Cesare de Bello Civili

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Testo

[35] Evocat ad se Caesar Massilia XV primos; cum his agit, ne initium inferendi belli a Massiliensibus oriatur: debere eos Italiae totius auctoritatem sequi potius quam unius hominis voluntati obtemperare. Reliqua, quae ad eorum sanandas mentes pertinere arbitrabatur, commemorat. Cuius orationem legati domum referunt atque ex auctoritate haec Caesari renuntiant: intellegere se divisum esse populum Romanum in partes duas; neque sui iudicii neque suarum esse virium discernere, utra pars iustiorem habeat causam. Principes vero esse earum partium Cn. Pompeium et C. Caesarem patronos civitatis; quorum alter agros Volcarum Arecomicorum et Helviorum publice iis concesserit, alter bello victos Sallyas attribuerit vectigaliaque auxerit. Quare paribus eorum beneficiis parem se quoque voluntatem tribuere debere et neutrum eorum contra alterum iuvare aut urbe aut portibus recipere.
[35] Cesare convoca presso di sé i quindici notabili di Marsiglia. Porta avanti con loro trattative affinché i Marsigliesi non diano origine alla guerra; ricorda che loro dovere è seguire l'esempio autorevole di tutta l'Italia più che obbedire alla volontà di uno solo. Ricorda loro le altre ragioni che crede utili a farli rinsavire. I quindici notabili, dopo avere riferito il discorso di Cesare ai concittadini, così gli rispondono in loro nome: comprendono che il popolo romano è diviso in due partiti, non compete loro né sono in grado di stabilire quale dei due partiti difenda una causa più giusta. Capi di queste fazioni sono Cn. Pompeo e C. Cesare, entrambi protettori della città: uno ha ceduto loro pubblicamente i territori dei Volci Arecomici e degli Elvi, l'altro ha loro assegnati come tributari i Salii vinti in guerra e ha aumentato i proventi. Pertanto, dinanzi a uguali benefici, devono pagare un uguale tributo di riconoscenza, e non aiutare l'uno contro l'altro né accogliere (i contendenti) in città o nel porto.

Esempio