Uomo del mio tempo: analisi dell'opera di Quasimodo

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Testo

ANALISI DEL TESTO “UOMO DEL MIO TEMPO” DI SALVATORE QUASIMODO
1/2 . Quasimodo, con “Uomo del mio tempo”, vuole parlare agli uomini, mira a denunciare l’uomo di essere portatore di morte e di violenza; questo atteggiamento dura da secoli di storia durante i quali non è svanita la stessa spinta irrazionale tipica dell’uomo primitivo, armato di pietra e fionda.
L’uomo viene descritto nella carlinga, con le ali maligne, un’analogia, a cui si riferisce l’espressione meridiane di morte; infatti come l’ombra proiettata dalla meridiana colpita dal sole, segna le ore del giorno, così le ali dell’aereo, proiettando la loro ombra, segnano le ore della morte.
L’odore del sangue è lo stesso odore del sangue del primo fratricidio di Caino ed Abele, per cui ciò sta ad indicare che il ricordo continua nei secoli, che l’uomo continua ad uccidere i padri, con la stessa primitiva brutalità, senza pietà.
La preposizione “senza” si ripete con insistenza per sottolineare la mancanza di amore e di fede che porta l’uomo ad uccidere, la stessa azione che si ripete instancabilmente dal primo fratricidio, e per invitare i giovani a dare una svolta al corso della storia.
Ciò verrà poi ripreso negli ultimi versi, in cui il poeta spera che “le tombe dei padri affondino nella cenere” e con loro anche gli animi maligni, gli uccelli neri, simbolo di morte, e il vento, mezzo di trasmissione, che turbano i cuori.
In questo quadro di morte il poeta definisce l’uomo “senza amore” e “senza Cristo” perché dove c’è violenza non può esserci amore e tantomeno Cristo e qualora il nome di Dio venga usato per convalidare una guerra si afferma una bestemmia.
Questa denuncia riguarda le guerre di tutti i tempi, ma nello specifico egli si rivolge ai tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale.
In chisura Quasimodo si rivolge alle generazioni future, invitandole a non commettere gli stessi errori del passato e a impegnarsi per giungere a sopprimere la violenza e la brutalità, costruendo un mondo basato sull’amore, sul rispetto e sulla pace.

3. Uomo del mio tempo del 1947 trova un aggancio diretto in “In morte di Adelchi” di Manzoni e, nello specifico, il verso “la man insanguinata degli avi seminò l’ingiustizia” rimanda a “Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri”; ciò significa che la violenza e l’istinto di uccidere si trasmette di generazione in generazione e, proprio per questo, Quasimodo esorta gli uomini a dimenticare i padri, a dimenticare ciò che hanno seminato.
Inoltre il poeta spera che le terre affondino nella cenere proprio come Manzoni afferma “questo è un uomo che morrà”.
Entrambi sono consapevoli del fatto che il male del mondo è irrimediabile, ma vi è comunque l’auspicio di un cambiamento, che purtroppo ancora oggi non si è riuscito ad ottenere.
Questa mancanza di mutamento è dovuta, quindi, alla natura dell’uomo che di una scienza “pura”, ossia indifferente al sistema di produzione, fece una scienza specialistica, “esatta persuasa allo sterminio” che, contaminata dagli interessi economici, è il risultato di un fallimento totale.
È questa la critica che Brecht rivolge agli scienziati, a partire da Galileo, considerato il peccato originale, fino a giungere a coloro che inventarono la bomba atomica, una “macchina” che provocò distruzione e morte.

4.All’inizio del nuovo secolo l’affermarsi delle ideologie nazionalistiche e imperialistiche aveva visto nella guerra uno sbocco quasi naturale e necessario allo sviluppo della tecnica e della produzione industriale, addirittura spirituale, quasi fosse capace di rigenerare la vita dei popoli e delle nazioni.
I primi 15 anni del ‘900 segnarono in Italia una svolta notevole caratterizzata dallo spirito industriale che potò al fenomeno dell’inurbamento e dell’abbandono delle campagne. Particolarmente aggravata si presentava la “questione meridionale”, caratterizzata da sottosviluppo e miseria.
L’illusione di poter risolvere questi problemi alimenta le spinte di una politica coloniale, già avviata da Giolitti.
La situazione italiana si affiancava a quella europea che si stava avviando verso il primo conflitto mondiale.
L’ingresso dell’Italia nel conflitto avvenne nel 1915, con incertezze e contrasti tra il fronte neutrale e il fronte interventista.
Nonostante le speranze riposte nella guerra, le condizioni del paese non poterono considerarsi migliorate dato l’enorme dispendio di energie, ma anche di vite umane.
L’aggravrsi dei problemi portò all’instaurarsi della dittatura del fascista Benito Mussolini con cui si raggiunge la “pace sociale” stroncata nel 1940 quando l’Italia entrò in guerra a fianco dell’alleato tedesco Hitler.
Scoppiò così la Seconda Guerra Mondiale le cui radici sono da ricercare nei trattati di pace del primo conflitto; infatti, ad esempio, la Germania fu duramente colpita dalle condizioni che le furono inflitte dalle potenze vincitrici.
Ciò indica come la Seconda Guerra Mondiale sia l’espressione del malcontento derivato dal precedente conflitto.

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