meta divaghi? Che fai? Questi coi quale tu t'indugi a scherzare и uno che и tenuto dal timore: soccorri alle pene di coloro che soffrono sospesi al laccio del timore. Tutti tendono a te le mani da ogni parte, e implorano da te qualche aiuto alla loro vita rovinata o avviata alla rovina; in te и riposta la speranza e in te c'и la forza di attuarla: pregano che tu li tragga fuori da quello stato di continua inquietudine, che tu mostri una luce di veritа ad essi cosм dispersi ed errabondi. Insegna loro che cosa la natura ha creato di necessario e che cosa di superfluo, come in fondo siano facili le leggi che ha posto, e come la vita sia gioconda e leggera per coloro che seguono quelle leggi, come invece sia acerba e affaticata per coloro che hanno prestato fede piщ all'opinione che all'insegnamento della natura. Ma prima sarа opportuno che tu abbia insegnato quali cose possano alleviare una parte dei mali. Che cosa puт spegnere o almeno temperare le loro cupidigie? Volesse il cielo che questi vani esercizi soltanto non giovassero. Invece nocciono. Se tu vuoi io ti mostrerт con perfetta chiarezza che anche un'indole generosa se rimane presa entro queste sottigliezze finisce per diminuirsi e debilitarsi. Io ho persino il pudore di dire quali armi essi porgano a coloro che vogliono militare contro la fortuna e come li preparino alla battaglia. Questa и la via per cui si va al bene supremo? Per mezzo di questi "se" o " se no" della filosofia, per mezzo di cavilli che farebbero vergogna e disonore anche a coloro che fanno professione di difendere in tribunale? Quando voi con cavillosi sillogismi prendete consapevolmente in un tranello la persona che interrogate, voi non fate altro che dargli l'impressione di essere caduto per una formula. Ma come il pretore richiama alla retta via quegli avvocati, cosм la filosofia richiama questi professionisti del cavillo. Ma non dovete venire meno alle vostre grandi promesse; dopo aver solennemente affermato che per effetto dell'opera vostra io sarei giunto a non lasciarmi piщ abbagliare dal fulgore nй dell'oro nй della spada, che sarei giunto anzi a calpestare con magnanima costanza ciт che и per tutti oggetto di desiderio e di timore, potete ancora scendere a questi primi elementi dei grammatici? Che dite? "Si va cosм alle stelle "? Proprio questo promette la filosofia, di farci pari alla divinitа: a questo sono stato invitato e per questo sono venuto: mantenete la parola. Dunque, caro Lucilio, per quanto puoi torna indietro da questo gioco di affermazioni e contraddizioni cavillose dei filosofi. Alla bontа si addice un linguaggio aperto e semplice. Se anche ci rimanesse ancora una lunga vita, dovremmo sempre spenderla con parsimonia in modo che ci basti per le cose necessarie. E visto che il tempo che resta и poco, non и follia perderlo per apprendere cose inutili? Addio.

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