Un cuore semplice, G. Flaubert

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

UN CUORE SEMPLICE – GUSTAVE FLAUBERT

Riassunto

– Capitolo I: presentazione di luoghi e personaggi
Breve storia della signora Auban, descrizione della casa in cui abita, pregi e abitudini della sua domestica Felicita.
– Capitolo II: avventura della giovane Felicita
Nascita, passione e delusione del suo primo e unico amore di Felicita, la sua assunzione in casa Auban, le sue impressioni sui frequentatori della casa, il suo eroico intervento per difendere la famiglia dal toro, il trasferimento al mare per giovare alla salute di Virginia, l’incontro con una sorella di Felicita e la partenza di Paolo.
- Capitolo III: le sofferenze di Felicita
Felicita accompagnando Virginia a catechismo conosce Dio, Virginia parte per istruirsi in un convento, Felicita si affeziona al nipote Vittorio, il quale però parte per l’America. La tristezza di Felicita si trasforma in disperazione quando apprende la notizia della morte del nipote, poi Virginia si ammala e muore nel giro di pochi mesi. Felicita e la signora Auban conducono da ora una vita solitaria e monotona.
- Capitolo IV: Lulù e la vecchiaia
Lulù, pappagallo proveniente dall’America, finisce in regalo a Felicita, ella gli insegna qualche frase, lo difende, lo guarisce quando s’ammala, si dispera quando scompare, si rallegra quando lo ritrova, insomma si affeziona a lui come un figlio. Felicita poi invecchiando diventa sorda, Lulù muore ed è fatto imbalsamare, Paolo si sposa e la signora Auban muore. Felicita ormai è sola, vecchia, sorda, cieca, vive in un torpore di sonnambula, venera Lulù come fosse lo Spirito Santo e infine si ammala di polmonite.
- Capitolo V: la morte di Felicita
Felicita è ormai agonizzante, i suoi rapidi passi verso la morte sono descritti assieme all’avanzare di una processione religiosa cui era solita partecipare. Infine esala l’ultimo respiro.

I personaggi

1) I personaggi che compaiono in più capitoli sono la signora Auban, Paolo, Virginia, Felicita, Vittorio, il signor Bourais, Guyot (il precettore) e Lulù. I più importanti penso che siano la signora Auban, Virginia; Felicita e Lulù. La signora Auban perché è lei che assume Felicita, che la fa entrare in quella casa che diventerà poi la sua vita, che le regala Lulù, è lei che allontana Virginia e Paolo dalla casa per farli studiare, ed è con lei che Felicita trova un po’ di conforto grazie alle passeggiate, ai pensieri su Virginia e al forte abbraccio. Virginia perché illumina le giornate di Felicita, occupandosi di lei, ella può dar sfogo al suo affetto, senza Virginia Felicita non avrebbe conosciuto la religione, né avrebbe quindi mai trovato conforto in essa, infine la morte di Virginia segna profondamente la vita della domestica. Lulù perché dimostra quanto felicita sia semplice di cuore, quanto abbia bisogno di affezionarsi a qualcuno e in quale grande misura lo faccia. Infine Felicita è importante perché è la protagonista; il “cuore semplice” cui si riferisce il titolo è il suo.

2) Di tutti i personaggi è evidenziata la posizione sociale, fin dalla prima apparizione, o attraverso descrizioni o tramite l’appellativo che viene affiancato al loro nome. Circa Teodoro prima ancora del nome viene detto “un giovane che a giudicar dall’aspetto doveva avere molti soldi in tasca”; la signora Auban è sempre accompagnata da tale appellativo o è chiamata padrona per sottolineare la sua superiorità rispetto a Felicita, la domestica di umili origini che badava agli animali. Anche i visitatori occasionali della casa sono caratterizzati socialmente, ci sono i “signori” (l’avvocato Bourais, i Larsonniére, ecc..), i “poveri diavoli” come Guyot e i marchesi rovinati che si fingono gentiluomini come lo zio Gremaville. Vittorio è un mozzo, uno straccione, la sua famiglia è povera, lo capiamo subito da com’ è descritta la sorella di Felicita; Fabu è presentato subito come “il garzone del macellaio”, poi c’è il “negro”, definito solo così e mamma Simon che capiamo non nobile, ma degna di rispetto. Tutti i signori sono sicuramente parte dell’ambiente della signora Auban, mentre Vittorio, la sorella e gli altri popolani sono legati direttamente alla figura di Felicita. Il rapporto che Felicita instaura con queste due sfere è sicuramente diverso ai signori deve dare del lei, deve essere ubbidiente, sottomessa, non può affezionarsi troppo deve mantenere un distacco (si pensi a Paolo e Virginia quando erano bambini o all’unico abbraccio con la signora Auban in tutti quegli anni), mentre con gli altri si sente libera di affezionarsi, utile (per la famiglia di Vittorio) e forse anche più a suo agio.

Considerazioni su stile e tecniche narrative

1) Per quanto siano presenti descrizioni di luoghi e persone le sequenze narrative prevalgono. I dialoghi sono pochissimi e brevi.

2) Il ritmo della narrazione è piuttosto svelto, vivace, i fatti sono raccontati uno dopo l’altro in modo sintetico e le descrizioni servono a rallentare questo ritmo, a rendere più precisi gli avvenimenti e a formare immagini corrette nella mente del lettore che può meglio immedesimarsi. Lo scrittore si concentra sui fatti più rilevanti della vita di Felicita, quelli che più la hanno segnata e che lei non potrebbe mai dimenticare.

3) La tecnica del discorso indiretto libero, a parer mio, è più usata del monologo interiore, perché l’ ho trovata più spesso; ad esempio i pensieri di Felicita mentre conosce casa Auban o durante la comunione di Virginia sono narrati con la tecnica del discorso indiretto libero.
Felicita ha un carattere semplice, ubbidiente, capace di devozione, disponibile, ingenuo, è sveglia e pronta di riflessi da giovane, ma ciò che più caratterizza la sua personalità è il bisogno di affezionarsi a qualcuno o addirittura a qualcosa.

4) Un cuore semplice non è altro che l’illustrazione di queste parole dell’evangelista Matteo: “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli! Beati quelli che piangono, perché saranno consolati! Beati i miti perché erediteranno la terra! Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”, e penso che sia vero. Flaubert doveva essere credente e vuole dimostrare che i poveri, gli ignoranti, sono più ricchi d’animo dei signori perché hanno la capacità di accogliere Dio. Dice lui stesso che Felicita era di un’intelligenza limitata (non capiva nulla dei dogmi), che non ha ricevuto nessun tipo di istruzione durante l’infanzia, neanche quella religiosa, però evidenzia che lei riesce a credere con semplicità a quello che le viene insegnato, anche se non sa definire nulla, spiegare nulla, pratica tutto, con silenziosa devozione, dai riti religiosi alle precauzioni di risparmio che le ha insegnato la signora Auban. E credo che egli reputi positiva questa sua ingenuità, anzi che l’ammiri addirittura, perché l’innocenza, la rettitudine del cuore, la bontà di Felicita la portano ad essere veramente pia, pura e altruista. Può sembrare che Flaubert si schernisca della sua ingenuità soprattutto quando identifica lo Spirito Santo nel pappagallo, ma non è vero, l’ironia è forse piuttosto rivolta a coloro che non sono capaci di essere come Felicita come ad esempio i borghesi, la cui istruzione li ha gonfiati di superbia impedendo loro d’esseri vicini a Dio. Fra sé e la divinità, i signori pongono la ragione, la critica dei dogmi, il popolo non mette invece nulla, quindi la religione agisce sulla sua immaginazione, così forse Flaubert giustifica il paradosso del pappagallo. C’è chi afferma che Flabert abbia detto anche “Félicité c’est moi”, perché anch’egli aveva perso molti suoi cari, ed il suo cuore era pieno di ricordi che lo sommergevano “come una marea”, proprio come accade a Felicita.

Analisi di una descrizione

Descrizione della casa Auban, presente nel primo capitolo. Tale descrizione è svolta con severa scrupolosità e oggettività, senza l’uso di troppi aggettivi; in alcuni punti, però, a parer mio l’autore lascia trasparire la sua opinione. Ad esempio quando scrive “un piccolo vestibolo separava la cucina dalla ” ci fa intendere che quella non era una vera e propria sala in realtà, ma uno spazio dove “ la signora Auban se ne stava tutto il santo giorno”. Anche in quest’ultima frase abbiamo la sensazione che l’autore non condivida il modo della signora Auban di trascorrere le giornate, c’è una nota di disprezzo, ma anche di compassione per la vedova. Il lessico che l’autore utilizza è molto preciso, conciso, ci dà in meno di una pagina con un quadro completo e realistico della casa. L’atteggiamento analitico del lettore è esemplificato appunto dalla meticolosità della descrizione: “ Lungo lo zoccolo delle pareti, dipinto di bianco, si allineavano otto sedie di mogano e sotto un barometro, il vecchio pianoforte sopportava il peso di scatole e cartelle. Due alte poltrone ricoperte di stoffa fiancheggiavano il caminetto…”

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