Lettere a Lucilio (Seneca) Libro XI - Lettera III

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Testo

LETTERA III

DESCRIVENDO LA VILLA DI SCIPIONE, METTE A CONFRONTO I COSTUMI ANTICHI CON QUELLI DEL SUO TEMPO. DEL MODO DI TRAPIANTARE GLI ALBERI E LE VITI

Ti scrivo dalla villa di Scipione l'Africano, dove sto per un po' di tempo in riposo: ma ho prima venerato l'ombra di lui e l'ara che io credo sia il sepolcro di quel grande. L'anima sua io sono persuaso sia ritornata in Cielo, donde era venuta in terra: e di questo sono persuaso non per il fatto che egli ha comandato eserciti, poichй anche quel pazzo di Cambise, fortunato nella sua pazzia, ha comandato grandi eserciti, ma per la nobile moderazione e per quella religiosa altezza d'animo ch'egli ha mostrato e che oggi io giudico degna d'ammirazione, piщ nel momento in cui ha lasciato la patria che quando l'ha difesa. Ad un certo momento gli si и presentato questo dilemma: o Scipione in Roma o Roma libera. E Scipione scelse il secondo termine e disse: "Non voglio violare in alcun modo nй le leggi nй le istituzioni; vi deve essere uguaglianza di diritti fra tutti i cittadini: godi, o patria, i miei benefici senza di me; io sono stato l'autore della tua libertа e ne sarт ora la prova, e se la mia persona и cresciuta piщ di quanto puт convenire a te per conservare la libertа, io mi parto. "Come si puт non ammirare la grandezza d'animo di quest'uomo che per liberare i cittadini da ogni preoccupazione si ritirт in volontario esilio? La situazione politica era arrivata a questo punto, che o la libertа recava offesa a Scipione oppure Scipione recava offesa alla libertа. Nй l'una nй l'altra cosa era conforme alla divina legge del bene, ed egli allora cedette alle leggi umane, si ritirт a Literno lasciando alla repubblica romana la responsabilitа del suo esiguo come di quello d'Annibale.
Ho visto la villa costruita di pietre quadrate, il muro che circonda la selva, le due torri che si alzano dalle due parti a difesa della villa, una cisterna un po' nascosta da edifici e da alberi, che potrebbe bastare per uso anche di un grande esercito, e una piccola stanza da bagno, oscura secondo le antiche usanze, quando pareva ai nostri antenati che non potesse essere ben calda se non era buia.
E' stato per me un piacere grande confrontare i costumi di Scipione e i nostri. Colui che fu il terrore di Cartagine, colui al quale Roma deve di non essere stata invasa una seconda volta dal nemico, lavava in quest'angolo il corpo stanco dei lavori campestri; egli continuava ad esercitarsi nel lavoro, e secondo il costume degli antichi coltivava lui stesso la terra. Egli abitт sotto questo brutto tetto e camminт su questo rozzo pavimento: oggi chi si adatterebbe piщ a fare il bagno in un luogo cosм misero? Oggi crederebbe di essere un povero sordido uomo se non vedesse splendere alle pareti grandi e preziosi cerchi, marmi alessandrini, combinati e distinti con incrostature di marmi numidici e questi marmi da ogni parte circondati e adorni da artistici mosaici e vari disegni a imitazione della pittura, se la camera non avesse il soffitto di vetro, se il marmo di Taso, che una volta era raro oggetto d'ammirazione in qualche tempio, non circondasse le nostre vasche in cui stendiamo i corpi indeboliti dal molto sudore, se l'acqua non venisse fuori da bocche d'argento. E fin qui ho parlato solo dei tubi d'acqua del popolo: che cosa dovrт dire passando nelle stanze da bagno degli eleganti libertini? Quante statue, quante colonne poste non per sostenere un peso, ma solo per fastoso ornamento! Quante piccole cascate d'acqua che scendono rumoreggiando per i gradini! Siamo arrivati a tal punto di raffinata eleganza che abbiamo bisogno di posare i piedi sempre su pavimenti fatti di pietre preziose.
In questo bagno di Scipione le finestre sono certe piccole fenditure aperte nel muro di pietra in modo da far entrare la luce senza nuocere alla soliditа della costruzione: ora invece le stanze da bagno se non sono disposte in modo da ricevere il sole per tutta la giornata da amplissime finestre, e da permettere di fare il bagno e di abbronzarsi, e in modo poi che dalla vasca si possa guardare lo spettacolo della campagna e del mare, quelle stanze sono chiamate topaie. Perciт quegli edifici balneari, che erano stati inaugurati col concorso e l'ammirazione della folla, ora che il lusso trova sempre qualche novitа con cui superarsi, sono guardati come roba vecchia fuori moda. Una volta questi edifici erano pochi e senza lussuosi ornamenti; che bisogno poteva esserci di adornare con speciali abbellimenti una stanza da bagno destinata non ai piaceri ma al semplice uso pratico? L'acqua non si faceva scaturire dal fondo della vasca e non fluiva sempre nuova come da una calda sorgente, nй si credeva che fosse necessario avere l'acqua limpidissima per deporvi le sozzure. Ma pensa, o buon Dio, come tornerebbe grato entrare in bagni di quel genere oscuri e rozzamente intonacati, quando tu sapessi averli regolati di sua mano un edile che si chiamasse Catone o Fabio Massimo o uno della gente Cornelia! E ben sappiamo che illustri edili esercitavano questa funzione, di entrare nei locali popolari per sorvegliare che vi fosse mantenuta la pulizia ed una temperatura utile e igienica e non questa venuta ora di moda che dа talora l'impressione di un incendio in cui si possa immergere uno schiavo reo convinto di qualche delitto. Mi sembra che ormai non si faccia piщ differenza se l'acqua del bagno sia calda o bollente.
Oggi ci sono molti che riguardano Scipione come un rozzo contadino perchй la stanza calda del bagno non riceveva luce da ampie vetrate, perchй egli non amava arrostirsi al sole e fare la digestione nel bagno. Che uomo disgraziato! Non ha saputo vivere. Non si lavava con acqua filtrata, anzi si lavava spesso con acqua torbida, e se pioveva forte addirittura fangosa. A lui non importava molto lavarsi in quel modo perchй gli occorreva detergersi dal sudore e non dagli oli profumati. Qualcuno giungerа a dire anche questo: "Io non invidio Scipione: se pensiamo come egli faceva il bagno dobbiamo dire che egli viveva veramente in esilio. " Ma sappi che c'и anche di piщ, che cioи non faceva il bagno tutti i giorni: infatti come ci dicono quelli che hanno illustrato gli antichi costumi della cittа, allora era uso lavarsi ogni giorno solo le braccia e le gambe che raccolgono il sudicio col lavoro, e una sola volta la settimana usavano lavarsi tutta la persona. A questo punto qualcuno mi dirа: "mi sembra perт chiaro che erano molto sudici. " Ma che odore credi mai che quelli mandassero? odore di vita militare, di fatica, di corpo umano, insomma. Dopo che sono stati inventati questi bagni cosм puliti, sono anche piщ sporchi. Quando Orazio Fiacco vuole descrivere un uomo tristemente noto per le troppe mollezze, che cosa dice? "Buccillo manda odore di pastiglie. Se ci fosse oggi un Buccillo si direbbe che egli puzza di capra, lo si metterebbe al posto di Gargonio che Orazio contrappone appunto a Buccillo. Ungersi una volta и ancora poco: bisogna ripetere questa funzione due o tre volte perchй il profumo non svanisca. Pensa che essi si vantano di questo profumo come di un pregio proprio del loro corpo. Che ne dici? Se questo discorso ti riesce noioso, danne la colpa alla villa dove ho appreso da Egialo, diligentissimo padre di famiglia, attualmente padrone di questo podere, che un albero benchй vecchio puт ancora essere trapiantato. Ed и necessario a noi vecchi apprenderlo, che piantiamo oliveti per altri: io vidi alberi trapiantati da tre o quattro anni, talmente carichi di frutta che non riuscendo piщ a reggerle le lasciavano cadere. Anche tu verrai accolto sotto quell'albero "che lento sorge per fare ombra ai lontani nepoti , come dice il nostro Virgilio che nella sua poesia non si propose tanto di dire cose vere quanto di dirle con bell'arte, e intese non di dare insegnamenti agli agricoltori, ma piuttosto di dare diletto ai suoi lettori. Infatti lasciando da parte tutte le altre cose, aggiungerт ciт che oggi mi si и presentato da biasimare: "la primavera и la stagione adatta alla semina delle fave: ed anche te, o erba medica, chiamano allora nei loro solchi le umide zolle, e viene la cura annuale del miglio. " Orbene, se queste due seminagioni si debbano fare nella stessa stagione e per ognuna la stagione adatta sia la primavera, lo puoi tu stesso indurre da questo fatto, che siamo in giugno avanzato giа vicino al luglio ed ho assistito nello stesso giorno alla mietitura delle fave e alla seminagione del miglio. Ma torniamo all'oliveto, e ti dirт che l'ho veduto trapiantare in due modi. Il primo и questo che ti descrivo: degli alberi grandi il contadino recideva i rami lasciando il tronco, poi ne tagliava anche le radici in modo che rimaneva solo il nodo centrale a cui erano prima attaccate, e infine lo affondava nel letame, lo calava nel fosso e non solo lo colmava accuratamente di terra, ma calcava la terra cosм da renderla ben compatta. Il contadino diceva che questo и il metodo piщ efficace perchй non lascia penetrare il freddo e il vento, perchй tiene fermo il tronco e permette alle rinascenti radici di spuntare e di aderire alla terra, evitando loro il pericolo che essendo ancora tenere e non ancora bene aderenti possano essere staccate anche per un lieve movimento. Prima perт di versare la terra nel fosso raschiava bene il bulbo perchй, come egli diceva, nuove radici possono venir fuori da tutte le parti del bulbo purchй messe bene a nudo. Il tronco poi non deve levarsi su da terra piщ di tre o quattro piedi: cosм comincerа subito su dal basso a rivestirsi e non resterа in gran parte secco e inaridito come accade agli olivi invecchiati.
L'altra maniera di trapiantare che ho veduta и la seguente. Sono stati seppelliti nello stesso modo rami validi e di corteccia non dura, quali sono per solito i rami di alberi ancora giovani. Questi tardano un po' piщ a crescere, ma crescono come da una pianta sana e vigorosa e nulla presentano di brutto e di triste. Ho anche veduta una vecchia vite staccata dall'albero che le faceva da sostegno, e trapiantata altrove. Bisogna raccogliere di questa vite, per quanto и possibile, anche le radici capillari, distenderla ampiamente in modo che anche dai tralci metta radici. Ho visto fare questi trapiantamenti non solo in febbraio ma anche alla fine di marzo, ed ho visto le viti attecchire ed abbracciare olmi nuovi. Tutti questi alberi per cosм dire di alto fusto, debbono essere irrigati, mi diceva un contadino, con acqua di cisterna: e se questo giova abbiamo a nostra disposizione la pioggia. Penso di non darti altri insegnamenti per non fare di te quello che Egialo fece di me, cioи un contraddittore. Addio.

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