Tema dantesco

Materie:Tema
Categoria:Italiano

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Testo

ITALIANO: TEMA
Ritorna indietro nel tempo e immagina di essere un cittadino di Firenze all’epoca di Dante Alighieri. Descrivi una tua giornata ideale.
Sono le cinque di mattina e come ogni giorno, vengo svegliato dai primi viandanti che passano per la strada. Mi chiamo Matteo e sono un bottegaio. Mi diletto nel preparare dolci sfiziosi, ma ultimamente ciò che vende di più è il caffè, quindi bisogna adeguarsi. Ho già fissato un appuntamento per le sette con un mercante che, per qualche denaro mi darà tre sacche di buoni chicchi di caffè. Ho preparato, con l’aiuto di un fabbro, una grossa macina che, dopo la tostatura, servirà per arrivare al prodotto finito che i clienti tanto desiderano. Dopo un bel bagno nel catino di casa, preparato con cura dalla mia consorte (il servitore non è ancora in piedi a quest’ora), mi affretto nel prepararmi e appena sceso di casa mi dirigo verso l’attività. È un locale molto modesto con dei tavoli in legno, di forma circolare, situati tutt’intorno al bancone centrale dove, aiutato dai miei garzoni, servo la grande varietà dei miei clienti. Già il mio mestiere ha questa grande fortuna, mi tiene aggiornato sulle notizie che giungono da tutta Firenze. Ultimamente infatti, ci sono molti diverbi tra guelfi bianchi e guelfi neri. Ne sentivo discorrere proprio ieri sera da due mercanti che erano appena stati in centro e ho scoperto che le due parti vogliono esiliare le opposte, e la lotta si fa sempre più accesa. Inoltre pare che un certo Alighieri sia stato chiamato a testimoniare per render conto del suo partito, ma non essendosi presentato, è ora esiliato a vita. Ma pensiamo ai fatti concreti. Oggi il locale è particolarmente affollato e qualche mendicante, come al solito, entra per chiedere qualche soldo per vivere. Lascio ai garzoni il controllo del locale e vado in piazza per incontrare quel mercante di cui parlavo prima. L’affare si è concluso bene e i sacchi di caffè con qualche stratagemma sono diventati quattro. Torno al locale passando dal retro e posati i sacchi, mi posiziono alla cassa. Intrattengo i clienti fino alle dodici e mezza e poi mi dirigo all’osteria qui di fronte. Giovanni è un amico fidato che, abitualmente mi ospita a pranzo. In cambio io gli faccio pubblicità e invito i miei clienti a passare da lui. Dopo pranzo, mi congedo e ritorno al lavoro fino alle otto, dopodiché chiudo per un’ora. torno a casa e mangio insieme a mia moglie e ai miei due bambini, di cinque e tre anni. Torno al lavoro fino a mezzanotte. Ma arrivate le dodici meno un quarto comincio a scoraggiare potenziali nuovi clienti ad entrare; a quell’ora sono tutti più o meno ubriachi e non voglio renderne conto alla giustizia. In questi giorni infatti, ci sono molte guardie che controllano anche se solo sospettano qualcosa. Meglio non rischiare. Lo svantaggio del mestiere è che vedo poco i miei figli; (ormai conoscono meglio il servitore di me) infatti, stanco morto, arrivo a casa e mi butto sul letto, esausto.

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