Lettere a Lucilio (Seneca) Libro XI - Lettera IV

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Testo

LETTERA IV

DOBBIAMO STIMARE L'UOMO PER LE SUE VIRTЩ.

IL VALORE DI ALCUNI SILLOGISMI DEGLI STOICI

Ho fatto naufragio ancora prima di essermi imbarcato: non aggiungo come questo sia avvenuto perchй tu non abbia a pensare che anche questo sia da mettersi fra i paradossi dello Stoicismo: d'altronde quando tu lo vorrai e anche se non lo vorrai, potrт dimostrarti che nessuno di essi и falso e nessuno и cosм strano come puт sembrare a prima vista. Intanto questo viaggio mi ha insegnato quante cose noi abbiamo perfettamente inutili, e come ci vuoi poco a capire che potremmo molto facilmente abbandonarle: tanto и vero che quando la necessitа ce le ha tolte non ne sentiamo affatto la mancanza. Da due giorni vivo qui in perfetta felicitа insieme ai mio amico Massimo, ed ho con me solo quei pochissimi servi che potevano entrare in una carrozza e quei pochi oggetti che potevamo portare addosso. Figurati: un materasso steso in terra ed io steso sul materasso. Dei due mantelli uno и diventato lenzuolo e l'altro coperta. Al pranzo nulla si potй togliere: sempre preparato in meno di un'ora, sempre coi fichi secchi e colle tavolette da scrivere. Se ho del pane, i fichi secchi mi servono da companatico, se non ne ho, sono essi il pane. Ad ogni giorno mi si rinnova l'anno, ed io me lo auguro e me lo rendo felice con buoni pensamenti allargando sempre piщ il mio animo, che diventa piщ grande quando mette da parte ogni cosa estranea, quando si pacifica con se stesso spogliandosi d'ogni timore, e si arricchisce spogliandosi d'ogni desiderio. Il veicolo sui quale mi sono adagiato и un carro campestre: le mule mostrano di essere vive perchй camminano, ed il mulattiere и scalzo ma non perchй и estate.
A stento mi decido ad accettare che questo appaia il mio carro: dura ancora una cattiva verecondia del bene, e tutte le volte che ci avviene d'incontrare una comitiva elegante, senza volerlo divento rosso: e questo и prova evidente che le belle massime che io accetto e lodo non sono perт ancora ben radicate e ferme nel mio animo. Chi arrossisce perchй viaggia su un brutto carro, naturalmente poi si vanterа di possederne uno sontuoso. Fin ora io non ho fatto ancora grandi progressi: non oso ancora fare pubblica mostra di frugalitа, ancora attribuisco una grande importanza al giudizio che possono dare di noi i passanti. Invece avrei dovuto contro l'opinione generale degli uomini lanciare il grido: "voi siete pazzi, voi sbagliate, voi restate pieni di ammirazione di fronte a cose inutili, e non sapete giudicare un uomo da ciт che и veramente e intimamente suo. Quando poi si tratta di valutare i patrimoni, su ciascuna persona a cui volete prestare del danaro o fare comunque un beneficio, giacchй dei benefici tenete conto nei vostri registri, allora, dico, voi da diligenti contabili ragionate su queste basi e su questi criteri: egli ha ampie proprietа, ma anche molti debiti, ha una casa molto bella ma l'ha fatta coi danari presi a prestito, nessuno puт come lui mettere prontamente in mostra un elegante stuolo di servi, ma non risponde ai suoi impegni verso i creditori, e se si deciderа a pagani non gli resterа piщ nulla. Orbene, lo stesso avreste dovuto fare anche nelle altre cose, ed esaminare quanto ciascuno abbia di veramente suo." Tu stimi ricco quell'uomo perchй porta con sй tutto un corredo d'oro, perchй ha terreni da arare in tutte le provincie, perchй ha un grosso registro di credito da sfogliare, perchй possiede tanto terreno suburbano quanto basterebbe per essere oggetto d'invidia anche se fosse nelle solitarie terre della Puglia: ma quando avrai enumerato tutte le sue ricchezze egli sarа pur sempre povero. Perchй? tu mi domandi. Per questa semplice ragione, che egli и sempre debitore di ciт che possiede. Ma proprio di tutto? Proprio di tutto, a meno che non facciamo differenza fra aver contratto un debito con un uomo ovvero colla fortuna. Se noi guardiamo alla sostanza delle cose possiamo credere sul serio che le mule ben grasse tutte d'un solo colore, e i cocchi dorati rappresentino proprio un effettivo valore? "Alipedi coperti di porpora e di manti ricamati portano aurei collari pendenti sul petto; ricoperti d'oro mordono coi denti il biondo oro dei freni. Ebbene, tutti questi guarnimenti non rendono migliore nй il padrone nй la mula. M. Catone il Censore che nacque come Scipione per il bene della repubblica (poichй l'uno fece guerra ai nemici, l'altro ai costumi) cavalcava un ronzino carico anche delle bisacce nelle quali portava quello che gli era necessario. Come vorrei che potesse incontrarsi con lui qualcuno di questi nobili bellimbusti che usano farsi precedere per strada da corrieri, da soldati numidi e da nembi di polvere! Senza dubbio apparirebbe piщ elegante e meglio accompagnato di Catone questi che in mezzo a tutto quell'apparato di raffinata pompa va agitando fra sй il dubbio se domani dovrа maneggiare la spada di gladiatore o il coltello da caccia. Quali tempi splendidi di suprema dignitа, quando un capitano che aveva riportato trionfi, quando un Censore, quando, al di sopra di tutto questo, un Catone, si contentava di una rozza, neppure tutta per lui, perchй infatti le bisacce pendenti dai due lati ne occupavano una parte. Ora dimmi, a tutti questi ginnetti grassi e agili, ai palafreni, ai cavalli da trotto non preferiresti quell'unico cavallo strigliato da Catone stesso? Mi avvedo che in questo argomento non si giunge alla fine, se non faccio punto io stesso. Ed allora non parliamo piщ di tutte queste cose che esattamente previde quali dovevano essere nel futuro colui che per primo le chiamт impedimenti. Invece voglio ora esporti pochissimi sillogismi stoici riguardanti la virtщ, che noi ci sforziamo di dimostrare essere sufficiente per una vita felice.
"Quello che и buono forma i buoni; infatti quello che vi и di buono nell'arte della musica forma il musicista; le cose accidentali non formano l'uomo buono, dunque non sono buone."
A questo ragionamento i Peripatetici obiettano che la prima proposizione и falsa. "Da quello che и buono, essi dicono, non sono sempre formati i buoni. Nella musica vi sono cose buone come il flauto, la corda e qualche altro strumento adatto ad accompagnare il canto: ma nessuna di queste cose forma il musicista. " Noi alla nostra volta rispondiamo: "Voi non capite quale и il nostro concetto del buono quando parliamo di musica: noi non intendiamo lo strumento ma il magistero musicale, tu invece mi parli della suppellettile dell'arte e non dell'arte stessa. Se dunque vi и in quest'arte qualche cosa di buono, esso и proprio quello che forma il musicista. "Voglio rendere il mio pensiero anche piщ chiaramente. Nella musica la parola buono si puт usare in due sensi: c'и un buono di cui si giova l'opera del musicista e c'и un buono di cui si giova l'arte: all'opera del musicista si riferiscono gli strumenti, organi, corde, che non riguardano l'arte per se stessa. Infatti l'artista и sempre tale anche senza di essi; anche se non puт mettere in esercizio la sua arte. Questa duplicitа non si trova ugualmente nell'uomo, perchй il buono и lo stesso nell'uomo e nella vita.
" Quello che puт toccare ad ogni uomo piщ spregevole e turpe non и un bene: le ricchezze possono toccare anche al lenone e all'assassino; dunque non sono beni."
" La vostra premessa ", ci viene risposto, "и falsa: noi vediamo infatti che nell'arte della grammatica, della medicina e della nautica i beni possono toccare ad uomini della piщ bassa condizione. Ma queste arti non affermano come loro fine la grandezza dell'anima, non salgono in alto e non hanno ripugnanza per le cose accidentali, mentre la virtщ invece porta l'uomo in alto, lo colloca al di sopra delle cose care ai mortali, in modo che, come non sente la brama di quelli che sono chiamati beni, cosм non sente la paura di quelli che sono chiamati mali. Chelidone, uno degli effeminati cortigiani di Cleopatra, possedeva grandi ricchezze. In questi ultimi tempi Natale, uomo di lingua cosм malvagia come oscena, nella cui bocca le male femmine versavano le loro sozzure, raccolse molte ereditа e alla sua volta ebbe molti eredi. Ebbene domandiamoci: fu il danaro che lo rese cosм sozzo, oppure egli insozzт il denaro? Talora il denaro viene a certi uomini nello stesso modo che una moneta cade entro una cloaca. La virtщ resta ferma in un piano superiore a queste miserie, e deve essere giudicata nel valore che le и proprio, ed essa alla sua volta non attribuisce alcun valore a tutte queste cose che per diverse vie trascorrono nella vita. La medicina come l'arte nautica non interdicono a sй ed ai loro seguaci l'ammirazione di quei cosiddetti beni: puт un tale non essere affatto una persona onesta e puт ciт non ostante essere un medico, un pilota, un letterato come anche un cuoco. Non si puт dire che un uomo comune questo al quale avviene di possedere una non comune; ognuno и in ragione di ciт che possiede. Una sporta vale quanto vale il suo contenuto. Evidentemente si attribuisce ad una borsa il valore che risulta dalla somma di denaro che contiene. Lo stesso и di coloro che possiedono grandi patrimoni: essi sono accessori e appendici della loro ricchezza. Perchй invece il sapiente и grande? Egli и tale perchй ha un'anima grande. E' dunque vero che ciт che puт toccare agli uomini piщ spregevoli non и un bene. E cosм non dico nemmeno che sia un bene la mancanza di dolore: possono averlo anche le cicale e le pulci. E non и ancora un bene la tranquillitа libera da molestie: che c'и piщ tranquillo d'un verme? Tu mi domandi che cosa и che forma il sapiente: и lo stesso principio essenziale della divinitа. Devi infatti ammettere che c'и nel sapiente alcunchй di divino, di celeste, di magnifico. Il bene non и nella possibilitа di tutti e non accetta come suo possessore qualunque persona. Osserva "che cosa ogni regione produca e che cosa rifiuti di produrre: qui vengono meglio le messi, lа le uve e in un altro posto i prodotti arborei, e verdeggiano le erbe. Tu vedi che dal Tmolo si esporta il zafferano odoroso e dall'India l'avorio, che i molli Sabei ci mandano gl'incensi, e invece i nudi Calibi ci mandano il ferro. "Questi prodotti sono divisi per regioni, cosм che se gli uomini si chiedono reciprocamente qualcuno di quei prodotti, si rende necessario il commercio. Anche il sommo bene ha una sua sede. e non nasce dove nascono l'avorio e il ferro. Vuoi sapere dove il sommo bene ha la sua sede? Nell'anima, ma se questa non и pura e santa, non puт ricevere la divinitа.
"Il bene non viene dal male: le ricchezze vengono dal male. poichй vengono dall'avarizia; dunque non sono un bene. " C'и qualcuno che risponde: "non и vero che il bene non possa nascere dal male; infatti dal furto compiuto in un tempio viene danaro. Perciт sacrilegio e furto sono bensм un male, ma solo in quanto producono piщ mali che beni, e danno un guadagno accompagnato da timori, da preoccupazioni, da tormenti dell'anima e dei corpo." Chi parla in questo modo ammette necessariamente che la spogliazione del tempio, se и un male in quanto produce molti mali, и anche in qualche modo un bene, in quanto che produce anche qualche cosa di buono. Ora puт darsi una mostruositа maggiore di questa? Si и voluto dimostrare che il furto sacrilego o comune e l'adulterio sono da porsi fra i beni. Quanti sono che non si vergognano affatto di aver rubato e giungono perfino a vantarsi dell'adulterio! e tutto questo perchй vengono bensм puniti i piccoli sacrilegi ma invece chi commette i grandi и portato in trionfo. Aggiungi poi che se si dice che un furto sacrilego и sotto qualche aspetto un bene, si dovrа dire anche che и onesto e rettamente compiuto: e nessuno oserebbe pensare questo. t chiaro dunque che i beni non possono derivare dal male. Che se il furto sacrilego и male, come dice il nostro contraddittore, solo perchй и causa di mali, si viene a dire con questo che il delitto del ladro sacrilego, se tu gli prometti e gli assicuri l'impunitа, cessa di essere un male e diventa senz'altro sotto ogni aspetto un bene. Ma i delitti portano in sй la loro punizione piщ grave. Io ti dico che sbagli se credi che la pena per il delinquente cominci quando si trova davanti al carnefice o alla soglia del carcere: la punizione comincia appena ha commesso il delitto, anzi mentre lo commette. Il bene non nasce dunque dal male nй il male dal bene, come un fico non nasce da un olivo: ogni nascita avviene in corrispondenza al suo seme, ed anche i beni non possono deviare da questa norma. Come dalla turpitudine non nasce l'onestа, cosм neppure il bene dal male: l'onesto e il bene sono infatti la stessa cosa.
Alcuni dei nostri cosм rispondono alla tesi che abbiamo esposta: "supponiamo che il denaro sia sempre un bene, da qualunque parte provenga: ne segue che anche se provenga da un furto sacrilego non ha essenza e carattere di sacrilegio. Vedi di capire l'esempio con cui cerco di esprimere questo loro concetto. Nello stesso scrigno vi и dell'oro e vi и anche una vipera: se tu hai la possibilitа di avere quell'oro, questa possibilitа non ti и data dal fatto che nello scrigno ci sia anche la vipera; voglio dire che lo scrigno mi dа l'oro non perchй contenga la vipera ma non ostante che contenga la vipera. Nello stesso modo dal furto sacrilego deriva un guadagno non perchй il furto и azione disonesta e scellerata, ma semplicemente perchй porta con sй anche un guadagno. Nello stesso modo che in quello scrigno il male и la vipera e non l'oro, cosм nel furto sacrilego il male и il delitto e non il guadagno." Io dissento da questo concetto: la situazione nei due casi и molto diversa. Nel primo caso и possibile prendere l'oro senza la vipera; nel secondo caso invece non и possibile trarre il guadagno senza il furto; questo guadagno non si puт considerare come un accessorio del delitto, ma и sostanzialmente unito ad esso.
Non puт essere un bene ciт che porta a cadere in molti mali chi cerca di raggiungerlo; mentre vogliamo raggiungere la ricchezza cadiamo in molti mali; dunque la ricchezza non и un bene.
Si obietta: "questa vostra proposizione puт dai' luogo a due diverse interpretazioni. L'una и che mentre vogliamo acquistare la ricchezza noi veniamo a soffrire molti mali; ma и da osservare che noi soffriamo molti mali anche quando ci proponiamo come fine delle nostre azioni la virtщ: c'и chi viaggiando per ragioni di studio perisce di naufragio e altri che viene preso dai pirati. Con una seconda interpretazione si afferma invece che non и bene quello per cui si cade nel male; e non и conseguenza di quest'affermazione che noi per causa della ricchezza o dei piaceri veniamo a cadere nei mali, e che se si cade in molti mali per la ricchezza questa non solo non и un bene, invece и un male: eppure voi dite soltanto che essa non и un bene. Anzi altre volte, soggiungono gli obiettatori, voi concedete che la ricchezza possa servire a qualche cosa, e la catalogate anzi fra i vantaggi che rendono comoda la vita: ma sempre secondo lo stesso ragionamento non si puт dire che la ricchezza rappresenti una comoditа, perchй invece и causa di molti svantaggi." A queste si risponde da altri con altre argomentazioni: " Siete in errore voi che imputate alla ricchezza la colpa degli svantaggi che essa puт apportare. Essa non fa danno ad alcuno; chi fa il danno и la propria stoltezza o la malvagitа altrui, nello stesso modo che non и la spada che uccide ma и la spada di colui che se ne serve per questo malvagio fine. Non si puт dire dunque che la ricchezza rechi danno se anche ti si и recato danno per causa della ricchezza. " Secondo me pensa meglio Posidonio, il quale afferma che la ricchezza и causa di mali, non perchй essa stessa li faccia, ma perchй spinge gli uomini a farli. Infatti altra и la causa efficiente che nuoce per immediata necessitа e altra invece и una causa antecedente e indiretta. La ricchezza и una causa antecedente dei mali. Essa infatti esalta gli animi, genera superbia, suscita invidia, e fa talmente deviare la mente che ci dа piacere essere creduti ricchi anche se questo in seguito ci porterа danno. Ora tutti i beni debbono essere senza colpa: essi sono puri, non corrompono gli animi e non li mettono in affanno, anzi li levano in superiore piщ ampia sfera senza dar loro vana gonfiezza. I veri beni ispirano fiducia, invece la ricchezza ispira audacia; i veri beni creano la grandezza d'animo, invece la ricchezza crea quell'intemperanza che poi non и che falsa parvenza di grandezza. "E cosм", mi si dirа da qualcuno, "la ricchezza non solo non и un bene, ma и un male. " Sarebbe un male, io rispondo, se fosse nociva per se stessa, se, come si diceva avanti, fosse una causa efficiente: essa и invece una causa antecedente cioи indiretta, la quale perт non solo agita gli animi ma li attira. Infatti essa sfoggia una parvenza di bene che assomiglia molto al vero bene e da molti si fa credere tale. Anche la virtщ porta in sй una causa indiretta di male, perchй puт eccitare l'invidia: infatti molti eccitano l'invidia per la loro sapienza e molti per la loro giustizia. Ma questa causa non procede direttamente dalla virtщ. e non si presenta con aspetto di veritа: invece la virtщ si presenta agli animi umani con quel suo aspetto tanto piщ rispondente al vero che richiama l'amore e l'ammirazione.
Posidonio dice che il ragionamento deve essere impostato cosм: " Le cose che non danno all'animo nй grandezza, nй fiducia, nй sicurezza, non sono beni: la ricchezza, la salute ed altre cose simili nulla producono di tutto questo; dunque non sono beni." E svolgendo con un'altra formulazione questo ragionamento egli dice: "le cose che non danno all'animo nй grandezza nй fedeltа nй la tranquilla intrepidezza, anzi generano al contrario temeritа orgoglio arroganza, sono mali: i doni fortuiti della fortuna ci spingono a questi cattivi stati d'animo, quindi non sono beni."
E a questo ragionamento aggiunge ancora che "non rappresentano nemmeno un'utilitа. " Altra и l'essenza dell'utile, altra и quella del bene. L'utile и quello che vi dа piщ giovamento che molestia: il bene dev'essere perfettamente puro e sotto ogni aspetto sempre innocuo. Il bene non и quello che dа piщ giovamento, ma quello che dа solo giovamento. Inoltre l'utile puт appartenere anche agli animali, anche ad uomini imperfetti e stolti: l'utile puт essere mescolato al nocivo, ed и chiamato utile in quanto supera il suo contrario. Il bene riguarda solo il sapiente, puт appartenere a lui solo e deve essere del tutto incontaminato.
Sta di buon animo; resta un solo nodo da sciogliere, per quanto molto duro e forte: "Dai mali non si forma il bene: da molte povertа si forma la ricchezza; dunque la ricchezza non и un bene, "
I nostri non riconoscono questo sillogismo, che i Peripatetici hanno formulato come soluzione di un grande problema. Posidonio poi dice che questo sofisma ampiamente diffuso in tutte le scuole dei dialettici viene cosм confutato da Antipatro: "La povertа и cosм chiamata non per quello che essa possiede, ma per quello che le manca, o come dissero gli antichi, per quello di cui и priva: i Greci dicono ??ta ste??s??. Essa mette in mostra non quello che ha ma quello che non ha. "Orbene, non si puт fare il pieno con molti vuoti: la ricchezza si fa con una somma di cose e non con una somma di mancanze: " tu intendi la povertа altrimenti da come deve essere intesa. La povertа non и quella che possiede poche cose, ma quella che non possiede molte cose, e perciт viene cosм chiamata non da ciт che ha, ma da ciт che le manca. " Riuscirei piщ facilmente ad esprimere il mio concetto se ci fosse un vocabolo latino per significare la a??pa???a che Antipatro attribuisce alla povertа. Io non posso altrimenti concepire la povertа che come il possesso del poco. Se avremo poi tempo libero per questo, vedremo in che consista l'essenza della ricchezza e della povertа; ma anche allora considereremo se non sia meglio rendere bella la povertа ed umiliare la ricchezza piuttosto che contendere sulle parole, come se sulla sostanza giа si sia pronunciato giudizio definitivo. Supponiamo di essere stati chiamati ad un'assemblea, a discutere una legge sull'abolizione della ricchezza. Riusciremo noi con tutti questi sillogismi a convincere l'assemblea in senso favorevole o contrario? Riusciremo ad ottenere che il popolo romano cerchi e lodi la povertа che и fondamento ed и stata la forza per cui ha creato il suo impero, e invece tema le sue ricchezze; riusciremo a farlo riflettere che esso trovт nei popoli vinti le ricchezze, per cui le ambizioni, l'abitudine di eccessiva larghezza, i disordini irruppero nella cittа piщ santa e piщ austera, che coi lusso esagerato si ostentano le spogliazioni compiute, e infine che ciт che un popolт da solo ha strappato a tutti gli altri puт piщ facilmente esser' strappato ad un popolo da tutti gli altri insieme? Molto piщ importa dunque dare agli animi la persuasione di una superiore legge e cosм domare le passioni piuttosto che limitarle entro precise definizioni. Se possiamo parliamo ad alta voce: se no, parliamo almeno piщ chiaramente. Addio.

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