vita e opere di francesco petrarca

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Testo

Francesco Petrarca
La vita
Francesco Petrarca nacque il 20 Luglio del 1304 ad Arezzo, paese nel quale il padre Petracco si era rifugiato, dopo la condanna all’esilio subita insieme a Dante nel 1302. Dopo vari spostamenti (Pisa, Avignone e Carpentras), ancora giovane, si trasferì a Montpellier, per seguire gli studi di giurisprudenza, per i quali non aveva nessuna vocazione, ma era piuttosto interessato alla lettura degli autori classici latini. Da Montpellier si trasferì a Bologna, ma nel 1325 la morte del padre lo costrinse a tornare ad Avignone, dove lavorò come scriba presso la curia Papale. In questo periodo prese gli ordini minori. Studiò a fondo la poesia Dantesca, ma il suo autore preferito fu S. Agostino, che rimarrà per tutta la vita il suo maestro, come fu Virgilio per Dante; infatti Petrarca ebbe in dono da un frate una copia delle “Confessioni” di S. Agostino. Il 6 Aprile del 1327 incontrò per la prima volta Laura, la quale fu l’ispiratrice della sua poesia e dell’amore più profondo della sua vita. Nel 1333 spinto dal suo desiderio di conoscenza per altri popoli e culture intraprese molti viaggi; in questo periodo ebbe una profonda crisi spirituale, che lo portò ad una visione malinconica della vita. Nel 1337, si recò per la prima volta a Roma, dove una crisi ancora più profonda lo indusse a ritirarsi in solitudine a Valchiusa (1337-1352 circa), posto che gli ispirò le sue opere più importanti. Tornò a Roma nel 1341, essendo invitato ad essere incoronato poeta in Campidoglio. Il 16 Aprile del 1348, mentre la peste imperversava in Francia e in buona parte dell’Italia, avvenne la morte di Laura, molto probabilmente causata dalla peste stessa. Nel 1353 Petrarca, lasciò la Francia e si stabilì definitivamente in Italia, vivendo agiatamente e con grandi soddisfazioni, visitando nuovi luoghi e incontrando vecchi amici. Dal 1370 in poi, visse insieme alla figlia ad Arquà, dove trascorse una tranquilla vecchiaia e dove morì nel 1374.
Le sue opere:
SECRETUM MEUM: L’opera descrive la sua vita interiore; è formata da tre dialoghi tra il Tetrarca e S. Agostino ed è considerata “la confessione” del poeta.
EPISTOLE: E’ una raccolta di lettere che trattano di vari argomenti (familiari, riguardanti la vecchiaia, indirizzate ai posteri e contro chi parlò male dell’Italia).
CANZONIERE O RIME SPARSE: L’opera contiene poesie d’amore ed è divisa in due parti: “Rime in vita di Madonna Laura” e “Rime in morte di Madonna Laura”, dove si evidenzia l’amore per la sua donna, ma vi sono anche soggetti vari, compreso quello politico, che esalta l’Italia. E’ composto da 366 componimenti, tra i più famosi “Spirto gentil”, “Italia mia” e “Chiare, fresche e dolci acque”.
In questa poeta il poeta esprime tutte le sue ansie e angosce.

Ragioni poetiche ed Umanesimo
Nella sua poesia, si riflettono la spiritualità cristiana e medioevale, che tanto contribuirono alla sua formazione di uomo e di poeta e alla sua educazione di cittadino e di cristiano. Nelle opere del Petrarca, vengono anche rievocati frequentemente i Testi sacri. Il poeta, soprattutto nel “Canzoniere”, è combattuto tra due ideali molto divergenti tra di loro: quello umanistico (amore per il mondo classico) e quello che caratterizza la civiltà cristiana del Medioevo (fascino del misticismo, ideale contemplativo). Egli quindi era costretto a dibattersi tra il desiderio di tranquillità, dettato dal misticismo, e l’attrazione di una vita più intensa e piena di fascino.
L’opera poetica del Petrarca, è una confessione di tutte le sue debolezze, dei suoi errori e del desiderio incontenibile di redenzione. Laura suscitò in lui sentimenti come l’amore, il pentimento e la redenzione. Il contrasto interiore del Petrarca tra quello che è e quello che vorrebbe essere viene espresso nelle “Rime Sparse” (Canzoniere); in quest’opera, vi sono rivelazioni, confessioni, pentimenti, rimorsi, tormenti e ritorni spirituali. Il Petrarca potrebbe essere definito il “poeta dei contrasti psicologici”, egli infatti, si pente per il tempo speso invano per il suo amore, ma nello stesso tempo, si rende conto dell’importanza del suo sentimento per Laura, suo ideale. Con la vecchiaia però, questi contrasti nel poeta, vanno man mano affievolendosi. Laura, dopo la sua morte, è andata assumendo aspetti sempre meno mondani e terrestri, fino a presentare aspetti quasi stilnovistici e quindi è diventata strumento di redenzione dell’anima. Possiamo infine concludere, che la sua profonda esperienza cristiana, nonostante la sua redenzione, non sia sempre dimostrabile, ma che l’ ha sempre indirizzato alla sicura salvezza spirituale.
Il Petrarca ebbe una spiccata predilezione per la lettura delle opere latine e restaurò antichi manoscritti di Cicerone. La sua attività di precursore dell’Umanesimo, movimento culturale che si svilupperà nel Quattrocento, consiste soprattutto nella divulgazione delle virtù morali e civili, testimonianze sicure nelle opere degli autori dell’età classica romana. Laura, donna che per il poeta rappresenta più bisogni terreni che ultraterreni, è chiara testimonianza dell’Umanesimo petrarchesco. In conclusione, possiamo quindi affermare, che i contrasti del poeta tra vita terrena e vita spirituale, sono un chiaro segno di realtà umanistica.
Paragone tra Petrarca e Dante
Non vi sono delle analogie tra i due poeti, ma piuttosto delle differenze.
Rispetto all’antichità: Dante come i medioevalisti in genere, tentò di ricondurre i classici all’interpretazione secondo la teologia cristiana. Il Petrarca, invece, intese restituire alla genuinità i codici antichi, studiarli quindi filologicamente e spiritualmente e trarne principi morali e civili di vita.
Rispetto alla politica: Dante ebbe una concezione politica di Impero Universale; il Petrarca, invece, formulò una concezione politica moderna, umanistica, di nazione non più concepita come una regione, una provincia dell’Impero, ma come entità etnica e politica a sé stante.
Rispetto alla morale e alla religione: Dante, alla fine della sua opera, quindi nell’ultimo stadio della vita, attraverso la consapevolezza del peccato e la penitenza, raggiunge la redenzione (“Paradiso”). Il Petrarca, invece, vive in un dissidio interiore irriducibile, senza soluzione di continuità, senza ottenere, almeno in maniera definitiva e completa, la pace dello spirito.

La filosofia del Petrarca
Il Petrarca scrisse alcune opere in latino in cui sono espresse delle idee secondo un ragionamento sorretto dalla logica, oltre che da una perfetta sintassi. Questa caratteristica ha fatto sì che venisse attribuito al Petrarca un atteggiamento filosofico che, però, è in effetti determinato più da sentimenti che da idee.

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