Le cerimonie religiose nello Stato romano

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Testo

Le cerimonie religiose nello stato romano

Valerio Massimo 1, 1, 1e 8.

I nostri antenati vollero che le cerimonie del culto celebrate solennemente per cura dello stato venissero spiegate dalla scienza dei pontefici, l’autorità per compiere bene le imprese dall’osservazione degli aùguri, le predizioni di Apollo dai libri dei vati , lo stornare i funesti effetti dei prodigi celesti dalla disciplina etrusca .
Anche secondo le istituzioni antiche si attende alle sacre cerimonie, quando si deve raccomandare qualcosa agli dei, con le preghiere ;quando si deve chiedere qualcosa ,con i voti; quando si debbono sciogliere i voti, con il rendimento di grazie ; quando si deve indagare qualcosa attraverso le viscere o le sorti , con il presagio; quando si deve compiere qualcosa secondo un rito solenne ,con il sacrificio.
Con questo si frastornano sia le predizioni dei prodigi sia le predizioni dei fulmini.
Era poi così grande negli antichi il desiderio non solo di serbare , ma anche di accrescere la religione che , essendo allora fiorentissima e ricchissima la città , per decreto del Senato vennero inviati dieci figli delle principali famiglie a singoli popoli dell’Etruria al fine di imparare le norme sulle cerimonie del culto .
Nessuna meraviglia dunque se il favore degli dèi vegliò sempre costante per accrescere e custodire il nostro imperio ;giacchè deve ritenersi che mai la nostra città abbia tenuto lo sguardo lontano dalla più scrupolosa esecuzione delle sacre cerimonie.

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