Lettere a Lucilio (Seneca) Libro XI - Lettera I

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Testo

LETTERA I

DEL METODO CHE SI DEVE TENERE NELLO STUDIO

Io penso che questi viaggi scuotendo la mia pigrizia giovino alla mia salute e ai miei studi. Perchй giovino alla mia salute lo vedi facilmente: quando sto fermo in casa avviene questo, che l'amore dello studio m'impigrisce tanto e mi fa trascurare il corpo tanto che per muovermi debbo poi ricorrere all'aiuto altrui. E ti dirт anche perchй giovino allo studio: ho abbandonato per ora le letture. Naturalmente credo anch'io che le letture siano necessarie, anzitutto per non chiudermi a conversare solo con me stesso, e poi perchй conoscendo le indagini altrui ho modo di giudicare il valore dei concetti che mi vengono presentati, e mi si dа modo di riflettere su nuovi concetti da elaborare. La lettura alimenta l'ingegno e quando esso и affaticato dallo studio lo ristora senza distoglierlo totalmente dallo studio, solo rendendoglielo piщ agevole.
Noi non dobbiamo nй soltanto scrivere nй soltanto leggere: nel primo caso le forze dell'intelligenza si offuscano e s'impoveriscono, nel secondo caso perdono la loro unitа e si dissolvono. Bisogna alternativamente passare da una cosa all'altra, regolare l'una e l'altra con una giusta composizione in modo che tutto ciт che и stato raccolto colla lettura acquisti poi collo scritto un suo ordine organico. Dobbiamo imitare, come si dice sovente, le api che errando di fiore in fiore delibano quelli adatti al miele e quanto hanno portato nell'alveare dispongono poi e regolano nei favi, e, come dice il nostro Virgilio, "il chiaro miele accumulando riempiono le celle del dolce nettare. " Non si sa bene se esse traggano dai fiori un succo che sia senz'altro miele, oppure se producano il miele mescolando alla sostanza che hanno raccolto un sapore che и particolare proprietа di un loro alito. Alcuni amano credere che le api abbiano l'arte non di fare il miele ma di raccoglierlo. Dicono che nell'India si trova il miele nelle foglie delle canne, prodotto dalla rugiada di quel cielo o da un umore dolce e piuttosto grasso contenuto nelle stesse canne, e aggiungono poi che anche nelle nostre erbe si forma questa stessa essenza ma meno manifesta e meno visibile, e che l'ape obbedendo all'istinto con cui и nata la va cercando e la condensa. Altri invece sono d'avviso che ciт che le api suggono dalle erbe piщ tenere e dai piщ teneri fiori, si trasformi in miele quando venga preparato e disposto in maniera acconcia e vi si aggiunga per cosм dire una specie di lievito per cui sostanze diverse si fondono in una sola.
Ma per non deviare dal nostro argomento ti ripeto ancora che anche noi dobbiamo imitare le api, dobbiamo cioи dapprima ben distinguere le cose che abbiamo messe insieme con diverse letture -perchй le cose ben distinte si conservano meglio - e poi mettendo in atto con viva diligenza la capacitа del nostro ingegno fondere in un unico sapore le diverse libazioni, in modo che se anche appaia qual и la fonte a cui abbiamo attinto, appaia anche che il nostro scritto ha una sua originalitа indipendente dalle fonti. Noi vediamo che cosм opera la natura nel nostro corpo senza alcuna, nostra azione diretta. Finchй il cibo che abbiamo preso resta qual esso и galleggiando nel nostro stomaco и per noi un peso: invece quando cessa di essere quello che era, allora si trasforma in sostanza nostra che passa ad alimentare le forze e il sangue. Lo stesso dobbiamo fare per ciт che serve ad alimentare il nostro spirito. Non dobbiamo lasciare intatte nella sua integritа le cose che abbiamo ingerito, perchй lasciate cosм non restino estranee a noi. Bisogna digerirle bene in modo che non vadano ad accumularsi nella memoria invece di rivivere nell'intelligenza. Mettiamo queste cose in buon accordo con noi e facciamole nostre in modo che da molte diventino una sola come molti numeri diventano un numero solo quando minori somme diverse vengono comprese nel computo di una somma complessiva. Cosм deve fare il nostro animo, mettere in mostra solo quello che и creazione del nostro ingegno e tenere nell'ombra gli elementi di cui si и giovato nell'opera sua. E se anche apparirа in te la somiglianza con un uomo altamente ammirato, la cui figura per la forza dell'ammirazione si sia profondamente impressa nell'animo tuo, vorrei che fosse una somiglianza di figlio e non quella di un ritratto che и cosa morta. "E che dunque? Non si vedrа l'autore di cui tu imiti lo stile e il ragionamento da cui tu attingi le idee?" Secondo me, puт benissimo darsi che questo non si veda affatto, se un uomo di grande ingegno и riuscito ad imprimere nelle cose che ha ricavato da qualsiasi esemplare una sua forma originale cosм che si accordino in armonica unitа. Pensa alle molte voci da cui risulta un coro. Pure tutte insieme rendono una voce sola. Vi и qualche voce acuta, qualche altra bassa, e qualche altra media, si aggiungono poi a quelle degli uomini le voci delle donne e si frammischiano anche i flauti; ma le voci dei singoli scompaiono e invece si sente la voce della totalitа. Io parlo dei cori che i nostri antichi filosofi conoscevano. Vi sono nelle nostre gare musicali di oggi piщ cantori che non vi fossero una volta spettatori nei teatri: quando le file dei coristi riempiono tutte le scalee, la cavea1 и tutta cinta da suonatori di tromba, e dalla scena si leva il suono d'ogni genere di flauti e di altri strumenti, si forma dai diversi suoni un armonioso concento.
Tale vorrei che fosse l'animo nostro, ricco di capacitа e di cognizioni diverse, di ammaestramenti e di esempi tratti dalla storia di tutte le etа, che perт concorrano a costituire una sistemazione unitaria. "Come si puт ottenere questo?" tu mi dirai. L'otterremo con uno sforzo continuo, operando ed evitando sempre ogni cosa col consiglio della ragione. Se tu vorrai prestarle ascolto, essa ti dirа: lascia ormai tutte queste cose verso le quali tutti corrono da ogni parte, abbandona le ricchezze che rappresentano per chi le possiede un pericolo o un peso, abbandona i piaceri del corpo e anche dell'animo che ammolliscono e snervano, abbandona il fasto, cosa gonfia e vana piena solo di vento, e a chi se ne fa un meta dа solo la continua timorosa ansia di veder altri che gli passi innanzi o anche solo lo raggiunga e gli si metta a lato, e gli dа quindi il duplice travaglio di una duplice invidia. Ti rendi conto come sia misera la condizione di chi non puт a meno d'invidiare e nel tempo stesso и oggetto dell'invidia altrui? Vedi quelle grandi case dei potenti, quelle soglie tumultuanti per le contese dei clienti? Rissano all'entrata, ma rissano anche di piщ quando sono entrati. Passa oltre queste gradinate delle case dei ricchi e oltre i vestiboli elevati su grandi masse di terreno: ti troverai su un terreno non solo scosceso ma anche sdrucciolevole. Volgi piuttosto i tuoi passi verso la sapienza, cerca le sue forme di vita tranquille e ampie. Tutto ciт che appare preminente nelle cose umane, se anche per sй и basso e si eleva solo nel confronto delle cose piщ umili, perт si raggiunge solo attraverso aspri e faticosi sentieri. Aspra и la via che conduce ai fastigi della dignitа. Ma se invece ti piace raggiungere questa vetta di fronte alla quale la fortuna si mantiene ad un piano inferiore, vedrai sotto dite tutte quelle cose che per solito sono tenute per eccelse: eppure la via per arrivare a tali altezze и piana. Addio.

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