La donna nella società romana

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Testo

La donna nella società romana
Non è sempre facile ricostruire la condizione reale della donna
nel mondo antico, giacchè per accostarci alla sua realtà
dobbiamo necessariamente misurarci con il filtro ideologico o
estetico rappresentato dall’opera d’arte realizzata da mano
maschile.
Anzitutto quando parliamo di “donna” dobbiamo chiarire se
parliamo di una schiava o di una donna libera, di una cittadina
romana o di una straniera. Per quanto la legge tutelasse gli
stranieri e il costume romano fosse generalmente mite con gli
schiavi, queste diverse posizioni sociali per una donna potevano
rappresentare un fattore decisamente condizionante in senso
negativo; era frequente, per esempio, che le schiave fossero avviate
fin da piccole alla prostituzione. Anche limitandoci, comunque,
alle donne libere e cittadine di roma, la situazione era molto
diversa a seconda che si trattasse di una puella(la bimba fino ai 12,13
anni) o di una Virgo( dai 13 anni in su), di una matrona( donna
sposata con prole) o di una vidua( vedova). Quest’ultima in
particolare, godeva di una condizione in qualche modo
privilegiata, potendo, specie in età imperiale, liberamente disporre
di sè e dei propri beni. In generale, comunque, la donna romana,
godeva di una condizione assai preferibile a quella della donna
ateniese perchè era molto più libera; partecipava ai convivia che si
tenevano in casa propria o altrui, svolgeva le funzioni di
un’autentica padrona di casa e godeva di un trattamento più
favorevole dal punto di vista economico e legale.

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