scheda libro la coscienza di Zeno

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

SCHEDA – LIBRO
TITOLO: La coscienza di Zeno
AUTORE: Italo Svevo
EDIZIONE: Arnoldo Mondadori
BREVI NOTIZIE SULL’AUTORE
L’opera di Italo Svevo (Trieste 1861 – Treviso 1928), pseudonimo di Ettore Schmitz, costituì un momento di passaggio tra le esperienze del decadentismo italiano e la grande narrativa europea dei primi decenni del Novecento.
Di famiglia ebraica per parte di madre e di padre tedesco, compì gli studi medi in Baviera; nel 1879 si iscrisse all’Istituto superiore di commercio di Trieste, ma l’anno seguente per dissesti economici familiari, dovette impiegarsi in una banca, dove lavorò per vent’anni. Fu questo anche il periodo del suo apprendistato letterario: cimentandosi in articoli, abbozzi di racconti, pagine autobiografiche.
Nel 1892 pubblicò a sue spese il primo romanzo, “Una vita”. Nonostante la già evidente abilità del narratore, il romanzo passò inosservato; identica sorte toccò sei anni dopo al suo secondo libro, “Senilità”. Cominciò allora per Svevo, deluso dalla letteratura, un lungo periodo di silenzio.
Dopo essersi sposato con Livia Veneziani e aver avuto un figlio, nel 1899 entrò come socio nella ditta di vernici per sottomarini del suocero, della quale assunse in seguito la direzione. Per ragioni di lavoro visitò quindi vari paesi europei e risiedette a lungo in Inghilterra, Francia e Germania. Fu questa una fase di quasi totale rimozione della letteratura, avvertita come una “malattia” minacciosa per la tranquilla vita borghese dell’impiegato Schmitz.
Nel 1905 conobbe Joyce. Solo nel 1923 pubblicò un’altra opera, il romanzo la Coscienza di Zeno che Joyce fece conoscere al famoso scrittore e critico Larbaud e che nel 1925 venne recensito da Montale sul periodico “L’Esame”. Nel 1928 Svevo morì a causa di un incidente automobilistico.
TRAMA
Zeno Cosini, il protagonista del romanzo, su invito del proprio psicanalista, il dottor S., si cimenta nella stesura di un memoriale, una sorta di confessione autobiografica a scopo terapeutico; quando decide di interrompere la cura, il protagonista scatena l’indignazione del dottor S., il quale, in una lettera, che costituisce la prefazione del romanzo, dichiara la volontà di pubblicare lo scritto di Zeno per vendicarsi della truffa subita da egli. Zeno frantuma la propria memoria in miriadi di ricordi, lasciando emergere solo le esperienze cruciali: ognuna di esse dà il titolo ad una sezione del romanzo.
Zeno racconta di come, ancora bambino, comincia a fumare rubando i sigari al padre, approfittando della sua distrazione. A vent’anni il fumo diventa un vizio ed una malattia: colto da mal di gola, di fronte alla proibizione di fumare, ne sente più intenso il desiderio ed il fumo si accompagna definitivamente all’idea di trasgressione. Il piacere del fumo si trasforma così nel piacere di consumare quella che dovrebbe essere, nelle intenzioni, l’ultima sigaretta.
La giovinezza di Zeno è contrassegnata dall’incostanza e dall’arrendevolezza; egli, infatti, si trova a migrare da una facoltà universitaria all’altra senza mai giungere alla laurea. Il padre ne è scontento e, ritenendolo incapace di mandare avanti la sua azienda, lo affida ad un tutore (Olivi) che amministrerà il suo patrimonio una volta deceduto. Prima della morte del genitore, Zeno riceve da questi uno schiaffo che non saprà mai spiegare se dovuto all’incoscienza della malattia o alla volontà del padre di punirlo. L’insicurezza lo porterà ad attaccarsi ad una figura paterna sostitutiva e indispensabile, quella di Giovanni Malfenti, abile uomo d’affari, che Zeno adotterà come padre-suocero, sposando una delle sue figlie. Zeno avrebbe desiderato sposare Ada, la sorella più bella tra le figlie di Malfenti ma, rifiutato da essa per la propria goffaggine, si rivolge ad Alberta, la sorella minore. Respinto per la seconda volta, giunge a chiedere impulsivamente la mano di Augusta, la più brutta di tutte. Zeno, tuttavia, non ha sbagliato: Augusta è la sola donna che avrebbe potuto sposare, la più adatta a stargli accanto.
Zeno affianca ad Augusta la figura di una giovane donna povera, Carla, con la quale sembra avere un rapporto più da padre che da amante. La singolare storia extraconiugale finisce, poi, col rovinarsi a causa dei continui sensi di colpa di Zeno che viene inevitabilmente abbandonato e tradito.
Intanto Ada si è sposata con Guido, il rivale in amore del protagonista, Giovanni è morto, Zeno è divenuto padre e viene coinvolto a suo malgrado da Guido a dirigere una casa commerciale. Gli affari vanno male, Carmen (una segretaria molto bella assunta da Guido) diventa l’amante di Guido e suscita la gelosia di Ada, che nel frattempo ha avuto due gemelli.
Guido, per ottenere dalla moglie del denaro che copra almeno in parte le sue perdite, finge un suicidio; con i soldi avuti gioca spericolatamente in borsa e perde in misura irreparabile. Vuole simulare un nuovo suicidio, ma per un errore si uccide davvero. Zeno gioca a sua volta in borsa e recupera gran parte delle perdite di Guido, ma nella tensione di queste operazioni, si dimentica del funerale, arriva tardi e per giunta segue il funerale sbagliato. L’episodio è interpretato da Ada come manifestazione di odio per Guido e la donna accusa violentemente Zeno proprio quando egli si aspetta una manifestazione di riconoscenza.
PERSONAGGI (PRINCIPALI, SECONDARI)
I personaggi principali sono: Zeno, Augusta, Guido, Ada e Carla; mentre i personaggi secondari sono: il padre di Zeno, Alberta e Annetta, le altre due sorelle della famiglia Malfenti; Giovanni, il suocero di Zeno; la suocera di Zeno che consiglia a Zeno di diradare le visite poiché il suo comportamento compromette Augusta e poi lo spingerà a sposarla; l’Olivi, l’amministratore del patrimonio lasciato dal padre di Zeno deceduto; Copler, un vecchio compagno di studi di Zeno; il dottor S., lo psicanalista che ha in cura Zeno; il dottor Muli; il dottor Coprosich, il medico che tenta di mantenere in vita il padre di Zeno.
Zeno Cosini è il protagonista del romanzo. La vita di Zeno è un’incessante corsa verso quella che crede essere la vera esistenza, la “salute”: egli è convinto che ogni suo male derivi dalla malattia e che, se riuscirà a smettere di fumare, tutto cambierà. I tentativi di astenersi dall’accendere una sigaretta, oltre che vani, sono lo sforzo inutile di raggiungere la posizione di buon marito, buon padre, ottimo uomo d’affari, che il protagonista ritiene vincenti nella vita.
La malattia di Zeno è immaginaria e di comodo, ma anche reale e concreta visto che riesce a condizionarlo pesantemente. La “guarigione” viene poi quando, in seguito alle vicende del cognato, è Zeno a prendere la direzione della ditta e le redini della famiglia. Si accorge quindi che la necessità lo ha aiutato a prendere delle responsabilità, lo ha spinto all’azione.
Di Zeno, nevrotico e malato immaginario, non ci si può sempre fidare: ciò che egli racconta delle proprie esperienze lascia spesso il gusto dell’ambiguo, il dubbio su ciò che corrisponda a realtà e su ciò che, al contrario, sia frutto di una fantasiosa e consolante menzogna del protagonista. È lo stesso dottor S. a farlo presente quando, nella propria lettera, allude alle “tante e verità e bugie” che Zeno pare aver accumulato nel racconto di sé.
Augusta è la moglie di Zeno. Sposata al posto della bella Ada, è una donna comune, fisicamente non molto attraente, ma saggia, pratica, buona moglie e ottima madre, senza complessi e senza troppi problemi, conscia dei propri limiti ma anche delle proprie doti, capace sempre di accettare la realtà così com’è e di dominarla.
Una volta sposata la sua bruttezza viene ridimensionata in quanto Zeno capisce che quella donna che aveva sposato quasi per dispetto, sarebbe stata l'unica possibile compagna della sua vita. Augusta rappresenta la guida per il recupero della salute del marito; infatti è lei che fa rinchiudere Zeno in una casa di cura, per farlo guarire dal vizio del fumo. Comunque la vita di Augusta si svolge completamente all'ombra di Zeno: ogni suo gesto serve a rendere più dolce il "nido" dove i due trascorrono la loro vita in comune.
Ada svolge il ruolo di antagonista di Zeno, ma rappresenta anche l’oggetto del desiderio del protagonista. Raccontando il suo primo incontro con Ada, Zeno sottolinea lo strano rapporto che subito si crea con la donna, prima ancora di conoscerla. Mentre Augusta accetta Zeno così com'è, Ada lo rifiuta perché lo sente molto diverso da sé e incapace di cambiare. Zeno è colpito soprattutto dalla bellezza della donna che non è soltanto esteriore ma anche interiore.
Guido Speier (cognato di Zeno per aver sposato Ada la sorella di Augusta) è il rivale di Zeno nell’amore per Ada. Egli ha tutte quelle doti di cui, invece, Zeno è privo: la bellezza e l'eleganza della persona, la scioltezza nel parlare un buon italiano, l'eccellente esecuzione musicale come violinista. Tutte queste qualità unite alla giovinezza e alla ricchezza, fanno di Guido una persona vincente. Contrariamente agli occhi di Zeno, le vere caratteristiche di Guido sono la mancanza di intelligenza, la meschinità e la vanità. Dopo un periodo di reciproca diffidenza, causata anche dalla gelosia di Zeno perché Guido gli ha sottratto Ada, i due diventano amici; l'azienda che costruiscono ben presto va in completa rovina. Guido finge un suicido per salvare l'onore e ottenere un ulteriore prestito dalla famiglia della moglie: purtroppo sbaglia le dosi del sonnifero e per errore, muore davvero.
Carla, la terza donna che entra nella vita di Zeno, dopo Ada ed Augusta, compare nel romanzo in modo del tutto casuale. Di lei vengono date subito due informazioni: è “una povera fanciulla”, orfana di padre e mantenuta dalla carità pubblica, ed è “bellissima”. Nonostante Zeno voglia considerare la sua relazione con Carla una semplice “avventura” per “salvarsi dal tedio” della sua vita coniugale, Carla stringe con Zeno una relazione forte. Ben presto il desiderio fisico si trasforma in una vera passione, anche se Zeno si accorgerà di questa passione troppo tardi; alla descrizione fisica di Carla è dedicata molta attenzione. Innanzitutto viene descritto il povero appartamento della vecchia madre. In confronto a tanto squallore la fresca bellezza di Carla viene messa ancora più in luce. Al momento dell'addio Carla non è più la ragazza insicura e desiderosa di protezione di una volta, ma una donna energica e dignitosa. Si sposerà col suo maestro di canto.
AMBIENTE SOCIALE-GEOGRAFICO
I personaggi principali che si trovano nel romanzo appartengono alla classe borghese di inizio Novecento. Infatti Zeno vive in una condizione di agiatezza, soprattutto grazie all’eredità lasciatagli dal padre, tanto da potersi permettere di non lavorare e di passare da una facoltà all’altra di studi universitari (chimica, scienze).
La storia è ambientata nella città di Trieste. Le descrizioni del paesaggio sono abbastanza rare e della Trieste di inizio Novecento vengono citati alcuni precisi luoghi quali: il porto, il mare, il parco e le aggrovigliate strade del centro. Il romanzo si concentra di più sugli ambienti interni: si passa dalla casa di Zeno a quella della famiglia Malfenti, per poi passare all’appartamento di Carla per finire con l’ufficio di Guido.
PERIODO STORICO
L’autore immagina che Zeno inizi a scrivere le sue memorie tra il 1913 e il 1924. L’opera è ambientata a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (dal 1870 al 1916), lo si deduce da alcuni riferimenti scritti nel romanzo (morte del padre 1890, matrimonio di Zeno tra il 1891 e il 1892). Verso l’ultima parte del romanzo si citano anche riferimenti sulla Prima Guerra Mondiale.
TEMI
I temi principali del romanzo sono: l’inettitudine e il rapporto salute/malattia: Augusta rappresenta la salute e la normalità borghese, mentre Zeno è “malato”; la sua è una malattia psicologica, della volontà.
In realtà la vita di Zeno è relativamente fallimentare, anzi alla fine risulta essere un uomo vincente, di successo: teme il fumo, ma non gli compromette più di tanto la salute; sposa Augusta per ripiego, ma riesce a trovare comunque la felicità; è un inetto negli affari, ma trae profitto dal commercio e in definitiva crede di trovare proprio negli affari la soluzione ai suoi problemi psicologici.
Zeno una volta guarito comprende che la sua è una condizione innaturale comune a tutti gli uomini, derivata del “progresso”: solo una catastrofe, presumibilmente provocata da qualche micidiale “ordigno” ideato dall’uomo stesso, potrà guarire la specie umana dalla malattia. Ma la guarigione coinciderà con la fine della specie stessa.
Un’altra tematica non meno importante è il rapporto tra Zeno e suo padre, da considerare molto conflittuale quando quest’ultimo era ancora in vita. In realtà Zeno non aveva mai saputo voler bene a suo padre e soltanto dopo la sua scomparsa capì in realtà quanto fosse importante per lui. Zeno e suo padre non andarono mai d’accordo per il semplice motivo che i due avevano caratteri diversi: il primo caratterizzato da una profonda conflittualità interna, Zeno vive bene senza rendersi conto, infatti non gli manca nulla; il secondo viene descritto come una persona intelligente e tranquilla, che rifiuta tutto ciò che va contro i suoi ideali di vita, ossia fondati sulla fiducia reciproca. Da ciò si deduce quanto Zeno e suo padre fossero così distaccati l’uno dall’altro, e anche quando in punto di morte il padre vorrebbe trasmettergli tutti i suoi insegnamenti non riesce a dirgli niente ma con il gesto dello schiaffo infertogli al figlio gli farà comprendere tutto l’amore che comunque Zeno porvava nei suoi confronti; in altre parole egli capisce tutto quello che ha perso con la morte del padre: amore, sicurezza, amicizia e felicità.

TECNICHE NARRATIVE
Il romanzo si compone di otto parti: prefazione, preambolo, il fumo, la morte di mio padre, la storia del matrimonio, la moglie e l’amante, storia di un’associazione commerciale, psico-analisi. Esse non seguono un ordine cronologico: Zeno ripercorre la propria vita procedendo per grandi temi; da qui si desume che fabula e intreccio non coincidono.
La novità più appariscente del romanzo è la destrutturazione del romanzo ciò lo si capisce dai piani temporali che si intersecano.
Svevo adotta la tecnica del narratore interno (autodiegetico), che narra in prima persona la propria storia: il protagonista-narratore è Zeno Cosini che, ormai cinquantasettenne scrive le proprie memorie per suggerimento dello psicanalista presso cui è in cura, che a sua volta decide di pubblicarle per vendicarsi del fatto che Zeno ad un certo punto abbia interrotto la cura.
Il punto di vista è a focalizzazione zero poiché il narratore è onnisciente, ma il lettore viene a conoscenza dei fatti attraverso i punti di vista del narratore e del protagonista.
Le azioni di Zeno sono spesso guidate da quelli che si usano catalogare come alibi: lapsus, atti mancati, fenomeni di rimozione-sublimazione.
Due eventi, in particolare, non lasciano il lettore nella falsa credenza che Zeno compia grossolani errori per distrazione o per caso: il matrimonio con Augusta e il funerale di Guido Speier. Zeno avrebbe desiderato sposare Ada, la sorella più bella tra le figlie di Malfenti ma, rifiutato da essa per la propria goffaggine, si rivolge ad Alberta, la sorella minore. Respinto per la seconda volta, giunge a chiedere impulsivamente la mano di Augusta, la più brutta di tutte. Zeno, tuttavia, non ha sbagliato: Augusta è la sola donna che avrebbe potuto sposare, la più adatta a stargli accanto, l’effettiva scelta del proprio inconscio. In occasione del funerale di Guido Speier, s’ intravede ancora galleggiare fra le righe l’inconscio di Zeno: il protagonista sbaglia corteo funebre tradendo, così, i veri sentimenti d’odio per il cognato.
GENERE LETTERARIO: romanzo psicologico.
LINGUAGGIO
Le opere di Italo Svevo furono spesso causa dell’incomprensione e della diffidenza di pubblico e critica, poiché egli si sentiva partecipe di due nazioni (Italia, Germania), aveva uno stile originale e personalissimo, che il mondo letterario non solo non riusciva a capire ma che, anzi, definiva come “scriver male”.
Per questo romanzo Svevo ricerca una lingua viva, espressiva e comunicativa. Lo stile risulta così modulato su un tono colloquiale con frasi brevi e concise. Nelle scelte stilistiche spicca nel romanzo l’uso di un monologo interiore, con una componente di riflessione razionale attraverso un’organizzazione logica e grammaticale.
COMMENTO
La cosa che più mi ha colpito di questo romanzo è l’ironia con cui Zeno affronta la vita in tutti i suoi aspetti: non si illude sulla natura umana e neppure sulla società. L'unica salvezza possibile per riuscire a vivere sta nel conoscere la precarietà dell'esistenza e i suoi limiti: accettare con il sorriso dell'ironia ma anche dell'indulgenza le debolezze proprie e altrui.
Lucia Cecchi 5^ C 1

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