Lettere a Lucilio (Seneca), libro V lettera VI

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Testo

LETTERA VI
COME SI DEBBANO TRATTARE GLI SCHIAVI
Ho sentito con piacere persone che vengono di costi e che mi hanno detto che tu tratti molto famigliarmente i tuoi servi: ciт conviene alla tua saggezza ed alla educazione che ti viene dalla tua dottrina. "Sono schiavi ", dunque uomini. "Sono schiavi ", dunque compagni di stanza. "Sono schiavi ", dunque umili amici. "Sono schiavi ", dunque li dovrai riconoscere uniti nella servitщ, se penserai che la fortuna ha uguale potere sugli uni e sugli altri. Perciт mi fanno ridere coloro che giudicano cosa turpe cenare col proprio schiavo. Solo un'antica orgogliosa consuetudine impone che una folla di servi debba stare intorno al padrone che pranza. Egli mangia piщ di quanto puт contenere e colla sua grande aviditа aggrava il ventre disteso che non riesce piщ a compiere il suo ufficio di ventre e rigetta i cibi con sforzo maggiore di quello fatto per ingerirli: e intanto gl'infelici servi non possono nemmeno muovere le labbra per dire una parola. Ogni mormorio и prontamente domato dal bastone e sono colpiti anche per qualsiasi movimento involontario, per un colpo di tosse, per uno starnuto, per un singhiozzo. Ogni minima interruzione del silenzio si paga a caro prezzo: restano muti e digiuni per tutta la notte. Cosм avviene che costoro ai quali non и permesso parlare in presenza del padrone parlano poi del padrone a modo loro. Invece quelli che non solo potevano parlare in presenza del padrone ma potevano conversare con lui, erano pronti ad offrire per il loro signore la vita affrontando in vece sua ogni pericolo che lo minacciasse. Parlavano nei banchetti e tacevano sotto le torture. E poi si riafferma ostentatamente a gran voce quel proverbio, frutto della medesima arroganza, "quanti servi tanti nemici ". Non и vero che li abbiamo nemici, ma и vero che nemici ce li facciamo.
Tralascio altre crudeltа veramente inumane che si commettono quando ci serviamo di costoro come di bestie e non come di uomini: quando ci si и adagiati a mensa, uno di essi deterge gli sputi, un altro, curvo sotto il letto della mensa, raccoglie gli avanzi dei banchettanti ubriachi ed un altro ancora spezzetta gli uccelli portando intorno con movimento sicuro la mano esperta attraverso il petto e le anche e facendone piccoli brani. Disgraziato quello che vive col solo compito di tagliare con maestria i polli, ma colui che a questo lo ammaestra per piacere и anche piщ disgraziato dell'altro che apprende per necessitа. Un altro che in abbigliamento femminile fa da coppiere si trova a dover combattere coll'etа: non gli и permesso uscire dall'adolescenza e si sforza di trattenersi in essa non ostante il passare del tempo, e anche quando ha fatto un corpo forte da servizio militare, deve tutto liscio in volto, ben rasi o addirittura sradicati i peli, vegliare tutta la notte dividendosi fra l'ebbrezza e la libidine del suo padrone, e servendo da valletto a mensa e da maschio in camera da letto. Ce n'и un altro al quale и affidato l'incarico di studiare i commensali: questo infelice deve stare in piedi pazientemente e vedere quali abbiano mostrato maggior capacitа di adulazione e d'intemperanza colla gola e colla lingua, cosм da meritare di essere invitati anche il giorno seguente. Aggiungi quelli che attendono alle provvigioni della cucina; debbono avere una raffinata conoscenza dei gusti del padrone, capire sempre quali sapori riescano a solleticargli il palato e quali piatti gli piacciano anche all'aspetto esteriore, quali novitа possano sollevano dalla nausea, quale cibo gli possa dare fastidio quando и ormai sazio, e che cosa quel giorno mangi con appetito. Il padrone non si adatta a cenare con costoro e considera una diminuzione di dignitа sedere alla stessa mensa
col suo servo. Meglio provvedono penт gli Dei. Quanti di questi schiavi hanno ora alla loro mercй il loro padrone d'un tempo! Io vidi ritto in piedi alla porta di Callisto proprio quello che era stato il suo padrone: e proprio lui che un giorno gli aveva attaccato il cartello e lo aveva esposto in vendita fra gli schiavi di rifiuto ora veniva lasciato fuori, mentre altri entravano. Il servo giа cacciato in un primo gruppo in cui il banditore sperimentava la sua voce, ora gli ha reso il contraccambio, lo respinse giudicandolo indegno della sua casa. Il padrone vendette Callisto, ma Callisto come ha ripagato il suo padrone! Ma non vuoi tu riflettere che questi che tu chiami tuo schiavo и nato dallo stesso seme, gode dello stesso cielo, respira come noi, ed и ugualmente destinato a vivere ed a morire? Tu puoi vedere in lui un nato libero come egli puт vedere in te uno schiavo 1• Colla sconfitta della parte di Mario, molti giovani di nobilissima famiglia che aspiravano attraverso il servizio militare alla dignitа del Senato sono stati schiacciati dalla fortuna avversa: l'uno andт a fare il pastore e l'altro il portinaio. Come puoi tu sprezzare un uomo caduto in cosм basso stato, se in quello stesso stato puoi cadere anche tu mentre lo disprezzi.
Non voglio entrare in un tema troppo ampio e mettermi a ragionare sul modo con cui dobbiamo trattare questi schiavi verso i quali siamo eccessivamente superbi crudeli ed arroganti. Ti dico in breve il concetto fondamentale del mio insegnamento a questo proposito: comportati cogli inferiori come vorresti che si comportassero con te coloro che ti sono superiori. Ogni volta che ti fai a pensare fino a che punto giunga il tuo diritto sullo schiavo, pensa sempre che allo stesso punto giunge il diritto del tuo padrone su te. "Ma io non ho padrone " tu mi rispondi. Ed io ti dico che sei giovane ancora e potrai forse averlo. Non lo sai a quale etа Ecuba cominciт la sua vita di schiava, a quale etа Creso, a quale etа la madre di Dario, Platone e Diogene? Sii clemente col tuo schiavo e anche affabile, ammettilo alla tua conversazione, ascolta il suo parere, ed invitalo alla tua mensa. A questo punto tutto il gruppo dei raffinati si volge verso di me e mi grida: "Nulla piщ basso, nulla piщ vergognoso di questo. " Ebbene io sorprenderт costoro nell'atto di baciare la mano agli schiavi altrui. Non vi rendete ancora conto come i nostri maggiori abbiano cercato di togliere via ogni ragione di malanimo verso i padroni e ogni forma d'insulto verso gli schiavi? Hanno chiamato il padrone padre di famiglia e hanno chiamato famigliari gli schiavi come si usa tuttora nei mimi. Stabilirono un giorno festivo non perchй soltanto in quello, ma perchй almeno in quello i padroni stessero a mensa coi loro schiavi, permisero loro di avere delle cariche nella casa e di dare sentenze, fecero della famiglia un piccolo stato. "Dovrт dunque invitare tutti gli schiavi alla mia mensa?" Non piщ che tutti gli uomini liberi. Tu sbagli se credi che io sia per respingerne alcuni solo perchй hanno un mestiere piщ vile come per esempio quel mulattiere e quel bifolco: io li giudicherт non dal loro mestiere ma dai loro costumi. Ognuno dа a se stesso i costumi, invece i mestieri vengono distribuiti dal caso. ~ bene dunque che alcuni stiano a desinare con te perchй ne sono degni, altri perchй possano diventarne degni. Se vi и in essi qualche cosa di servile appreso dal contatto con persone volgari, verrа corretto dalla compagnia di persone onorate.
Non devi, caro Lucilio, cercare l'amico solo nel foro o nel Senato: se lo cerchi con diligenza lo troverai anche in casa. Spesso il materiale buono resta senza valore per la mancanza dell'artefice: tenta e farai esperienza di ciт che ti dico. Come и stolto chi dovendo comprare un cavallo badi non all'animale ma alla sella ed ai freni, cosм и stolto anzi stoltissimo chi giudichi un uomo guardando il suo mantello e la sua condizione che и anch'essa una specie di mantello gettato intorno alla nostra persona. "Egli и uno schiavo. "Ma forse nell'animo и libero. "Egli и uno schiavo. " Ma bisogna vedere se questo gli noccia veramente. Mostrami chi non sia servo di qualche cosa: c'и chi и servo della sua libidine, un altro dell'avarizia, un altro ancora dell'ambizione, tutti poi della speranza e del timore. Io posso mostrarti un uomo consolare che si и fatto schiavo di una vecchia, un ricco di una servetta, posso mostrarti giovani di famiglia distintissima a servizio di un pantomimo. Nessuna schiavitщ и piщ turpe di quella accettata volontariamente. Non c'и dunque ragione alcuna per cui questi schifiltosi ti dissuadano dal mostrarti gioviale e nient'affatto superbo nella tua superioritа verso i tuoi schiavi. Il vero bene и che essi abbiano verso di te piщ reverenza che paura. Qualcuno dirа che con queste parole "abbiano per il padrone piщ reverenza che paura ", io chiamo gli schiavi a rivendicare la loro libertа e abbatto l'autoritа dei padroni. Mi dirа: " proprio cosм? gli schiavi debbono avere per il padrone soltanto reverenza come i clienti o i cortigiani che hanno il compito di recare il loro saluto?" Chi mi dicesse questo mostrerebbe di dimenticare che non puт essere poco per i padroni ciт che basta alla Divinitа. Essa и oggetto di reverenza e di amore, e l'amore non puт essere mescolato al timore.
Pertanto io penso che tu fai benissimo non volendo essere temuto dai tuoi schiavi, e cercando di correggerli cogli ammonimenti: col bastone si ammoniscono i bruti. Non tutto ciт che ci urta ci fa danno: ma proprio l'abitudine dei piaceri ci porta ad uno stato d'animo di ostilitа cattiva, cosм che ogni cosa che non risponde alla volontа suscita impeti di collera. Noi assumiamo il carattere di quei re che dimenticando la propria potenza e l'altrui debolezza s'infiammano e incrudeliscono come se avessimo ricevuto offesa, mentre la stessa altezza della loro posizione li mette al sicuro da tale pericolo. Essi non ignorano questo; ma lamentandosi cercano un'occasione per fare del male. Fingono di aver ricevuta offesa per aver ragione di offendere. Non voglio trattenerti piщ a lungo, e d'altronde tu non hai bisogno ormai di esortazione. La virtщ tra gli altri vantaggi ha anche questo, che piace a se stessa e permane, mentre la malvagitа и leggera, cambia spesso e non mai in meglio. Addio.

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