Tl tempo:concetto ciclico ma irreversibile

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Il tempo: concetto ciclico ma irreversibile

Tutti gli esseri umani, almeno una volta nella vita, si sono fermati un attimo a riflettere su una nozione di complessità non indifferente: il tempo. Definito solitamente come il trascorrere degli eventi in una successione illimitata di istanti, il tempo è un concetto che va oltre la semplice definizione riportata in un dizionario: non a caso, questo termine è stato preso in considerazione da non pochi uomini illustri nel corso dei secoli. Una notevole riflessione su questo argomento, si può trovare nel IV libro della Fisica di Aristotele, nel quale egli tratta l’annosissimo problema del tempo lasciatogli in eredità da Platone: “si potrebbe sostenere” afferma “che il tempo non esiste, dato che è composto di passato e di futuro, di cui l’uno non esiste più quando l’altro non esiste ancora”. Egli, però, respinge questa teoria e aggiunge: “Alcune cose sono eterne, nel senso che non sono nel tempo”, riferendosi probabilmente a leggi come le verità matematiche che sono sempre state e sempre saranno tali.

Ma fondamentale è la distinzione tra due concezioni opposte del tempo, che si manifestano rispettivamente nella tradizione cristiana antica e in quella del mondo classico pagano: il tempo lineare e il tempo ciclico.
Per la tradizione ebraica e cristiana, il tempo è legato alla creazione e come punto di partenza della discussione viene preso il primo versetto della Genesi: “ In principio Dio creò il cielo e la terra”. Il tempo è creato con il mondo e, da questo punto iniziale, si sviluppa unilateralmente in avanti progredendo verso il futuro che avrà un limite. Il tempo così è una realtà che ha un inizio e che avrà una fine, è compreso fra due punti e viene rappresentato perciò da una linea.
Il pensiero classico pagano, invece, sin dalla sua preistoria, ha rappresentato il tempo secondo l’immagine di una ruota o di un cerchio che ritorna su se stesso da sempre e per sempre.

Nella Città di Dio, S. Agostino presenta entrambe le concezioni opposte del tempo, la ciclica e la lineare, dimostrando quanto la prima sia fallace specialmente per quanto riguarda la teoria della reincarnazione delle anime. In questa concezione, non esistendo un principio del tempo, un punto in cui il movimento inizia, né una sua fine, ma svolgendosi il tutto in modo uguale da sempre e per sempre, la durata del cosmo è una ripetizione di eventi, ovvero un ritorno eterno su se stesso.
Altro sostenitore della concezione lineare del tempo è Martin Heidegger il quale, nell’opera Tempo ed essere, definisce il presente come “l’ora in relazione al non-più-ora del passato e al non-ancora-ora del futuro”, riflettendo su un tempo “inautentico”, a una dimensione, concepito come una serie di istanti non collegati fra loro, in cui l’uomo si “disperde”, indaffarato nelle occupazioni del mondo. E’ questa una temporalità lontana da quella “tridimensionalità” (o “ciclicità”) che Seneca esamina nel De brevitate vitae sostenendo che “il sapiente concentra tutti i tempi in un solo blocco”, riprendendo il passato con i ricordi, utilizzando il presente e pregustando il futuro: questo è il metodo che rende lunga la vita al saggio. Su questo punto concorda anche S. Agostino asserendo nelle Confessiones che passato e futuro non esistono individualmente ma, secondo la concezione lineare, solo in relazione al presente in quanto “il presente di ciò che è passato è la memoria, di ciò che è presente la percezione, di ciò che è futuro l’aspettativa”.

E ancora Henri Bergson in Materia e memoria: “la nostra azione disporrà del futuro nella misura esatta in cui la nostra percezione, accresciuta della memoria, avrà contatto con il passato”.
Inoltre Seneca, riflettendo sul tempo, intende questo termine da un punto di vista soggettivo perché “non è che abbiamo poco tempo, molto ne perdiamo” (De brevitate vitae), ma non è colpa della natura se la vita appare breve o lunga: dipende solo dall’uso che l’uomo ne fa. Per questo motivo, Seneca nelle Epistulae morales ad Lucilium esorta Lucilio, un personaggio in realtà fittizio, di “considerare ogni giorno come una vita intera” perché il tempo è un fenomeno irreversibile che non ci verrà mai più restituito.

Al giornale scolastico

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