Lettere a Lucilio (Seneca) - libro IV lettera 2

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Testo

LETTERA II

IL BENE DERIVA DALLA CONOSCENZA DELLE COSE E LA FELICITА'

DERIVA DALLA VIRTЩ' CHE METTE IN PRATICA LA CONOSCENZA

Riconosco in Lucilio una mia creatura: egli comincia a mostrarsi quale aveva promesso di essere. Prosegui dunque in quel tuo bello slancio col quale calpestando i beni cari alle folle ti sei volto al raggiungimento delle supreme forme di bene. Noti posso desiderare clic tu divenga piщ grande e piщ buono di quanto tu ti sei sforzato di divenire. Le fondamenta poste occupano ampio spazio: porta a compimento l'oggetto dei tuoi sforzi e metti in atto le cose che hai portato nell'intimitа della tua anima. Avrai toccato la cima della sapienza se avrai chiuse le orecchie: ma la cera и poco per chiuderle bene, и necessario un tappo fatto di una materia piщ densa di quella che si dice aver usato Ulisse con i suoi compagni. La voce che egli temeva era una blanda voce isolata, mentre quella che tu devi temere non ti giunge dalla solitudine di uno scoglio ma risuona intorno da ogni parte della terra. Va avanti dunque e passa non solo oltre ogni luogo specialmente sospetto di insidiosi piaceri, ma oltre tutte le cittа. Renditi sordo anche a coloro che ti amano e che pur con buona intenzione ti augurano il male. Se vuoi essere felice, prega gli Dei che nulla ti avvenga di tutte le cose che quelli ti desiderano. Non sono veri beni codesti che gli amici vorrebbero vedere accumulati su di te. L'unico bene capace di dare e assicurare la felicitа della vita и la fiducia in se stesso, e questa si ottiene soltanto disprezzando la fatica, e considerandola come una di quelle cose che non sono nй beni nй mali: infatti non puт avvenire che una cosa sia ora buona e ora cattiva, ora leggera e tollerabile, ora invece spaventosa. Se la fatica non и un bene: che cosa и dunque il bene? ~ il disprezzo della fatica. Pertanto io biasimo coloro che si danno da fare a vuoto senza un fine e viceversa- ammiro quelli che volgono la loro attivitа verso onesti fini, e tanto piщ li ammiro quanto piщ intenso sforzo compiono, quanto meno si lasciano vincere e meno si soffermano a riposare, e dico loro a gran voce: " risorgi sempre tanto migliore, prendi lena e se puoi supera cosм d'un fiato codesta salita." La fatica alimenta le anime generose. Non и il caso dunque che tu formuli propositi e desideri per il tuo avvenire secondo quell'antico augurio dei tuoi parenti; ed aggiungiamo che per un uomo che giа ha tenuti i posti piщ alti non и bello ancora stancare gli Dei. Non c'и bisogno di preghiere, renditi da te stesso felice: e lo farai agevolmente se comprenderai che sono veri beni quelli in cui si sente vivere la virtщ, sono brutture quelle a cui va congiunto il vizio.
Come nulla splende se non и pervaso dalla luce, come и nera ombra ciт che sta nella tenebra e trasse in sй qualche elemento di oscuritа, come non vi и caldo senza l'aiuto del fuoco e non vi и freddo senza l'aria, cosм si puт dire che le cose oneste e disoneste sono tali che portano in sй la presenza della virtщ e del vizio. Che и dunque il bene? La conoscenza delle cose. E viceversa cosa и il male? L'ignoranza delle cose.
L'uomo savio cd accorto nell'operare sceglie e respinge via via le cose secondo le circostanze; ma se egli и di animo veramente grande e superiore, non teme le cose che respinge e non si lascia affascinare dalle cose che ama. Ed io ti dico di non lasciarti sottomettere nй deprimere. S ancora poco non ricusare la fatica: devi chiederla. Ma tu mi dirai: "la fatica vana e superflua provocata da motivi inferiori non и dunque un male? " Non и maggior male della fatica che si fa per cose belle, perchй rivela un animo paziente, che di fronte alle imprese difficili ed aspre si fa coraggio e si dice: perchй ti abbandoni? non и dell'uomo temere la fatica. Affinchй la virtщ sia perfetta occorre che si aggiunga una giusta compostezza dello spirito ad un tenore di Vita in tutto coerente; e questo non si puт raggiungere se non si conosce la realtа delle cose e non si possiede la scienza colla quale raggiungiamo la veritа del mondo divino e umano. Questo и il sommo bene, e se tu riesci a conquistarlo cominci a essere il compagno degli Dei, e non soltanto quello che volge loro le suppliche. "Come si arriva a questo? " Non attraverso le Alpi Pennine e Graie o attraverso i deserti di Candavia e nemmeno affrontando le Sirti o Scilla e Cariddi, regioni tutte che, d'altronde, tu hai percorse dietro al compenso d'un sempre modesto governatorato. Cammino lieto e sicuro и quello a cui la natura ti ha disposto. Essa ti ha dato i mezzi coi quali, se tu sai ben servirtene, puoi salire fino a farti pari a un dio. Non certo il denaro ti farа pari ad un dio, poichй un dio non possiede nulla e non puт innalzarti a tanto la toga pretesta perchй Dio и nudo, e nemmeno l'ostentazione di te stesso o la popolaritа del tuo nome sparso fra la moltitudine nessuno conosce la divinitа e molti ne hanno impunemente un'idea falsa; non certo la conosce la folla degli schiavi che portano la tua lettiga per le vie della cittа e fuori nella campagna: quel Dio massimo e potentissimo proprio lui porta l'universo. Neppure la bellezza e la forza possono renderti felice, poichй nessuno di questi beni resiste alla vecchiaia. Bisogna cercare un valore, un bene che non appartenga al tempo, e che valga a superare ogni impedimento.
Qual и questo valore? И l'animo, ma l'animo retto buono e grande. Tu non puoi chiamare tale animo altrimenti che un dio ospite di un corpo umano. E tale animo puт aver per sorte di albergare cosм in un cavaliere romano, come in un liberto, come in uno schiavo. Che cosa и infatti un cavaliere romano un liberto, uno schiavo? Sono nomi dettati dall'ambizione o dall'ingiustizia. Si puт salire al cielo da ogni misero angolo della terra: "sorgi e fa te stesso degno della divinitа." Ma non riuscirai a questo coll'oro e coll'argento: non si puт foggiare da tale materia un'immagine simile a Dio. Pensa che gli Dei erano d'argilla quando erano benevoli. Addio.

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