Lettere a Lucilio (Seneca) Libro X - Lettera II

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Testo

LETTERA II

NON SI OTTIENE IL RIPOSO SENZA LO STUDIO DELLA

FILOSOFIA. LA VIRTЩ DА UN VALORE ALLE COSE

INDIFFERENTI. GLI ARGOMENTI DEI SOFISTI POSSONO

ANCHE FAR IMPRESSIONE MA NON PERSUADERE

Ormai non ho piщ alcuna preoccupazione per te. Tu mi domanderai: "quale divinitа accetti per mallevadore ?" Quella che non inganna mai nessuno, cioи l'animo amante del giusto e del bene. La parte migliore di te и al sicuro. La fortuna puт anche farti del male, ma non temo piщ che ti faccia del male tu stesso, e questo и ciт che piщ importa. Continua per la via che hai presa e componi questo tuo tenore di vita con serena tranquillitа ma non con mollezza. Io preferisco vivere male che mollemente. Ho usato l'espressione comune fra il popolo: ma tu intendi quello che io voglio dire, che ad una vita molle preferisco una vita dura, aspra e faticosa. Di certe persone la cui vita и lodata e invidiata noi sentiamo dire per solito che "vive con delicata mollezza" e con questo si dice che egli и un uomo fiacco. Sappiamo infatti che a poco a poco l'animo per l'influenza dell'ozio e della pigrizia s'infiacchisce fino a disfarsi e a smarrire tutte le sue energie. E che dunque non и meglio per un uomo diventare addirittura insensibile? E poi bada che queste persone molli e delicate finiscono per temere soprattutto proprio la cosa a cui hanno fatto simile la loro vita, cioи la morte. Invece bisogna pur dire che fra il riposo e la morte c'и una grande differenza. Ma tu mi dirai: "non и meglio giacere anche cosм piuttosto che esser travolti in cotesti vortici di occupazioni?" Per me sono entrambi detestabili un'affannata attivitа e una totale inerzia. Il morto, io penso, и ugualmente morto quando giace imbalsamato fra gli odori, come quando и trascinato via coll'uncino. Il riposo senza gli studi и anch'esso morte, и sepoltura di uomo vivente. E allora giova l'essersi appartato? Le cause di preoccupazioni ci seguono anche attraverso i mari. Non c'и un angolo nascosto in cui non entri il timore della morte. Non c'и una vita di riposo cosм ben difesa e collocata cosм in alto, che non abbia a temere il dolore. Dovunque tu ti nasconda, sentirai sempre intorno a te lo strepitare dei mali umani. Molti di questi dolori sono fuori di noi e ci circondano per ingannarci e per opprimerci: molti invece sono dentro di noi, si agitano e ardono in noi anche se viviamo in perfetta solitudine. Bisogna che ci fortifichiamo entro la filosofia, muro inespugnabile, che la fortuna pur dopo averla percossa con molti ordigni non riesce a rompere e oltrepassare.
L'animo che ha rivendicata la sua libertа da tutto ciт che и estraneo a lui sta in luogo inaccessibile, e da quella sua rocca difende sй e ciт che и suo; gli strali cadono senza raggiungerlo. La fortuna non ha lunghe mani come generalmente si crede; riesce ad afferrare soltanto chi si attacca a lei. Perciт allontaniamoci subito da lei quanto ci и possibile: e la forza di farlo ci и data soltanto dalla conoscenza di noi stessi e della natura. L'uomo sappia dove egli и avviato, e donde egli ha avuto origine, che cosa sia bene e male per lui, che cosa debba cercare e che cosa debba evitare, in che consista quella sua intima forza della ragione che sa discernere le cose da desiderare e quelle da fuggire, e sa capire come si calmi la follia delle passioni e come si possa alleviare il tormento delle paure. Alcuni credono di essere riusciti a reprimere tutte queste forze avverse anche senza la filosofia: ma quando un caso contrario li coglie all'impensata, allora viene in ritardo la confessione dell'errore. Le grandi parole cadono, quando il carnefice prende loro le mani, quando la morte si avvicina. Tu ora potresti dirgli: era facile sfidare i mali lontani: ecco il dolore che tu dicevi potersi facilmente tollerare, ecco la morte contro la quale hai spesso parlato e cosм coraggiosamente; risuonano i flagelli e lampeggia la spada: "ora и necessario il coraggio, Enea, и necessario un cuore saldo come il ferro. " Tu ti farai un cuore veramente saldo coll'assidua meditazione, se tu farai intimo esercizio dello spirito e non esteriore esercizio di parole, se ti preparerai veramente ad affrontare la morte, contro la quale non riesce nй a darti argomenti seri nй ad elevare veramente il tuo spirito colui che cerchi di convincerti con cavilli che la morte non и un male.
Mi vien voglia, o mio ottimo Lucilio, di ridere ripensando certi futili ragionamenti greci che ancora quasi con una certa meraviglia vedo che non sono riuscito a dimenticare del tutto. Il nostro Zenone adopera questo sillogismo: "Nessun male porta con sй la gloria; la morte porta con sй la gloria; dunque la morte non и un male." Hai raggiunto questo buon fine: io sono cosм liberato da ogni timore e dovendo porgere il collo al carnefice non avrт piщ alcuna esitazione. Ma proprio non vuoi parlare un po' piщ sul serio e non muovere il riso anche in colui che va verso la morte? Davvero non mi и facile dirti se sia stato piщ sciocco quello che ha creduto di poter con questa argomentazione vincere il timore della morte, oppure chi ha cercato di confutarne la saldezza logica riconoscendole perт una certa aderenza alla realtа. Infatti lo stesso Zenone a questo suo ragionamento ne ha opposto un altro fondato sul concetto che noi consideriamo la morte fra le cose indifferenti che i Greci chiamano ad?a???a. Ecco il secondo sillogismo: "Nessuna cosa indifferente porta gloria; la morte porta gloria; dunque la morte non и cosa indifferente. " Tu vedi dove sta l'errore di quest'argomentazione; non и gloriosa la morte per sй, ma и glorioso morire da forte. E quando tu dici che "le cose indifferenti non portano mai gloria" io posso anche ammetterlo in questo senso, cioи che per acquistare gloria bisogna superare le cose indifferenti, intendendo per indifferenti le cose che non sono nй mali nй beni, ad esempio le malattie, il dolore, la povertа, l'esilio, la morte. Nessuna di queste cose per se stessa dа la gloria, ma non vi и gloria senza di esse; si loda infatti non la povertа ma colui che non si lascia soggiogare dalla povertа e non si piega sotto il suo peso. Non si loda l'esilio ma quel Rutilio che prese la via dell'esilio con un'espressione di tale forza in viso piщ che se avese mandato in esilio un altro: si loda non il dolore ma colui che non si lascia vincere dal dolore. Nessuno fa la lode della morte; ma tutti lodiamo colui al quale la morte ha portato via l'anima prima di turbargliela minimamente.
Tutte queste cose, non sono per se stesse virtuose e degne di gloria, ma diventano tali se la virtщ interviene e v'imprime il suo segno. Esse hanno una posizione media e per cosм dire a portata di tutti: la differenza consiste nell'atteggiamento di superiore virtщ o di inferiore malizia con cui l'anima porta queste cose a compimento. La morte di Catone и stata gloriosa, e invece quella di Bruto cosм turpe da fare vergogna. Mentre stava infatti per essere ucciso egli cercava ancora ragioni per differire di qualche momento la morte; infatti all'ultimo momento si и ancora appartato per scaricare il ventre, e poi chiamato a morire e a porgere il collo disse: "lo porgerт, ma cosм potessi vivere ancora." Ci puт essere maggiore follia che pensare a fuggire quando non и possibile andare indietro? "Lo porgerт ", egli disse, " ma cosм potessi vivere." Per poco non ha aggiunto " anche sotto Antonio "! O uomo degno di essere dato in balia alla vita! Ma tu vedi che, come io avevo cominciato a dire, la morte per sй non и nй un male nй un bene. Catone ha fatto una morte altamente onorata, Bruto una morte turpissima.
Qualsiasi cosa, pur non avendo per sй alcun lustro, lo acquista quando и accompagnata dalla virtщ. Noi possiamo ben dire che una stanza и luminosa: ma di notte и oscurissima: il giorno le dа luce e la notte gliela toglie. Cosм a tutte quelle cose che noi diciamo medie e indifferenti, cioи alle ricchezze, alla forza, alla bellezza, agli onori, al regno e dall'opposta parte alla morte, all'esilio, alle malattie, a tutte quelle altre cose che piщ o meno ci fanno paura, la malvagitа e la virtщ danno il nome di beni o di mali. Il metallo per sй non и nй caldo nй freddo; gettato in una fornace si riscalda, gettato nell'acqua si raffredda. La morte и onesta per merito di ciт che и onesto, e tale и la virtщ, tale и l'animo che sa sprezzare tutte le cose a cui si dа per solito una importanza superlativa. Fra le cose che diciamo medie, caro Lucilio, vi sono grandi differenze. La morte ad esempio non и cosa del tutto indifferente come и indifferente avere o non avere i capelli tutti uguali; la morte и fra quelle cose che pur non essendo veri mali ne hanno perт l'apparenza. Arde nell'uomo l'amore di se stesso, un intima istintiva volontа di vivere e di conservarsi a lungo, e quindi un senso di rivolta contro quel dissolvimento che ci dа l'impressione di strapparci tanti beni e di allontanarci da tutto un mondo di cose a cui eravamo abituati. Abbiamo un senso di riluttanza ad accettare la morte anche per questo, che ormai conosciamo le cose di questa vita che stiamo attraversando e invece non conosciamo ciт che ci attende al di lа, e aborriamo l'ignoto. Aggiungi la naturale paura della tenebra, ove si crede che la morte abbia a portarci. Pertanto la morte, se anche и cosa indifferente, non и perт tale da poter essere facilmente trascurata. Bisogna temprare l'animo con un lungo esercizio per giungere a sostenerne la vista, e accettarne l'arrivo. Si deve disprezzare la morte piщ di quanto per solito si faccia. Noi abbiamo troppo facilmente creduto molte cose che sulla morte si sono dette: anche uomini d'ingegno hanno fatto a gara fra loro per accrescere il molto male che giа se ne era detto. Si и descritto il carcere sotterraneo e la regione coperta tutta da una notte senza fine, in cui "il grande guardiano dell'Orco posandosi sulle ossa corrose nell'antro cruento, atterrisce cogli eterni latrati le ombre esangui. " Anche quando tu avrai dimostrato che queste sono tutte favole e che nulla resta ai morti da temere, sottentra un'altra paura: uguale alla paura di dover vivere giа negli inferi и quella di non vivere piщ in nessun luogo. Con queste paurose visioni che un'antica tradizione di fede ha creato e ci ha messo davanti come forze avverse, evidentemente saper affrontare coraggiosamente la morte и vera gloria, и fra le piщ grandi espressioni della mente umana. Anzi bisogna dire che la mente umana non assurge alla virtщ, finchй crede che la morte sia un male: raggiunge questa meta quando la considera come cosa indifferente. Non rientra nella natura delle cose che un uomo di grande animo si induca a ciт che reputa male: e se mai, lo farа pigramente temporeggiando. E non puт dare gloria ciт che si fa di mala voglia vincendo faticosamente se stesso: la virtщ non fa alcuna cosa sotto costrizione. Aggiungi poi che si opera virtuosamente solo quando tutto l'animo и presente a se stesso, e partecipa all'azione, quando nessuna parte oppone resistenza. Talvolta succede che si и condotti al male dal timore del peggio o dalla speranza di beni per i quali valga la pena di sopportare un male: in tal caso colui che deve agire viene ad avere il pensiero diviso da giudizi perfettamente opposti: da una parte sente il comandamento di attuare il suo disegno, e dall'altra invece si sente spinto a trarsi indietro e ad evitare una cosa sospetta che possa rappresentare un pericolo. Egli viene cosм distratto in opposti sensi e cosм si dilegua ogni luce di gloria. La virtщ infatti porta a compimento le sue risoluzioni con animo concorde, senza mai temere quello che fa. "Tu non cedere ai mali, anzi va piщ coraggiosamente contro essi per il cammino che la fortuna ti permette. " Tu non potrai certo andare con maggior coraggio se crederai che siano veri mali. Bisogna perciт toglierci dalla mente quest'idea: altrimenti il sospetto smorzerа in noi ogni slancio, ci renderа irresoluti, e dovremo cosм essere spinti a forza dove bisogna irrompere con impeto. I nostri Stoici vogliono che il ragionamento di Zenone sia ritenuto rispondente a veritа e sia ritenuto invece subdolo e falso quello che gli viene opposto. Io non intendo certo ridurre lo studio di complesse questioni entro le forme esteriori della legge dialettica e assoggettarlo ai nodi di un artificioso sistema logico; io credo anzi che tali sistemi di ragionamenti in cui la persona interrogata ha l'impressione come di essere chiusa, ed и condotta in conclusione a dover rispondere in modo diverso da quello che pensa, debbano essere messi da parte senz'altro.
Bisogna usare metodi piщ semplici per sostenere la veritа, e bisogna combattere con maggior fortezza i timori, io vorrei risolvere e chiarire queste complicate questioni in modo da creare e non imporre una persuasione. Un capitano nel momento in cui sta per condurre l'esercito alla battaglia in qual modo potrа animare i combattenti ad affrontare la morte ed a salvare col loro sacrificio le mogli e i figli? Ti richiamo alla memoria i Fabi, i quali assunsero totalmente per la loro famiglia una guerra della repubblica: ti addito l'esempio degli Spartani fermi alle strette delle Termopili: essi non sperano nй la vittoria, nй il ritorno, sanno clic quel posto sarа il loro sepolcro. Come credi di poterli incoraggiare ad opporre i loro corpi contro il rovinoso impeto di tutto un popolo ed a morire piuttosto che ritirarsi? Dirai loro che "ciт che и male non porta gloria, la morte porta gloria, e perciт non и un male"? Quale potente ed efficace discorso! Credi proprio che chi ha udita questa argomentazione non esiterа piщ a slanciarsi fra le spade nemiche ed a morire fermo al suo posto? Con quale forza d'animo parlт invece Leonida! "Compagni, egli disse, pranzate tenendo ben presente che stasera vi attende la cena giщ presso gl'Inferi. "Il cibo non si accumulт loro in bocca, non si fermт in gola, e non cadde dalle mani, essi accettarono con alacre animo l'invito al pranzo ed anche alla cena. Penso con commozione a quel generale romano, che mandando i soldati ad occupare una posizione alla quale dovevano giungere attraversando un grande esercito nemico parlт cosм: "Compagni, и necessario andare in un luogo dal quale non и necessario ritornare. Vedi come il linguaggio della virtщ и semplice e forte: tutti i vostri cavilli non riescono certo a rendere un uomo piщ forte e piщ risoluto. Anzi quei vostri cavilli piuttosto abbattono lo spirito che non dev'essere rimpicciolito e costretto in queste spinose minuzie proprio quando si deve preparare ad una grande impresa. Non solo i trecento delle Termopili, ma tutti gli uomini devono essere liberati dal timore della morte.
In che modo dunque insegnerai loro che non и un male? Come estirperai credenze secolari di cui l'uomo и imbevuto fin dalla prima infanzia? Quale aiuto troverai per sostenere l'umana debolezza? Che dirai per esaltare negli uomini il coraggio cosм che si gettino con calore d'entusiasmo contro i pericoli? Con quali parole disperderai questo timore comune a tante anime, quale forza d'ingegno ti sarа necessaria per vincere la resistenza di una convinzione propria dell'intero genere umano? Comporrai per questo fine eleganti giochi di parole e d'interrogazioni capziose? I grandi mostri si colpiscono colle grandi armi. ~ stato perfettamente inutile assalire a colpi di saetta e di fonda quel feroce serpente dell'Africa che ha spaventato le legioni romane quasi piщ della stessa guerra: nemmeno un colpo di quell'arme che chiamano Pitio avrebbe potuto ferire quell'animale enorme dal corpo altrettanto duro quanto vasto, capace di respingere tutto ciт che venisse scagliato dalle mani dell'uomo. Finalmente fu poi schiacciato dal peso di enormi macigni. E tu vuoi invece scagliare contro la morte armi cosм meschine? Vuoi sostenere l'attacco di un leone a colpi di lesina? Le tue argomentazioni sono certamente acute: ma penso che niente и piщ acuto di una resta di spiga, e che proprio la troppa sottigliezza rende alcune cose inutili ed inefficaci. Addio.

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